Giovedì 27 marzo 2014 3ª Settimana di Quaresima

  • VANGELO (Lc 11,14-23)
    Chi non è con me è contro di me.
  • Dal Vangelo secondo Luca
    In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli
    scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal Cielo. Egli, conoscendo le
    loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che Io scaccio i demòni per mezzo di
    Beelzebùl. Ma se Io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per
    questo saranno loro i vostri giudici. Se invece Io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il Regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma
    se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi
    non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola del Signore
    Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
    La preghiera e la presenza dello Spirito di Dio sono considerati da molti come un dovere e non cercano di
    capire il vero significato. Pensano che si prega come un obbligo, magari continuando a commettere errori su errori. Molti cristiani hanno questa percezione della preghiera, una convinzione sbagliata ed incompleta. Quando
    pensano alla preghiera o ricevono l’invito a pregare, non comprendono la ragione e la considerano una perdita
    di tempo.
    Poi, lo Spirito di Dio essendo invisibile non si percepisce sensibilmente e non ne avvertono alcuna necessità di invocarlo.
    Questi cristiani rimangono muti, non parlano con Gesù, non rivolgono parole evangeliche al loro prossimo.
    Chi è il prossimo? Chi vive accanto, i colleghi, gli amici, le persone che si incontrano. Tutti loro rappresentano
    il prossimo del Vangelo e non si può rimanere muti di parole buone. Nella giornata si dialoga senza risparmio
    di tempo, ma qual è il contenuto? È facile giudicare e mormorare, occorre la virtù per evitare questi peccati.
    Spesso si rimane con facilità muti di parole buone, non c’è la volontà di esprimere parole piene di amore, comprensione, sincerità.
    È come se mancasse la spinta interiore ad assumere atteggiamenti spirituali, a pronunciare parole sincere, ad
    agire animati dalla retta intenzione. Chi stabilisce la retta intenzione nella sua mente, comincia un veloce cammino di perfezione. Sono proprio le intenzioni a rendere davanti a Gesù un’azione meritoria o peccaminosa. Il
    Signore valuta soprattutto l’intenzione e poi la bontà dell’azione. Chi ha una buona intenzione vuole sempre
    qualcosa di buono per sé e gli altri.
    È vero che in certi casi è preferibile avere accanto una persona muta che insincera, per capirci meglio, falsa.
    Lo provano alle volte anche i coniugi, si sperimenta in famiglia e al lavoro. Gesù non ci dice di rimanere muti
    quando è necessario parlare di cose buone, siamo noi a dover utilizzare le parole sincere.
    La sincerità è necessaria a tutti, non ne possiamo fare a meno, non c’è vita spirituale ed onesta senza sincerità.
    I diavoli vogliono che restiamo zitti riguardo le cose spirituali e fomentano l’orgoglio nei credenti per non
    farli parlare. Nella preghiera quando non parliamo al Signore delle nostre miserie e non Lo supplichiamo che le
    guarisca, o quando non le consideriamo nella direzione spirituale, quando restiamo zitti perché la superbia ha
    serrato le nostre labbra, la malattia spirituale diventa praticamente incurabile.
    L’amore per la verità ci conduce nel Cuore di Gesù, solo così si diventa sinceri con noi stessi e poi sinceri
    con Dio. La verità è qualcosa di sacro, bisogna trattarla con rispetto e con amore. La verità però molto spesso
    è ottenebrata dal peccato, dalle passioni e dal materialismo che, se non la si amasse, sarebbe impossibile
    riconoscerla.
    Al contrario, la menzogna si accetta volentieri quando viene in aiuto della pigrizia, della vanità, della sensualità, del falso prestigio.
    L’insincerità spesso è causata dalla vanagloria o superbia, dal timore di una brutta figura.
    Si parla molto di sincerità ma non si vede quasi da nessuna parte. Per noi cristiani la sincerità è una virtù di
    prim’ordine. Non potremmo essere cristiani se non la vivessimo fino alle ultime conseguenze. La sincerità con
    noi stessi ci permette di conoscerci nella verità, di capire la causa degli errori, di trovare la forza per reagire alle
    tentazioni.
    La soggettività, le passioni, la tiepidezza possono essere un ostacolo alla sincerità con noi stessi.
    I mezzi da usare per stabilire in noi la sincerità sono la preghiera, l’esame di coscienza giornaliero, la direzione spirituale e la Confessione. Solo con l’aiuto della Grazia scacciamo il demonio muto. Quando rimaniamo
    muti di parole buone c’è sempre qualcosa che ci disturba, ecco il grande mezzo che arriva dalla preghiera e dalla
    presenza dello Spirito di Dio.
    Dobbiamo essere persone veraci che non mentono e non ingannano mai. Così devono riconoscerci
    sempre tutti gli altri.

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