Martedì 3 marzo 2015 II Settimana di Quaresima
di
gesuemaria
·
12 Gennaio 2021
- VANGELO (Mt 23,1-12)
Dicono e non fanno. - Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli
scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi
dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma
essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente:
allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi
nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi
chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno
di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno
solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato
e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Tutto il Vangelo di oggi ci parla dell’umiltà, virtù poco compresa se non nella cognizione principale. Non
c’è chiarezza nella comprensione dell’umiltà, molti provano un senso di ribrezzo al solo pensiero di dover agire
con umiltà. Perché si oppone all’orgoglio e alla superbia, e l’umiltà non si può praticare se sono presenti questi
vizi.
Per esserci l’umiltà occorre la persona umile, un cristiano evidentemente, che ha incontrato il vero Volto di
Cristo e ha deciso di metterlo al centro di tutto. La condizione principale per rivestirsi dell’umiltà è la conoscenza di Gesù, l’imitazione dei suoi comportamenti, soprattutto occorre rivestirsi dell’Amore di Cristo.
Quanto è presente l’Amore del Signore in una persona, tanta è l’umiltà che si pratica!
Non ci può essere uomo umile senza Gesù, non c’è d’altronde neanche vita spirituale senza Lui, quindi non
si può ostentare un’umiltà di facciata perché la finzione dura poco, né è credibile chi pronuncia parole di umiliazione verso se stesso, quando poi diventa una furia se riceve un’offesa.
Eppure le umiliazioni servono a farci rientrare in noi e così assaporare le violenze degli oltraggi, le offese e i
torti che si subiscono, spesso senza una vera ragione. Le umiliazioni ci fanno scendere dalle vette della superbia, diminuiscono il nostro amor proprio, degradano le convinzioni sbagliate di grandezza. È difficile accettare
le umiliazioni.
Anche la conoscenza dei propri difetti è un aiuto per diventare umili, ma bisogna vincerli e quindi si comincia una lotta spirituale.
Tutte le virtù necessitano della presenza della Grazia di Dio per farle diventare abiti spirituali, come il vestiario che copre il corpo. Si possono praticare le virtù in modo esemplare, spesso però si tratta di momenti euforici passeggeri, non di una stabilità spirituale fondata sulla Persona di Gesù.
Riguardo l’umiltà, non si può praticare con costanza se non c’è una continua lotta contro la superbia. Non si
può essere umili se l’agire è presuntuoso, orgoglioso, pieno di sé, fiero, sprezzante. C’è una vera interdipendenza tra umiltà e superbia: se una scende sale l’altra. Non possono essere presenti allo stesso livello alto o basso.
È il cammino del rinnegamento insegnato da Gesù a renderci umili, la ripetizione di atti che richiedono uno
spirito di mortificazione, quindi di rinuncia, privazione, sacrificio, penitenza. La privazione riguarda anche tutto
ciò che appare lecito, ma che il credente se ne priva per dominare la propria volontà e condurla piano piano a
spezzare la superbia.
I Sacramenti, l’osservanza dei Comandamenti e del Vangelo, la preghiera sincera e fiduciosa, la lotta
ai vizi, rendono umili.
Come possiamo constatare, ci sono più opportunità per praticare l’umiltà, all’inizio si farà fatica e non si
comprenderà la giusta misura. La ripetizione di atti di rinuncia e di silenzio quando si vorrebbero dire parole
poco caritatevoli, come nel giudizio, conducono ad un maggiore autocontrollo e ad una considerazione sempre
più bassa di sé.
Una persona umile è essenzialmente una persona modesta e priva di superbia, che non si ritiene migliore o
più importante degli altri.
Può avere tante qualità, talenti, ingegni, ma ha lo spirito dei piccoli del Vangelo, e questa persona è grande
davanti a Dio.
La gradualità dell’umiltà non si riesce a comprendere, chi dice di essere umile in realtà non lo è. L’umile invece pensa di essere sempre inadeguato e se riceve complimenti al lavoro, in famiglia o in altri ambienti, non si
esalta, non prova neanche vanità, proprio perché si considera piccolo, ha una bassa considerazione di sé.
Questa caratteristica non sorprende, per esempio, Padre Pio non si rallegrava quando lo esaltavano, questo
atteggiamento di uno dei Santi più straordinari era la bassa considerazione di sé davanti a Dio. Padre Pio è stato
un grande, un eroe, ma vivendo in continua unione con Dio provava una forte umiliazione per i suoi limiti, perché possedeva una grandissima Luce Divina e vedeva anche i difetti più innocenti.
Più la persona è vicina a Dio ed è piena di Spirito Santo, maggiormente si sente indegna, inadeguata,
limitata in ciò che Gesù chiede. Questo è il vero senso dell’umiltà, non riguarda alcune affermazioni banali, magari dette per compiacersi o l’illusione di essere umili solo perché non si commettono reati gravi.
“Chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.
Il termine “umiltà” è derivato dalla parola latina “humilis”, oltre a umile si utilizza alternativamente come
“basso”, o “dalla terra”.
Il cristiano vicino a Gesù anche se viene applaudito o elogiato, non prova alcuna vanità perché conosce che
tutto viene da Lui e che da solo può solamente rimanere inadeguato. Non gioisce per gli elogi ma si meraviglia,
non prende su di sé i complimenti ma offre tutto, immediatamente e continuamente a Gesù e alla Madonna.
1 Ave Maria per Padre Giulio
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