Categoria: EUCARESTIA

Sacrilegi contro l’eucaristia 0

Sacrilegi contro l’eucaristia

dal nostro libro : Dio è Vivo
di Padre Antonio Di Monda e Padre Giulio Maria Scozzaro

L’Eucaristia non è conosciuta né amata, ma intanto in molte Chiese vengono rubate le Ostie consacrate. Le rubano per le messe nere?
Furti e profanazioni dell’Eucaristia sono dovuti anche a mancanza di conoscenza e di amore: quanto non si conosce né si ama non può essere oggetto di desiderio. Ma non è questione solo di ignoranza. Gli accresciuti furti di Ostie consacrate si spiegano, oltre che per effetto di odio e istigazione satanica, anche per la celebrazione di messe nere nelle quali si adora il diavolo e si offende spaventosamente il Signore con orgie e profanazioni orrende compiute soprattutto su e con Ostie consacrate.

Quindi, se le rubano, vuol dire che credono che l’Eucaristia è Gesù Uomo-Dio?
A volte le Ostie consacrate vengono trafugate per impossessarsi dei vasi d’oro o d’argento che le contengono. Ma è chiaro che coloro che, per impadronirsi dell’oro non esitano a porre le mani perfino sull’Eucaristia, credono poco o niente alla Presenza reale. Quelli invece che trafugano Ostie consacrate per profanarle soprattutto nelle Messe nere, dimostrano chiaramente di credere nella Presenza reale, e certamente più di loro ci crede satana che ne vuole la profanazione per odio e dispetto.

La malizia di chi commette questi sacrilegi è massima?
Sì, si tratta di peccati gravissimi non solo perché sono offese ad un immenso Amore di Dio,ma anche perche’ sono commessi con grandissima malizia e perversione d’animo.
Chi si rende reo di tali peccato incorre immediatamente (“Ipso facto” e perciò senza alcuna ulteriore dichiarazione) nella scomunica maggiore riservata alla Santa Sede, dalla quale cioè può assolvere solo il Papa.
La messa nera è adorazione del diavolo…
La messa nera -che è una celebrazione alla rovescia della Messa Cattolica (per esempio nella Chiesa Cattolica si proclama: Gloria a Dio nell’alto dei cieli; nella messa nera: Gloria a satana nel profondo dell’Inferno, ecc.)-, è adorazione di satana e trasgressione di ogni etica, con orgie bestiali e bestemmie contro Dio.

Come considera coloro che partecipano alle messe nere o che comunque si mettono al servizio del diavolo?
Sono dei poveri pazzi con un destino eterno segnato (la dannazione eterna), se non si convertono e chiedono sinceramente perdono. Tuttavia un giudizio obiettivo preciso dello stato della loro anima è difficile darlo. Ci sono infatti quelli che vi partecipano per curiosità o perché indotti da qualche amico e simili; e ci sono di quelli che pur conoscendo bene di che si tratta e cosa si faccia nelle messe nere, ci vanno ugualmente: sono anime accecate e ostinate nel peccato e,spesso, consacrate al diavolo in sette sataniche.

Rimanendo su questo argomento, è sconcertante quello che avviene tra gli artisti. Oggi molti cantanti rock sono consacrati al diavolo. Hanno venduto la loro anima all’infedele per guadagnare soldi, avere successo e un pò di gloria su questa terra, non considerando minimamente che lasciando questa terra, li attende l’infelicità, l’Inferno per l’eternità in compagnia dei diavoli, che li tortureranno ferocemente…
Sì, purtroppo è questa la verità venuta fuori attraverso varie vie. Disgraziatamente non si ragiona troppo o si ragiona male e nella massima incoscienza si va incontro a un destino di eterna infelicità. Se ci si amasse per davvero, si sarebbe così pazzi?… Siamo di fronte al mistero del cuore umano che, come dice la S.Scrittura,è un abisso insondabile che fa paura!

Bisogna riparare tanti sacrilegi, facendo adorazione al Santissimo Sacramento, penitenze e tanta preghiera, ma oggi queste pratiche sono abbandonate…
Bisogna riparare sì! Se non lo si fa è perché la Fede in molti si è illanguidita, se non addirittura spenta; e perché ci sono nel cuore oscure connivenze col peccato.
L’idea poi di riparazione e di espiazione quasi non c’è più, non solo per la naturale ripugnanza a penitenze e mortificazioni di ogni genere, ma anche e soprattutto perché si è perduto quasi completamente il senso del peccato. Purtroppo anche l’indirizzo prevalente nella Chiesa -non certamente del Papa o della parte più sana della Chiesa strettamente ufficiale- ma di Sacerdoti, responsabili e laici con qualche responsabilità di ministero o di cultura, non è tenero per certe pratiche penitenziali di digiuno e di mortificazione, dandosi la preferenza ad attività caritative e sociali. Si preferisce cioè l’attivismo che impressiona e …stordisce…alla preghiera e riparazione. Sbagliatissimo! I Santi, i più veri e grandi amatori del prossimo sono stati sempre, nello stesso tempo, insuperabili amatori di Dio e cultori eccellenti di pratiche penitenziali, riparazioni, ecc. Di fatto la più efficace ispirazione e spinta a qualsiasi vera e grande realizzazione, in ogni campo, non può essere che Dio. Provare per credere, come hanno fatto i Santi e tutti coloro che si sforzano di imitarli nel migliore dei modi.

Durante un esorcismo il diavolo ha chiamato noi cattolici “cannibali”, perché mangiamo l’Eucaristia.
Il diavolofa di tutto per distogliere le anime da Dio e dalla via del bene, servendosi soprattutto della menzogna e delle calunnie contro la Chiesa e la sua vita e le sue opere. I cristiani che si cibano di Dio non sono affatto dei cannibali, uomini cioè che si cibano di carne umana, per la semplicissima ragione che la comunione del Corpo e Sangue di Cristo, pur avvenendo a somiglianza dell’alimentazione, non è affatto la stessa cosa del cibarsi. Perché l’anima non si ciba di Cristo assimilandoselo come si fa col pane o con qualsiasi altro alimento. Se si assimilasse Cristo come l’alimento, Cristo non esisterebbe più, come non esiste più il pane assimilato, divenuto ormai carne e sangue. Lo stesso deve dirsi da parte di Cristo. Egli non si assimila l’anima fino a farla divenire Carne e Sangue del Suo essere perché assimilata non esisterebbe più. Con la santa Comunione avviene, sì, una certa assimilazione tra l’anima e Cristo, ma stiamo in tutt’altro ordine e realtà! Si tratta soprattutto di profondissima e misteriosissima unione tra Cristo e l’anima fedele, come è quella di ogni amore sano, che non annienta ma vivifica gli amanti al massimo.

Se il diavolo potesse tornare indietro per adorare l’Eucaristia, lo farebbe?

Se il diavolo tornasse indietro adorerebbe non solo l’Eucaristia, ma tutto ciò che è Dio o di Dio. Ma satana né vuole né può più tornare indietro: egli è ormai fissato nel male per sempre!

Perché quel pane non diventi veleno 0

Perché quel pane non diventi veleno

di Don Enzo Boninsegna

Dopo aver riflettuto in questi giorni sulla fame di Dio che è presente in ogni uomo, ne sia cosciente o no; dopo aver meditato sul prezzo altissimo che Gesù ha pagato per guadagnare per noi il Pane di vita eterna; dopo aver considerato il valore infinito, la ricchezza immensa che è racchiusa in quel Pane, vedremo oggi come ci dobbiamo accostare a quel Pane, perché da Pane di vita non si trasformi per noi in veleno di morte.
Non sto esagerando: l’Eucaristia può trasformarsi davvero in un veleno mortale per le nostre anime. Non è un’opinione mia, ma è l’apostolo San Paolo che lo afferma quando dice: ˝Chi mangia il Corpo del Signore indegnamente, mangia la propria condanna˝ (cfr. 1 Cor 11, 29).
Queste dure parole di San Paolo non si riferiscono alle volontarie e diaboliche profanazioni dell’Eucaristia che si compiono nelle Messe Nere. Nelle due parrocchie in cui ho svolto il mio ministero sacerdotale, si è compiuta la tragedia del furto dell’Eucaristia. Queste cose avvengono perché gli adoratori di Satana, che credono nella presenza reale di Gesù nel Pane Consacrato, come ci crede il demonio, vogliono presente nelle loro messe sacrileghe il Corpo del Signore per poterlo profanare. Di queste miserie umane, che avvengono anche a Verona e più spesso di quanto non si pensi, ne ha parlato recentemente anche la stampa locale.

