Archivio Mensile: Marzo 2013

Domenica 31 marzo 2013 DOMENICA DI PASQUA 0

Domenica 31 marzo 2013 DOMENICA DI PASQUA

  • VANGELO (Gv 20,1-9)
    Egli doveva risuscitare dai morti.
  • Dal Vangelo secondo Giovanni
    Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e
    vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello
    che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
    Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro
    discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –
    che era stato sul suo capo- non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Anche nella settimana trascorsa abbiamo avuto difficoltà nella consegna della newsletter, il web superaffollato e divoratore di mail, crea periodicamente problemi e un po’ tutti veniamo penalizzati. Come anche periodicamente esce fuori qualche persona disturbata e cerca di fermare il santo apostolato che si compie. È normale
questo, però la Madonna interviene e ci fa conoscere in un modo o nell’altro quelli che in ultima analisi combattono contro Gesù e la Verità del Vangelo.
Anche questa volta mi sono arrivate segnalazioni sull’operato di un uomo che sembra posseduto per l’odio
che emana e per la volontà di confondere i cattolici. Sarà un modernista depresso, un uomo che odia la Chiesa.
Si chiama Silvano. Questa volta ha preso di mira me e cerca di distogliere i lettori dal seguire la newsletter ovviamente con diffamazioni stupide e contraddittorie. È già stato segnalato alle autorità competenti perché puoi
dissentire se qualcosa non ti va o non segui Gesù, ma dire diffamazioni che escono dal cuore di satana, si danneggia l’apostolato e il buon nome.
Sappiamo che è normale incontrare persone piene di spirito malefico e che hanno avversità verso il sacro, il loro odio cercano di propagarlo agli altri in una sorta di consolazione nel vedere la perdizione anche degli altri. È una malattia l’odio, queste persone hanno l’aggravante di voler fermare il santo apostolato quindi
colpiscono soprattutto la missione di Gesù e della Madonna.
La tremenda colpa di questi si ingigantisce sempre più, essi diventano diabolici, sono posseduti
dall’odio contro il buon apostolato.
Questi attacchi aumenteranno sempre più sul web contro i cristiani che professano di seguire Gesù, questi
sono i tempi di satana come dice la Madonna a Medjugorje, è il tempo del terribile attacco che sferrerà contro la
Chiesa e i cristiani. Noi lo sappiamo e non ci lasceremo abbattere dalle tentazioni teologiche e da nessuna novità che si oppone al Vangelo.
Oggi i diavoli temono la nostra fedeltà a Gesù, essi riflettono che milioni di cristiani hanno già accettato il
modernismo e le novità che svuotano il Vangelo del contenuto rivelato da Gesù, invece noi restiamo solidi ed
inamovibili sulla Parola contenuta nelle Scritture. I diavoli ci temono e non possono disturbarci più di tanto
perché la Madonna ci protegge, ma istigano i loro servitori a disturbarci o a proporre inviti modernisti per lasciare l’Adorazione Eucaristica o la Corona del Santo Rosario. Questo succede in diverse parrocchie.
La Pasqua ci dice che Gesù è vivo e non ha cambiato una sola parola nel suo Vangelo, i suoi insegnamenti rimangono immutati.
Il vero problema che si riscontra in molti cristiani e molto spesso in coloro che hanno incarichi di rilievo, è la
mancata comprensione del Vangelo storico, degli insegnamenti di Gesù. Magari conoscono scientificamente e
bene la Bibbia, ma non in modo sapienziale, cioè senza lo Spirito di Dio. D’altronde anche satana conosce benissimo la Scrittura ma non l’osserva, cerca in tutti i modi di paralizzarla e di proibire a tutti di meditarla.
“Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura”, è l’amara osservazione che fa San Giovanni, riferendosi a sé e a San Pietro.
C’è una sostanziale differenza tra la loro mancata comprensione dovuta ad una incapacità spirituale degli
Apostoli e la non volontà di comprendere da parte di molti teologi e cattolici di oggi. Ci sono conferenzieri che
spiegano molto bene la Bibbia però in modo molto umano, non hanno colto ancora la presenza dello Spirito
Santo che guida alla Verità tutta intera. La bellezza della spiegazione della Bibbia sta innanzitutto nella vita
pratica di chi la spiega, se egli vive quanto vi è contenuto allora l’ha anche compresa. Se invece non vive quanto insegna, è ancora lontano dalla Verità.
Come Gesù risuscitò da morte, anche coloro che non vivono la Parola di Dio ma la insegnano devono vivere
da risorti, questo è possibile solamente quando si conosce sapientemente, cioè con il cuore, la Scrittura. Il fondamento della nostra Fede è la Risurrezione di Gesù da morte, se non fosse avvenuta sarebbe inutile pregare un
morto.
Gesù è vivo, questa è la vera novità che cambia la storia, la legge fisica e ogni ragionamento umano.
È determinante soffermarci nella meditazione della Risurrezione di Gesù, questo atto è la chiave per interpretare tutta la sua vita, oltre ad essere il vero fondamento della nostra Fede. Gesù ha vinto la morte, è
l’annuncio che porta la speranza anche nei cuori afflitti. Senza la sua vittoria sulla morte qualsiasi predicazione
sarebbe vana e la nostra Fede priva di fondamento. E come avvenne la Risurrezione di Gesù, così sarà anche
per i veri credenti in Lui.
La Verità della Risurrezione è una realtà centrale della Fede cattolica, fin dagli inizi del Cristianesimo è stata
predicata con piena convinzione dagli Apostoli e poi dai missionari. Non furono solamente gli Apostoli a vedere Gesù risorto, il Vangelo ci dice che furono molti a vederlo, ma i cristiani in buonafede fanno continua esperienza di Gesù vivo perché quando si invoca sempre Egli aiuta, prima o poi.
L’annuncio iniziale è sempre stato che Gesù vive, perché è risorto da morte, Egli vive nei credenti ed è
Dio perché trionfatore.
Possiamo comprendere lo sbandamento degli Apostoli dopo la crocifissione, in quei momenti concitati non
ricordavano più che Gesù aveva lungamente parlato della sua Risurrezione, aveva anche compiuto almeno tre
risurrezioni di morti, addirittura Lazzaro era morto da quattro giorni.
Tra le risurrezioni di quei morti e la Risurrezione di Gesù c’è una differenza sostanziale. Mentre Lazzaro risorse col suo corpo ancora soggetto alla morte, la Risurrezione di Gesù è diversa perché il suo Corpo era glorioso, incorruttibile, immortale. Gesù risuscitò per virtù propria mentre gli altri per volontà del Signore.
Nei tre giorni in cui Gesù rimase in una condizione sepolcrale, il mondo era avvolto dalle tenebre, Egli affrettò la sua Risurrezione per consolare quanto prima la Madre e gli Apostoli, risuscitò “quand’era ancora buio”, anticipando il sole con la propria Luce.
In quei tre giorni il mondo era nelle tenebre come lo era prima della sua Incarnazione, come lo è adesso perché l’umanità ha scelto di non seguire più Gesù vivo. Tre giorni sono stati stabiliti da Dio per la Risurrezione
del suo Corpo umano, tre giorni saranno necessari per risvegliare l’umanità dalle tenebre e cominciare a vedere
la vera Luce. La gioia autentica arriva dopo la sofferenza, arriva quando Gesù è presente nel proprio cuore.
Adesso molti apostoli cristiani non vedono più con chiarezza la Luce di Gesù vivo, le confusioni teologiche
causano ombre appunto oscure. È necessario che la vera Luce risorga nei cristiani che si sono allontanati dalla
Verità del Vangelo, solo così incontreranno Gesù vivo e vero e non più quel Gesù ancora morto nel sepolcro.
Non è possibile vedere la Luce rimanendo nelle tenebre, occorre una sincera volontà per uscire da sé e andare
incontro a Cristo risorto.
Come cristiani dobbiamo proclamare a tutti la regalità di Cristo, annunciandola con le nostre parole e
le nostre opere.

A tutti voi auguro di cuore Buona Pasqua vissuta con Gesù vivo, vi benedico e prego ogni giorno per tutti
voi e le vostre famiglie.

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.

Il giorno del Sabato Santo. L’attesa Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta Sabato Santo 30 marzo 2013 0

Il giorno del Sabato Santo. L’attesa Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta Sabato Santo 30 marzo 2013

