SENZA RISPETTO UMANO

• L’agire chiaro di Gesù
Era costume tra gli ebrei di invitare a pranzo chi aveva parlato nella sinagoga in quel giorno; un sabato Gesù fu dunque invitato a casa di uno dei capi dei farisei della città. E lo spiavano, lo sorvegliavano per vedere dove potevano coglierlo in fallo. Nonostante la situazione fosse poco gradevole, il Signore -commenta san Cirillo- accettava gli inviti per essere utile agli altri convitati con le sue parole e i miracoli. Il Maestro non si lascia sfuggire nessuna circostanza per redimere le anime, e i banchetti erano un’occasione propizia per parlare del regno dei cieli.
Quel giorno, mentre ormai erano seduti a mensa, «davanti a Lui stava un idropico»; l’uomo probabilmente approfitta di un’usanza per la quale a tutti era permesso di entrare nella casa dove si dava un ricevimento. Il malato non dice niente non chiede niente, semplicemente «stava» davanti al Medico divino. «Questo potrebbe essere il nostro comportamento, il nostro atteggiamento interiore: metterci davanti a Gesù. Stare così, con la nostra idropisia, con la nostra miseria personale con i nostri peccati… davanti a Dio, davanti allo sguardo compassionevole di Dio. Possiamo avere l’assoluta certezza che Egli ci prenderà per mano e ci guarirà».
Gesù, vedendo davanti a sé il malato, si colma di misericordia, e lo risana, nonostante lo controllassero per vedere, se guariva di sabato. Agisce con chiarezza e non si lascia condizionare dal rispetto umano, per cui quelli che si ritenevano maestri e interpreti della legge mormorarono. Poi, il Signore dimostra che la misericordia non viola il sabato, proponendo loro un esempio pieno di buon senso: «“Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?” E non potevano rispondere nulla a queste parole», perché tutti si sarebbero affrettati a salvarlo.
Il nostro modo di vivere la fede cristiana in un ambiente in cui ci siano sospetti, falsi scandali o semplici incomprensioni per ignoranza, senza malafede, deve essere come quello di Gesù. Mai dobbiamo essere opportunisti; il nostro atteggiamento deve essere chiaro, coerente con la fede che professiamo. Molto spesso un comportamento deciso, senza reticenze e paure, avrà una grande efficacia apostolica. Al contrario, «fa spavento il danno che possiamo causare se ci lasciamo trascinare dalla paura o dalla vergogna di mostrarci cristiani nella vita ordinaria». Noi omettiamo di manifestare la nostra condizione di cristiani, con semplicità e naturalezza, quando le circostanze lo richiedano. Non ci pentiremo mai di aver tenuto un comportamento coerente con il nostro più intimo essere, e il Signore, guardandoci, si riempirà di gioia.
• II rispetto umano non è proprio di un cristiano dalla fede ferma
Tutta la vita di Gesù manifesta unità e fermezza. Non lo si vede mai vacillare. «Nel suo stesso modo d’esprimersi, nelle formule che sempre ritornano: “Io sono venuto…”, “Non sono venuto…” si rivela questo lucido, decisivo, rigido Est, est, non, non della sua vita […]. In tutta quanta la sua vita pubblica non si trova un istante in cui si mostri indeciso e pensieroso sul da farsi: non ritira mai una parola né retrocede quando ha iniziato un’azione». Egli chiede a chi lo segue la stessa volontà ferma in qualsiasi situazione. Rimanere vittime del rispetto umano è proprio di persone dalla formazione superficiale, senza criteri chiari, senza convinzioni profonde, o di carattere debole.