COMUNIONI SACRILEGHE
Ma non è a queste miserie che si riferisce San Paolo; non parla di chi, spinto da odio raffinato e satanico verso il Signore, profana volontariamente l’Eucaristia; parla invece di chi la profana quasi senza rendersene conto, facendo la Comunione in peccato mortale e quindi compiendo un sacrilegio.
Qualcuno penserà: se non si rendono conto di essere in peccato mortale è perchè sono in buona fede, e se sono in buona fede non fanno alcun male a ricevere la Comunione e quindi non commettono sacrilegio.
Questo discorso è vero solo per chi, senza sua colpa, per una semplice dimenticanza, non si è accusato in Confessione di qualche peccato mortale, ma in cuor suo ha un dolore sincero per tutti i suoi peccati, anche per quelli eventualmente dimenticati.
Chi invece “ha deciso”, accecato dall’orgoglio, che certi peccati mortali non sono peccati; … chi “ha decretato” che i Comandamenti non sono più dieci, ma qualcuno di meno, almeno per lui, perché lui è un privilegiato che ha diritto allo sconto sulla Legge di Dio; … chi cancella i Comandamenti scomodi, considerandoli ormai superati, per fare tranquillamente i suoi porci comodi senza rimorsi … se fa la Comunione pecca gravemente, perché profana il Corpo del Signore e quindi mangia la sua condanna.
Sentite cosa scrive San Giovanni Bosco, che di anime se ne intendeva: “Scrivo con le lacrime agli occhi e con la mano tremante e vi dico: molti vanno all’inferno per le Confessioni malfatte”.
Io sono prete da diciassette anni, quindi un po’ di esperienza l’ho fatta e in forza di questa esperienza mi sento di sottoscrivere in pieno le parole di San Giovanni Bosco.
Solo vorrei aggiungere che dove ci sono Confessioni malfatte ci sono anche Comunione malfatte e sono appunto le comunioni sacrileghe, assieme alle Confessioni sacrileghe, a spedire molti cristiani all’inferno. Fa parte della strategia tentatrice del diavolo sia il tener lontani dalla Comunione quelli che potrebbero farla, come pure e più ancora, il portare alla Comunione quelli che non dovrebbero farla perché non sono in grazia di Dio.

Se l’Eucaristia è il dono più grande che Dio ha dato agli uomini, si può con certezza affermare che i peccati contro l’Eucaristia sono i peccati più gravi che l’uomo possa compiere.
Val la pena perciò che oggi riflettiamo seriamente per non correre il rischio, anche noi, di peccare contro l’Eucaristia e quindi di mangiare, con il Corpo del Signore, anche la nostra condanna.
Cosa fare perché le nostre Comunioni siano sempre incontri di amore con il Signore Gesù e quindi sorgente di Grazia per le nostre anime? Ce lo insegna il Vangelo con la parabola del figlio prodigo.

Miracoli eucaristici 0

Miracoli eucaristici

Il Miracolo Eucaristico di Lanciano
(750 – Chiesa di San Francesco)
Siamo nel 750 circa, un monaco basiliano dubitava se nell’Ostia consacrata vi fosse il vero corpo di Cristo e se nel vino vi fosse il suo vero Sangue. Tuttavia, non avendo abbandonato la buona abitudine di pregare, chiedeva costantemente a Dio di eliminare quella piaga che gli avvelenava l’anima. Quindi, una matti­na, mentre stava celebrando la Santa Messa, ancora immer­so nel suo errore vide il pane trasformato in Carne e il vino in Sangue. Atterrito e confuso, dopo esser rimasto per un lungo tempo come rapito in estasi, con viso felice, seppure bagnato di lacrime, chiamando i presenti a vedere, disse: “Per confondere la mia incredulità, benedetto Dio ha voluto svelarsi in questo Santissimo Sacramento e rendersi visibile ai vostri occhi”. Il miracolo è ancora visibile.

Il miracolo Eucaristico di Trani
(1000 – Duomo)
Nel 1000 circa, una donna ebrea, mescolatasi ai fedeli che assistevano alla Santa Messa in Duomo, ricevuta l’Ostia, anziché consumarla la portò a casa per schernire la fede dei cristiani nell’Eucaristia. Messa una padella con dell’olio sul fuoco, non appena questo cominciò a friggere, la donna vi immerse l’Ostia. A contatto con l’olio, improvvisamente, la particola si trasfor­mò in Carne da cui usciva sangue che non si rapprese subi­to. Presa da terrore, la donna, prima cercò di nascondere il fatto, poi, vinta dal rimorso, si mise a piangere. Alle sua urla accorse una gran folla. Del fatto prodigioso fu avvisato anche il Vescovo, che fece portare processionalmente i resti del Miracolo in Duomo, dove è ancora visibile.

Il miracolo cucaristico di Ferrara
(28 marzo 1171, Basilica di Santa Maria in Vado)
Avvenne il 28 marzo 1171, giorno di Pasqua, durante la Santa Messa celebrata da Padre Pietro da Verona; prima della comunione, nello spezzare l’Ostia, da questa sprizzò un fiotto di sangue che andò ad aspergere la volticina bassa sopra l’altare, che è ancora visibilmente sporca di sangue.

Il Miracolo Eucaristico di Alatri
(1228, Cattedrale San Paolo Apostolo)
Il fatto prodigioso si data fra la fine del 1227 e il 1228, una ragazza, poco più che adole­scente, addolorata per un amore non più cor­risposto, si rivolse ad una maga. Questa le promise che avrebbe riavuto l’amato se aves­se preso un’Ostia consacrata con cui lei avrebbe creato un filtro miracoloso. Una mattina, durante la Santa Messa, ricevuta l’Ostia anziché consumarla la portò a casa e la ripose in una credenza, non avendo il coraggio di portarla dalla maga. Presa dal dubbio se farlo o meno, dopo qualche giorno, riaprì il mobile: l’Ostia si era trasformata in Carne viva. I resti del miracolo sono ancora visibili.

I miracoli eucaristici di Firenze
(30 dicembre 1230 e 24 marzo 1595, Chiesa di Sant ‘Ambrogio):
Il mattino del 30 dicembre 1230, un prete di nome Uguccione lasciò, dopo la comunione, non si sa bene per quale motivo, alcune gocce di Vino consacrato nel Calice. Prendendo in mano, lo stesso calice il giorno dopo, al posto del vino vi trovò Sangue vivo rappreso.
Il 24 marzo 1595, Venerdì Santo, durante la celebrazione scoppiò un incendio nella Chiesa di Sant’Ambrogio, tutti si dettero da fare per salvare il Santissimo Sacramento, ma nella confusione la Pisside contenente le Ostie conservate per le comunioni degli infermi cadde a terra e ne uscirono sei particole che rotolarono nel fuoco. Spento l’incendio, si ritrovarono le sei particole completamente intatte, che sono ancora visibili.

Il miracolo eucaristico di Bolsena
(1263, Duomo di Orvieto):
Siamo nel 1263, un monaco alemanno dubi­tava se l’Ostia consacrata fosse il vero Corpo di Cristo e se il vino fosse il vero Sangue. Tuttavia, chiedeva costantemente a Dio di eliminare dall’anima quel dubbio. Un giorno, mentre celebrava la Santa Messa nel Castello di Bolsena, diocesi di Orvieto, tenendo l’Ostia sopra il calice, all’improvviso, la vide trasformarsi in vera Carne, aspersa a tal punto di Sangue (eccetto alcune parti­celle sotto le sue dita) da macchiare una benda che serviva per pulire il calice. Il sacerdote, stupito, cercava di coprire il prodigio sotto il corporale, ma le gocce di Sangue che continuavano a sgorgare bagnavano il sacro corporale con macchie a forma di uomo, ancora oggi custodito in un bellissimo reliquiaria, visibile nel Duomo di Orvieto.