Gesù è morto ed è stato sepolto: ora Maria attende la Resurrezione del Suo Figlio. Solo Lei sa credere in
questo fatto che le Scritture non riportano in maniera chiara. Ma Maria si fida del Figlio e delle Sue Parole:
“Il terzo giorno risusciterò!” L’attesa però pare infinita. Quando si soffre come Lei soffrì e quando soprattutto
Dio si è allontanato da noi e ci ha lasciati soli, allora Satana tenta il tutto per tutto pur di portarci alla disperazione! Il Sabato Santo scorre lento e punteggiato da vari incontri. Le notizie si susseguono e pian piano si
viene a scoprire che cosa ne è stato dei vari discepoli. Pietro però è ancora introvabile. Giovanni ha avuto
l’incarico da parte di Maria SS. di cercarlo e di cercare il mantello di Gesù, mantello che Egli non indossava
quando era stato catturato.
30 marzo 1945
L’alba viene avanti stenta, a fatica. E l’aurora tarda stranamente, per quanto non ci siano nuvoli in cielo. Ma
sembra che gli astri abbiano perso ogni vigore. E come era pallida la notturna luna, così è pallido il sole che appare. Opachi… Hanno forse pianto anche essi, da avere questo aspetto appannato, come lo hanno gli occhi dei
buoni che hanno pianto e piangono per la morte del Signore?
Appena Giovanni comprende che le porte sono riaperte, esce, sordo alle suppliche materne. Le donne si asserragliano in casa, ancora più intimorite ora che anche l’apostolo se ne è dato.
Maria, sempre nella sua stanza, con le mani prosciolte nel grembo, guarda fisso fuori dalla finestra, che si
apre su un giardino non vastissimo ma abbastanza ampio e tutto pieno di rose in fiore lungo le alte muraglie e le
aiuole capricciose. I ciuffi dei gigli, invece, sono ancora senza lo stelo del futuro fiore: folti, belli, ma solo a foglie. Guarda, guarda, ed io credo non veda niente. Ma solo veda ciò che è nel suo povero cervello stanco:
l’agonia del Figlio.
Le donne vanno e vengono. Le si accostano, la carezzano, la pregano di prendere un ristoro… e ogni volta,
col loro venire, viene un’ondata di un profumo pesante, composto, sbalordente.
Maria ne ha un brivido ogni volta. Ma non ha altro. Non parole. Non atti. Niente. É esausta. Attende. É solo
un’attesa. É Colei che attende.
Un picchio all’uscio… Le donne corrono ad aprire. Maria si volge sul suo sedile, senza alzarsi, e fissa
l’uscio socchiuso.
Entra la Maddalena.
«C’è Mannaen… Vorrebbe essere usato per qualche cosa».
«Mannaen… Fallo entrare. Fu sempre buono. Ma credevo non fosse lui…».
«Chi credevi, Madre?…».
«Dopo… dopo. Fa passare».
Entra Mannaen. Non è pomposo come di solito. Ha una veste comunissima, di un marrone quasi nero, e un
mantello uguale. Nessun gioiello e non la spada. Nulla. Sembra un uomo benestante ma del popolo. Si curva a
salutare, prima con le mani incrociate sul petto, e poi si inginocchia come davanti ad un altare.
«Alzati. E perdona se non rispondo all’inchino. Non posso…».
«Non devi. Non lo permetterei. Chi sono lo sai. Perciò ti prego calcolarmi tuo servo. Hai bisogno di me?
Vedo che non hai un uomo d’intorno. So da Nicodemo che tutti sono fuggiti. Non c’era nulla da fare. É vero.
Ma almeno dargli il conforto di vederci. Io… io l’ho salutato al Sisto. E poi non ho più potuto, perché… Ma è
inutile dirlo. Anche questo fu voluto da satana. Ora sono libero e vengo a mettermi al tuo servizio. Ordina,
Donna».
«Vorrei sapere e far sapere a Lazzaro… Le sorelle sono in pena, e mia cognata e l’altra Maria pure. Vorremmo sapere se Lazzaro, Giacomo, Giuda e l’altro Giacomo sono salvi».
«Giuda? L’Iscariota? Ma lo ha tradito!».
«Giuda, figlio del fratello dello sposo mio».
«Ah! vado», e si alza. Ma nel farlo ha un movimento di dolore.
«Ma sei ferito?».
«Uhm… si. Roba da nulla. Un braccio che duole un poco».
«Per causa nostra, forse? Per questo non c’eri lassù?».
«Sì. Per questo. E solo per questo mi dolgo. Non per la ferita. Il resto di fariseismo, di ebraismo, di satanismo che era in me, perché satanismo è divenuto il culto d’Israele, è tutto uscito con quel sangue. Sono come un
pargolo che, dopo la recisione del sacro ombelico, non ha più contatti col sangue materno, e le poche stille che
ancora restano nel cordone reciso non vanno in lui, strozzate come sono dal laccio di lino. Ma cadono… Inutili
ormai. Il neonato vive col suo cuore e il suo sangue. Così io. Fino ad ora ero ancora non formato del tutto. Ora
sono giunto al termine, e vengo, e sono stato dato alla Luce. Ieri sono nato. Mia madre è Gesù di Nazaret. E mi
ha partorito quando ha dato l’ultimo grido. So… Perché sono fuggito nella casa di Nicodemo questa notte. Solo
vorrei vederlo. Oh! quando andrete al Sepolcro, ditemelo. Verrò… Il suo Volto di Redentore io lo ignoro!».
«Ti guarda, Mannaen. Volgiti».
L’uomo, che era entrato tanto a capo chino e che aveva avuto poi occhi solo per Maria, si volta quasi spaventato e vede il Sudario. Si getta bocconi, adorando… E piange. Poi si leva. Si inchina a Maria e dice:
«Vado».
«Ma è sabato. Lo sai. Già ci accusano di violare la Legge per sua istigazione».
«Pari siamo, perché essi violano la legge dell’Amore. La prima e più grande. Egli lo diceva. Il Signore ti
conforti».
Esce. E le ore passano. Come sono lente per chi attende… Maria si alza e appoggiandosi ai mobili si fa
sull’uscio. Cerca di traversare il vasto vestibolo d’ingresso. Ma quando non ha più appoggio vacilla come fosse
ebbra.
Marta, che vede dal cortile che è oltre l’uscio, aperto all’estremità del vestibolo, accorre.
«Dove vuoi andare?».
«Là dentro. Me lo avete promesso».
«Aspetta Giovanni».
«Basta aspettare. Vedete che sono quieta. Andate, poi che avete fatto chiudere dall’interno, e fate aprire. Io
aspetto qui».
Susanna, poiché tutte sono accorse, parte per chiamare il padrone con le chiavi. Intanto Maria si appoggia alla porticina come volesse aprirla con la forza del suo volere. Ecco l’uomo. Pauroso, avvilito, apre e si ritira. E
Maria, a braccio di Marta e Maria d’Alfeo, entra nel Cenacolo.
Tutto è ancora come era alla fine della Cena. Il susseguirsi delle cose e l’ordine dato da Gesù hanno impedito manomissioni. Soltanto sono stati riportati i sedili al loro posto. E Maria, che pure non è stata nel Cenacolo,
va diritta al posto dove era seduto il suo Gesù. Pare che la guidi una mano. E sembra quasi sonnambula, tanto è
irrigidita nello sforzo di andare…
Va. Gira intorno al letto sedile, si insinua fra questo e la tavola… resta ritta un momento e poi si abbatte attraverso al tavolo in un nuovo scoppio di pianto. Poi si calma. Si inginocchia e prega con la testa appoggiata
all’orlo della tavola. Carezza la tovaglia, il sedile, le stoviglie, l’orlo del grande vassoio dove era l’agnello, il
grande coltello usato a scalcare, l’anfora posata davanti a quel posto. Non sa di toccare ciò che ha toccato anche
l’Iscariota. Poi resta come inebetita, con la testa appoggiata sulle braccia conserte messe sul tavolo. Tacciono
tutte. Finché la cognata dice:
«Vieni, Maria. Temiamo i giudei. Vorresti che entrassero qui?».
«No. No. É luogo santo. Andiamo. Aiutatemi… Avete fatto bene a dirmelo. Vorrei anche un cofano, bello,
grande, chiuso. Per chiudervi dentro tutti i miei tesori».
«Domani te lo faccio portare dal palazzo. É il più bello della casa. E robusto e sicuro. Te lo dono con gioia»,
promette la Maddalena.
Escono. Maria è proprio esausta. Vacilla nel fare i pochi scalini. E, se è meno drammatico il suo dolore, è
perché non ha più forza di essere tale. Ma nella sua pacatezza è ancora più tragico. Rientrano nella stanza di
prima. E prima di tornare al suo posto Maria accarezza, come fosse un viso di carne, il santo Volto del Sudario.
Un altro busso al portone. Le donne si affrettano ad uscire e a socchiudere l’uscio. Con la sua voce stanca
Maria dice:
«Se fossero i discepoli, e specie Simon Pietro e Giuda, che vengano subito a me».
Ma è il pastore Isacco. Entra piangendo dopo qualche minuto e subito si prostra al Sudario e poi alla Madre,
e non sa che dire.
É Lei che dice:
«Grazie. Ti ha visto e ti ho visto. Lo so. Vi guardava finché ha potuto».
Isacco piange ancora più forte. Può parlare solo quando ha finito il suo pianto.
«Non volevamo andare via. Ma Gionata ce ne ha pregato. I giudei minacciavano le donne… e dopo non abbiamo più potuto venire. Era… era tutto finito… Dove dovevamo andare allora? Ci siamo sparsi per la campagna e a notte fatta ci siamo riuniti a mezza via fra Gerusalemme e Betlemme. Ci pareva di allontanare la sua
Morte andando verso la sua Grotta… Ma poi abbiamo sentito che non era giusto andare là… Era egoismo, e
siamo tornati verso la Città… E ci siamo trovati, senza sapere come, a Betania…»
«I miei figli!».
«Lazzaro!».
«Giacomo!».
«Sono tutti là. I campi di Lazzaro all’aurora erano sparsi di vaganti che piangevano.. . I suoi inutili amici e
discepoli… Io… sono andato da Lazzaro e credevo di essere il primo… Invece là erano già i tuoi due figli,
donna, e il tuo, insieme ad Andrea, Bartolomeo, Matteo. Li aveva persuasi ad andare là Simone Zelote. E Massimino, uscito per la campagna fin dal primo mattino, ne aveva trovati altri. E Lazzaro li ha soccorsi tutti. E ancora lo sta facendo. Dice che il Maestro gliene aveva dato ordine. E così dice lo Zelote».
«Ma Simone e Giuseppe, gli altri miei figli, dove sono?».
«Non so, donna. Eravamo stati insieme fino al terremoto. Poi… non so più nulla di esatto. Fra le tenebre e i
fulmini e i morti risorti e il tremore del suolo e il turbine dell’aria, ho perduto la ragione. Io mi trovai nel Tempio. E ancora mi chiedo come potei essere là dentro, oltre il limite sacro. Pensa che fra me e l’altare dei profumi
c’era solo un cubito… Pensa! Io dove pongono i piedi solo i sacerdoti di turno!… E… e ho visto il Santo dei
Santi!… Si. Perché il Velo del Santo è lacerato da cima a fondo, come l’avesse strappato il volere di un gigante… Se mi vedevano là dentro, mi lapidavano. Ma nessuno vedeva più. Non ho incontrato che spettri di morti e
spettri di viventi. Perché spettri parevamo alla luce dei fulmini, al chiarore degli incendi e col terrore nei volti…».
«Oh! il mio Simone! il mio Giuseppe!».
«E Simon Pietro? E Giuda di Keriot? E Tommaso e Filippo?».
«Non so, Madre… Lazzaro mi ha mandato a vedere, perché gli avevano detto che… che vi avevano uccisi».
«Vai subito, allora, a tranquillizzarlo. Ho già mandato Mannaen. Ma va’ tu pure e dì… dì che solo Lui è
l’Ucciso. Ed io con Lui. E se vedi degli altri discepoli, portali con te là. Ma l’Iscariota e Simon Pietro li voglio
io».
«Madre… perdonaci se di più non abbiamo fatto».
«Tutto perdono… Vai».
Isacco esce. E Marta e Maria, Salome e Maria d’Alfeo lo soffocano di preghiere, di raccomandazioni, di ordini. Susanna piange piano perché nessuno le parla dello sposo. É allora che Salome si ricorda del suo. E piange
