LA GRANDE PROMESSA DEL SACRO CUORE DI GESÙ

DOMANDA ANGOSCIOSA
L’esperienza insegna che non v’è persona che cer­chi di vivere in conformità della sua Fede, la quale non si fermi angustiata davanti a questa domanda:

Mi salverò o mi dannerò?
Turbini di pensieri le passano allora per la mente conturbata ad accrescere la sua apprensione: la cono­scenza della sua debolezza, la propria incostanza, l’as­salto furibondo delle passioni, le suggestioni del male, le mille insidie di cui è circondata, l’ambiente malsano in cui deve vivere: discorsi provocanti, derisioni, scher­ni, insulti, scandali, cattivi esempi, tutto coopera a farle nascere un senso di grande sfiduciafino a gettarla nel più profondo avvilimento.

Ecco allora venirle incontro l’infinita misericordia del Cuore di Gesù che le sussurra: «La Grande Pro­messa che vengo a suggerirti farà svanire i tuoi timori e ti ridonerà pace e serenità. Pensa che metto a tua disposizione l’Onnipotenza del mio Amore per mette­re al sicuro la tua salvezza. Fidati di me che ho im­pegnato la mia parola! Fidati di me che ti amo infini­tamente e null’altro che di vederti un giorno entrare in Cielo a godere la felicità eterna. Incomincia subito a fare le Nove Comunioni dei Primi Venerdì del mese».

Non devi pensare però alla tua personale salvezza soltanto, ma sii sollecito pure della salvezza degli al­tri. Proponi di diventare zelatore di questa devozione consigliando altri a fare i Primi Venerdì. Ricordati: «Chi salva un’anima assicura la salvezza della sua ».
Su, dunque, mettiti all’opera diffondendo largamen­te questo opuscolo tra i tuoi parenti, amici e conoscen­ti. Il denaro che spenderai in questa maniera ti frut­terà il cento per uno per il Cielo, e nello stesso tempo ti servirà a riparare il denaro speso malamente nella tua vita passata.

Chi si salva?
Si salva chi fa una buona morte cioè chi muore in Grazia di Dio. Chi al contrario muore in peccato mortale si perde per sempre e sarà condannato alle pene eterne dell’inferno.

Possiamo noi sapere con certezza quale sarà la nostra morte, se buona o cattiva?
No, non possiamo saperlo con certezza assoluta, perciò questa incertezza su un punto di così capitale importanza deve tenerci in una salutare trepidazione riguardo alla nostra salvezza eterna e spingerci a vive­re bene, per sperare di morire bene.

Però dinnanzi a questa angosciosa incertezza pos­siamo aprire il cuore alla più consolante speranza, anzi alla certezza morale di assicurarci il Paradiso mediante una buona morte: ed è l’ineffabile bontà del Cuore mi­sericordiosissimo di Gesù che ci ha voluto concedere questo supremo conforto mediante la Grande Promessa.

Impegniamoci quindi a fare fedelmente i Nove Pri­mi Venerdì secondo le ‑intenzioni del Cuore di Gesù. Non facciamo i pigri dicendo che è possibile salvarsi l’anima anche senza questa pia pratica. San Gregorio Magno ci ammonisce che «Quando si tratta di una eter­nità, le precauzioni non sono mai troppe!».

LE PROMESSE DEL CUORE DI GESÙ
Gesù fece molte promesse a Santa Margherita Maria Alacoque. Quante sono? Come sono molti i colori e i suoni, ma tutti riducibili ai sette colori dell’iride e alle sette note musicali, così, come si rileva dagli scritti della Santa, sono molte le promesse del Sacro Cuore, ma esse si possono ridurre alle dodici, che si riportano abitualmente:
1 ‑ Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato;
2 ‑ Io metterò e conserverò la pace nelle loro fami­glie;
3 ‑ lo li consolerò in tutte le loro afflizioni;
4 ‑ Io sarò il loro rifugio in vita e specialmente in punto di morte;
5 ‑ Io spargerò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese;
6 ‑ I Peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia;
7 ‑ Le anime tiepide diventeranno fervorose;
8 ‑ Le anime fervorose s’innalzeranno rapidamente a grande Perfezione;
9 ‑ Io benedirò perfino le case dove l’immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e venerata;
10 ‑ Ai Sacerdoti darò la Grazia di commuovere i cuori più induriti;
11 ‑ Le persone che propagheranno questa mia devo­zione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non sarà mai cancellato;
12 ‑ La così detta «Grande Promessa» di cui ora parleremo.