Il miracolo eucaristico di Offida.
(1273, Santuario di Sant’Agostino)
Siamo nel 1273, una donna su invito di una maga a cui si era rivolta per farsi benvolere dal marito getta un Ostia consacrata sul fuoco, la particola rimasta solo in piccola parte pane si trasformò in carne, da cui sgor­gò Sangue abbondante; l’Ostia, il coppo, che conteneva il fuoco e la tovaglia insanguinati sono ancora visibili nel santuario di Sant’Agostino.

Il miracolo eucaristico di Valvasone
(1294, Chiesa del Sacratissimo Corpo di Cristo):
Mentre un mattino del 1294 una donna stava lavando delle tovaglie della chiesa, improv­visamente, vide quella che stava strofinan­do, tingersi di Sangue. Smise di strofinare e si rese conto che il Sangue usciva da una partcola consacrata che era rimasta prigioniera tra le pieghe della tovaglia. La tovaglia macchiata di Sangue si conserva ancora nella Chiesa del Sacratissimo Corpo di Cristo.

Il Miracolo Eucaristico di Cascia
(1330, Basilica Santa Rita da Cascia)
Un sacerdote, al quale era stato chiesto di amministrare i Santi Sacramenti ad un conta­dino infermo, prese dal tabernacolo una particola consacrata e la depose tra le pagine del Breviario. Al momento di dare la Comunione all’infermo si accorse che l’Ostia rosseggia­va di sangue vivo tanto da impregnare le due pagine del Breviario tra le quali si trovava. La pagina sulla quale era rimasta aderente la particola e che presenta una maggiore quantità di sangue dell’altra (anche se i segni dell’Ostia sono perfettamente combacianti con l’altra pagina), fu donata al convento di sant’Agostino di Cascia, mentre l’altra pagina si conserva a Perugia. Attualmente il miracolo eucaristico è venerato nella Basilica di Santa Rita.

Il Miracolo Eucaristico di Macerata
(1356, Chiesa Cattedrale)
Come a Lanciano e a Bolsena tra le mani di un prete dubbioso che celebrava la Santa Messa, al momento della frazione del pane, dall’Ostia cominciò a sgorgare Sangue vivo che per il tremore del celebrante cadde in parte nel calice, in parte sul lino sottostante, ancora visibile nella cattedrale di Macerata.

Il Miracolo Eucaristico di Bagno di Romagna
(1412, Basilica Santa Maria Assunta)
Siamo nel 1412, quando un giorno, mentre Don Lazzaro celebra la Santa Messa, preso dal dubbio intorno alla reale presenza di Cristo nell’Eucaristia, vide il calice andare in ebollizione e spandersi Sangue vivo e palpitante fuori dal calice, al punto da inzuppare il suo corporale.

Il Miracolo Eucaristico di Torino
(6 giugno 1453, Basilica Corpus Domini)
Durante una della tante guerre che in quegli anni insanguinavano l’Italia, era stato sot­tratto l’Ostensorio con l’Ostia consacrata ad una chiesa parrocchiale e messo in un sacco. Il 6 giugno 1453 il ladro entrò a Torino in groppa ad un giumento che inciampò e cadde a terra facendo uscire dal sacco tutto ciò che l’uomo aveva rubato: improvvisamente l’Ostensorio si animò e si librò in cielo avvolto da un alone di luce che gli faceva da corona. La basilica del Corpus Domini fu costruita nel punto preciso in cui avvenne il miracolo, come ricordo perenne.

Il Miracolo Eucaristico di Asti
(25 luglio 1535, Chiesa San Secondo)
Il mattino del 25 luglio 1535, durante la Messa celebrata nella chiesa di San Secondo al momento della frazione del pane dalla due parti dell’Ostia consacrata usciro­no gocce di Sangue che caddero sul calice e sulla patena tingendo anche le dita del celebrante. A differenza degli altri miracoli, dopo alcuni minuti, il tutto scomparve e, oggi, non abbiamo alcun segno visibi­le del prodigio.

Il Miracolo Eucaristico di Morrovalle
17 aprile 1560, Chiesa Bartolomeo Apostolo
Come a Firenze nel 1595, il miracolo eucaristico di Morrovalle consiste nella perfetta conservazione di un’Ostia consacrata durante un incendio nella chiesa dove era conservata.

Il Miracolo Eucaristico di Veroli
(26 marzo 1570, Chiesa Sant’Erasmo)
Per un’antica tradizione la sera di Pasqua nella chiesa di S. Erasmo a Veroli si proce­deva alla solenne esposizione del Santissimo: diversamen­te da oggi, allora, il Santissimo esposto non era ben visibile; poiché veniva chiuso in una piccola teca d’argento e depo­sto dentro un calice o pisside o patena. Verso le due della notte i fedeli iniziarono ad avere visioni di stelle, bam­bini e ostie.

Il Miracolo Eucaristico di Siena
(14 agosto 1750, Chiesa San Francesco)
Il 14 agosto 1730, alcuni ladri rubarono dalla Chiesa Cattedrale di Siena tutte le par­ticole del Tabernacolo. Queste furono ritro­vate tutte perfettamente intatte nella cassetta delle offerte di un santuario vicino: Santa Maria in Provenzano, dopo averle ripulite dalla polvere e dalle ragnatele si notò che tutte le tre parti­cole si erano perfettamente mantenute nonostante fossero trascorsi alcuni giorni, ancora oggi le sacre ostie sono per­fettamente conservate e visibili.

Il Miracolo Eucaristico di Patierno
(27gennaio 1772, Chiesa di San Pietro)
Anche qui le ostie furono rubate dal Tabernacolo della Chiesa Parrocchiale di San Pietro e ritrovate perfettamente conservate. Purtroppo, però, a differenza di Siena, esse non sono più visibili perché hanno subito un nuovo e più recente scem­pio: sono state di nuovo sottratte nel 1978 e non più ritrovate.

Riprendendo le parole di Sant ‘Agostino “chi vuol vivere, ha qui di che vivere” e come perfetta testimonianza e incarnazione di come l’Eucaristia sia presenza, rimedio e nutrimento concludiamo con alcuni cenni su chi visse d’Eucaristia. Tra i tanti santi e testimoni dell’Eucarestia ne sono stati scelti due: Alexandrina Maria da Costa e il Santo Curato d’Ars.

Le comunioni sacrileghe perché quel pane non diventi veleno 0

Le comunioni sacrileghe perché quel pane non diventi veleno

Don Enzo Boninsegna

Dopo aver riflettuto in questi giorni sulla fame di Dio che è presente in ogni uomo, ne sia cosciente o no; dopo aver meditato sul prezzo altissimo che Gesù ha pagato per guadagnare per noi il Pane di vita eterna; dopo aver considerato il valore infinito, la ricchezza immensa che è racchiusa in quel Pane, vedremo oggi come ci dobbiamo accostare a quel Pane, perché da Pane di vita non si trasformi per noi in veleno di morte.
Non sto esagerando: l’Eucaristia può trasformarsi davvero in un veleno mortale per le nostre anime. Non è un’opinione mia, ma è l’apostolo San Paolo che lo afferma quando dice: “Chi mangia il Corpo del Signore indegnamente, mangia la propria condanna” (cfr. 1 Cor 11, 29).
Queste dure parole di San Paolo non si riferiscono alle volontarie e diaboliche profanazioni dell’Eucaristia che si compiono nelle Messe Nere. Nelle due parrocchie in cui ho svolto il mio ministero sacerdotale, si è compiuta la tragedia del furto dell’Eucaristia. Queste cose avvengono perché gli adoratori di Satana, che credono nella presenza reale di Gesù nel Pane Consacrato, come ci crede il demonio, vogliono presente nelle loro messe sacrileghe il Corpo del Signore per poterlo profanare. Di queste miserie umane, che avvengono anche a Verona e più spesso di quanto non si pensi, ne ha parlato recentemente anche la stampa locale.
Ma non è a queste miserie che si riferisce San Paolo; non parla di chi, spinto da odio raffinato e satanico verso il Signore, profana volontariamente l’Eucaristia; parla invece di chi la profana quasi senza rendersene conto, facendo la Comunione in peccato mortale e quindi compiendo un sacrilegio.
Qualcuno penserà: se non si rendono conto di essere in peccato mortale è perchè sono in buona fede, e se sono in buona fede non fanno alcun male a ricevere la Comunione e quindi non commettono sacrilegio.
Questo discorso è vero solo per chi, senza sua colpa, per una semplice dimenticanza, non si è accusato in Confessione di qualche peccato mortale, ma in cuor suo ha un dolore sincero per tutti i suoi peccati, anche per quelli eventualmente dimenticati.
Chi invece “ha deciso”, accecato dall’orgoglio, che certi peccati mortali non sono peccati; … chi “ha decretato” che i Comandamenti non sono più dieci, ma qualcuno di meno, almeno per lui, perché lui è un privilegiato che ha diritto allo sconto sulla Legge di Dio; … chi cancella i Comandamenti scomodi, considerandoli ormai superati, per fare tranquillamente i suoi porci comodi senza rimorsi … se fa la Comunione pecca gravemente, perché profana il Corpo del Signore e quindi mangia la sua condanna.
Sentite cosa scrive San Giovanni Bosco, che di anime se ne intendeva: “Scrivo con le lacrime agli occhi e con la mano tremante e vi dico: molti vanno all’inferno per le Confessioni malfatte”.
Io sono prete da diciassette anni, quindi un po’ di esperienza l’ho fatta e in forza di questa esperienza mi sento di sottoscrivere in pieno le parole di San Giovanni Bosco.
Solo vorrei aggiungere che dove ci sono Confessioni malfatte ci sono anche Comunione malfatte e sono appunto le comunioni sacrileghe, assieme alle Confessioni sacrileghe, a spedire molti cristiani all’inferno. Fa parte della strategia tentatrice del diavolo sia il tener lontani dalla Comunione quelli che potrebbero farla, come pure e più ancora, il portare alla Comunione quelli che non dovrebbero farla perché non sono in grazia di Dio.