anche lei. Silenzio di nuovo. Sino ad un nuovo picchiare al portone. Posto che la città è quieta, le donne sono
meno paurose. Ma, quando dall’uscio socchiuso vedono spuntare il volto glabro di Longino, fuggono tutte come avessero visto un morto nel suo lenzuolo funebre o il demonio in persona.
Il padrone di casa, che per curiosità ciondola nel vestibolo, è il primo a scappare. Accorre la Maddalena, che
era con Maria. Longino, con un involontario sorrisetto canzonatorio sulle labbra, è entrato ed ha chiuso da sé il
pesante portone. Non è in divisa. Ma ha una veste grigia e corta sotto un mantello pure oscuro. Maria Maddalena lo guarda e lui guarda lei. Poi, rimanendo sempre addossato alla porta, Longino chiede:
«Posso entrare senza contaminare nessuno? E senza fare terrore a nessuno? Ho visto stamane all’aurora il
cittadino Giuseppe e mi ha detto del desiderio della Madre. Chiedo perdono se non giunsi di mio a pensarlo.
Ecco la lancia. L’avevo tenuta per ricordo di un… del Santo dei Santi. Oh! questo sì che lo è! Ma è giusto
l’abbia la Madre. Per le vesti… è più difficile. Non glielo dite… ma forse sono già state vendute per pochi denari… E diritto dei soldati. Ma cercherò di trovarle…»
«Vieni. Ella è là».
«Ma io sono pagano!».
«Non importa. Glielo vado a dire. Se lo desideri».
«Oh! non… non pensavo di meritarlo».
Maria Maddalena va dalla Vergine.
«Madre, Longino è lì fuori… Ti offre la lancia».
«Fallo passare».
Il padrone di casa, che è sull’uscio, brontola:
«Ma è un pagano».
«Sono Madre di tutti, uomo. Come Egli di tutti è il Redentore».
Longino entra e sulla soglia saluta romanamente col gesto, col braccio (si è levato il mantello) e poi con la
voce:
«Ave, Domina. Un romano ti saluta: Madre dell’umano genere. La vera Madre. Non avrei voluto essere io
a… a… a quella cosa. Ma era ordine. Però, se servo a darti quanto desideri, perdono al destino di avermi scelto
per quella orrenda cosa. Ecco», e le dà la lancia avvolta in un drappo rosso.
Il solo ferro. Non l’asta. Maria la prende divenendo ancora più pallida. Si annullano persino le labbra nel
pallore. Pare che la lancia la sveni. E trema fin con le labbra mentre dice:
«Egli ti conduca a Sé. Per la tua bontà».
«Era l’unico Giusto che io abbia incontrato nel vasto impero di Roma. Mi pento di non averlo conosciuto
che per le parole dei compagni. Ora… è tardi!».
«No, figlio. Egli ha finito l’evangelizzare. Ma il suo Vangelo resta. Nella sua Chiesa».
«Dove è la sua Chiesa?».
Longino è lievemente ironico.
«Qui è. Oggi è percossa e dispersa. Ma domani si riunirà come un albero che ravvia la chioma dopo la tempesta. E, anche non ci fosse più alcuno, io ci sono. E il Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio e mio, è tutto
scritto nel mio cuore. Non ho che guardarmi il cuore per potervelo ripetere».
«Verrò. Una religione che ha per capo un tale eroe non può essere che divina. Ave, Domina!».
E anche Longino se ne va. Maria bacia la lancia, dove ancora è il Sangue del Figlio… Né vuole levarlo quel
Sangue. Ma lo lascia, «rubino di Dio, sulla lancia crudele», dice…
La giornata, fra schiarite di nuvole e cupezze di temporale, passa così.
Giovanni torna solo quando il sole a perpendicolo dice che è il mezzogiorno.
«Madre. Io non ho trovato nessuno, fuorché… Giuda di Keriot».
«Dove è?».
«Oh! Madre! Che orrore! Egli pende da un ulivo, gonfio e nero quasi fosse morto da settimane. Putrido. Orrendo… Su lui gli avvoltoi, i corvi, che so, urlano in risse atroci… É stato il loro clamore che mi ha
chiamato in quel senso. Ero sulla via del monte Uliveto, e su un poggio ho visto ruote e ruote di uccellacci neri.
Sono andato… Perché? Non lo so. E ho visto. Che orrore!…».
«Che orrore! Dici bene. Ma sopra la Bontà fu la Giustizia. Infatti la Bontà è assente, ora… Ma Pietro!
Ma Pietro!… Giovanni, ho la lancia. Ma le vesti… Longino non ne ha parlato».
«Madre, voglio andare al Getsamni. Egli è stato preso senza mantello. Forse è là ancora. Poi andrò a Betania».
«Vai. Per il mantello, vai… Gli altri sono da Lazzaro. Non andare perciò da Lazzaro. Non occorre. Va e torna qui».
Giovanni parte di corsa. Senza prendere ristoro. Come senza ristoro sta Maria. Le donne hanno mangiato in
piedi pane e ulive, sempre lavorando ai loro balsami. E viene, con Gionata, Giovanna di Cusa. E una maschera
dal gran pianto. E appena vede Maria dice:
«Mi ha salvata! Mi ha salvata e Lui è morto. Ora non vorrei più essere stata salvata!».
É la Madre Dolorosa che deve consolare questa creatura guarita, ma rimasta di una sensibilità morbosa. E la
consola e la fortifica dicendole:
«Non lo avresti conosciuto e amato e non lo potresti servire ora. Quanto ci sarà da fare, in futuro! E noi dovremo fare perché, lo vedi… Noi siamo rimaste, e gli uomini sono fuggiti. É sempre la donna la generatrice vera. Nel Bene. Nel Male. Noi genereremo la nuova Fede. Di essa siamo ripiene, deposta in noi dallo Sposo Iddio.
Ed essa genereremo alla Terra. Per il bene del mondo. Guardalo come è bello! Come sorride e mendica questo
nostro santo lavoro! Giovanna, io ti amo, lo sai. Non piangere più».
«Ma Egli è morto! Si. Lì sopra è ancora simile ad un vivo. Ma ora vivo non è più. Che è il mondo privo di
Lui?».
«Egli tornerà. Va. Prega. Attendi. Più crederai, più presto risorgerà. É la mia forza questo credere… E solo
io, Dio e satana sappiamo quanti assalti sono dati a questa mia Fede nella sua Risurrezione».
Anche Giovanna va via, esile e piegata come un giglio troppo saturo d’acqua. Ma, uscita lei, Maria ricade
nel tormento.
«A tutti! A tutti devo dare la forza. E a me chi la dà?».
E piange, accarezzando il Volto dell’effigie, perché ora si è seduta presso il cofano su cui il Sudario è steso.
Vengono Giuseppe e Nicodemo. Ed evitano alle donne di uscire per comperare mirra e aloe, perché ne portano dei sacchetti. Ma la loro forza cede davanti al Viso impresso nel lino e al viso devastato della Madre. Si
siedono in un angolo dopo averla salutata e tacciono. Seri, funebri… Poi vanno.
Né Lei ha più forza di parlare. Ma, più scende la sera, precoce per la nuvolaglia afosa, e più diviene una povera creatura straziata. Le ombre della sera sono anche per Lei, come per tutti i dolenti, fonte di maggior dolore.
Anche le altre si fanno più tristi. E specie Salome, Maria d’Alfeo e Susanna. Ma per loro infine viene il ristoro, perché in gruppo giungono Zebedeo, lo sposo di Susanna e Simone e Giuseppe d’Alfeo.
I due primi restano nel vestibolo, mentre spiegano che li ha trovati Giovanni mentre passava per il sobborgo
di Ofel. I due altri invece sono stati trovati da Isacco erranti per la campagna, incerti se tornare in città o andare
dai fratelli, che supponevano a Betania. Simone dice:
«Dove è Maria? La voglio vedere», e preceduto dalla madre entra e bacia la parente straziata.
«Sei solo? Perché non è con te Giuseppe? Perché vi siete lasciati? Ancora in urto fra voi? Non dovete. Vedete? La ragione dell’attrito è morta!».
E accenna al Volto del Sudario. Simone lo guarda e piange.
Dice: «Non ci siamo più lasciati. E non ci lasceremo. Si, la ragione dell’attrito è morta. Ma non come tu credi. É morta perché Giuseppe, ora, ha compreso… É lì fuori Giuseppe… e non osa venire…».
«Oh! no. Io non faccio mai paura. E non sono che pietà. Avrei perdonato anche al Traditore. Ma non
posso più. Si è ucciso».
E si alza. Cammina curva chiamando: «Giuseppe! Giuseppe! ».
Ma Giuseppe, affogato nel pianto, non risponde. Ella si fa sulla porta, come era per parlare a Giuda, e sostenendosi allo stipite stende l’altra mano e la posa sulla testa del più anziano e tenace dei nipoti. Lo carezza e dice:
«Lascia che io mi appoggi ad un Giuseppe! Tutto era pace e serenità finché avevo quel nome come re nella
mia casa. Poi il mio Santo mi è morto… E tutto il bene umano della povera Maria è stato morto esso pure. E
rimasto il Bene soprannaturale del mio Dio e Figlio… Ora sono la Derelitta… Ma se posso essere fra il cerchio
delle braccia di un Giuseppe che amo, e tu lo sai se ti amo, io mi sentirò meno derelitta. Mi parrà di tornare indietro. Di poter dire: “Gesù è assente. Ma non morto. É a Cana, a Naim per lavori, ma ora torna…”. Vieni, Giuseppe. Entriamo insieme dove Egli ti aspetta per sorriderti. Ci ha lasciato il suo sorriso per dirci che non ha rancore».
Giuseppe entra, tenuto per mano da Lei, e come la vede seduta le si inginocchia davanti con la testa nel
grembo e singhiozza:
«Perdono! Perdono!».
«Non a me. A Lui lo devi chiedere».
«Non me lo può dare. Sul Calvario ho cercato di attirare il suo sguardo. Tutti ha guardato. Ma non
me… Ha ragione… L’ho conosciuto e amato, come Maestro, troppo tardi. Ora è finito».
«Ora incomincia. Tu andrai a Nazaret e dirai: “Io credo”. Il tuo credere avrà un valore infinito. Lo amerai
con la perfezione degli apostoli futuri, che avranno il merito di amare il Gesù conosciuto solo dallo Spirito. Lo
farai?».
«Sì! Si! Per riparare. Ma vorrei sentire da Lui una parola. E non la sentirò mai più…».
«Il terzo giorno Egli risorgerà e parlerà a coloro che ama. Tutto il mondo attende la sua Voce».
«Te benedetta che puoi credere…».
«Giuseppe! Giuseppe! Il mio sposo ti era zio. E credette ad una cosa che è ancora più difficile a credere di
questa. Ha saputo credere che la povera Maria di Nazareth fosse la Sposa e Madre di Dio. Perché tu, nipote di
questo Giusto e portatore del suo nome, non puoi credere che un Dio possa dire alla Morte: “Basta!” e alla Vita:
“Torna!”?».
«Io non merito questa fede, perché sono stato cattivo. Ingiusto fui con Lui. Ma tu… tu sei la Madre. Benedicimi. Perdonami… Dammi pace…».
«Sì… Pace… Perdono… Oh! Dio! Una volta ho detto: “Come è difficile essere i redentori” . Ora dico:
“Come è difficile essere la Madre del Redentore!”. Pietà, mio Dio! Pietà!… Va, Giuseppe. Tua madre ha tanto
sofferto in queste ore. Confortala.. . Io resto qui… Con tutto quanto ho del mio Bambino… E le mie lacrime solitarie ti otterranno la Fede. Addio, nipote mio. Dì a tutti che voglio tacere… pensare… pregare… Sono…
Sono una povera Donna tenuta sospesa su un abisso da un filo… Il filo è la mia Fede… E la vostra nonfede, perché nessuno sa credere totalmente e santamente, urta continuamente questo mio filo… E non sapete
quale fatica mi imponete… Non sapete di aiutare satana a tormentarmi. Va… ».
E Maria resta sola… Si inginocchia davanti al Sudario. Bacia la fronte, gli occhi, la bocca del Figlio e dice:
«Così! Così! Per avere forza… Devo credere. Devo credere. Per tutti».
La notte è calata. Senza stelle. Buia. Afosa. Maria resta nell’ombra col suo dolore. Il giorno del Sabato è finito.
Ma la notte è ancora lunga e solo all’alba lo Spirito del Signore rientrerà nel Suo Corpo ridandogli la Vita!

