Sabato 5 aprile 2014 4ª Settimana di Quaresima
di
gesuemaria
·
14 Gennaio 2021
- VANGELO (Gv 7,40-53)
Il Cristo viene forse dalla Galilea? - Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri
dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la
Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque
un dissenso riguardo a Lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di Lui. Le guardie
tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non Lo avete condotto qui?».
Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare
anche voi? Ha forse creduto in Lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge,
è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra
Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche
tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del
Signore
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dopo avere cercato di accusare Gesù con tentativi vacui, i giudei si organizzano meglio e nelle continue
dispute organizzate per intrappolare il Signore, tirano fuori anche la profezia della provenienza del Messia,
doveva essere la Giudea e non la Galilea. Questione non di poco conto, certo, in questo caso è strumentale e
ipocrita.
Essi più che soffermarsi con onestà nella valutazione dei miracoli e delle opere di Gesù, cercano un
cavillo per demolirlo.
La tesi che discutono adesso è la provenienza di Gesù, la sua nascita perché considerato da tutti nazareno,
quindi della Galilea. Mentre la profezia sulla nascita del Messia indicava Betlemme, quindi appartenente alla
Giudea. Certo, sarebbe stato facile dire ai suoi nemici il luogo esatto della sua nascita, ma Gesù questo non lo
pronuncia mai. Cercherò di approfondire nella preghiera questo aspetto e nel caso ne riparlerò.
Un altro episodio ci indica che anche tra gli Apostoli all’inizio nessuno era a conoscenza del luogo di nascita
di Gesù, infatti quando Filippo incontra Natanaele poi diventato Bartolomeo, gli parla del Messia venuto da
Nazareth e quest’ultimo con sarcasmo obietta che “da Nazareth non può venire nulla di buono” (Gv 1,46).
Nazareth era un villaggio della Galilea assolutamente insignificante, la stessa Galilea era disprezzata
come una regione imbastardita dalle infiltrazioni pagane; era forte la convinzione, basata sulle Scritture,
che il Messia sarebbe venuto dalla Giudea, da Gerusalemme, dove si radicava la stirpe di Davide.
Nazareth era un villaggio sconosciuto di una regione non amata e disprezzata. Proprio in questo contesto,
così nascosto e povero, avviene l’evento che cambia il volto della storia: lì il Verbo, il Figlio di Dio, si fa
fratello dell’uomo.
Ritornando ai giudei che deridono Gesù, si ricaricano al pensiero che Lui non è il Messia perché galileo,
quindi, un po’ spregevole ed insignificante. Questo pregiudizio è di casa nei cattivi, anche i buoni alle volte si
fanno preconcetti sul nulla ma non hanno malvagità. I pregiudizi dei cattivi invece sono pericolosi, causano
danni al loro equilibrio spirituale e danneggiano anche gli altri ignari della verità.
Chi vive di sospetti non ha lo Spirito Santo, è invece insicuro e orgoglioso, non vuole che gli altri
abbiamo successo o facciano bene.
Il pregiudizio conduce alla malevolenza spesso solo per invidia. Anche nella Chiesa avviene questo, chi vive
nel disordine e commette gravi peccati cerca di demolire con le diffamazioni altri che invece osservano con
assoluta fedeltà il Vangelo sine glossa.
Il pregiudizio porta all’avversione che diventa ostilità, nasce il rancore e si fomenta l’odio. Con l’odio
si commettono errori gravi.
Il pregiudizio o preconcetto dimora nelle anime insicure e prive di forte spiritualità, non devono abbattersi
ma pregare di più e bene.
Sorprende leggere, per esempio, da Maria Valtorta, che Gamaliele dopo la morte di Lazzaro si raffreddò con
Gesù e in cuor suo dubitava di Lui. Voleva vedere segni indubitabili per credere in Gesù, ma non perseguitava
il Signore, per la sua alta statura morale voleva le prove per credere. Gamaliele è stato un rabbino ebreo, anche
se si hanno poche notizie sulla sua vita, si sa che apparteneva alla setta dei farisei, gli occupanti del Tempio di
Gerusalemme.
Era molto stimato anche dalle altre correnti religiose per la sua saggezza e condotta di vita. Dopo la sua
morte un giudeo disse di Gamaliele: “Dopo la morte del Rabbino Gamaliele, non c’è più riverenza per la
Legge, e purità e astinenza morirono con lui”.
Gamaliele viene citato due volte nel libro degli Atti degli Apostoli. Nel primo episodio, con la sua
autorevole saggezza interviene in loro favore, citando anche l’esempio del ribelle Teuda, e ne ottiene la
liberazione. Il Sinedrio processa gli apostoli a causa della loro predicazione in nome di Gesù, Gamaliele non
mostra di appoggiare la dottrina di Cristo, forse per prudenza, però invita a riflettere che se è di origine umana
scomparirà presto, ma se viene da Dio nessuno la fermerà.
«Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine
umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a
combattere contro Dio!» (Atti 5,38-39.
La seconda citazione è indiretta, è Paolo di Tarso a parlare in propria difesa mentre è minacciato di morte da
un tumulto popolare ispirato dai capi giudei, e ricorda di essere cresciuto a Gerusalemme e di essere stato
allievo della scuola di Gamaliele (Atti 22,3).
1 Ave Maria per Padre Giulio
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