Se l’Eucaristia è il dono più grande che Dio ha dato agli uomini, si può con certezza affermare che i peccati contro l’Eucaristia sono i peccati più gravi che l’uomo possa compiere.
Val la pena perciò che oggi riflettiamo seriamente per non correre il rischio, anche noi, di peccare contro l’Eucaristia e quindi di mangiare, con il Corpo del Signore, anche la nostra condanna.
Cosa fare perché le nostre Comunioni siano sempre incontri di amore con il Signore Gesù e quindi sorgente di grazia per le nostre anime? Ce lo insegna il Vangelo con la parabola del figlio prodigo.

Il sacramento dell’eucaristia 0

Il sacramento dell’eucaristia

156. L’Eucaristia viene chiamata anche con altri nomi?
Sì, l’insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i diversi nomi che gli si danno: Eucaristia, Cena del Signore, Frazione del Pane, Assemblea eucaristica, Memoriale, Santo Sacrificio, Santa e divina Liturgia, Comunione, Santa Messa.

157. Come avviene la celebrazione dell’Eucaristia?
La celebrazione eucaristica comporta sempre: la proclamazione della Parola di Dio (letture bibliche), l’azione di grazie a Dio Padre per i suoi benefici, soprattutto per il dono del suo Figlio, la consacrazione del pane e del vino e la partecipazione al banchetto liturgico mediante la ricezione del Corpo e del Sangue del Signore almeno da parte del celebrante. Questi elementi costituiscono un solo e medesimo atto di culto.

158. È importante l’Eucaristia?
L’Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, perché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte sulla croce: mediante questo sacrificio egli effonde le grazie della salvezza sul suo Corpo, che è la Chiesa.

159. Qual è il legame fra l’Eucaristia e la Pasqua di Cristo?
L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, cioè dell’opera della salvezza compiuta per mezzo della vita, della morte e della Risurrezione di Cristo, opera che viene resa presente dall’azione liturgica.

160. Chi offre il sacrificio eucaristico?
È Cristo stesso, sommo ed eterno sacerdote della Nuova Alleanza che, agendo attraverso il ministero dei sacerdoti, offre il sacrificio eucaristico. Ed è ancora lo stesso Cristo, realmente presente sotto le specie del pane e del vino, che costituisce l’offerta del medesimo sacrificio.

161. Chi può consacrare l’Eucaristia?
Soltanto i sacerdoti validamente ordinati possono presiedere la celebrazione eucaristica e consacrare il pane e il vino perché diventino il Corpo e il Sangue del Signore.

162. Quali sono i segni essenziali della celebrazione eucaristica?
I segni essenziali della celebrazione eucaristica sono il pane di grano e il vino della vite, sui quali viene invocata la benedizione dello Spirito Santo e sui quali il sacerdote pronunzia le parole della consacrazione dette da Gesù durante l’ultima cena: «Questo è il mio Corpo dato per voi… Questo è il calice del mio sangue…».

163. Che cosa avviene nella consacrazione?
Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del pane e del vino Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera vera, reale e sostanziale con il suo Corpo e il suo sangue, la sua anima e la sua divinità.

164. Il sacrificio eucaristico è soltanto di lode e rendimento di grazie?
No, il sacrificio eucaristico viene offerto anche in riparazione dei peccati dei vivi e dei defunti, e al fine di ottenere da Dio benefici spirituali o temporali.

165. Quali sono le condizioni per accostarsi degnamente alla Comunione eucaristica?
Chi vuole ricevere Cristo nella Comunione eucaristica deve essere in stato di grazia. Se uno è consapevole di aver peccato mortalmente non deve accostarsi all’Eucaristia senza prima aver ricevuto l’assoluzione nel sacramento della Penitenza. [256, 178]

166. Quali sono i frutti dell’Eucaristia ricevuta degnamente?
La santa Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo accresce in colui che si comunica l’unione con il Signore, gli rimette i peccati veniali e lo preserva dai peccati gravi o mortali. Poiché vengono rafforzati i vincoli di carità tra colui che si comunica e Cristo, ricevere questo sacramento rafforza l’unità della Chiesa, Corpo mistico di Cristo.

167. Quando ci si può comunicare?
La Chiesa raccomanda vivamente, ai fedeli che sono disposti, di ricevere la santa Comunione ogni volta che partecipano alla celebrazione dell’Eucaristia; ne fa loro obbligo almeno una volta all’anno. [165, 304]

168. Si può adorare il Santissimo Sacramento?
Poiché Cristo stesso è presente nel Sacramento dell’altare, bisogna onorarlo con un culto di adorazione. La visita al Santissimo Sacramento è prova di gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore.

169. Qual è il rapporto fra l’Eucaristia e la vita eterna?
Poiché Cristo è passato da questo mondo al Padre, nell’Eucaristia ci dona il pegno della gloria presso di lui: la partecipazione al Santo Sacrificio ci identifica con il suo Cuore, sostiene le nostre forze lungo il pellegrinaggio di questa vita, ci fa desiderare la vita eterna e già ci unisce alla Chiesa del cielo, alla Beata Vergine Maria e a tutti i Santi.

Eucarestia sacramento dì guarigione 1

Eucarestia sacramento dì guarigione

Arrigo Muscio

“Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc. 6,19).

“Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò” (Lc. 8,43 seg.).
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv. 6,51).

“Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt. 26,26).
Esorcista: “Perché è importante adorare l’Eucarestia?”
Demonio: “Tutto!”
Esorcista: “E’ importante quindi perché si ottiene tutto?! Perché Gesù è presente come 2000 anni fa!? Rispondi in nome di Dio Onnipotente e della Madre della Verità!”.
Demonio: “Sìì!”
Esorcista: “Bisogna avere fede come l’emorroissa?!”
Demonio: “Sììì!”.
Le frasi della Sacra Scrittura dimostrano chiaramente che Gesù Eucarestia (il Gesù nascosto come lo chiamava Francesco, il piccolo veggente di Fatima) è anche un sacramento di guarigione spirituale e fisica. Per poter concedere le grazie però il Signore richiede la nostra fede “E Gesù disse al centurione: -Và, e sia fatto secondo la tua fede –. In quell’istante il servo guarì” (Mt 8,13); fede assai affievolitasi in questa nostra epoca che ha subito le aggressioni del materialismo ateo profetizzato dalla Madonna a Fatima come
castigo per la nostra mancata conversione.
Se l’emorroissa guarì solo toccando con fede il manto di Gesù, quanto maggiori saranno le grazie che il Signore concederà a quanti, chiedendogliele con fede come la donna del Vangelo, lo riceveranno “intero” con le debite predisposizioni d’animo “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt. 7,7 seg.).
Vi sono dei momenti particolarmente indicati per domandare al Signore le Grazie:

durante la Santa Messa;

durante la consacrazione;

dopo aver ricevuto Gesù Eucaristia;

durante una processione eucaristica;
durante l’Adorazione eucaristica.