Venerdì 29 marzo 2013 VENERDÌ SANTO 0

Venerdì 29 marzo 2013 VENERDÌ SANTO

  • VANGELO (Gv 18,1- 19,42)
    Passione del Signore.
  • Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale
    entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là
    con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai
    capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono
    io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
    Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io.
    Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto:
    «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori,
    colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora
    disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
    Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero
    prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
    Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo
    sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la
    giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo
    sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro
    stava con loro e si scaldava.
    Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito
    ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede
    uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
    Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato
    l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
    Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per
    non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate
    contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora
    Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è
    consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale
    morte doveva morire.
    Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose:
    «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i
    capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo
    mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù:
    «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla
    verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
    E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi
    l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà
    per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
    Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero
    sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
    Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui
    colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco
    l’uomo!».
    Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato:
    «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e
    secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
    All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei
    tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti
    in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti
    fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
    Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e
    sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso
    mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse
    loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare».
    Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
    Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche
    l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero
    questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e
    in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha
    detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
    I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti -una per ciascun
    soldato-, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono
    divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo
    questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era
    lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono
    alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
    (Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
    Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato -era infatti un giorno solenne quel sabato-, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
    Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.
    Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è
    vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura:
    «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui
    che hanno trafitto».
    Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei,
    chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo -quello che in precedenza era andato da lui di notte- e portò circa trenta chili di una mistura
    di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino
    un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève
    dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La Settimana Santa continua ad interpellarci sul significato dell’appartenenza a Cristo, ad un Uomo che mostrò indubitabilmente la strada che si deve percorrere per arrivare alla Risurrezione. La sua Passione e la Morte
veramente disonoranti portano frutti spirituali infiniti, come solo un Dio poteva ottenere. Più che guardare la
faccia della terribile crocifissione, dobbiamo anche soffermarci sui frutti che ne sono scaturiti.
Quasi tutti i cristiani nella sofferenza vivono il periodo di tribolazione con avvilimento e spesso con abbattimento, si soffermano a fissare la sofferenza arrivata sotto l’insegna della malattia, di un problema personale o
familiare, e non si staccano da questa considerazione. È una reazione inefficace, infruttuosa sotto tutti i punti di
vista, invece di uscirne serenamente si complicano ancora di più la vita con l’abbattimento inutile per ricevere
le Grazie.
Questa forma di abbattimento e di smarrimento nella sofferenza, manifesta la mancata conoscenza del
valore della sofferenza.
Se la sofferenza è come un chiodo che ti entra nella carne e tortura soprattutto per la preoccupazione, quando
viene accettata e si prega con serenità per superarla, diventa un mezzo potente di santificazione. Quindi, la sofferenza può diventare mezzo per espiare i propri peccati, si attua la purificazione necessaria per la vita spirituale, ottiene Grazie particolari, soprattutto proprio quella sofferenza viene utilizzata per vincere quanto si sta patendo.
Lo spiego meglio: se accettate la sofferenza che patite e reagite con molta preghiera e una grande fiducia in Gesù e Maria, la stessa sofferenza diventa il mezzo per guarire ed ottenere molte altre Grazie per
voi e i vostri familiari.
A chi si domanda la necessità di passare attraverso le sofferenze, rispondo che non arrivano mai da Gesù,
non manda sofferenze ma le permette per la nostra santificazione. Il Signore arrivò alla sua Risurrezione passando attraverso la sua Passione e la sua Morte di Croce, e non aveva alcun bisogno di patire quelle atroci sofferenze. Noi invece siamo meritevoli di castighi per i peccati commessi e per arrivare alla nostra risurrezione,
cioè ad un cammino spirituale corretto, necessitiamo senza alcun dubbio della purificazione.
La sofferenza però non và considerata esclusivamente come mezzo di purificazione, è allo stesso tempo
mezzo di santificazione per sé e per gli altri. Lo abbiamo visto con Gesù stesso, mentre stava in Croce il ladrone
si pentì e chiese perdono, oltre a credere nella Divinità del Signore. La sua Fede fu subito premiata: “In verità ti
dico, oggi sarai con me nel Paradiso” (Lc 23,43). Il buon ladrone che stava accanto a Gesù è diventato un Santo e viene festeggiato con il nome Disma.
Non dimentichiamo le sofferenze patite in vita da tutti i Santi, non solamente per le stimmate o perché rivivevano la Passione di Gesù, a nessuno di milioni di Santi e Sante mancarono sofferenze atroci causate dalle malattie e dalle persecuzioni. Chi è chiamato da Gesù a condividere la sua Vita e la sua Passione, accetta con gioia
e piena volontà ogni forma di sofferenze perché solamente per mezzo delle sofferenze si arriva alla risurrezione, si ottengono fiumi di Grazie per sé e milioni di peccatori.
Però mai Gesù permette una croce più pesante di quanto uno può sopportare, se diventa pesante è dovuto alla mancata preghiera.
Non dobbiamo mai abbatterci dinanzi alle più penose sofferenze, tutto è possibile a Gesù, Lui ascolta sempre
ogni invocazione ed è sempre pronto a donare grandi Grazie. Noi dobbiamo disporci con una vita spirituale e
virtuosa, consapevoli che accanto ad ogni sofferenza c’è sempre la Madre Addolorata che prega per noi e ci ottiene ogni forma di guarigione, se preghiamo umilmente e con amore.
Inserisco due brevi testimonianze che mi rallegrano per le Grazie che hanno ricevuto le nostre parrocchiane:
“Grazie Padre per le sue email che questa mattina mi hanno dato con una carezza, una scossa nel cuore e
mi hanno fatto crollare la rabbia che avevo nel cuore… Affronterò questa Pasqua con un animo diverso. Grazie di cuore per le sue parole, una parola in un momento particolare ti fa vedere le cose non con la ragione ma
con il cuore, con un cuore privo di ipocrisia con se stessi. Grazie e Santa Pasqua. Maria Grazia”.
“Caro Padre Giulio, la ringrazio infinitamente per le sue parole, che sono calate profondamente nella mia
anima, sollevandomi dallo sconforto e dalla sofferenza. Mi ha donato la speranza e la serenità. Sento di non
essere sola, abbandonata e dimenticata, sento il sostegno della sua preghiera. L’abbraccio in comunione di
preghiera, sempre nei Cuori di Gesù e Maria. Luciana”.
Di seguito trascrivo alcune indicazioni per il Venerdì Santo, in cui si contempla l’inaudita sofferenza patita
da Gesù per amore nostro:
«Nel Venerdì Santo i cristiani commemorano la Passione e la crocifissione di Gesù Cristo. Il Venerdì Santo
è il giorno della morte di Gesù Cristo, secondo giorno del Triduo Pasquale, che segue il Giovedì Santo. Come
nel Mercoledì delle Ceneri, i fedeli dai 14 anni di età sono invitati all’astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto
(pranzo o cena) durante la giornata.
Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati di tutti gli uomini, che Gesù è venuto ad espiare nella
Passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù (Matteo
9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani
sono invitati a preparare con il digiuno l’evento del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento
si attua nel memoriale della sua Resurrezione, la domenica di Pasqua.
Non si celebra l’Eucaristia: infatti durante la celebrazione liturgica pomeridiana del Venerdì Santo si distribuisce l’Eucaristia consacrata il giorno precedente, il Giovedì Santo (celebrazione In Coena Domini), in
cui si ricorda l’Ultima Cena del Signore con i discepoli e il tradimento di Giuda.
La liturgia inizia nel silenzio, come si era chiusa quella del giorno precedente e come si apre quella della
veglia di Pasqua nella notte del Sabato Santo, quasi a sottolineare come il Triduo pasquale sia un’unica celebrazione per i cristiani.
La liturgia è incentrata sulla narrazione delle ultime ore della vita terrena di Gesù secondo il Vangelo di
Giovanni e sull’adorazione della Croce, molto importante, in questo giorno. La Croce non è un semplice
strumento di tortura, ma è segno dell’amore che Dio nutre verso gli uomini. Con la Croce Dio riporta la vita
vera nel mondo, con la Croce Dio insegna all’uomo ad amare.
I cristiani in questo giorno sono invitati ad adorare la Croce di Cristo e a non vivere rassegnati dinanzi alle proprie croci di ogni giorno, perché solo morendo si risuscita a vita eterna.
In questo giorno si celebra in modo “solenne” anche la Via Crucis.
Il Venerdì Santo le campane, che tradizionalmente richiamano i fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia, non
suonano in segno di lutto. Occorre però precisare da quale momento, in quanto si riscontrano tradizioni differenti a seconda dei diversi riti cattolici.
La liturgia secondo la forma ordinaria del rito romano, prevede l’Azione liturgica della Passione del Signore, detta In Passione Domini, detta anche Liturgia dei Presantificati, che si articola in tre parti:

  • la Liturgia della Parola, composta di numerose letture e dalla solenne preghiera universale,
  • l’Adorazione della Santa Croce;
  • la Santa Comunione.
    Solitamente, poi, in ogni parrocchia si effettua la Via Crucis o più in generale la processione devozionale
    con il Crocifisso, le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, o le statue che rappresentano i Misteri, ossia le stazioni della Via Crucis. Il Papa celebra quest’ultimo rito presso il Colosseo.
    In Sicilia e in alcune zone della Calabria il Venerdì Santo è uno dei giorni più particolari dell’anno. Vengono fusi insieme liturgia e folklore: vengono effettuate delle vere e proprie “rievocazioni” del giorno della morte
    di Gesù. Un esempio possono essere gli “incontri” tra le statue di Gesù e della Madonna prima che avvenga la
    crocefissione. Le processioni sono sempre accompagnate delle marce funebri delle bande musicali e soprattutto dai “lamenti” (canti generalmente in dialetto che rievocano la Passione)».

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi fermerò a pregare per una persona in particolare, quella con cui fatico ad andare d’accordo, o con cui ho
uno screzio aperto, o che preferisco non incontrare.

Pensiero
La carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, non stupirsi delle loro debolezze, ma soprattutto
nel comprendere che questa regina delle virtù non deve assolutamente restar chiusa in fondo al cuore. (Santa
Teresa di Lisieux).

