Domenica 27 aprile 2014 II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA
di
gesuemaria
·
14 Gennaio 2021
- VANGELO (Gv 20,1-9)
Egli doveva risuscitare dai morti. - Dal Vangelo secondo Giovanni
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e
vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello
che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro
discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –
che era stato sul suo capo- non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
A margine delle due canonizzazioni di oggi che hanno arrecato molta gioia e risvegliato molti tiepidi, voglio
spostare l’attenzione per qualche momento su un fatto che ha preceduto la straordinaria celebrazione di oggi.
Non dobbiamo mai avere uno spirito di critica inutile, non solo è peccato, si dà cattivo esempio e si spreca
anche tempo prezioso. La Fede illumina la ragione per capire qualcos’altro che sfugge ai sensi, quindi, consideriamo l’incidente mortale avvenuto a Cevo in Valcamonica, nel bresciano, giovedì 24 aprile scorso.
Marco Gusmini, il ragazzo di 21 anni morto, è rimasto schiacciato dal crollo della Croce del Cristo Redentore. Croce realizzata in occasione della visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II nel settembre del 1998. Marco
era nato con tre mesi d’anticipo, e proprio per questo aveva una lieve forma di disabilità alle gambe.
Il giovane Marco di Lovere (Bergamo), era andato a visitare la Croce in compagnia di una quarantina di ragazzi dell’oratorio di Lovere insieme al parroco. Quando la scultura lo ha investito, sbalzandolo contro una
staccionata, era seduto su una panchina a parlare con il parroco del suo paese, don Claudio Laffranchini. Erano
molti i presenti accanto a lui, tanti giovani e bambini, adulti che visitavano l’opera d’arte, ma la Croce è caduta
nel momento in cui Marco si trovava seduto nel punto colpito.
Il ragazzo è morto schiacciato dalla Croce dedicata a Papa Giovanni Paolo II e abitava in Via Papa
Giovanni XXIII. Significa qualcosa?
Tre giorni prima della loro canonizzazione una Croce alta sei metri uccide un ragazzo molto buono e forse
pronto per il Paradiso, una Croce dedicata a uno dei nuovi Santi mentre il ragazzo abitava nella via dedicata
all’altro nuovo Santo.
Se il segno viene da Dio, non lo ha dato contro i due nuovi Santi, ci mancherebbe, ma allora cosa c’è dietro
questa disgrazia?
Considerando che nulla avviene per caso, perché se stai con Dio sei protetto, se non stai con Dio gli eventi
negativi avvengono liberamente e si muore proprio per la mancanza di protezione Divina, dobbiamo fare una
breve riflessione su questo avvenimento, senza cercare di trovare necessariamente la risposta. Ieri ho letto una
valutazione di Marcello Veneziani che trascrivo, dal titolo, “In hoc signo memento mori”.
«La Chiesa che è madre dei simboli e parla il linguaggio dei simboli, non può ignorare ora il funesto presagio del suo simbolo supremo, la Croce.
Sarà solo un fatto di cronaca, un caso, una disgrazia accidentale. Del Crocifisso dedicato a Wojtyla, caduto
su un ragazzo disabile che abitava in via Giovanni XXIII, tutti hanno detto così. Ma non tutti l’hanno pensato.
E la rete si è riempita di blog profetici. Per chi non crede alla fede e ai miracoli, è solo superstizione.
Ma la Chiesa, la Chiesa che vive nel segno della fede e della presenza del divino nella storia umana, la
Chiesa che figura un Dio partecipe alla vita degli uomini e che combatte ogni giorno col demonio, anch’esso
attivo sulla terra, come ripete Papa Francesco, la Chiesa che si accinge a proclamare proprio quei due papi
prima citati come santi in virtù dei miracoli, può davvero far finta di nulla e dire che si è trattato di caso e disgrazia?
Se credi ai miracoli devi credere anche al loro rovescio.
La Chiesa che per millenni ha vissuto nel solco di quei segni, e nella Croce apparsa in cielo ha edificato il
suo cammino e convertito gli imperi (in hoc signo vinces), potrà non dar peso a quel segno? Così fu con la colomba: se usi la colomba come simbolo di pace, non puoi negare poi valore simbolico alla colomba papale uccisa in San Pietro da un corvo.
La Chiesa che è Madre dei simboli e parla il linguaggio dei simboli, non può ignorare ora il funesto presagio del suo simbolo supremo, la Croce. Se lo fa, finge, per rassicurare i fedeli come bambini; o peggio dichiara
finzione tutto quello in cui fa credere i suoi devoti. La Croce è un simbolo schiacciante, non può eluderlo…».
Ignorare la disgrazia avvenuta e i segni che porta, non è un esercizio di maturità spirituale, non si può però
andare oltre, c’è da considerare il fatto e lasciare a Dio la corretta spiegazione, lasciare a lui il tempo per spiegarci meglio cosa sta avvenendo nella Chiesa. In effetti, l’episodio avvenuto il 26 gennaio 2014 è stato inquietante, leggiamo cosa hanno scritto i quotidiani il giorno dopo:
“Le colombe del Papa uccise dai corvi appena liberate a San Pietro. Di sicuro è stata una scena inquietante.
