Chi è l’eucaristia?

dal nostro libro : Dio è Vivo
di Padre Antonio Di Monda e Padre Giulio Maria Scozzaro

Aumentano sempre più quelli che non credono nell’Eucaristia, eppure è il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù?
Una volta intaccato il fondamento della Fede in Cristo, crolla tutto e si rifiuta soprattutto ciò che più fa violenza ai sensi e alla ragione, e cioè ciò che più difficilmente può essere accettato dalla logica umana. .Ma per chi crede profondamente nella Parola di Cristo sa che l’Eucaristia è veramente il Corpo e il Sangue di Lui sotto i segni del pane e del vino, perché l’ha detto Lui. I sensi, certo, vedono, toccano, gustano solo qualcosa di materiale e di ordinario. La Fede, non la logica umana, vi vede l’Uomo-Dio nella pienezza della sua Verità e del Suo Amore.
L’Eucaristia è il dono dei doni fattoci da Gesù.
Già con l’Incarnazione Dio ha donato tutto se stesso. Rimanendo con l’Eucaristia per sempre e per tutti in mezzo agli uomini per alimentarli di Grazia e di vita eterna, sotto il segno del pane, siamo al miracolo di un dono che ha come esaurito -come dice S. Agostino- la ricchezza stessa e la sapienza e l’onnipotenza di Dio. Anche per un Dio, cioè, è possibile donare altro ancora?…

Pensa che l’Eucaristia non sia amata e adorata convenientemente perché poco conosciuta?
L’immenso dono dell’Eucaristia non è apprezzato come merita e Gesù è ben poco adorato e amato sia per la grossolana ignoranza delle grandi Verità della Fede da parte della stragrande maggioranza dei cristiani, sia per il materialismo che rende l’uomo cieco e sordo e del tutto insensibile ai grandi valori dello spirito: “L’uomo naturale (e cioè tutto abbandonato ai propri istinti) non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito” (1 Cor 2,14).

Secondo lei, perché Gesù è rimasto in mezzo a noi nell’Eucaristia?
Potrei rispondere che all’amore non si domanda il perché della donazione totale. Chi ama fino alla follia -e tale si direbbe l’Amore di Dio per la sua creatura-, si dona tutto perché questo è… l’amore.
Ma, a voler dire anche, in qualche modo, le motivazioni di un Amore infinito, bisogna dire che Gesù è voluto rimanere in mezzo a noi soprattutto, tra l’altro:
– per essere con gli uomini e per gli uomini, la voce perenne di lode e di ringraziamento al Padre, e quindi per tutto santificare e portare ai piedi di Lui;
– per alimentare la vita di Grazia nel Suo Corpo mistico; e per essere il conforto e la speranza sicura per ogni cristiano sotto il peso della croce nel cammino della vita.

Cos’è, e cosa avviene nella Santa Messa?
La Messa è il Sacrificio della nuova Legge, il sacrificio di Gesù che si perpetua nella Chiesa fino alla fine dei tempi: ripresentazione e memoriale quindi di quanto avvenuto sul Calvario. Nella Santa Messa, alle parole del Sacerdote: “Questo è il mio Corpo….Questo è il mio Sangue…”. Avviene la transustanziazione e cioè la conversione di tutta la sostanza del pane e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo.
L’ammirabile singolare conversione la si fa nel pane e nel vino, quindi in due sostanze separate (nella immolazione si versa il sangue, che è quindi separato dal corpo) per rinnovare misticamente e incruentemente l’immolazione stessa della Croce. La Messa è perciò vero e proprio sacrificio.(Cfr.Conc. Trid., sess.XXII , in Denz.- Schoen. nn. 1738-1760).

Che significa transustanziazione?
Significa conversione o passaggio da una sostanza ad un’altra. Ovviamente, se tutta la sostanza del pane passa nella sostanza del Corpo di Cristo, e se tutta la sostanza del vino passa nella sostanza del Sangue di Cristo, quello che appare pane e vino, pane non è, vino non è. Sono solo gli accidenti o specie (apparenze) del pane e del vino, sorretti e non inerenti nello stesso Corpo e Sangue di Cristo.

