Lunedì 22 giugno 2020 XII Settimana del Tempo Ordinario
di
gesuemaria
·
14 Gennaio 2021
- VANGELO (Mt 7,1-5)
Togli prima la trave dal tuo occhio. - Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché
con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate
sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti
accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la
pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal
tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». Parola
del Signore
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È spontaneo in ogni persona spiritualmente debole, il comportamento di osservare per
giudicare, prevalentemente in modo negativo. Un’inclinazione che porta istintivamente a
valutare gli altri spesso con indifferenza e biasimo, senza prima guardarsi dentro.
È secondo natura la volubilità in molti, ma non dimentichiamo che Dio ha trasmesso tanti
insegnamenti per vincere le debolezze, ha donato il Sacramento del Battesimo per
l’eliminazione del peccato originale, ha inviato molti Profeti ad annunciare chi è Lui, fino a
donare al mondo il Figlio per far conoscere l’unica Via che permette di raggiungere la vera
felicità.
Il problema che ci pone oggi Gesù non è secondario nella vita spirituale, in realtà
riguarda indistintamente tutti, anche i non credenti. L’atteggiamento disinvolto di molti
nell’osservare la pagliuzza nell’occhio altrui senza vedere le travi nei loro occhi, non li
rende certamente migliori.
La debolezza per tutti gli esseri umani che non compiono un vero cammino spirituale è la
superbia, essa tende a vedere ingrandite le mancanze altrui e a minimizzare e scusare le proprie.
Per superare questo grave comportamento che spinge a vivere «fuori di sé», bisogna evitare i
giudizi negativi sugli altri.
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete
giudicati voi».
Nessuno è esente della superbia fin dalla nascita, molti sono sottoposti per tutta la vita a
questo vizio, addirittura in molti si accresce per l’agire presuntuoso e privo di amore. Occorre
comprendere l’importanza del rinnegamento e delle penitenze, per controllare la superbia ed
evitare quegli atteggiamenti che, in molti casi, lasciano tanta amarezza e pentimento dopo le
ricadute.
Dove la superbia è ridotta, chi è avanti nella spiritualità riesce a controllarsi in ogni
circostanza. Sa evitare con prontezza i giudizi e se espone qualche situazione è dovuta alla
necessità di far conoscere ciò che è utile.
A causa della nostra personale superbia, si ingrandiscono le mancanze altrui anche
minime, mentre per contrasto si tende a minimizzare e a scusare i nostri maggiori difetti.
Di più, la superbia tende a proiettare negli altri quel che in realtà sono imperfezioni ed
errori propri.
L’umiltà, al contrario, esercita il suo benefico influsso su quelle virtù che favoriscono una
convivenza umana e cristiana.
La persona umile è in condizione di perdonare, di comprendere e di aiutare, solo lei è
consapevole di aver ricevuto tutto da Dio, conosce le proprie miserie e sa quanto ha bisogno
della misericordia divina.
Ecco che questa persona non giudica con malizia, tratta il suo prossimo con comprensione,
scusando e perdonando quando fosse necessario.
D’altra parte, il discernimento sulle azioni altrui, di quanti non sono maturi nella vita
spirituale, è sempre assai limitato. Solo Dio conosce le intenzioni più intime, legge nei cuori e
sa dare a tutte le circostanze che accompagnano un’azione, una valutazione perfetta.
Possiamo immaginare tutto il male che si arreca alle persone oneste e innocenti, con i
racconti falsi che hanno la finalità di renderli inaffidabili, forse per allontanare da esse chi
ascolta. A Gesù è successo moltissime volte, così a Padre Pio, a Natuzza Evolo e a tutti quelli
che restano nella verità, sia per la loro vita onesta sia per la fedeltà al Vangelo.
Si cade con facilità nel giudizio temerario se si vive avventatamente. Consiste nel
comportamento di chi «anche solo tacitamente, ammette come vera, senza sufficiente
fondamento, una colpa morale nel prossimo», è scritto nel Catechismo del 1992 al numero
- Questo peccato consiste in ciò che comunemente si chiama «pensare male» ma senza
alcuna prova morale.
C’è l’intenzione consapevole di danneggiare o distruggere la buona reputazione altrui.
L’atteggiamento corretto è quello di astenersi dal giudicare le intenzioni, occorre sospendere
qualsiasi valutazione almeno fino a quando non sono presenti delle prove. Non si può giudicare
nessuno senza prove, non bisogna pensare male di chi in passato ha già commesso azioni
sbagliate e viene riconosciuta come una persona cattiva. Più che condannare si deve usare
comprensione e pregare.
Gesù ha detto di non giudicare, ha anche ammonito di non giudicare secondo le apparenze
ma con giusto giudizio. Così faceva con i farisei.
Dobbiamo imparare a scusare i difetti, palesi e innegabili, di coloro che frequentiamo, né i
loro errori devono indurci a privarli della nostra stima. Impariamo da Gesù, che non può
scusare completamente il peccato di coloro che Lo stanno crocifiggendo; ne diminuisce la
malizia, adducendo l’ignoranza.
Quando non è possibile scusare il peccato perché è palese, rendiamolo almeno degno di
compassione, attribuendo alla causa più comprensibile che si possa pensare, quali
l’inconsapevolezza, l’irresponsabilità e la debolezza.
1 Ave Maria per Padre Giulio
P.S.= Vi invito a recitare questa breve preghiera per una mia intenzione.
“O Augusta Regina del Cielo e Sovrana degli Angeli, a Te che hai ricevuto da Dio la
missione di schiacciare la testa di satana, io chiedo umilmente di mandare legioni celesti,
perché al tuo cospetto inseguano i demoni, li combattano, reprimano la loro audacia, liberino
da ogni male e li respingano nell’abisso. Amen”
RICHIESTA DI PREGHIERE