L’atto di Fede (2)

Mons. Antonio Santucci Vescovo emerito di Trivento

L’atto di Fede, di cui ho parlato nella precedente puntata, è il fondamento della vita spirituale, la quale, come ci ricorda continuamente il Santo Padre, tende alla perfezione della santità con la partecipazione sempre più convinta e coerente alla comunione con Dio.
L’atto di fede, anche più sincero, non esclude il dubbio, specie quando soffiano impetuosi i venti delle passioni, delle mode del giorno, della sofferenza.
Per questo l’atto di fede ha bisogno di essere fortificato con le armi dell’umile orazione che chiede a Dio il superamento delle prove, delle ombre che offuscano il nostro cuore, della stanchezza spirituale. Ha bisogno di un serio cammino di fede, ancorato alla Parola di Dio e allo studio metodico del catechismo.
Il catechismo è il riassunto della verità di fede, rivelate da Dio e insegnate dal Magistero della Chiesa, e va approfondito in ogni età; è assolutamente sbagliato pensare che esso sia soltanto per i fanciulli della prima comunione e della cresima.
Fornito di queste armi spirituali, il cristiano vince i dubbi della Fede.
Tra le onde adirate che possono abbattersi contro questa roccia che è l’atto di Fede, oggi è molto pericolosa una certa mentalità moderna che ci fa addormentare sulle cose della terra e ci fa dimenticare completamente la lotta interiore per mantenere ad accrescere la nostra adesione al Vangelo.
Ricordo questo fatto: nella lontana primavera di Praga – movimento popolare che appoggiò il programma per un “per un socialismo dal volto umano” di A. Dubcec, represso dall’intervento militare delle truppe sovietiche nell’agosto del 1968 – un sacerdote cecoslovacco che viveva nella clandestinità volle vedere come la situazione dell’occidente libero e si recò in Austria. La sua esperienza religiosa fu terribile, poiché ebbe la sensazione di trovarsi in una società che pensava solo al benessere terreno, al piacere come norma suprema, al divertimento, senza slanci verso l’Eterno e fece questa amara espressione: “Noi, sotto il regime comunista, nutriamo la fede nascosti nelle case, celebriamo l’Eucaristia di notte con le tapparelle che impediscono di far filtrare la luce all’esterno, per paura di essere denunciati, e qui, nell’occidente opulento, le chiese sono quasi sempre deserte e gli stessi sacerdoti sembrano più impegnati in disquisizioni ideologiche che nello zelo per la salvezza delle anime. Il nemico più terribile contro la Fede cristiana non è il comunismo ateo ma il permissivismo dell’occidente”.
Purtroppo, quanto sia vero questo amaro giudizio lo vediamo bene, basta guardarci attorno e riflettere. È facile mettersi in guardia contro le eresie palesi e, nonostante i gravi danni che produce uno Stato ateo che vuole distruggere il cristianesimo, in periodi in cui imperversa la persecuzione, ci sono molti che diventano eroici testimoni della fede, spesso fino al martirio. Il peggio è quando le coscienze sono addormentate dal consumismo, dall’atmosfera di pseudo cultura fatta di banalità e non distinguono più il bene e il male, non orientano la condotta verso i valori autentici di un essere intelligente e libero.
A mio avviso, non è mai successo nella storia che determinate dottrine filosofiche siano filtrate nella cultura corrente che fanno pensare la gente a modo loro senza neppure accorgersene.
Prima dell’ultima guerra mondiale, uniche cattedre nei nostri paesi erano la scuole elementare (i benemeriti maestri e maestre che insegnavano la cultura essenziale) e la chiesa dove il parroco annunziava il Vangelo. Due cattedre che unite alla famiglia trasmettevano i valori più genuini.
Ora i mezzi di comunicazione sociale si sono moltiplicati: la stampa, la radio e specialmente la televisione. Non siamo laudatores temporis activ, e c’inchiniamo ai progressi della scienza e della tecnica, ma dobbiamo denunciare che troppo spesso non si fa riferimento alla Verità e si trasmettono messaggi fuorvianti, che a volte degradano la dignità umana.