Se poi si vuole cercare anche un simbolismo dietro la brutta fine toccata alle colombe della pace liberate ieri
da Papa Francesco e attaccate subito dopo da un corvo e da un gabbiano, allora è pure peggio” (Il Mattino).
Quello che rimane sicuro è l’attacco delle forze del male coalizzate e mirate alla distruzione della sana dottrina dell’unica Chiesa fondata da Gesù Cristo, nasce da qui ogni tribolazione che sta vivendo e che arriverà fino
alla sua mistica crocifissione per risorgere proprio come Gesù.
Ogni credente cerca di trovare una spiegazione, valuta ogni evento dalla sua posizione di comprensione equivalente alla sua maturità spirituale. Nessuno deve convincersi di avere compreso tutto o di avere le risposte
sicure, lasciamole a Dio e invece concentriamoci sulla sana dottrina che non dobbiamo trascurare. Oggi si parla
molto di modernità e di aperture al mondo, solo che la Parola di Dio non è soggetta a modifiche umane né si
può manomettere senza commettere sacrilegi.
Non c’è dubbio che i Sacerdoti devono rivedere certi aspetti della vita e riporre Dio assolutamente al
centro, mettendosi pienamente a disposizione dei credenti e operando esclusivamente per la salvezza delle
anime. Senza pensare ad altro. Non c’è alcun dubbio su questo, parlare invece di modernità è diverso, significa cambiare la Bibbia e la Sacra Tradizione della nostra Fede.
Le aperture alla modernità annullano la vera spiritualità cristiana, l’annacquano, non è più quella del Vangelo
e Gesù è assente!
Noi guardiamo le opere dei Santi, oggi se ne sono aggiunti altri due, tutti i Santi comunque ci indicano che il
cammino spirituale è autentico quando si compie la volontà di Dio, questa volontà si trova nel Vangelo. Il cerchio è chiuso.
Modificare, alterare, manipolare la Bibbia per rallegrare i credenti più deboli e gli atei ipocriti, non è assolutamente volontà di Dio.
Questo dobbiamo sapere per non smarrire la Via della salvezza eterna, quelli che lasciano questa Via per una
vita più spensierata e mondana, non devono dare responsabilità a Dio o ad altri: ognuno è artefice o regista del
proprio destino.
Si conoscono molti casi di persone che affrontano sofferenze animate dalla Fede e resistono, hanno molta
forza e le Grazie arrivano. Mentre quanti hanno lasciato il Vangelo per seguire se stessi o una spiritualità moderna e vuota, dinanzi alle sofferenze crollano e spesso le conseguenze sono disgraziate.
Molti cristiani hanno conosciuto Gesù almeno frequentando il catechismo o leggendo qualche libro, ma non
Lo frequentano più per le ragioni più svariate. Oltre i non credenti, questi cristiani senza Dio non sono entrati
nel giorno del mondo nuovo, dopo la Risurrezione di Gesù. Rimangono ai margini e non si preoccupano della
salvezza eterna, né di eventuali sofferenze in questa vita. Sono convinti di non avere bisogno di Dio.
Ci sono anche cristiani sul punto di convertirsi veramente ma sono pieni di dubbi e non compiono mai
il passo verso la nuova vita.
Sono come Tommaso, credono che Gesù è morto e non c’è motivo di pregare. Per molti uomini e molte donne è come se Gesù fosse morto, poiché significa poco o nulla per loro, quasi non conta nella loro vita. Le loro
scelte prescindono da Gesù e non considerano la validità e la moralità delle loro azioni.
I cattolici hanno l’obbligo morale di edificare la Chiesa Cattolica, hanno una missione da compiere come discepoli del Cristo.
Quando si rimane dubbiosi o indifferenti Gesù non si mostra, non fa sentire la sua presenza, come avviene a
Tommaso, l’Apostolo assente nella prima apparizione di Gesù. L’unico assente degli Undici è proprio quello
pieno di dubbi, che filtra tutto e non crede a nessuno. Non accetta neanche la testimonianza degli altri Apostoli
che gli dicono di avere visto Gesù risorto, a questo conduce l’incredulità.
Quando Gesù gli appare, Tommaso crede non per l’apparizione ma per Fede, il suo atto di Fede è forte: “Mio
Signore e mio Dio”.
Se la nostra Fede è ferma, su di essa si appoggerà quella di molti altri.
È necessario che la nostra Fede in Gesù cresca giorno dopo giorno, che impariamo a guardare agli avvenimenti e alle persone come Egli li guarda, che il nostro agire nel mondo sia animato dalla dottrina di Gesù. Può
avvenire, talvolta, di trovarsi privi di Fede come Tommaso, allora impariamo la sua professione e ripetiamola di
continuo: “Mio Signore e mio Dio”.
Molti credenti la recitano più volte nella Messa durante la consacrazione, e in tanti momenti della giornata.
Oggi termina la novena alla Divina Misericordia, abbiamo compreso la profondità dell’Amore di Gesù
per ognuno di noi: ci ama sempre. È la Festa voluta da Gesù e rivelata a Santa Faustina: “Fa conoscere a
tutti la mia infinita Misericordia”.
1 Ave Maria per Padre Giulio
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