Giovedì 28 marzo 2013 GIOVEDÌ SANTO 0

Giovedì 28 marzo 2013 GIOVEDÌ SANTO

  • VANGELO (Gv 13,1-15)
    Li amò sino alla fine.
  • Dal Vangelo secondo Giovanni
    Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre,
    avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già
    messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto
    nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e
    se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i
    piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu
    non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon
    Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno,
    non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di
    nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene,
    perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli
    uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Siamo arrivati al giorno tanto atteso da Gesù: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con
voi, prima della mia Passione” (Lc 22,15), un desiderio ardente addirittura, quindi impetuoso, infuocato, luminoso. È la Pasqua dell’addio del Signore alla vita terrena, arrivata dopo avere compiuto quanto aveva stabilito
con il Padre. Nella liturgia di domani Gesù dirà: “Tutto è compiuto!” (Gv 19,30).
Gesù è per noi modello anche in questo, in tutto lo è, adesso fissiamo lo sguardo sulla precisazione che Egli
alla fine riuscì a compiere tutto. Era Dio non lo dimentichiamo, ma Lui non ci chiede di compiere le sue identiche opere, invita ognuno di noi a compiere nella vita ciò che deve compiere come cristiano e figlio di Dio. Non
lasciatevi ingannare dal fatto che Lui era Dio e nella sua natura umana poteva sopportare sofferenze atroci. La
verità è che nessuno di noi porta una croce superiore alle sue forze.
Quando una croce diventa pesante il motivo è la poca preghiera, la persona è debole ma mai la croce
diventa insopportabile di suo.
Quelli che pregano riescono a sopportare croci umanamente insostenibili, croci che non vengono mai da Gesù ma dalla cattiveria umana o da circostanze contingenti, perché il nostro Dio è un Padre che ci ama infinitamente e senza retromarce. L’uomo si può allontanare dal Padre e mai Lui rifiuta di aiutare un figlio o una figlia
che Lo cerca con sincerità e con profondo pentimento.
Gesù è meraviglioso perché toglie le croci o le rende dolci, sopportabili e leggere, ma bisogna rimanere nel
suo Amore. “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e Io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non
potete far nulla” (Gv 15,5).
Il Giovedì Santo ci racconta l’inizio della prova data da Gesù all’umanità del suo Amore per tutti, tutta la sua
vita fu una ininterrotta testimonianza del suo eccezionale Amore anche verso i suoi nemici, ma oggi e soprattutto domani mostra che non ha avuto limiti. Si è donato senza considerare la sofferenza che pativa ed era immensa come l’universo, ma già nel Giovedì Santo mostra quanta delicatezza ha per ognuno di noi.
Molti cristiani vivono con avventatezza la loro Fede e dedicano poco tempo alla preghiera o la recitano
meccanicamente, quando invece Gesù ha donato la sua Vita per riparare il peccato originale e riaprire le
porte del Paradiso. Ha fatto tutto per Amore, di nulla era debitore semmai Dio molto spesso viene ignorato dall’uomo.
È la Pasqua in cui Gesù compie gli ultimi atti della sua intensa e inimitabile vita terrena, in pochi anni di apostolato non trascurò nulla di quanto doveva compiere, mancavano solamente alcuni atti prima della sua atroce
Passione.
Oggi e domani sono i giorni in cui dobbiamo chiederci in una riflessione sincera e profonda cosa stiamo facendo noi per Gesù, quale impegno mettiamo per la crescita spirituale e il raggiungimento di una spiritualità elevata. In che modo ricambiamo l’infinito Amore di Gesù?
La sera del Giovedì Santo furono istituiti due Sacramenti indispensabili per la Chiesa di Dio: L’Eucaristia e
il Sacerdozio. La Sacra Eucaristia è stato un dono del Cielo per gli uomini, come lo è l’istituzione del Sacerdozio, un ulteriore dono divino per assicurare alla Chiesa la presenza reale ed effettiva del Sacrificio del Calvario
in tutti i tempi e luoghi del mondo. Dal Sacrificio Eucaristico scaturiscono doni incommensurabili per i credenti
e il mondo intero, occorre il Sacerdote per donare all’umanità Gesù sotto le sembianze del Pane.
È il miracolo dei miracoli, senza Eucaristia non avremmo nulla e non potremmo offrire al Padre il
rinnovato Sacrificio incruento.
Nei suoi tre anni di apostolato i suoi nemici fecero tanto per togliere di mezzo Gesù ma Lui la sera del Giovedì Santo trovò il modo di rimanere sempre in mezzo ai suoi e a quanti Lo cercano con sincerità.
Nell’Eucaristia c’è tutto Gesù.
Gli uomini cercavano di ucciderlo per invidia, Gesù trovò il modo di rimanere nel mondo per Amore.
L’Eucaristia mostra sempre la vittoria dell’Amore sul male. Se è un mistero di Fede la presenza vera, reale e sostanziale di Gesù nell’Eucaristia, è un mistero ancora più grande dell’Incarnazione, perché qui almeno si vede il
Figlio di Dio in forma umana, che parla, insegna, compie miracoli impossibili ed anche risurrezioni di morti.
Se l’Incarnazione fu un atto di kenosis, l’autosvuotamento del Logos divino nella sua obbedienza al
Padre, nell’Eucaristia il Figlio di Dio si offre addirittura come cibo. Occorre tanta Fede da parte dei credenti per superare i limiti della sensibilità ed accogliere Dio presente nell’Eucaristia. Egli ha trovato il
modo per entrare in relazione continua con noi.
L’Amore di Gesù fu talmente infinito da non voler lasciare l’umanità senza la sua presenza sacramentale e
per amministrare i Sacramenti istituì il Sacerdozio, i continuatori della sua opera e i ministri della sua Chiesa.
Gesù prima di entrare nella Passione atroce si ricordò di ognuno di noi. Infatti senza il Sacerdote non c’è
l’Eucaristia. I credenti sono chiamati a pregare molto per tutti i Sacerdoti e per i bisogni della Chiesa Santa.
La sera del Giovedì Santo però fu per Gesù anche il momento più tremendo della sua esistenza, ancora più
della violentissima flagellazione. Egli fu tradito da uno dei suoi e la sofferenza morale superò quella fisica.
«Sapeva infatti chi Lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete puri”». C’era un apostolo privo della purezza
necessaria per restare in comunione con Gesù, questo lo disse quando compì un atto davvero sorprendente e che
noi dobbiamo meditare attentamente.
“Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita Poi versò
dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era
cinto”. Un Maestro che lavava i piedi ai discepoli non si era mai visto, poi valutiamo anche chi era il Maestro
in questa circostanza… Questo insegnamento è sublime e confonde i superbi, Gesù invita soprattutto i suoi ministri a vivere nell’umiltà e a servire le necessità dei bisognosi.
Non tutti i cristiani necessitano di una lunga purificazione, ma tutti devono purificarsi. Si diventa puri
con la Confessione e una vita virtuosa. Guardiamo Gesù come nostro modello: “Li amò sino alla fine”,
noi dobbiamo amarlo senza fine.
Questa sera l’Eucaristia viene posta sull’altare della reposizione, leggiamo la sua descrizione:
«L’altare della reposizione è il luogo in cui, nella liturgia cattolica, viene riposta e conservata l’Eucaristia
al termine della Messa vespertina del Giovedì Santo, la Messa nella Cena del Signore (in Cena Domini).
La Chiesa chiede che l’altare della reposizione non coincida con l’altare dove si celebra l’Eucaristia. È inoltre tradizione che nelle Chiese l’altare della reposizione sia addobbato in modo solenne, con composizioni
floreali o altri simboli, in omaggio all’Eucaristia che viene conservata per poter permettere la Comunione nel
giorno seguente, il Venerdì Santo, ai fedeli che partecipano all’Azione liturgica della Passione del Signore; infatti il Venerdì Santo non si offre il Sacrificio della Messa, e dunque non si consacra l’Eucaristia.
Inoltre la reposizione dell’Eucaristia si compie per invitare i fedeli all’adorazione nella sera del Giovedì
Santo e nella notte tra Giovedì e Venerdì Santo, in ricordo dell’istituzione di un mistero così grande donato da
Gesù in questa notte, e nella meditazione delle sofferenze della Passione di Cristo: alcuni qui ricordano in particolare la meditazione sulla sua agonia nel Getsemani e il tradimento di Giuda.
L’altare della reposizione rimane allestito fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, durante la celebrazione della Passione del Signore, l’Eucaristia viene distribuita ai fedeli; se le Ostie consacrate non sono
state consumate interamente, esse vengono conservate non in Chiesa ma in un luogo appartato, e l’altare viene
dismesso, per ricordare con austerità la morte in Croce di Gesù, fino al giorno seguente, quando durante la
Veglia pasquale si celebra la Risurrezione di Gesù».
Di seguito trascrivo cosa prevede la liturgia nella Messa di questa sera:
«Dopo l’orazione nella Messa del Giovedì Santo, il Sacerdote, in piedi, dinanzi all’altare, pone l’incenso nel
turibolo, si inginocchia e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale,
prende la pisside e la ricopre con il velo.
Si forma la processione che, attraverso la Chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella convenientemente ornata. Apre la processione il crocifero; si portano le
candele accese e l’incenso. Intanto si canta l’inno Pange lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto
eucaristico.
Giunta la processione al luogo della reposizione, il Sacerdote depone la pisside; quindi pone l’incenso nel
turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione.
Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il Sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in
sacrestia.
Segue la spogliazione dell’altare; se è possibile, si rimuovono le croci dalla Chiesa; quelle che rimangono
in Chiesa, è bene velarle.
Si esortino i fedeli, tenute presenti le circostanze e le diverse situazioni locali, a dedicare un po’ di tempo
nella notte all’adorazione davanti al Santissimo Sacramento nel Tabernacolo. Dalla sera del Giovedì Santo fino al Venerdì pomeriggio, Gesù patisce disonori, disprezzo, volgarità, flagellazioni, coronazione di spine, insulti, sputi e una crocifissione intollerabile.
Rimaniamo a fare compagnia a Gesù tradito e abbandonato da tutti tranne che dalla Madre Addolorata».

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi fermerò a pregare per una persona in particolare, quella con cui fatico ad andare d’accordo, o con cui ho
uno screzio aperto, o che preferisco non incontrare.

Pensiero
La carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, non stupirsi delle loro debolezze, ma soprattutto
nel comprendere che questa regina delle virtù non deve assolutamente restar chiusa in fondo al cuore. (Santa
Teresa di Lisieux).