Durante la Santa Messa in quanto Gesù si manifesta vivo tra noi, esattamente come 2000 anni fa, anche se nascosto sotto le spoglie del pane e del vino. E, come 2000 anni fa, è desideroso di concederci le grazie che noi gli chiediamo con fede e perseveranza “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!” (Eb. 13,8).
Durante la consacrazione in quanto momento evangelico in cui Gesù si manifesta.
Dopo averlo ricevuto in quanto si entra materialmente in comunione con Lui; gesto sicuramente più completo del semplice tocco del suo mantello. Questo è un momento particolarmente indicato per un intimo colloquio con il Re dei Re, Dio d’infinito amore e d’infinita misericordia.
Durante la processione eucaristica in quanto il Signore passa tra noi, come 2000 anni fa. Anche questa è un’occasione particolarmente importante per domandare le grazie. Pochi sanno ad esempio che la maggior parte delle guarigioni miracolose di Lourdes avviene durante la processione eucaristica e la benedizione degli ammalati; anche se si tratta, purtroppo, di una processione un po’ smorta, priva cioè della costante supplica al Signore affinchè guarisca gli ammalati presenti. Il Signore che ci ha donato numerosi segni eucaristici (Lanciano, Bolsena ecc.) per confermare la verità evangelica della Sua transustanziazione, ci arricchisce di grazie durante il Suo passaggio eucaristico, a conferma ulteriore della sua presenza nell’Eucarestia. Lo stesso demonio la conferma “ob torto collo” durante gli
esorcismi.
Infine, durante l’Adorazione eucaristica in quanto è possibile, nell’intimo colloquio con Lui, lodarlo, ringraziarlo e supplicarlo di concederci, con intercessione della Madonna e dei santi le grazie che desideriamo “… Adorate senza interruzione il santissimo Sacramento dell’altare. Io sono sempre presente quando i fedeli sono in adorazione. In quel momento si ottengono Grazie particolari” (mess.
Medjugorjedel 15.3.1984).
Padre Emiliano Tardif ha dedicato stupende parole di incoraggiamento alla pratica della processione eucaristica e dell’Adorazione “…Tempo fa, una signora domenicana fu coinvolta in un incidente stradale. Tutti quelli che erano con lei morirono: ne uscì viva da sola ma con fratture multiple alle gambe e alle braccia. Passò all’ospedale molto tempo e ne uscì ancora ingessata alle gambe.
Prima di andare a casa, chiese di essere accompagnata alla “Casa dell’Annunciazione” per dedicare un po’ di tempo all’adorazione. Lo faceva abitualmente quando stava bene e voleva ringraziare il Signore che le aveva salvato la vita. Da sola non poteva camminare e due persone l’accompagnarono e la misero sopra una sedia davanti al Santissimo. Altre persone pregavano e lei si unì all’adorazione. Passò quasi un’ora seduta davanti a Gesù e, a un certo momento, cominciò a lamentarsi molto. I presenti pensarono che si sentisse male e uscirono per vedere se nella stanza accanto ci fosse un lettino sul quale appoggiarla.

Quando ritornarono in cappella la trovarono in piedi, piena di gioia: non sentiva più nessun dolore. Aveva sentito un calore forte per tutto il corpo: era il calore dell’amore di Gesù che la guariva. Uscì dalla cappella saltando e ballando di gioia e diede la sua testimonianza molte volte. La sua testimonianza venne anche pubblicata e la cappella si riempì di adoratori come se il Santissimo della nostra cappella avesse più potere di quello che sta nelle altre chiese! Questa signora non andò a chiedere preghiere a nessuno, ma andò direttamente Gesù che è la pienezza della vita: la resurrezione e la vita. Durante la sua preghiera di ringraziamento per aver avuto salva la vita, Gesù guarì anche le sue restanti ferite…”.
“…Uno dei segni più forti che il Signore ha dato ai nostri tempi della sua presenza reale nell’Eucarestia è quello della mistica francese, Marthe Robin, che visse per 50 anni nutrendosi esclusivamente dell’Eucarestia. Ebbi la gioia di visitarla nel mese di luglio dell’80, quando aveva già 79 anni; morì nel mese di febbraio dell’81. So che molti di voi hanno letto la sua biografia, ma ne parlo perché lo considero un fenomeno che deve attirare la nostra attenzione. Il Signore ha dato questo segno alla Chiesa del nostro tempo: dal mese di ottobre del 1930 fino al mese di febbraio del 1981, Marthe Robin non mangiò niente, non si nutrì eccetto che della comunione settimanale…”
Duole purtroppo constatare come vengano trascurate da molti cristiani queste benefiche pratiche devozionali mediante le quali il Signore, soprattutto per intercessione della Regina delle Grazie
, dona benessere spirituale e fisico. Ma dispiace soprattutto osservare come numerose persone (anche giovani) accorrano ad ascoltare semplici uomini ( “divinizzati” da alcuni mass media) come ad esempio il Dalai Lama (che non è certo Dio come Gesù!) alla ricerca della serenità e trascurino invece la vera ed unica fonte di bene e di serenità: Gesù Cristo “Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù…” (1 Tm. 2,5)

Chi è l’eucaristia? 0

Chi è l’eucaristia?

dal nostro libro : Dio è Vivo
di Padre Antonio Di Monda e Padre Giulio Maria Scozzaro

Aumentano sempre più quelli che non credono nell’Eucaristia, eppure è il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù?
Una volta intaccato il fondamento della Fede in Cristo, crolla tutto e si rifiuta soprattutto ciò che più fa violenza ai sensi e alla ragione, e cioè ciò che più difficilmente può essere accettato dalla logica umana. .Ma per chi crede profondamente nella Parola di Cristo sa che l’Eucaristia è veramente il Corpo e il Sangue di Lui sotto i segni del pane e del vino, perché l’ha detto Lui. I sensi, certo, vedono, toccano, gustano solo qualcosa di materiale e di ordinario. La Fede, non la logica umana, vi vede l’Uomo-Dio nella pienezza della sua Verità e del Suo Amore.
L’Eucaristia è il dono dei doni fattoci da Gesù.
Già con l’Incarnazione Dio ha donato tutto se stesso. Rimanendo con l’Eucaristia per sempre e per tutti in mezzo agli uomini per alimentarli di Grazia e di vita eterna, sotto il segno del pane, siamo al miracolo di un dono che ha come esaurito -come dice S. Agostino- la ricchezza stessa e la sapienza e l’onnipotenza di Dio. Anche per un Dio, cioè, è possibile donare altro ancora?…

Pensa che l’Eucaristia non sia amata e adorata convenientemente perché poco conosciuta?
L’immenso dono dell’Eucaristia non è apprezzato come merita e Gesù è ben poco adorato e amato sia per la grossolana ignoranza delle grandi Verità della Fede da parte della stragrande maggioranza dei cristiani, sia per il materialismo che rende l’uomo cieco e sordo e del tutto insensibile ai grandi valori dello spirito: “L’uomo naturale (e cioè tutto abbandonato ai propri istinti) non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito” (1 Cor 2,14).

Secondo lei, perché Gesù è rimasto in mezzo a noi nell’Eucaristia?
Potrei rispondere che all’amore non si domanda il perché della donazione totale. Chi ama fino alla follia -e tale si direbbe l’Amore di Dio per la sua creatura-, si dona tutto perché questo è… l’amore.
Ma, a voler dire anche, in qualche modo, le motivazioni di un Amore infinito, bisogna dire che Gesù è voluto rimanere in mezzo a noi soprattutto, tra l’altro:
– per essere con gli uomini e per gli uomini, la voce perenne di lode e di ringraziamento al Padre, e quindi per tutto santificare e portare ai piedi di Lui;
– per alimentare la vita di Grazia nel Suo Corpo mistico; e per essere il conforto e la speranza sicura per ogni cristiano sotto il peso della croce nel cammino della vita.