Quindi ogni piccolo frammento rimane Eucaristia, Corpo di Gesù, come tante mollichine formano un pane?
È di Fede che Gesù “fatta la separazione è tutto presente nelle singole parti di ciascuna specie” (Conc. Trid. D 885); è presente cioè tanto nei frammenti quanto nell’Ostia intera.
I frammenti quindi che si staccano non sono pezzetti della sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo,ma sempre tutto Cristo, come le molliche di pane sono tutta e sempre sostanza del pane. Il frammento resta Corpo e Sangue di Cristo sempre. Le teorie escogitate per considerarlo non più pane vero o, se goccia di vino, .non più vino vero, sono illogiche e contraddittorie in aperto contrasto anche con la scienza, e perciò del tutto inaccettabili

Oggi non si fa più caso ai frammenti…
Se Cristo è tutto presente anche nel minimo frammento di pane o goccia di vino, è chiaro che si impone un comportamento adeguato a tale realtà! Purtroppo è vero che oggi quasi non si fa più caso ai frammenti. Ciò avviene soprattutto, ripetiamolo, per mancanza di Fede ed eccessiva perniciosa familiarità con Dio, che scade a malacreanza.
Quanto diversamente insegnavano e si comportavano i Padri della Chiesa. Ecco come scrive, per esempio, S. Cirillo di Gerusalemme: “Prendilo (il Corpo di Cristo) e fa’ attenzione a non perderne nulla. Ciò che tu dovessi perdere, infatti, è come se perdessi una delle pagliuzze d’oro, non le prenderesti con la massima cura, facendo attenzione a non perderne nulla e a non danneggiarle? Non farai dunque assai più attenzione per qualcosa che è ben più prezioso dell’oro e delle pietre preziose, in modo da non perderne neppure una briciola?”.
La maggior parte delle persone non fa minimamente caso ai frammenti che possono rimanere in mano.
Non ci fa caso perché, generalmente, si ignora che anche in un frammento c’è Cristo tutto intero. Ma pur al corrente della verità teologica e pur volendovi far caso, non si ha modo di impedire efficacemente la caduta a terra di detti frammenti e la profanazione, se non…leccandosi la mano! Purtroppo però, in proposito, si va dicendo anche da Sacerdoti che il pane polverizzato non sussiste più come segno indicante il Corpo di Cristo. Una falsità bella e buona anche da un punto di vista scientifico perché la sostanza di un ente inizia e sussiste già quando è infinitamente piccolo, con le sue sole particelle elementari invisibili.

“Fate questo in memoria di Me”, disse Gesù agli Apostoli nell’Ultima Cena, a proposito dell’istituzione dell’Eucaristia e durante la prima Santa Messa. È chiara la Volontà di Gesù di celebrare la Santa Messa.
Se la celebrazione della Santa Messa non fosse stata voluta dal Signore, Egli non avrebbe detto: “Fate questo in memoria di Me”. Con queste parole, infatti, Egli intese istituire proprio il sacerdozio e la celebrazione del Santo sacrificio e non un rito di puro ricordo storico. Lo si deduce da molteplici elementi: le parole usate: “Prendete ..il Corpo dato per voi…Prendete e bevete il sangue sparso per voi” sono parole sacrificali, si dicevano cioè nel fare un sacrificio rituale.
Il Signore poi disse: “Fate questo in memoria”, e non: “Fate memoria”. Gli Apostoli cioè, fatti Sacerdoti con quel comando, venivano pure invitati a fare quanto Lui,Gesù, aveva compiuto.
Che Gesù volesse istituire il sacrificio della Nuova Legge, e cioè la santa Messa, è confermato dal fatto che l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio è avvenuta immediatamente prima che si compisse il sacrificio cruento di Gesù sul Calvario e nel contesto della celebrazione della Pasqua ebraica, quando cioè si immolava l’agnello.
Da aggiungere, finalmente, che così l’ha sempre inteso la Chiesa fin dai primordi come attesta l’unanime tradizione dei Padri e Scrittori della Chiesa.
L’obiezione dei Protestanti che negano il carattere sacrificale della Messa è che il sacrificio di Gesù -secondo la chiarissima parola dell’Apostolo Paolo- è unico e fatto una volta per sempre, data la sua dignità ed efficacia infinita. Ma il sacrificio eucaristico, così come insegnato e presentato dalla dottrina cattolica non infirma affatto l’affermazione di Paolo: il sacrificio celebrato nell’ultima Cena e quello che viene celebrato su tutti gli altari del mondo non sono che ripresentazione del sacrificio del Cristo sulla croce, che resta rigorosamente unico.
Il mistero sta sempre nel come si possa eliminare la dimensione di tempo e di spazio e farsi presenti al sacrificio della croce con una vittima ormai gloriosa così com’è in Cielo. Ciò fa sì, oltre tutto, che la Chiesa offra continuamente da un capo all’altro della terra quell’offerta monda gradita a Dio, di cui profetizzava il profeta Malachia (1,10-11) ed abbia, come ogni religione, il Suo sacrificio con cui adorare e propiziare infinitamente il Suo Signore.
Sembra che ci sia un gruppo di cattolici che amano poco Gesù, i quali vorrebbero eliminare la Santa Messa, perché -vicini ai Protestanti- considerano la Santa Messa come un convito e non come vero e proprio Sacrificio.
Sì, esistono correnti teologiche che, influenzate dal Protestantesimo, tendono, se non a negare chiaramente -il che sarebbe aperta eresia-, ad attenuare di molto l’idea di sacrificio, accentuando piuttosto quella del convito. È domma di Fede definito nel Concilio di Trento che la Messa è vero e proprio sacrificio e non solo convito. Di qui la necessità di parteciparvi con sensi di profonda umiltà e dedizione, unendosi al sacrificio di Cristo.