II rispetto umano dipende dal fatto che si tiene in maggior conto l’opinione degli altri che il giudizio di Dio, e si trascurano le parole di Gesù: «Chi si vergognerà di me e delle mie parole […] anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Il rispetto umano può nascondere la comodità di non voler passare un brutto quarto d’ora, perché è più facile seguire la corrente; o il timore di mettere in pericolo una carica pubblica, per esempio; o il desiderio di non essere diverso dagli altri, di rimanere anonimi. Chi segue il Signore non deve dimenticare che deve essere come gli altri buoni cristiani e che ha assunto un intimo impegno con Cristo e con la sua dottrina. «Risplenda la virtù nella vostra vita e voi non curatevi dei calunniatori», consigliava san Giovanni Crisostomo; e aggiungeva: «È infatti impossibile che un uomo virtuoso non abbia molti nemici; ma niente può nuocere a chi è onesto; attraverso i contrasti egli diventerà ancora più illustre. Queste considerazioni, fratelli, debbono indurci a porre tutta la nostra cura in una sola cosa fondamentale, cioè nel ben regolare tutta la nostra vita. In questo modo noi potremo condurre, quasi per mano alla vita del cielo coloro che sono seduti nell’ombra della morte», e rappresenteremo un appoggio sicuro per tanti che vacillano. Una vita coerente con le proprie convinzioni attrae profondamente molti e merita il rispetto di tutti: spesso e il cammino di cui Dio si serve per attrarre altri alla fede. Il buon esempio lascia sempre cadere un buon seme che, prima o poi, darà il suo frutto. «Infatti le emulazioni delle virtù che si vedono nelle altre», avverte santa Teresa, «è un argomento di facilissima persuasione. Questo è un buon consiglio, e vi prego di non mai dimenticarlo».
È chiaro che chiunque tende a evitare scelte che gli attirerebbero un certo disprezzo o la derisione degli amici, colleghi, colleghe…, o semplicemente la scomodità di andare controcorrente. E però altrettanto chiaro che l’amore a Cristo, al quale dobbiamo tanto, ci aiuta a superare questa istintiva inclinazione, per recuperare la «libertà dei figli di Dio» che ci consente di muoverci con disinvoltura e semplicità, come buoni cristiani, negli ambienti più avversi.
• L’esempio dei primi cristiani
I cristiani della prima ora agirono con la capacità propria di chi ha edificato la vita su un fondamento saldo. Giuseppe Nicodemo che nell’ora dei miracoli erano stati i discepoli meno conosciuti di Gesù, non esitarono a presentarsi davanti al Procuratore romano e a prendere in consegna il Corpo morto del Signore: «hanno il coraggio di dichiarare davanti all’autorità il loro amore a Cristo -audacter-, con audacia, nell’ora della codardìa». In modo simile si comportarono gli apostoli davanti alla violenza del Sinedrio, e alle successive persecuzioni, ben convinti che «la parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio».
Non dimentichiamo che per molti sarà stoltezza rispettare i vincoli della fedeltà matrimoniale, rifiutare affari poco onesti, anche se lucrosi; sarà stoltezza la generosità nel numero dei figli, che comporterà alcune privazioni; e il digiuno, l’astinenza, la mortificazione corporale (che tanto aiuta l’anima a capirsi con Dio). San Paolo afferma che mai si è vergognato del Vangelo, e con toni vibranti e accorati consiglia così Timoteo: «Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, ne di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio».
Quando il Signore si incontra con l’uomo malato in casa del fariseo di cui era ospite, si fa premura di guarirlo, nonostante fosse sabato e prevedesse le critiche che il miracolo avrebbe suscitato. Considerato quanto l’ambiente fosse ostile, sarebbe stato comodo attendere un’altra occasione, un giorno diverso della settimana. E invece, oggi, Gesù ci insegna a compiere ciò che dobbiamo fare, indipendentemente da «quel che diranno», dai commenti ostili che magari le nostre parole o il nostro agire possono provocare. Una cosa ci deve importare prima di tutto: il giudizio di Dio in quella situazione. L’opinione degli altri è molto secondaria. Se a volte dobbiamo stare zitti o non fare qualcosa, ciò dev’essere per prudenza vera, e non per codardia e per il timore di affrontare l’ostilità. È il minimo che possiamo soffrire per Colui che per noi patì la morte, e morte di croce.
Se la nostra vita è coerente con i princìpi cristiani ne verrà un gran bene agli altri, e il Signore sarà contento di vederci veri discepoli suoi, che non si nascondono ne si vergognano di esserlo. Chiediamo alla Madonna la fermezza che Ella ebbe ai piedi della croce, accanto a suo Figlio, in circostanze tanto difficili e

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