Mercoledì 27 marzo 2013 Settimana Santa 0

Mercoledì 27 marzo 2013 Settimana Santa

  • VANGELO (Mt 26,14-25)
    Il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo
    viene tradito!
  • Dal Vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete
    darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava
    l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli
    dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in
    città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I
    discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i
    Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo
    con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai
    a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dal Vangelo di San Giovanni di ieri la liturgia oggi riprende San Matteo per approfondire lo stesso episodio
avvenuto la sera del Giovedì Santo. Quello di Giuda non è un tradimento come tanti avvenuti in questi duemila
anni nei confronti di Gesù, non è neanche un tradimento paragonabile a quello commesso contro qualche familiare o un amico. In questo caso Giuda consegna ai carnefici Gesù per ucciderlo.
Oggi vediamo anche che si stabilisce un prezzo per vendere Gesù al nemico, sempre c’è un prezzo
quando si tradisce il Signore.
Se i capi dei sacerdoti pagarono trenta denari, in realtà fu molto più pesante il loro pagamento per dichiarare
colpevole Gesù senza trovare una colpa meritevole di condanna. La vera e pesante condanna l’hanno ordinata
verso se stessi. I giudei non avevano accuse precise da presentare ai romani contro Gesù, si muovevano sulle
parole dette da Lui e che si riferivano esclusivamente all’aspetto religioso e mai a quello politico. Essi così studiarono dopo innumerevoli tentativi di lapidarlo, di trovare un accusatore tra i suoi discepoli.
Il più bravo nella perfidia e nell’inganno era Giuda e fu subito ingaggiato. I diavoli riconoscono con
facilità i loro amici.
L’escamotage era quello di trovare un traditore vicino al Signore e di attribuire a lui l’accusa non si sa di cosa, contro quell’Uomo che aveva compiuto esclusivamente del bene. Gesù lo aveva detto ai giudei subito dopo
un ulteriore tentativo di lapidarlo: “Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di
esse mi volete lapidare? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non
volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e Io nel Padre” (Gv 10,32.37-38).
La storia è piena di tradimenti clamorosi, Giuda è stato imitato da quanti hanno tradito nei secoli passati la
Chiesa creando scissioni per convinzioni umane ed errate. L’uomo è spesso imprevedibile e segue per debolezza i suoi interessi piuttosto che mantenersi coerente e onesto, quando non è più vicino allo Spirito di Gesù è capace di inventare qualsiasi teoria contro il Vangelo storico.
Il Cristianesimo è pieno di divisioni per le incredibili teorie innovatrici di quanti senza rendersene conto si
sostituivano a Dio e decidevano cosa andava bene e cosa occorreva eliminare dalla Bibbia. Proprio loro che
presumevano illusoriamente di difendere Gesù, diventavano i primi nemici di Dio per la loro tracotanza e miopia spirituale. Si sostituivano a Dio e pretendevano riconoscimenti applicabili solamente a Gesù.
Anche questi innovatori che hanno tradito la Chiesa Santa nel millennio passato, hanno ripetuto di volta in
volta la frase di Giuda a quanti ascoltavano e li seguivano nell’errore: “Quanto volete darmi perché io ve lo
consegni?”.
Veramente ognuno di noi consegna Gesù al nemico quando non Lo riconosciamo più nella nostra vita come
il Signore che ci ha dato determinati insegnamenti da vivere. Solitamente i credenti impegnati peccano per debolezza, conoscono la gravità del peccato e si sforzano di evitarlo ma se manca la forza interiore prima o poi si
cede. La forza interiore per resistere alle tentazioni arriva solo dalla Grazia di Dio, mantenendosi fedeli ai Sacramenti e alla preghiera costante e profonda.
Se Giuda avesse condotto una vita di preghiera non sarebbe caduto nel tradimento. Chi non prega è
debole ed è capace di ogni tradimento.
Non è rilevante né ottiene una attenuante l’intenzione di Giuda che nessuno conosce, Gesù rivelò l’atto più
vile la sera del tradimento mentre si trovavano nel Cenacolo: “In verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Giuda da tempo aveva tradito Gesù nel proprio cuore, quando insinuava false interpretazioni sulle parole e
sulle opere del Signore. Una azione non è grave solamente quando si compie, diventa grave anche solo nel pensarla e nel desiderarla. Infatti all’inizio della Messa si chiede perdono anche per i peccati di pensiero, al primo
posto ci sono proprio i pensieri… poi per avere peccato in parole, opere ed omissioni…
Un peccato è grave anche solo nel pensarlo con attenzione e si determina per compierlo.
Questa pagina del Vangelo di oggi contrappone due identità di uomo, due persone opposte in tutto tranne
che nella natura umana, mentre la carne era pure diversa perché quella di Gesù era immacolata. Il breve dialogo
che avviene tra queste due figure del tutto divergenti evidenzia come la bontà non riesce a fermare la cattiveria,
è sempre la perfidia umana a prevalere con l’inganno.
“Il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo
viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”.
Ci troviamo dinanzi l’Uomo per perfezione, preziosità e sovranità, con un altro uomo famoso per la sua cattiveria, infedeltà e crudeltà. Ogni essere umano, donna e uomo, deve necessariamente scegliere nella vita chi
seguire, e senza la Fede è impossibile aderire alle qualità di Gesù. Molti nel mondo vorrebbero incontrare Dio e
non sanno dove trovarlo. La nostra preghiera e le nostre penitenze sono indispensabili per la conversione dei
peccatori e di quanti non hanno incontrato Gesù.
In questi giorni della Settimana Santa un ottimo esercizio per raccogliersi e meditare bene il mistero della
Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, è il silenzio, la solitudine, il raccoglimento interiore. Potete da adesso fino a sabato notte provare a vedere solo il telegiornale e tenere spenta la televisione tutto il giorno! I benefici spirituali che ne avrete vi lasceranno sorpresi, è l’unico modo per concentrarvi e pregare bene, pregare di
più.
Potete ascoltare la radio cattolica per le preghiere, per il resto parlate a Gesù e alla Madonna che ascoltano
sempre anche i vostri sospiri! È molto importante ed efficace la preghiera umile che scaturisce dal silenzio e dal
raccoglimento!

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi fermerò a pregare per una persona in particolare, quella con cui fatico ad andare d’accordo, o con cui ho
uno screzio aperto, o che preferisco non incontrare.

Pensiero
La carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, non stupirsi delle loro debolezze, ma soprattutto
nel comprendere che questa regina delle virtù non deve assolutamente restar chiusa in fondo al cuore. (Santa
Teresa di Lisieux)

Martedì 26 marzo 2013 Settimana Santa 0

Martedì 26 marzo 2013 Settimana Santa

  • VANGELO (Gv 13,21-33.36-38)
    Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
  • Dal Vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi
    parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli
    fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, satana entrò in lui. Gli disse dunque
    Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni
    infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la
    festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando
    fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato
    glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono
    con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete
    venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!».
    Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non
    m’abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa pagina descritta da San Giovanni tratta del dialogo più infausto di un uomo con Dio. Supera anche e
di molto la risposta che Lucifero diede a Dio quando si rifiutò di obbedire alla sua volontà e si portò dietro incalcolabili spiriti angelici diventati in un istante oppositori della volontà dell’Eterno. Il tradimento di Giuda è
l’atto più iniquo e perfido della storia commesso da un uomo, racchiude il massimo della depravazione umana,
è il limite che nessuno potrà superare.
Quando si pronuncia il nome di Giuda si intende sempre un traditore che tradisce alle spalle e mostra
molta cattiveria.
Il tradimento è stato sempre presente nella storia umana, mai si potrà ripetere un inganno come quello di
Giuda, la sua è l’espressione più malvagia della scelleratezza umana nei confronti di Dio. Il suo tradimento è
spietato perché commesso da amico, non da nemico pubblico, egli si lasciò corrompere per trenta denari e rimase con Gesù fino a poco prima di tradirlo e farlo arrestare.
Il deicidio eseguito dai giudei fu realizzato con la complicità di una persona vicina a Gesù, un suo apostolo,
addirittura incaricato di tenere la cassa. È più facile accettare l’inganno commesso da un nemico che il tradimento di un amico, ma Gesù sapeva tutto di Giuda, lo conosceva perfettamente e lo teneva nel gruppo per mostrare che fin dall’inizio un traditore è stato sempre presente nella Chiesa Santa.
Le domande su Giuda sono molte e tutte interessanti, oggi non riesco ad esaurire tutti gli interrogativi e lo
farò successivamente. Il primo riguarda la conoscenza di Gesù sull’operato di Giuda. Se Dio sapeva che avrebbe rubato molto denaro perché gli diede l’incarico? A questo quesito rispondo che all’inizio sicuramente Giuda
non rubava e Gesù doveva dargli la possibilità di diventare onesto anche nelle opere, senza l’incarico voleva intendere che già lo considerava dannato, ma così non si spiega il motivo della scelta come apostolo.
Giuda ha avuto incalcolabili possibilità di convertirsi e diventare buono, di vincere la superbia ed agire con
umiltà.
Quindi, Giuda durante la vita apostolica con Gesù scelse di rubare le offerte e commise tanti altri peccati
gravi, da permettere ai diavoli di agire in lui con molta facilità, infondendogli di conseguenza martellanti accuse
contro Gesù. I diavoli agiscono così quando trovano qualcuno pieno di sé e debole nel resistere alle tentazioni
che infondono pensieri sempre opposti alla verità e al bene.
Tutti i peccati che commise Giuda mentre viveva insieme a Gesù, permisero ai diavoli di dominare la
sua mente e la sua vita.
Gesù sapeva chi l’avrebbe tradito, ma così era scritto nelle scritture e si dovevano realizzare le profezie:
“Anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno” (Sal
40,10). “Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d’argento, il
prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi
aveva ordinato il Signore” (Mt 27,9-10).
Giuda rimase accanto a Gesù non per fede, ma con il segreto desiderio di vendicarsi, perché il Signore
non voleva essere il re politico.
Su Giuda si sono espressi molti studiosi, le teorie del suo tradimento sono numerose e complesse, non tutte
riescono a cogliere il parere finale di Gesù sulla destinazione del traditore: “Guai a colui dal quale il Figlio
dell’Uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (Mt 26,24). “Quand’ero con
loro, Io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto,
tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Gv 17,12).
Sono sufficienti queste due citazioni per capire la destinazione di Giuda, ma lui non fu costretto dalla volontà Divina a tradire Gesù, invece è vero che Dio conosceva da millenni quanto avrebbe compiuto Giuda. Da qui
sono venute le profezie sull’operato del traditore.
Nel Vangelo di oggi c’è un passo che merita una chiarificazione più precisa. Dopo la scioccante affermazione di Gesù: “Uno di voi mi tradirà”, il testo prosegue con queste parole: “Allora, dopo il boccone, satana entrò
in lui”. Giuda aveva mangiato l’Eucaristia, il Pane consacrato da Gesù poco prima, però questa frase che satana
entrò in lui in quel momento confonde la storia.
Sappiamo dalla Valtorta che satana si era incarnato in Giuda a causa della sua vita depravata, questa è la
spiegazione data da Gesù, ma quanto avviene dopo aver preso il boccone è la dimostrazione data dal Vangelo
che indica il pieno dominio di satana su Giuda. L’apostolo Giovanni che scrisse il Vangelo, sapeva da Gesù che
satana si era incarnato in Giuda, questo fatto lo ha reso pubblico sfruttando il gravissimo sacrilegio commesso
dal traditore quando mangiò l’Eucaristia.
“Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte”. Chi tradisce Gesù o un amico vive nella notte tenebrosa. Chi ama vince sempre.

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi fermerò a pregare per una persona in particolare, quella con cui fatico ad andare d’accordo, o con cui ho
uno screzio aperto, o che preferisco non incontrare.

