Martedì 10 marzo 2020 II Settimana di Quaresima
di
gesuemaria
·
15 Gennaio 2021
- VANGELO (Mt 23,1-12)
Dicono e non fanno. - Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè
si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite
secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili
da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un
dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e
allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle
sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi
non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non
chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E
non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più
grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà
esaltato». Parola del Signore
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’arroganza di scribi e farisei scaturiva da una indecente usurpazione, essi si erano seduti
sulla cattedra di Mosè e insegnavano le loro teorie, trascurandone molte di quelle antiche.
Erano i modernisti di quel tempo. Come succede anche oggi in moltissime facoltà di Teologia,
dove è quasi difficile trovare l’insegnamento del Magistero autentico della Santa Chiesa.
I teologi che ancora resistono alla ventata neomodernista che ha sommerso la sana dottrina,
sono quasi costretti ad insegnare sottovoce. Questi teologi coerenti aiutano secondo la Volontà
di Dio i nuovi Sacerdoti, i quali diventeranno l’aiuto spirituale determinante per milioni di
cattolici.
I Sacerdoti pieni di Fede e non disponibili a barattare con il mondo pagano la fiducia che
Gesù ripone in essi, sono quelle lampade accese che emanano tanta luce per guidare nel corretto
percorso spirituale anche i ciechi.
La cecità spirituale si trova inevitabilmente in tutti i cattolici che hanno trascurato la
formazione spirituale e hanno scelto con estrema debolezza una vita superficiale, quella che
illude allegramente e allo stesso tempo annebbia l’intelletto.
Gesù oggi ci dice che l’uomo è molto bravo anche nel compiere opere contrarie a quanto
afferma. Ci vuole poco a diventare bravi nel compiere il Male, ognuno trova in sé l’inclinazione
naturale e non deve sforzarsi molto per degenerare ancora di più la sua vita.
È impegnativo invece fare del Bene, farlo bene, per amore e con sommo disinteresse.
Chi detiene il potere e non è rinforzato spiritualmente, se non prega e non cura una Fede
concreta in Gesù, inevitabilmente finisce per agire come un piccolo dio, ed è il potere a
trasformare con un automatismo sincronizzato tutti i potenti che nel loro operare assumono la
mentalità del «do ut des».
La locuzione latina è una formula di origine giuridica presente nel diritto romano che indica
uno scambio: «Do a te perché tu dia a me».
Il Sacerdote è l’uomo che non arriva mai al compromesso, se lo accetta non è più un uomo di
Dio e Dio non ha più fiducia in lui.
La responsabilità del Sacerdote davanti a Dio è immensa, e una maggiore
consapevolezza del suo ruolo accresce la volontà di voler fare bene.
Ogni Sacerdote è chiamato all’imitazione di Gesù, a diventare modello per tutti e non
solamente dei cristiani, ma il suo ruolo deve diventare un servizio e non un potere. La sua
missione vissuta nell’intensa preghiera lo deve rendere sempre più interessato al bene di tutti i
parrocchiani, senza alcuna forma di discriminazione.
Solo così il Sacerdote è modello di vita cristiana e la sua vita è una vera testimonianza.
Sarà sempre coerente e non sarà mai come tanti che «dicono e non fanno».
Chi non è umile non può servire gli altri, senza umiltà e spirito di servizio non è possibile
vivere la carità, che resta senza effetto.
Gesù è l’esempio supremo di umiltà e di dedizione agli altri. Nessuno ebbe mai dignità
paragonabile alla sua, nessuno servì con altrettanta sollecitudine gli uomini: «Io sto in mezzo a
voi come Colui che serve». Tuttora mantiene lo stesso atteggiamento verso ciascuno di noi:
disposto a servirci, ad aiutarci, a sollevarci dalle cadute.
Questo è il momento di intensificare le preghiere e di avvicinarci al Signore con immensa
fiducia, sicuri che Lui ascolta e vuole aiutarci.
Imitiamo Gesù nel saper servire con amore tutte le persone che conosciamo. Servire significa
essere utili, disponibili, premurosi nell’aiutare, collaborare per sanare le ferite morali altrui, fare
del bene, essere docili con chi non ci ama e amare tutti senza limiti.
1 Ave Maria per Padre Giulio
P.S.= Vi invito a recitare questa breve preghiera per una mia intenzione.
“O Augusta Regina del Cielo e Sovrana degli Angeli, a Te che hai ricevuto da Dio la
missione di schiacciare la testa di satana, io chiedo umilmente di mandare legioni celesti,
perché al tuo cospetto inseguano i demoni, li combattano, reprimano la loro audacia, liberino
da ogni male e li respingano nell’abisso. Amen”.
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