Sabato 11 luglio 2020 XIV Settimana del Tempo Ordinario San Benedetto

  • VANGELO (Mt 19,27-29)
    Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.
  • Dal Vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito;
    che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità Io vi dico: voi che mi avete
    seguito, quando il Figlio dell’Uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del
    mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà
    lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio Nome, riceverà
    cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». Parola del Signore
    Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
    Dinanzi agli insegnamenti un poco esigenti di Gesù, gli Apostoli si sentivano smarriti e solo
    l’amore li manteneva attratti e docili al Figlio di Dio. Gesù conosceva perfettamente i loro cuori
    e ha donato ad essi conforto, promettendo quanto nessun potente della terra potrebbe
    immaginare.
    Ha promesso «cento volte tanto» in questa vita e nell’aldilà concede ai buoni la vera gioia
    infinita, immersi nella Gloria eterna di Dio.
    Il punto centrale del Vangelo di oggi, rimane comunque l’affermazione di Pietro: «Ecco, noi
    abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
    Gesù ci dona grandi beni spirituali che neanche tutte le ricchezze del mondo possono
    far acquisire, come la pace interiore, la gioia anche nelle contrarietà, la protezione dai
    nemici e dai diavoli, la vittoria su quanti ci perseguitano, l’armonia in famiglia, la
    protezione dei figli, un buon lavoro, il superamento dei pericoli e delle cattiverie e tanto
    altro ancora.
    Tutto questo non vale forse molto più dei beni materiali?
    Pietro con genuina spontaneità, chiese a Gesù quale futuro li attendeva, non capiva ancora
    nulla del loro futuro, ma non dubitava affatto del Signore. C’era abbandono in lui ma cercava di
    capire. Noi non possiamo assolutamente aver timore del futuro per la Fede totale che riponiamo
    in Gesù, Lui ha sempre rispettato le sue promesse.
    Nell’abbandono in Gesù scopriamo la nostra forza e diventiamo forti in questo mondo carico
    di avversità e di egoismo.
    Pietro non solo evidenziò a Gesù un fatto che Egli conosceva molto bene, cioè che i Dodici
    dovevano lasciare tutto per seguire il Maestro e con sincera fedeltà chiese anche questo a
    Gesù: «Che cosa dunque ne avremo?». Non cercava denaro, non voleva onori, voleva solo
    capire cosa sarebbe avvenuto di loro, uomini che si stavano «consumando» nel seguirlo dopo
    avere abbandonato tutto.
    Gesù rispose con maggiore chiarezza e spiegò con poche parole l’infinito… Promise agli
    Apostoli davanti a Lui e a tutti i nuovi apostoli nei millenni a seguire, ogni Bene divino
    e «cento volte tanto» in questa vita, per tutte le opere buone compiute. Promesse rivolte anche
    ad ognuno di noi e a quanti verranno dopo.
    Il nostro impegno nella vita deve interessare essenzialmente l’anima, aspetto più
    importante di tutto ma considerato da pochi cristiani.
    La gioia, la tristezza, i sentimenti, le emozioni, tutto quello che viviamo scaturisce da ciò che
    contiene l’anima spirituale. C’è il bene o il male? Quale spirito la governa? Sappiamo stabilire
    l’inclinazione che seguiamo? Perché non si riesce a dominare la tristezza che assale o
    l’eccessiva euforia che porta spesso a commettere errori?
    Conoscersi interiormente è una conquista straordinaria e non si raggiunge senza la
    volontà di voler rinascere nello Spirito.
    Ogni persona vive, agisce, parla, secondo ciò che è interiormente, dallo spirito che possiede
    anche se all’esterno può apparire diversa.
    Non bisogna pensare solo agli elementi negativi presenti nella nostra persona, in molti casi
    una persona non è contenta di sé ma possiede talenti importanti che non riesce a far
    sviluppare. Occorre la Grazia di Dio per scoprire soprattutto gli aspetti buoni della propria
    persona, non devono sempre prevalere gli elementi negativi.
    La paura di molti cristiani di avvicinare un Padre spirituale è quella di sentire parole diverse
    dalle loro aspettative o dai pensieri impulsivi, critiche sui comportamenti abituali. Non è così,
    un Padre spirituale non condanna né dice parole che abbattono, al contrario, egli incoraggia e dà
    forza spirituale per superare le difficoltà e le prove. Deve anche spronare i deboli e i pigri, ma il
    suo agire è ispirato dal desiderio di vedere migliori tutti quelli che segue.
    L’aiuto importante dato dal Padre spirituale deve essere prudente e oculato, egli deve
    sempre agire con saggezza ed equilibrio.
    Vuole condurre quanti lo avvicinano a questa condizione spirituale, per agire sempre con
    prudenza e oculatezza, con discernimento ed equilibrio.
    Gli errori macroscopici commessi anche dai cristiani, scaturiscono da una eccessiva stima
    delle loro capacità, dalla certezza di una intelligenza superiore, dall’assoluta convinzione di
    avere capito tutto della vita e certificano autonomamente le loro scelte come le migliori, per poi
    cadere malamente e scoprire il fallimento.
    È una presunzione figlia di un orgoglio smisurato, di una elevata ambizione che diventa
    vanagloria, un’ostentazione brutta perché arrogante.
    La vita spirituale si coltiva con dei passaggi accorti e non improvvisati, occorre la
    conoscenza del cammino che si deve percorrere. Dove si dirige un cristiano che si limita a
    pregare e non si preoccupa di conoscere il cammino della vita interiore che occorre compiere
    perché così ha stabilito Gesù? Non è presente a se stesso, non vive alla presenza di Dio, ossia,
    non pensa che Dio vede e ascolta tutto.
    San Benedetto scrisse una importante Regola che serviva ai monaci, ma quanto chiedeva ai
    monaci vale per tutti i cristiani. «Ascolta».
    Chiedeva di ascoltare solo Dio e non i pensieri viziosi, né quelli che apparentemente
    giustificano tutto. Questo è il metodo per vincere la superbia, l’orgoglio, la pigrizia spirituale,
    l’invidia, la gelosia e ogni pensiero negativo.
    San Benedetto da Norcia ci insegna l’importanza del silenzio, della meditazione
    giornaliera e del distacco da tutte le cose inutili!
    In San Benedetto vediamo rispettate le promesse di Gesù, quella santità di vita che il monaco
    raggiunse anche per i suoi inenarrabili sforzi ma con l’indispensabile Grazia di Dio. Il Signore
    lo premiò di continuo e lo rese sempre più simile a sé. La presenza dello Spirito Santo lo elevò
    costantemente alla ricerca del più alto senso della vita e della vera felicità.
    Oggi sono tre gli argomenti da meditare: la risposta di Gesù a Pietro; l’importanza del Padre
    spirituale; l’ascesi spirituale di San Benedetto.
    1 Ave Maria per Padre Giulio
    P.S.= Vi invito a recitare questa breve preghiera per una mia intenzione.
    “O Augusta Regina del Cielo e Sovrana degli Angeli, a Te che hai ricevuto da Dio la
    missione di schiacciare la testa di satana, io chiedo umilmente di mandare legioni celesti,
    perché al tuo cospetto inseguano i demoni, li combattano, reprimano la loro audacia, liberino
    da ogni male e li respingano nell’abisso. Amen”

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