Pensiero
La carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, non stupirsi delle loro debolezze, ma soprattutto
nel comprendere che questa regina delle virtù non deve assolutamente restar chiusa in fondo al cuore. (Santa
Teresa di Lisieux)

Lunedì 25 marzo 2013 Settimana Santa 0

Lunedì 25 marzo 2013 Settimana Santa

  • VANGELO (Gv 12,1-11)
    Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
  • Dal Vangelo secondo Giovanni
    Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che Egli aveva risuscitato dai
    morti. E qui fecero per Lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che
    stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa,
    prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno
    della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla
    di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che
    egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti
    Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Oggi una delle notizie più fragorose per i cattolici è la dichiarazione di un grande convertito, Magdi Cristiano Allam, a quanto pare ha deciso di fare un passo indietro. Leggiamo dal web: «La Chiesa Cattolica lo ha deluso ed è pronto a voltare pagina. Lo scrive lui stesso sulla prima pagina del Giornale. “La mia conversione al
cattolicesimo la considero conclusa”, scrive spiegando che si tratta di “una scelta maturata anche di fronte alla realtà di due Papi”, ma ciò che “più di ogni altro fattore mi ha allontanato dalla Chiesa -spiega- è la legittimazione dell’Islam come vera religione di Allah come vero Dio, di Maometto come vero profeta, del Corano
come testo sacro, delle moschee come luogo di culto”. “Sono invece convinto -aggiunge- che l’Islam sia
un’ideologia intrinsecamente violenta così come è stata storicamente conflittuale al suo interno e bellicosa al
suo esterno. Ancor più sono convinto che l’Europa finirà per essere sottomessa all’Islam, così come è già accaduto a partire dal Settimo secolo”, “se non avrà la lucidità e il coraggio di denunciare l’incompatibilità
dell’Islam con la nostra civiltà e i diritti fondamentali della persona, se non metterà al bando il Corano per
apologia dell’odio”».
La sua conversione e il Battesimo ricevuto da Benedetto XVI avevano creato una risonanza favorevole al
Cristianesimo, considerando che veniva dal mondo musulmano ed occorreva una buona dose di coraggio per
compiere questo gesto. Consideriamo che era anche vicedirettore del Corriere della Sera, si trattava di un personaggio pubblico. La riflessione lo aveva condotto alla Verità e a credere pubblicamente nella Divinità di Gesù.
Ancora oggi è scortato per le minacce subite, per il coraggio di esprimere le sue convinzioni. Ci dispiace però questa sua nuova posizione.
Chi è deluso per qualche scandalo o per altre situazioni, non deve però rinunciare a partecipare alla Santa
Messa, deve saper distinguere e continuare a credere in Gesù che è sempre vivo e vicino a tutti. La Chiesa Cattolica rimarrà sempre legata al Vangelo storico annunciato da Gesù, non potranno lecitamente avvenire cambiamenti e la teoria dei teologi modernisti sulla trasformazione della Santa Messa in una pia preghiera lascia il
tempo che trova. Non si può modificare la volontà di Gesù osservata per duemila anni e che permane nel Vangelo.
Non è il caso del giornalista, ma proprio ieri ho scritto che si cambia facilmente parere anche su Gesù, si esalta e si stendono tappeti in un primo momento per poi scagliarsi contro come fecero molti ebrei davanti a Pilato. Non chiesero la liberazione di Gesù, al contrario gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo”. L’ingresso trionfale del Signore e le grida: “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore”, erano evaporati velocemente.
Arriveremo in questi giorni a meditare sulle negazioni di Pietro dopo l’arresto di Gesù, oggi consideriamo il
comportamento falso ed infame di Giuda. La sua premura nel lamentarsi dello spreco del profumo di nardo era
in realtà la manifestazione della sua avidità, bramava il denaro più di tutto. I suoi pensieri e le parole scaturivano sempre dalla bramosia di possedere altro denaro, quindi le sue proteste per lo spreco nascondevano un altro
obiettivo.
“Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro”, appunto, il Vangelo è preciso
sulla sua vera attività. Un ladro insieme a Gesù, tra gli Apostoli, condivise per tre anni l’apostolato del Signore,
predicò il Vangelo e compì anche miracoli. È un mistero la concessione che fece Gesù a Giuda, una opportunità
unica ma sprecata per l’incapacità di controllare se stesso.
Quando una persona non controlla i suoi comportamenti finisce sempre per eccedere, passare i limiti del decoro. Gesù alla Valtorta disse che a causa dei suoi molti e coscienti peccati mortali, in Giuda si incarnò satana.
In effetti, la sua inclinazione all’inganno e alle diffamazioni, aprirono la porta del cuore a satana e
questi vi prese dimora.
L’affermazione di Giuda mi fa pure riflettere sulle parole anche belle che vengono dette da molti, ma che
sono sterili, manca la sincera volontà di compiere quanto affermato. Sappiamo che alle parole spesso non seguono i fatti, non si compiono quelle buone opere indicate nel Vangelo. Giuda si distingue come l’uomo che affermava una cosa mentre ne pensava un’altra. Questo avviene a molti anche per questioni minori e si può cadere se non c’è il controllo dei propri pensieri.
Perché se poi gli altri si accorgono che uno compie il contrario di quanto affermato, non è una bella testimonianza.
Dobbiamo impegnarci di più nel controllo dei pensieri e bisogna parlare dopo aver riflettuto, senza avventatezza e precipitazione coinvolgente. La coerenza deve esistere tra i pensieri e le parole che si pronunciano, considerando che i pensieri sono emanazioni di un buon cuore e di una intensa spiritualità.
Gesù in mezzo ai giudei era il Santissimo che splendeva di Luce propria, ovviamente tutto in Lui era perfetto, anche la correlazione tra Cuore, pensieri e parole. Questa sua trasparenza onestissima causava nei giudei
agitazioni disumane, l’odio aumentava in essi e non cercavano alcun rimedio per calmarlo. L’unico rimedio era
la soluzione finale di triste memoria, quindi, l’uccisione di Gesù. La loro cattiveria li spinse a cercare la morte
di Lazzaro perchè diventato testimone credibile della Divinità di Gesù.
Anche a noi credenti la trasparenza onestissima causa le reazioni di quanti sono alleati con il Male,
ma rimaniamo inamovibili.

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi fermerò a pregare per una persona in particolare, quella con cui fatico ad andare d’accordo, o con cui ho
uno screzio aperto, o che preferisco non incontrare.

Pensiero
La carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, non stupirsi delle loro debolezze, ma soprattutto
nel comprendere che questa regina delle virtù non deve assolutamente restar chiusa in fondo al cuore. (Santa
Teresa di Lisieux).

Domenica 24 marzo 2013 DOMENICA DELLE PALME 0

Domenica 24 marzo 2013 DOMENICA DELLE PALME

  • VANGELO (Lc 22,14-23,56)
    La Passione del Signore
  • Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca
    (per la lunghezza non viene riportato, i titoli di seguito spiegano i due capitoli di San Luca, 22 e 23)
  • Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
  • Fate questo in memoria di me
  • Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
  • Io sto in mezzo a voi come colui che serve
  • Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
  • Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
  • Entrato nella lotta, pregava più intensamente
  • Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’Uomo?
  • Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
  • Fa il profeta! Chi è che ti ha colpito?
  • Lo condussero davanti al loro Sinedrio
  • Non trovo in quest’Uomo alcun motivo di condanna
  • Erode con i suoi soldati insulta Gesù
  • Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
  • Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
  • Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
  • Costui è il Re dei Giudei
  • Oggi sarai con me nel Paradiso
  • Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
    (Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
  • Giuseppe pone il Corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia. Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa domenica più propriamente è la Domenica della Passione del Signore, dà inizio alla solenne celebrazione della Settimana Santa, la più intensa della nostra liturgia nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù.
È la Settimana della terribile sofferenza fisica e, soprattutto morale del Signore, di cui nessuno può riuscire a
capire la profondità dei suoi tormenti interiori, anche le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la condanna organizzata dal sinedrio, la salita al Calvario, la sua crocifissione, la morte e la sepoltura per arrivare finalmente alla
sua Risurrezione.
Siamo arrivati quasi alla fine del lungo periodo quaresimale, la Domenica delle Palme si trova quasi alla
conclusione di questo tempo forte, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri con le cinque tappe settimanali delle
importanti liturgie domenicali, utilissime per la preparazione alla Pasqua del Signore. Questo periodo serve a
preparare la comunità dei credenti, con l’invito alla riflessione giornaliera degli eventi drammatici della Settimana Santa e ad una vita più penitente secondo gli insegnamenti di Gesù.
Dopo la Settimana Santa verrà la Pasqua, però oggi ci troviamo in tutti i sensi nel tempo della sofferenza e delle prove.
Sono molti i credenti incapaci di sopportare le prove che arrivano da più parti e spesso anche dalla parte insospettabile. Il modo per irrobustire la propria capacità di sopportazione viene dalla meditazione delle sofferenze patite da Gesù. È vero che i Sacramenti e la preghiera sono indispensabili, ma occorre anche la meditazione,
essa non è un optional, è indispensabile per credere con convinzione e migliorare il proprio cammino di Fede.
Si possono ricevere ogni giorno i Sacramenti e si può pregare molto, rimane però necessaria la meditazione dei misteri Divini.
Questa è la Settimana più importante per un cristiano, viverla con vera partecipazione interiore dedicando
maggiore tempo alla meditazione e alla preghiera, certamente permette di ricevere Grazie particolari. Non solo,
una migliore conoscenza delle sofferenze patite da Gesù per amore nostro, aumenta l’amore verso Lui, la grati-
tudine e la confidenza. I Santi ottenevano miracoli proprio per la fiducia in Gesù, la certezza che Lui aiuta
sempre chi vive bene.
Oggi il Vangelo presenta il racconto della Passione di Gesù secondo San Luca, mentre il Venerdì Santo si
proclamerà quello secondo San Giovanni. Il racconto della Passione solitamente vede impegnati tre lettori: il
cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso. Questo racconto è diviso in quattro parti: 1) l’arresto di Gesù; 2) il processo giudaico; 3) il processo romano; 4) la condanna, l’esecuzione, la morte e la sepoltura.
È una lettura coinvolgente e drammatica, basterebbe questo testo per approfondire con ponderatezza in questi giorni, cosa ha patito Gesù al posto di ognuno di noi. Oggi e nei prossimi giorni possiamo finalmente scoprire l’infinito Amore di Gesù verso l’umanità, Egli ha sofferto per gli uomini di tutti i tempi. La riconoscenza è
il sentimento dei buoni e dei puri di cuori, chi non lo mai fatto, cominci in questa Settimana Santa a ringraziare sempre il Signore Gesù.
Oggi meditiamo l’ingresso del Messia a Gerusalemme e quello che mi colpisce è il pianto del Signore a causa dell’ingratitudine della popolazione della città. Gli abitanti non lo hanno accolto e prima ancora non hanno
creduto alla sua predicazione. Questo ci indica la difficoltà dell’evangelizzazione, di trovare cuori buoni e docili, di spiegare il Vangelo a persone che non vogliono cambiare abitudini immorali.
Oggi come allora, quasi tutti i peccatori si convertono solamente quando incontrano la sofferenza o qualche
problematica che riguarda la loro famiglia. Prima non volevano prestare ascolto neanche ad una sola parola del
Vangelo, poi dinanzi alla sofferenza vedono che sono soli, si svegliano dal torpore e pregano. È un momento di
Grazia per loro e Gesù aspetta anche queste circostanze per accogliere chi era lontano da Lui e si avviava verso
la sua distruzione.
Gesù entra trionfalmente a Gerusalemme, però tanti che Lo esaltano come il Messia e il Re di Israele, fuggiranno dinanzi alla crocifissione di Gesù sul Calvario. Non ebbero neanche il coraggio di difendere Gesù quando
Pilato chiese alla popolazione di scegliere chi liberare. Gli abitanti di Gerusalemme non scelsero Gesù…
Entrando da trionfatore nella città, Gesù non si compiaceva di questo momento come lo intendiamo noi, Egli
volle realizzare la profezia che parlava di questo ingresso messianico prima della morte violenta. Questo ingresso trionfale avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9,9): “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”.
Molti gettavano i loro mantelli al passaggio di Gesù, non comprendevano che Lui voleva toccare i loro
cuori con la Grazia Divina.
Quindi, se molti cuori rimasero induriti pur festeggiando l’ingresso del Messia, questo indica che con le labbra anche i cattolici possono dire molte cose buone, ma poi conservare nel proprio cuore un atteggiamento poco
spirituale. Abbiamo già visto che sono le opere a parlare per noi, le parole invece sono prive della testimonianza, oppure bisogna testimoniare quanto già si compie nell’evangelizzazione in famiglia, al lavoro, dovunque.
Anche oggi Gesù vuole entrare trionfante nella vita degli uomini su una cavalcatura umile. Vuole che
siamo suoi veri testimoni.