Cos’è, e cosa avviene nella Santa Messa?
La Messa è il Sacrificio della nuova Legge, il sacrificio di Gesù che si perpetua nella Chiesa fino alla fine dei tempi: ripresentazione e memoriale quindi di quanto avvenuto sul Calvario. Nella Santa Messa, alle parole del Sacerdote: “Questo è il mio Corpo….Questo è il mio Sangue…”. Avviene la transustanziazione e cioè la conversione di tutta la sostanza del pane e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo.
L’ammirabile singolare conversione la si fa nel pane e nel vino, quindi in due sostanze separate (nella immolazione si versa il sangue, che è quindi separato dal corpo) per rinnovare misticamente e incruentemente l’immolazione stessa della Croce. La Messa è perciò vero e proprio sacrificio.(Cfr.Conc. Trid., sess.XXII , in Denz.- Schoen. nn. 1738-1760).

Che significa transustanziazione?
Significa conversione o passaggio da una sostanza ad un’altra. Ovviamente, se tutta la sostanza del pane passa nella sostanza del Corpo di Cristo, e se tutta la sostanza del vino passa nella sostanza del Sangue di Cristo, quello che appare pane e vino, pane non è, vino non è. Sono solo gli accidenti o specie (apparenze) del pane e del vino, sorretti e non inerenti nello stesso Corpo e Sangue di Cristo.

Quindi ogni piccolo frammento rimane Eucaristia, Corpo di Gesù, come tante mollichine formano un pane?
È di Fede che Gesù “fatta la separazione è tutto presente nelle singole parti di ciascuna specie” (Conc. Trid. D 885); è presente cioè tanto nei frammenti quanto nell’Ostia intera.
I frammenti quindi che si staccano non sono pezzetti della sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo,ma sempre tutto Cristo, come le molliche di pane sono tutta e sempre sostanza del pane. Il frammento resta Corpo e Sangue di Cristo sempre. Le teorie escogitate per considerarlo non più pane vero o, se goccia di vino, .non più vino vero, sono illogiche e contraddittorie in aperto contrasto anche con la scienza, e perciò del tutto inaccettabili

Oggi non si fa più caso ai frammenti…
Se Cristo è tutto presente anche nel minimo frammento di pane o goccia di vino, è chiaro che si impone un comportamento adeguato a tale realtà! Purtroppo è vero che oggi quasi non si fa più caso ai frammenti. Ciò avviene soprattutto, ripetiamolo, per mancanza di Fede ed eccessiva perniciosa familiarità con Dio, che scade a malacreanza.
Quanto diversamente insegnavano e si comportavano i Padri della Chiesa. Ecco come scrive, per esempio, S. Cirillo di Gerusalemme: “Prendilo (il Corpo di Cristo) e fa’ attenzione a non perderne nulla. Ciò che tu dovessi perdere, infatti, è come se perdessi una delle pagliuzze d’oro, non le prenderesti con la massima cura, facendo attenzione a non perderne nulla e a non danneggiarle? Non farai dunque assai più attenzione per qualcosa che è ben più prezioso dell’oro e delle pietre preziose, in modo da non perderne neppure una briciola?”.
La maggior parte delle persone non fa minimamente caso ai frammenti che possono rimanere in mano.
Non ci fa caso perché, generalmente, si ignora che anche in un frammento c’è Cristo tutto intero. Ma pur al corrente della verità teologica e pur volendovi far caso, non si ha modo di impedire efficacemente la caduta a terra di detti frammenti e la profanazione, se non…leccandosi la mano! Purtroppo però, in proposito, si va dicendo anche da Sacerdoti che il pane polverizzato non sussiste più come segno indicante il Corpo di Cristo. Una falsità bella e buona anche da un punto di vista scientifico perché la sostanza di un ente inizia e sussiste già quando è infinitamente piccolo, con le sue sole particelle elementari invisibili.

“Fate questo in memoria di Me”, disse Gesù agli Apostoli nell’Ultima Cena, a proposito dell’istituzione dell’Eucaristia e durante la prima Santa Messa. È chiara la Volontà di Gesù di celebrare la Santa Messa.
Se la celebrazione della Santa Messa non fosse stata voluta dal Signore, Egli non avrebbe detto: “Fate questo in memoria di Me”. Con queste parole, infatti, Egli intese istituire proprio il sacerdozio e la celebrazione del Santo sacrificio e non un rito di puro ricordo storico. Lo si deduce da molteplici elementi: le parole usate: “Prendete ..il Corpo dato per voi…Prendete e bevete il sangue sparso per voi” sono parole sacrificali, si dicevano cioè nel fare un sacrificio rituale.
Il Signore poi disse: “Fate questo in memoria”, e non: “Fate memoria”. Gli Apostoli cioè, fatti Sacerdoti con quel comando, venivano pure invitati a fare quanto Lui,Gesù, aveva compiuto.
Che Gesù volesse istituire il sacrificio della Nuova Legge, e cioè la santa Messa, è confermato dal fatto che l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio è avvenuta immediatamente prima che si compisse il sacrificio cruento di Gesù sul Calvario e nel contesto della celebrazione della Pasqua ebraica, quando cioè si immolava l’agnello.
Da aggiungere, finalmente, che così l’ha sempre inteso la Chiesa fin dai primordi come attesta l’unanime tradizione dei Padri e Scrittori della Chiesa.
L’obiezione dei Protestanti che negano il carattere sacrificale della Messa è che il sacrificio di Gesù -secondo la chiarissima parola dell’Apostolo Paolo- è unico e fatto una volta per sempre, data la sua dignità ed efficacia infinita. Ma il sacrificio eucaristico, così come insegnato e presentato dalla dottrina cattolica non infirma affatto l’affermazione di Paolo: il sacrificio celebrato nell’ultima Cena e quello che viene celebrato su tutti gli altari del mondo non sono che ripresentazione del sacrificio del Cristo sulla croce, che resta rigorosamente unico.
Il mistero sta sempre nel come si possa eliminare la dimensione di tempo e di spazio e farsi presenti al sacrificio della croce con una vittima ormai gloriosa così com’è in Cielo. Ciò fa sì, oltre tutto, che la Chiesa offra continuamente da un capo all’altro della terra quell’offerta monda gradita a Dio, di cui profetizzava il profeta Malachia (1,10-11) ed abbia, come ogni religione, il Suo sacrificio con cui adorare e propiziare infinitamente il Suo Signore.
Sembra che ci sia un gruppo di cattolici che amano poco Gesù, i quali vorrebbero eliminare la Santa Messa, perché -vicini ai Protestanti- considerano la Santa Messa come un convito e non come vero e proprio Sacrificio.
Sì, esistono correnti teologiche che, influenzate dal Protestantesimo, tendono, se non a negare chiaramente -il che sarebbe aperta eresia-, ad attenuare di molto l’idea di sacrificio, accentuando piuttosto quella del convito. È domma di Fede definito nel Concilio di Trento che la Messa è vero e proprio sacrificio e non solo convito. Di qui la necessità di parteciparvi con sensi di profonda umiltà e dedizione, unendosi al sacrificio di Cristo.

