Lunedì 25 novembre 2019 XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

  • VANGELO (Lc 21,1-4)
    Vide una vedova povera, che gettava due monetine.
  • Dal Vangelo secondo Luca
    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del
    Tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi
    dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato
    come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che
    aveva per vivere». Parola del Signore
    Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
    È un atto di Fede grandioso questo compiuto dalla vedova povera, non si può perdere il
    minimo che si ha per vivere senza la certezza della presenza di Dio nella propria vita, senza la
    convinta affidabilità di Dio che interviene sempre in soccorso dei suoi piccoli.
    Fare del bene è facile per i benestanti, farlo con amore è difficoltoso, dipende dallo
    spirito che si possiede, dalla bontà o dalla vanità, dall’amore verso i poveri o dall’amore
    esclusivo verso se stessi.
    Togliersi qualcosa del molto che si possiede di superfluo lo fanno in tanti.
    Molti cristiani non comprendono l’importanza dell’elemosina, non c’è questa santa
    preoccupazione di aiutare i bisognosi e di condividere con loro i propri beni. Quasi tutti gli
    adulti sono preoccupati di lasciare ai figli i beni accumulati in tanti anni di lavoro ed è una
    scelta legittima, quasi tutti però lo fanno senza pensare alle conseguenze e all’utilizzo.
    C’è una evidente distinzione tra un genitore che lascia in eredità milioni di euro e chi lascia
    poche decine di migliaia di euro.
    Qui mi riferisco solamente al benestante, chi possedeva molto e si è preoccupato solo dei
    figli, commettendo un gesto egoistico. La donazione ai figli è stata compiuta con la mira di far
    restare i soldi in famiglia, sempre appartenenti al genitore donatore anche se dall’aldilà non può
    utilizzarli. Non c’è alcuna apertura all’esterno dove vivono milioni di italiani poveri e bisognosi
    di tante cose.
    Gesù ce lo ha ricordato: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei
    fratelli più piccoli, l’avete fatto a Me» (Mt 25,40).
    L’elemosina ai meno fortunati dovrebbe essere spontanea nei cristiani, le parole di Gesù
    accrescono la bontà dell’opera e la sublimano.
    L’elemosina dei cristiani è di una qualità superiore se viene accompagnata dall’autenticità
    del gesto. È vera carità perché associata alla compassione per quanti non hanno cibo per
    mangiare e questo avviene in tutte le città italiane, ovunque in Italia sono presenti molti poveri
    privi del necessario sostentamento.
    Chi è ricco o benestante non deve considerare i suoi beni come idoli da ammirare, non deve
    riporre in essi la sua compiacenza, questo però può avvenire lo stesso a livello inconscio e la
    sua vita inevitabilmente si svuota della sana spiritualità, non ha più una Fede forte, può anche
    perdere la comunione con Dio per la mancanza di preghiera.
    I cristiani donano per amore, aiutano perché vedono nei poveri il Volto di Cristo e c’è sincera
    pietà umana. Questa pietà non c’è nei ricchi egoisti.
    La solidarietà esprime un’unione dei cuori, una partecipazione alle difficoltà altrui, il
    sostegno alle opere che si costruiscono per la comunità.
    L’elemosina o la donazione autentica, cioè sincera e ricolma di amore, oltre a sollevare i
    bisognosi o a favorire opere buone per il bene di tanti, causa in chi compie queste
    elemosine o donazioni, un bene elevatissimo, non quantificabile.
    L’elemosina allora è finalizzata alla conversione di chi la fa, non di chi la riceve. Chi la
    fa ne riceve maggiori benefici spirituali.
    L’elemosina permette di espiare una grande quantità di peccati, tanto che la persona buona e
    intelligente fa molte donazioni con spirito umile e sincero, sapendo di fare del bene a sé.
    L’effetto più importante e più spirituale della donazione ricade su chi la compie.
    Gesù oggi nel Vangelo non condanna i ricchi, c’erano benestanti che offrivano somme
    ingenti al Tempio. Nelle sue parole evidenzia il nobile gesto della vedova che ha donato tutto
    quello che possedeva. Questi gesti fanno emergere una differenza.
    Gesù sottolinea che molti gettavano quanto avevano di superfluo, quindi non erano
    preoccupati del domani, possedevano cibo e altro. Essi del denaro avevano la considerazione
    dell’idolo, lo tenevano stretto e lo custodivano con molta cura, magari per vederlo aumentare.
    Un atteggiamento che esclude Gesù Cristo.
    La donna aveva fiducia in Dio, non conosceva Gesù e non sapeva che Egli ricompensa
    cento volte tanto quanti compiono buone opere.
    Senza la Luce di Gesù è impossibile vedere la scelta migliore in ogni circostanza, la strada da
    percorrere per salire verso il monte della personale trasfigurazione spirituale, che richiede lo
    spogliamento o l’abbandono di tutto ciò che si oppone all’amore, alla verità, alla giustizia, al
    perdono, alla sincerità.
    La riflessione sulle buone opere da compiere nella vita, induce ad un cambiamento
    progressivo che conduce ad un’altra certezza ed è l’esistenza di Dio. Rimanendo aggrappati ai
    beni materiali, sono questi beni a dare la sicurezza e non spingono a pregare di più. Se una
    persona ha molti beni, quasi sempre si illude di avere il futuro garantito e rimane indifferente a
    tutto il resto. È insensibile.
    Questo pensiero esclude Gesù e non suscita mai una preghiera profonda e fiduciosa.
    Gesù oggi dà una spiegazione dei beni materiali, li considera necessari ma senza riporre in
    essi la speranza del futuro, senza lasciarsi dominare dalla paura di averne pochi o perché si
    posseggono quelli sufficienti per una vita dignitosa.
    Quello che non possono fare i beni materiali, ci arrivano dalla Grazia di Dio. La Fede in
    Gesù e la devozione alla Madonna sono tutto.
    Riporre tutta la fiducia in Gesù ci fa vivere nella vera gioia, la speranza in Lui è una
    vera Grazia, un grande aiuto psicofisico.
    I ricchi devono fare donazioni con l’amore che posseggono, ma con retta intenzione.
    Potrebbero far gioire molti poveri e aiutare le opere sante.
    La condivisione è essenziale, anche per quello che si può, senza dare solo del superfluo
    ma qualcosa a cui si è legati fin troppo.
    Non si compie l’elemosina per dare una rinfrescata alla coscienza o per ostentare generosità
    davanti agli amici, è invece l’appartenenza a Cristo che deve spingere a dare aiuti con amore e a
    fare elemosine, perché oltre ad esprimere grandi gesti di bontà verso gli altri, si dimostra di
    avere compreso il messaggio centrale del Vangelo.
    1 Ave Maria per Padre Giulio
    P.S.= Vi invito a recitare questa breve preghiera per una mia intenzione.
    “O Augusta Regina del Cielo e Sovrana degli Angeli, a Te che hai ricevuto da Dio la
    missione di schiacciare la testa di satana, io chiedo umilmente di mandare legioni celesti,
    perché al tuo cospetto inseguano i demoni, li combattano, reprimano la loro audacia, liberino
    da ogni male e li respingano nell’abisso. Amen”.

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