Queste promesse sono autentiche?

Le rivelazioni in genere e le promesse in particolare fatte a S. Margherita sono state esaminate meticolosa­mente e, dopo severa deliberazione, approvate dalla Sacra Congregazione dei Rti il cui giudizio fu poi confermato dal Sommo Pontefice Leone XII nel 1827. Leone XIII, nella sua Lettera Apostolica del 28 giugno 1889 ha esortato a rispondere agli inviti del Sacro Cuo­re in vista delle «ammirabili ricompense promesse».

Che cosa è la grande promessa?

È l’ultima delle dodici promesse, ma la più impor­tante e straordinaria, perché con essa il Cuore di Gesù assicura l’importantissima Grazia della «morte in Grazia di Dio», quindi la salvezza eterna a chi farà in suo onore la Comunione nel Primo Venerdì di nove mesi consecutivi.

Ecco le precise parole della Grande Promessa:

«io ti prometto, nell’eccesso della misericordia del mio cuore, che il mio amore onnipotente concederà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi di seguito. essi non morranno nella mia disgrazia, nè senza aver ricevuto i santi sacramenti, e in quegli ultimi momenti il mio cuore sarà loro un sicuro asilo».

Autenticità della Grande Promessa
Oltre a quanto si è detto circa l’autenticità delle promesse del Sacro Cuore, dobbiamo aggiungere che per la Grande Promessaabbiamo la massima certezza che umanamente si possa desiderare. Infatti essa, mol­to più delle altre undici, fu vagliata, accertata e studiata scrupolosamente dalla Chiesa. Come potevano, infatti, se non avessero avuta la certezza assoluta, le Sacre Congregazioni competenti approvare la pia pratica dei Nove Primi Venerdì, tanto sconcertante da annul­lare finanche una loro decisione (naturalmente non in­fallibile) del 1753, la quale condannava tutte le prati­che o devozioni alle quali era legata la promessa del­la perseveranza o della conversione finale?

Ai Difensori della Fede, anche se si fossero dimen­ticati di quella condanna, non poteva certamente sfug­gire loro che una pratica così ardita sembrava presen­tarsi in aperto contrasto con l’assai noto canone del Concilio Tridentino, che dichiara di Fede definita il fatto che nessuno può essere certo della propria salvezza con una certezza assoluta e infallibile «senza una speciale rivelazione». Orbene la Grande Promessa non annunciava appunto a chiare note di essere la «spe­ciale rivelazione»?
Certo si è che la pia pratica, insieme col «Mese del Sacro Cuore», riceve una solenne approvazione e un valido incoraggiamento da una Lettera che il Pre­fetto della Sacra Congregazione dei Riti scrisse per volere del Papa Leone XIII il 21 luglio 1899.
Da quel giorno gli incoraggiamenti dei Sommi Pon­tefici per la pia pratica dei Primi Venerdì non si conta­no più. Basti ricordare che il Papa Benedetto XV volle dare egli stesso la più bella e autorevole testimonianza sull’autenticità della Grande Promessa riportandone te­stualmente le parole nella Bolla Apostolica con la qua­le Margherita Maria Alacoque veniva dichiarata Santa: Gesù Nostro Signore si degnò poi anche di rivolgere alla Sua fedele sposa queste testuali parole: TI PROMETTO NELL’ECCESSO DELLA MISERICORDIA… ecc. (Acta Ap. Sedis 2 novembre 1920 ‑ vol. XII ‑ pag. 503).
Chi non comprende la grande importanza dell’in­troduzione della Grande Promessa in un documento di tale valore? Non è questa la prova più valida dell’auten­ticità di tale Promessa? Non sarebbe temerario chi vo­lesse dubitarne? Difatti la Chiesa, con tutta quella diligenza che suole usare quando si tratta d’innalzare all’onore degli altare i Santi, ha fatto, come abbiamo accennato, uno scrupoloso e minuzioso esame di tutti gli scritti di Santa Margherita, e non solo non vi ha trovato nulla da riprovare, ma li ha pienamente con­fermati colla sua autorità permettendone la divulgazio­ne in mezzo ai fedeli.
Per noi il giudizio della Chiesa, Maestra infallibile di verità, è più che sufficiente perché ne possiamo parlare liberamente colla più profonda convinzione dell’animo nostro.

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