Non è doveroso fare il ringraziamento dopo la Santa Messa, dato che si è mangiato il Corpo di Gesù?
È più che doveroso fare il ringraziamento dopo la S. Messa e/o la S. Comunione, ringraziamento che, in pratica, è un intrattenersi, un colloquiare amorosamente e un contemplare l’ineffabile bellezza di Chi si è fatto, oltre che Creatore, anche nostro Redentore e alimento e forza nel nostro camminare terreno.
Il dovere di ringraziare è suggerito non solo dall’atteggiamento di tutti i Santi che, dopo la S. Messa e la Santa Comunione si fermavano lungamente ai piedi dell’altare a pregare e ringraziare il Signore; ma anche dalla logica più elementare. Infatti, se si tratta del Sacerdote che ha celebrato, come può -per tacere di altri argomenti- non ringraziare Dio del grandissimo dono ricevuto di essere stato, in Cristo e con Cristo, mediatore e voce di infinita lode e ringraziamento dell’universo al Signore della Maestà? E come può non ringraziare il Signore per la pioggia di grazie fatta scendere dal Cielo su tutto il Corpo Mistico e l’umanità intera? Con la S. Comunione poi Cristo stesso e con Lui in qualche modo la SS. Trinità e il Paradiso intero sono nell’anima.
Ora la più elementare educazione spinge ad accogliere e ad onorare ogni ospite, specie se ospite di riguardo. Cosa non dovrebbe fare allora l’anima davanti al suo Dio che viene a riempirla dei Suoi doni, del Suo Amore vivificante? Potrà mai l’uomo capire la sublimità di questa incredibile degnazione? E non si dica che si tratta di… pura fantasia. È di Fede che il Corpo e Sangue di Cristo permangono nell’anima fino a quando non si corrompono le specie o gli accidenti del pane e del vino. Gesù quindi resta misteriosamente nel cuore almeno per alcuni minuti, quanto ci vuole cioè per il decomporsi della specie eucaristica.
Come giustificare allora questa trascuratezza e trattamento di somma indifferenza e apatia che non si ha con nessun ospite anche del più basso rango?… Da aggiungere pure che, cessata la presenza reale di Gesù nel cuore, non può non rimanere nell’anima come il profumo del suo passaggio, così come resta l’odore dell’incenso là dove è stato bruciato. Non è il caso di tenerne conto per un ringraziamento esteso, in qualche modo,a tutta la giornata, sia pure diversamente inteso, per imbeversi sempre più del profumo di Cristo?… Rilievo tanto più pertinente in quanto ogni cristiano è già “profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita”(2 Cor 2,15-16).

In molte Chiese cattoliche diminuisce sempre più la devozione all’Eucaristia. Il Tabernacolo col Santissimo Sacramento viene spostato dal centro della Chiesa per metterlo di lato, quasi nascosto. Questo non favorisce di certo l’amore e la devozione a Gesù Eucaristia ?
La rimozione del Tabernacolo col SS. Sacramento dall’altare potrebbe anche -e nel pensiero dei liturgisti c’è certamente anche questa motivazione- rispondere ad una esigenza teologica. L’altare -si dice- è l’ara del sacrificio e perciò dev’essere nudo e spoglio come la croce. Poiché poi la stessa Eucaristia che si conserva nel tabernacolo deriva dal sacrificio dell’altare, potrebbe sembrare quasi contraddittorio avere l’Eucaristia già in atto e il sacrificio ancora da compiere. Premesso questo, non si può però negare che il Tabernacolo dovrebbe sistemarsi nel posto più visibile e più degno. Esigenze teologiche pur legittime non dovrebbero far dimenticare cose ancora più importanti, tanto più che la pretesa suddetta “contraddizione” potrebbe essere agevolmente rimossa con opportune spiegazioni ai fedeli.
Resta il fatto doloroso e sconcertante che anche la rimozione del Tabernacolo ha contribuito non poco a rendere i fedeli ancora più distratti e insensibili alla presenza amorosa del Signore.

Non ci si può comunicare in peccato mortale 0

Non ci si può comunicare in peccato mortale

In un messaggio ai Sacerdoti che hanno partecipato ad un corso sul “foro interno”.

Giovanni Paolo II ricordava il 13 marzo 2005 che, secondo la dottrina della Chiesa, chi è cosciente di essere in peccato mortale non si può comunicare.
Il Papa conferma l’insegnamento tradizionale del magistero in un messaggio, pubblicato questo sabato dalla Santa Sede e rivolto ai giovani sacerdoti che hanno partecipato questa settimana ad un corso sul “foro interno” – le questioni di coscienza –, organizzato dal Tribunale della Penitenzieria Apostolica, il cui Presidente è il Penitenziere maggiore, il cardinale statunitense James Francis Stafford.
In questo anno dell’Eucaristia (ottobre 2004-ottobre 2005), il Santo Padre ha voluto dedicare il suo messaggio, firmato l’8 marzo al Policlinico Gemelli, al rapporto esistente tra questo sacramento e quello della confessione.
“Viviamo in una società che sembra spesso aver smarrito il senso di Dio e del peccato -constata il Papa-. Più urgente si fa, pertanto, in questo contesto, l’invito di Cristo alla conversione, che presuppone la consapevole confessione dei propri peccati e la relativa domanda di perdono e di salvezza”.
“Il sacerdote, nell’esercizio del suo ministero, sa di agire ‘nella persona di Cristo e sotto l’azione dello Spirito Santo’, e per questo deve nutrire in sé gli stessi sentimenti di Lui, aumentare in se stesso la carità di Gesù maestro e pastore, medico delle anime e dei corpi, guida spirituale, giudice giusto e misericordioso”.
“Nella tradizione della Chiesa la riconciliazione sacramentale è sempre stata considerata in stretta relazione con il banchetto sacrificale dell’Eucaristia, memoriale della nostra redenzione”, prosegue.
“Già nelle prime comunità cristiane si avvertiva la necessità di prepararsi con una degna condotta di vita a celebrare la frazione del pane eucaristico, che è ‘comunione’ con il corpo ed il sangue del Signore, e ‘comunione’ (koinonia) con i credenti che formano un solo corpo, perché nutriti dello stesso corpo di Cristo”.
Per questo motivo, il Pontefice ricorda l’avvertimento di San Paolo ai Corinzi quando diceva: “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore sarà reo del corpo e del sangue del Signore” (1 Cor 11,27).
“Nel rito della Santa Messa molti elementi sottolineano quest’esigenza di purificazione e di conversione: dall’atto penitenziale iniziale alle preghiere per ottenere il perdono, dal segno della pace, alle preghiere che i sacerdoti e i fedeli recitano prima della comunione”, sottolinea il Santo Padre.
“Solo chi ha sincera coscienza di non aver commesso un peccato mortale può ricevere il corpo di Cristo”, afferma il messaggio pontificio ricordando la dottrina espressa nel Concilio di Trento. “E questo continua ad essere l’insegnamento della Chiesa anche oggi”.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (Catechismo della Chiesa Cattolica) spiega la differenza tra il peccato veniale ed il peccato mortale ai numeri 1854-1864.

Miracolo Eucaristico di Siena, Italia (1730) 0

Miracolo Eucaristico di Siena, Italia (1730)