Faccio riferimento al pansessualismo libertino che pone come fondamento il piacere, qualunque esso sia. E con ciò si mina la civiltà e la stessa persona. Il dominio di sé, la capacità di indirizzare allo scopo immesso dal Creatore nella natura umana, in una parola, diciamo con chiarezza, la castità è il banco di prova della dignità umana. Nessuno può negare che scopo del cibo sono il nutrimento e la salute che ne consegue, il gusto è il mezzo escogitato dal Creatore perché l’uomo ne usufruisca facilmente e con diletto. Ma prendere cibo solo per il gusto, anche senza aggiungere alle schifose aberrazioni dei romitori del basso impero è una vera e propria deviazione. Applichiamo il ragionamento alla sfera sessuale: ricercare solo il piacere, la soddisfazione banale ed egoistica da carpire in ogni modo, senza rendersi conto della profondità e della grandezza dei valori inscritti in questo dono mirabile del Creatore, e far prevalere l’istinto la forza cieca della passione, e non la luce dell’intelletto. Conseguenze gravissime la perdita dell’amore vero che è dono di sé, dello slancio verso la virtù, lo sfascio della famiglia e, Dio non voglia il ricorso alla droga ed al contagio di terribili malattie.
Donde proviene tutto questo? A mio modesto parere dalle conseguenze nefaste delle grandi ideologie moderne, prima studiate e vagliate nelle scuole, ora diffuse fra la massa in una cultura per così dire annacquata e fuorviante.
L’idealismo che non vede più la radice della Verità in Dio Creatore e l’ha posta nell’Uomo, con la conseguenza che ognuno èautorizzato a credere verità e bene quello che gli fa comodo con un soggettivismo sfrenato. Se questo fosse vero, come e in nome di chi potremmo condannare Hitler, Stalin, Bin Laden?…
L’esistenzialismo, per il quale è importante considerare l’attimo fuggente, l’esistente momentaneo e non l’essenza delle cose, e così facilmente si cade nell’angoscia esistenziale o nel pagano “carpe diem”, che tradotto liberamente suona: “chi vuol essere lieto sia, di doman non c’è certezza” (L. de’ Medici). E si dimentica l’essenza della realtà che viene da Dio, tutta “nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo” (liturgia della Messa).
Il freudismo che vede l’uomo azionato da due principi: il principio del sesso e il principio della morte, l’uno più macabro dell’altro e quante persone, pur non conoscendo neppure minimamente questa teoria, si lasciano guidare da essa. Guardate la stampa, la televisione: quanta esposizione del bassofondo melmoso e il disprezzo di tutto. La gente è contenta se può arrivare a sputare sugli altri. Ed anche le meravigliose scoperte attuali come internet, sono usate per il bene e giusto progresso o più spesso per soddisfare le più volgari passioni? È infame abituare la gente a non avere più stima di nulla. E di fronte ai crimini più efferati, ci autogiustifichiamo affermando che quei disgraziati non sono più delinquenti ma semplicemente malati, incapaci di intendere e volere in quel particolare momento. E non rinsaviamo nel ricercare la radice di tutto questo disordine di queste terrificanti miserie: la dimenticanza di Dio, della sua Parola e della sua santa Legge. “Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt. 3, 4).
Dobbiamo liberarci dalla dipendenza di quanto incoscientemente o subcoscientemente ci è propinato dalla cultura decadente e deficiente del mondo con la professione convinta e coerente della Fede. Gesù ha detto: “se rimanete fedeli alla mia parola sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi… In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato, è schiavo del peccato… Io sono la via, la verità e la vita” (Giov. 8, 31-32, 34; 14, 6).
Torniamo sinceramente a Dio, siamo veri discepoli del Signore Gesù poiché “La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Giov. 1, 17- 18).

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