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.

Sabato 23 marzo 2013 5ª Settimana di Quaresima 0

Sabato 23 marzo 2013 5ª Settimana di Quaresima

  • VANGELO (Gv 11,45-56)
    Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
  • Dal Vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia
    la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che
    Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo?
    Quest’Uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in Lui, verranno i Romani e
    distruggeranno il nostro Tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote
    quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo Uomo
    muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
    Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a
    Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel Tempio, dicevano tra loro:
    «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Da questo testo si deduce che la scelta dell’uccisione di Gesù scaturì da una esigenza politica, dalla paura dei
giudei di non riuscire ad ottenere l’autonomia dal dominio romano. Ieri abbiamo meditato la Parola che riportava l’affermazione dei giudei sul motivo dell’avversità nei confronti di Gesù. Ieri non Lo accusavano per le sue
opere, “non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei Uomo, ti fai Dio”.
In questo caso il motivo era religioso, legato strettamente alla fede ebraica che accetta ancora oggi un solo
Dio e considera bestemmia la presenza del Figlio. Rimane sempre comprensibile la confusione che si era creata
nel tempo della predicazione di Gesù, Lui svelò oltre Dio anche un Figlio che era venuto nel mondo per salvarlo. Svelò che Dio è Padre perché aveva anche un Figlio, come Lui eterno.
Lo scontro scaturiva essenzialmente da questa diversità di verità, erano due verità provate, anche se la Divinità di Gesù e l’essere Figlio eterno di Dio dovevano ancora affermarsi. Quelli che credevano alle parole del
Signore erano i docili e i miti, cominciavano a seguirlo i miracolati e i convertiti, rimaneva però intatta la tracotante avversità dei giudei troppo sicuri delle loro opinioni.
Se è vero che liberamente si può esprimere il proprio parere, la saggezza spinge a parlare secondo verità e discernimento.
Lo abbiamo letto ieri, Gesù invitava i giudei a valutare le sue opere se non volevano accettare le sue parole,
ma neanche questo erano disponibili a fare. “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le
compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e Io
nel Padre”.
Questo avviene anche a molti cristiani che parlano della loro Fede e chi ascolta più che soffermarsi sulla testimonianza comincia a valutare le opere di chi parla. Non si dà retta alla testimonianza di una persona conosciuta quando si ricorda qualche sbaglio perdonabile commesso tra parenti o tra colleghi. Se qualcuno racconta
di essersi convertito in un Santuario mariano immediatamente parte dagli ascoltatori il giudizio negativo, e
quindi il convertito è chiamato a mostrare senza ostentazione le sue buone opere, per manifestare di avere incontrato Gesù.
Le buone opere si devono sempre compiere indipendentemente da chi crede o non crede, da chi vi ama
e chi vi deride.
Gesù ci insegna anche come affrontare le avversità, Egli ci insegna tutto della vita, ci aiuta a superare ogni
problematica con coraggio e buona volontà. Consideriamo la frase detta dai nemici di Gesù: “Che cosa facciamo? Quest’Uomo compie molti segni”. Vediamo che oltre i due citati motivi di odio verso Lui, inevitabilmente
esiste anche quello delle opere, essi avevano terrore della popolarità che conquistava il Signore per mezzo dei
miracoli.
Nel mondo la mentalità della superiorità è diventata un idolo, molti temono i buoni risultati anche dei
loro amici per non sentirsi inferiori. Da qui nascono invidie e insinuazioni, malesseri che disturbano fisi-
co e spirito, tutto questo per non accettare i buoni segni degli altri. Anche tra familiari esiste questa lotta
silenziosa.
L’amore invece porta pace al cuore e alla mente, la gioia è grande anche per i buoni risultati degli altri e ci
rallegriamo. Perché lasciare innescare un pensiero di avversità verso qualcuno, arriva fino allo scoppio in qualche modo. Può scoppiare di dolore anche chi non riesce ad accettare il bene compiuto dagli altri. È bene controllarsi perché si può cadere in uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo: “Invidia della Grazia altrui”.
I giudei contro Gesù presero la decisione più ignominiosa: “È conveniente per voi che un solo Uomo muoia
per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera”. Chi non prega e non supera gli impulsi di invidia che
prova verso qualcuno, arriva anche alla decisione di uccidere l’amore che lo legava all’altra persona per sostituirlo con l’avversità.
La recita del Santo Rosario e le invocazioni alla Vergine Santa nelle difficoltà, sono indispensabili per
superare queste tentazioni.

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi deciderò a dialogare e chiarirmi con quel parente, amico, conoscente con cui vivo in contrasto.

Pensiero
Il digiuno che tutti potete fare è custodire il vostro cuore e i vostri sensi. (San Giovanni Bosco).

Venerdì 22 marzo 2013 5ª Settimana di Quaresima 0

Venerdì 22 marzo 2013 5ª Settimana di Quaresima

  • VANGELO (Gv 10,31-42)
    Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
  • Dal Vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte
    opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo
    per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei Uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse
    scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la
    Parola di Dio -e la Scrittura non può essere annullata-, a Colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo
    voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non
    credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il
    Padre è in me, e Io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma Egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti
    andarono da Lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto
    di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in Lui. Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dalla lettura di oggi conosciamo il motivo che innervosiva i giudei fino a renderli quasi assassini perché
sempre sul punto di prendere le pietre e lapidare Gesù. Non appena incontravano Gesù subito pensavano alle
pietre da raccogliere per tirargliele. Non avvenne mai perché “non era ancora venuto il tempo”, questo spiega
la sua potenza nel dominare la brutalità dei suoi nemici.
Voglio qui inserire una spiegazione che ho pensato alcuni giorni fa sul male commesso dagli uomini. Si parlava del libero arbitrio che Dio rispetta degli uomini e la loro decisione di vivere nel bene o nel male. Quanti si
sottraggono al disegno di Dio seguono un loro percorso, ovviamente diverso e opposto a quello preparato dal
Signore. Queste persone non solamente vivono nel male, diventano imprevedibili in tutto ciò che di grave sono
in grado di compiere.
Sappiamo che ci sono persone nel mondo che vivono come veri criminali senza pietà e pieni di odio verso
tutti. La cosa che turba le persone buone è la considerazione della illusoria vita felice condotto dai cattivi e dalla
falsa fortuna che cammina con loro. È apparenza di felicità, un’accennata illusione di appagamento per il possedimento di un po’ di denaro di provenienza dubbia. I cattivi che vivono pienamente nella corruzione non possono più capire il bene e la gioia, sono troppo impregnati di immoralità.
Proprio per questo i buoni si chiedono il motivo della loro fortuna… La verità è che i loro peccati li hanno
posto in una condizione di non ritorno a Dio, comunque è difficilissimo, Dio quindi li lascia vivere come desiderano perché dopo questa vita non avranno alcun premio eterno, si danneranno nell’inferno. Inoltre i buoni aggiungono che mentre i cattivi si divertono spesso essi soffrono per le ingiustizie che patiscono. È vero, ma Gesù
non vuole usare misericordia verso coloro che non la meritano!
Se Gesù facesse morire prima del tempo una persona molto cattiva e intima con satana, le farebbe risparmiare molti altri peccati da espiare nell’inferno, quindi il Signore non interviene perché i cattivi non
meritano misericordia a causa di tutto il male commesso. Per questo, Dio lascia peccare i cattivi in questa
vita così soffriranno tutte le loro pene nell’inferno. E i buoni che hanno patito sofferenze, guadagneranno
molte Grazie in questa vita e la salvezza eterna.
In parte raffigura la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Il ricco nella vita sperperava ed esultava durante i banchetti ignorando il povero Lazzaro, pieno di piaghe e di umiliazioni. Dopo avere lasciato il
mondo ognuno ricevette quello che aveva seminato in vita, però la condanna o il premio dureranno eternamente.
I nemici di Gesù e i nostri sono sempre agitati per colpirci in qualche modo. Se è un vostro parente insinua
per creare divisioni, se è un collega tradisce per averne vantaggi, se è un conoscente parla con una lingua affilata e tagliente. Tutti questi tirano pietre invisibili ai buoni o verso chi provano invidia, non si rendono conto
che compiere il male è sempre una ritorsione verso se stessi.
C’è un danno di ritorno, in qualche modo il male commesso si ritorce sempre contro chi lo commette.
Come avveniva a Gesù, anche i buoni credenti ricevono del male non per le buone opere che compiono, è un
attacco per ciò che sono, essi sono spirituali e vicini a Gesù, questo fa impazzire molti cattivi. Gesù era accusato non per le opere che faceva, dicono oggi i giudei -ma in altre circostanze le accuse vertevano anche su que-
sto-, essi perdono la ragione quando sentono il Signore che si definisce Figlio di Dio. “Tu, che sei Uomo, ti fai
Dio”. Ma erano i miracoli che lo provavano, bastava considerarli.
Gesù cercava di convincerli mostrando l’evidenza: “Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?”. Gesù non poteva nascondere la sua identità né poteva assumerne una
fittizia per paura della loro reazione, Egli con coraggio ripeteva la sua provenienza Divina. È il coraggio che
manca ai credenti insicuri e rispettosi anche fin troppo delle idee degli altri. Ognuno ha le sue idee, i cristiani
devono manifestare anche le loro.
Che facciamo allora, gli altri possono manifestarli e i cristiani fanno silenzio per rispetto?
Non dobbiamo avere paura di chi non condivide la nostra Fede, questa è vigliaccheria, e spesso si tace perché indifferenti o indisposti ad entrare in conflitto con qualcuno. Mostrare la propria Fede è dei coerenti e di
quanti mostrano chi sono senza temere nulla. Quale ritorsione possono fare i cattivi? La Madonna è con noi e ci
protegge sempre. Gesù non aveva paura, anche se cercavano di catturarlo, Egli li confondeva sempre con la sua
autorità.
Proprio per il coraggio mostrato da Gesù in questo scontro, “in quel luogo molti credettero in Lui”. La testimonianza causa sempre conversioni.

CONTINUIAMO LE INTENSE PREGHIERE ALLA MADONNA CON LA RECITA GIORNALIERA DEL SANTO ROSARIO PER ME, PER VINCERE L’ATTACCO PORTATO DA SATANA, SCIOGLIENDO QUESTO NODO OPPRESSIVO. CHI
MI VUOLE BENE, PREGHI MOLTO PER ME.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
Proposito
Mi deciderò a dialogare e chiarirmi con quel parente, amico, conoscente con cui vivo in contrasto.

Pensiero
Il digiuno che tutti potete fare è custodire il vostro cuore e i vostri sensi. (San Giovanni Bosco)