A Siena, nella Basilica di San Francesco, si custodiscono da 274 anni 223 Ostie che miracolosamente si mantengono intatte da allora, contro ogni legge fisica e biologica. Uno dei documenti più autorevoli riguardo al Prodigio è una memoria coeva del 1730, scritta da un certo Macchi. Ma vediamo cosa avvenne precisamente. Il 14 agosto del 1730, alcuni ignoti ladri penetrarono nella chiesa di San Francesco a Siena, tenuta dai Frati Minori Conventuali e rubarono la pisside contenente 351 Ostie consacrate. Appena il furto venne scoperto, si sospese anche il celebre Palio in segno di riparazione.
Nonostante le diligentissime ricerche condotte dalle autorità religiose e civili, le sacre Particole furono ritrovate, casualmente, la mattina del 17 agosto nel vicino santuario di S. Maria in Provenzano, ove i ladri sacrileghi le avevano nascoste dentro la cassetta delle elemosine in mezzo alla polvere e alle ragnatele. Le Ostie allora furono piamente ripulite, esaminate e debitamente identificate come quelle rubate. Tutto il popolo accorse ad omaggiare con una solennissima processione le sante Ostie, che furono riportate in S. Francesco in un tripudio di canti e di preghiere. Intanto il tempo passava, ma nessun segno di alterazione si notava in esse, a differenza di quanto ci si sarebbe dovuto attendere.
Più volte, a distanza di decenni, uomini illustri le esaminarono con ogni mezzo che il progresso metteva loro a disposizione, moltiplicando però, nel contempo, cause ed elementi che avrebbero dovuto favorirne la corruzione (travasamenti, scuotimenti, contatti, conteggi, pulviscolo, umidità, ecc.). Ma la scienza ha sempre concluso i suoi esami, affermando che “le sacre Particole sono ancora fresche, intatte, fisicamente incorrotte, chimicamente pure e non presentano alcun principio di corruzione”. L’Arcivescovo Tiberio Borghese ordinò anche una controprova: fece chiudere per 10 anni in una scatola di latta sigillata alcune Ostie non consacrate. Alla riapertura della scatola la Commissione scientifica preposta trovò al posto delle Ostie solo vermi e frammenti putrefatti.
L’ultimo esame fu autorizzato da Papa San Pio X e ad esso parteciparono illustri studiosi. Questo fu il verdetto della commissione, composta da eminenti professori di bromatologia, igiene, chimica e farmaceutica, che compì il grande esame scientifico del 10 giugno 1914; il verbale che stesero diceva: “le Sante Particole di Siena sono un classico esempio della perfetta conservazione di particole di pane azzimo consacrate nell’anno 1730, e costituiscono un fenomeno singolare, palpitante di attualità che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica. È un fatto unico consacrato negli annali della scienza”.
Dirette ed immediate constatazioni si rinnovarono nel 1922, quando il Card. Giovanni Tacci trasferì le sante Ostie in un cilindro di puro cristallo di rocca; nel 1950, allorché furono collocate in un più prezioso Ostensorio; nel 1951, nella dolorosa circostanza di una nuova manomissione sacrilega nella quale i ladri, anche questa volta non identificati, strappati i sigilli e rovesciate tutte le sacre Particole in un angolo del piano marmoreo del Tabernacolo, trafugarono il cilindro di cristallo con tutti gli annessi preziosi.
Oggetto di stupore, di ammirazione e di venerazione da parte di gruppi, di pellegrinaggi organizzati, di personaggi celebri, di dignitari ecclesiastici e laici, le sacre Particole furono adorate anche da Sua Santità Giovanni Paolo II, nel corso della visita pastorale effettuata alla città di Siena il 14 settembre 1980. In quella occasione, dopo averne ascoltata la storia, commosso, esclamò: “E’ la Presenza!” Il Miracolo Eucaristico permanente di Siena, per il quale il tempo si è fermato, offre a tutti – dai più scettici ai più distratti – la possibilità di vedere coi propri occhi e di toccare con le proprie mani una delle più grandi meraviglie di Cristo sulla terra, dinanzi alla quale anche la Scienza ha piegato la fronte.
Il Miracolo permanente delle SS. Particolare si custodisce nella cappella Piccolomini nei mesi estivi, e nella cappella Martinozzi nei mesi invernali. La devozione viene alimentata da iniziative varie: l’omaggio delle Contrade; l’ossequio dei bambini della prima Comunione; la solenne processione nella festa del Corpus Domini; il solenne Settenario Eucaristico di fine settembre, la giornata eucaristica il 17 di ogni mese a ricordo del ritrovamento avvenuto il 17 agosto 1730; e da varie funzioni settimanali per le vocazioni sacerdotali e religiose.
Il grande scienziato Enrico Medi, si espresse così riguardo al Miracolo di Siena: “Questo intervento diretto di Dio, è il miracolo (…) miracolo nel senso stretto della parola, compiuto e mantenuto tale miracolosamente per secoli, a testimoniare la realtà permanente di Cristo nel Sacramento Eucaristico. In questi tempi, tanto difficili per la cristianità e per la Chiesa, in cui riaffiorano dottrine false che vorrebbero inclinare la nostra fede, la città di Siena alza il suo segno e mostra al mondo il suo miracolo”.

Miracolo Eucaristico di Siena, Italia (1730) 0

Miracolo Eucaristico di Siena, Italia (1730)

A Siena, nella Basilica di San Francesco, si custodiscono da 274 anni 223 Ostie che miracolosamente si mantengono intatte da allora, contro ogni legge fisica e biologica. Uno dei documenti più autorevoli riguardo al Prodigio è una memoria coeva del 1730, scritta da un certo Macchi. Ma vediamo cosa avvenne precisamente. Il 14 agosto del 1730, alcuni ignoti ladri penetrarono nella chiesa di San Francesco a Siena, tenuta dai Frati Minori Conventuali e rubarono la pisside contenente 351 Ostie consacrate. Appena il furto venne scoperto, si sospese anche il celebre Palio in segno di riparazione.
Nonostante le diligentissime ricerche condotte dalle autorità religiose e civili, le sacre Particole furono ritrovate, casualmente, la mattina del 17 agosto nel vicino santuario di S. Maria in Provenzano, ove i ladri sacrileghi le avevano nascoste dentro la cassetta delle elemosine in mezzo alla polvere e alle ragnatele. Le Ostie allora furono piamente ripulite, esaminate e debitamente identificate come quelle rubate. Tutto il popolo accorse ad omaggiare con una solennissima processione le sante Ostie, che furono riportate in S. Francesco in un tripudio di canti e di preghiere. Intanto il tempo passava, ma nessun segno di alterazione si notava in esse, a differenza di quanto ci si sarebbe dovuto attendere.
Più volte, a distanza di decenni, uomini illustri le esaminarono con ogni mezzo che il progresso metteva loro a disposizione, moltiplicando però, nel contempo, cause ed elementi che avrebbero dovuto favorirne la corruzione (travasamenti, scuotimenti, contatti, conteggi, pulviscolo, umidità, ecc.). Ma la scienza ha sempre concluso i suoi esami, affermando che “le sacre Particole sono ancora fresche, intatte, fisicamente incorrotte, chimicamente pure e non presentano alcun principio di corruzione”. L’Arcivescovo Tiberio Borghese ordinò anche una controprova: fece chiudere per 10 anni in una scatola di latta sigillata alcune Ostie non consacrate. Alla riapertura della scatola la Commissione scientifica preposta trovò al posto delle Ostie solo vermi e frammenti putrefatti.
L’ultimo esame fu autorizzato da Papa San Pio X e ad esso parteciparono illustri studiosi. Questo fu il verdetto della commissione, composta da eminenti professori di bromatologia, igiene, chimica e farmaceutica, che compì il grande esame scientifico del 10 giugno 1914; il verbale che stesero diceva: “le Sante Particole di Siena sono un classico esempio della perfetta conservazione di particole di pane azzimo consacrate nell’anno 1730, e costituiscono un fenomeno singolare, palpitante di attualità che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica. È un fatto unico consacrato negli annali della scienza”.
Dirette ed immediate constatazioni si rinnovarono nel 1922, quando il Card. Giovanni Tacci trasferì le sante Ostie in un cilindro di puro cristallo di rocca; nel 1950, allorché furono collocate in un più prezioso Ostensorio; nel 1951, nella dolorosa circostanza di una nuova manomissione sacrilega nella quale i ladri, anche questa volta non identificati, strappati i sigilli e rovesciate tutte le sacre Particole in un angolo del piano marmoreo del Tabernacolo, trafugarono il cilindro di cristallo con tutti gli annessi preziosi.
Oggetto di stupore, di ammirazione e di venerazione da parte di gruppi, di pellegrinaggi organizzati, di personaggi celebri, di dignitari ecclesiastici e laici, le sacre Particole furono adorate anche da Sua Santità Giovanni Paolo II, nel corso della visita pastorale effettuata alla città di Siena il 14 settembre 1980. In quella occasione, dopo averne ascoltata la storia, commosso, esclamò: “E’ la Presenza!” Il Miracolo Eucaristico permanente di Siena, per il quale il tempo si è fermato, offre a tutti – dai più scettici ai più distratti – la possibilità di vedere coi propri occhi e di toccare con le proprie mani una delle più grandi meraviglie di Cristo sulla terra, dinanzi alla quale anche la Scienza ha piegato la fronte.
Il Miracolo permanente delle SS. Particolare si custodisce nella cappella Piccolomini nei mesi estivi, e nella cappella Martinozzi nei mesi invernali. La devozione viene alimentata da iniziative varie: l’omaggio delle Contrade; l’ossequio dei bambini della prima Comunione; la solenne processione nella festa del Corpus Domini; il solenne Settenario Eucaristico di fine settembre, la giornata eucaristica il 17 di ogni mese a ricordo del ritrovamento avvenuto il 17 agosto 1730; e da varie funzioni settimanali per le vocazioni sacerdotali e religiose.
Il grande scienziato Enrico Medi, si espresse così riguardo al Miracolo di Siena: “Questo intervento diretto di Dio, è il miracolo (…) miracolo nel senso stretto della parola, compiuto e mantenuto tale miracolosamente per secoli, a testimoniare la realtà permanente di Cristo nel Sacramento Eucaristico. In questi tempi, tanto difficili per la cristianità e per la Chiesa, in cui riaffiorano dottrine false che vorrebbero inclinare la nostra fede, la città di Siena alza il suo segno e mostra al mondo il suo miracolo”.