Non è doveroso fare il ringraziamento dopo la Santa Messa, dato che si è mangiato il Corpo di Gesù?
È più che doveroso fare il ringraziamento dopo la S. Messa e/o la S. Comunione, ringraziamento che, in pratica, è un intrattenersi, un colloquiare amorosamente e un contemplare l’ineffabile bellezza di Chi si è fatto, oltre che Creatore, anche nostro Redentore e alimento e forza nel nostro camminare terreno.
Il dovere di ringraziare è suggerito non solo dall’atteggiamento di tutti i Santi che, dopo la S. Messa e la Santa Comunione si fermavano lungamente ai piedi dell’altare a pregare e ringraziare il Signore; ma anche dalla logica più elementare. Infatti, se si tratta del Sacerdote che ha celebrato, come può -per tacere di altri argomenti- non ringraziare Dio del grandissimo dono ricevuto di essere stato, in Cristo e con Cristo, mediatore e voce di infinita lode e ringraziamento dell’universo al Signore della Maestà? E come può non ringraziare il Signore per la pioggia di grazie fatta scendere dal Cielo su tutto il Corpo Mistico e l’umanità intera? Con la S. Comunione poi Cristo stesso e con Lui in qualche modo la SS. Trinità e il Paradiso intero sono nell’anima.
Ora la più elementare educazione spinge ad accogliere e ad onorare ogni ospite, specie se ospite di riguardo. Cosa non dovrebbe fare allora l’anima davanti al suo Dio che viene a riempirla dei Suoi doni, del Suo Amore vivificante? Potrà mai l’uomo capire la sublimità di questa incredibile degnazione? E non si dica che si tratta di… pura fantasia. È di Fede che il Corpo e Sangue di Cristo permangono nell’anima fino a quando non si corrompono le specie o gli accidenti del pane e del vino. Gesù quindi resta misteriosamente nel cuore almeno per alcuni minuti, quanto ci vuole cioè per il decomporsi della specie eucaristica.
Come giustificare allora questa trascuratezza e trattamento di somma indifferenza e apatia che non si ha con nessun ospite anche del più basso rango?… Da aggiungere pure che, cessata la presenza reale di Gesù nel cuore, non può non rimanere nell’anima come il profumo del suo passaggio, così come resta l’odore dell’incenso là dove è stato bruciato. Non è il caso di tenerne conto per un ringraziamento esteso, in qualche modo,a tutta la giornata, sia pure diversamente inteso, per imbeversi sempre più del profumo di Cristo?… Rilievo tanto più pertinente in quanto ogni cristiano è già “profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita”(2 Cor 2,15-16).

In molte Chiese cattoliche diminuisce sempre più la devozione all’Eucaristia. Il Tabernacolo col Santissimo Sacramento viene spostato dal centro della Chiesa per metterlo di lato, quasi nascosto. Questo non favorisce di certo l’amore e la devozione a Gesù Eucaristia ?
La rimozione del Tabernacolo col SS. Sacramento dall’altare potrebbe anche -e nel pensiero dei liturgisti c’è certamente anche questa motivazione- rispondere ad una esigenza teologica. L’altare -si dice- è l’ara del sacrificio e perciò dev’essere nudo e spoglio come la croce. Poiché poi la stessa Eucaristia che si conserva nel tabernacolo deriva dal sacrificio dell’altare, potrebbe sembrare quasi contraddittorio avere l’Eucaristia già in atto e il sacrificio ancora da compiere. Premesso questo, non si può però negare che il Tabernacolo dovrebbe sistemarsi nel posto più visibile e più degno. Esigenze teologiche pur legittime non dovrebbero far dimenticare cose ancora più importanti, tanto più che la pretesa suddetta “contraddizione” potrebbe essere agevolmente rimossa con opportune spiegazioni ai fedeli.
Resta il fatto doloroso e sconcertante che anche la rimozione del Tabernacolo ha contribuito non poco a rendere i fedeli ancora più distratti e insensibili alla presenza amorosa del Signore.

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