Categoria: CHIESA CATTOLICA

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La Chiesa, Una Santa Cattolica Romana

Scritto il 30 Maggio 2009.

Il fedele di buona volontà si provveda di un buon compendio di storia ecclesiastica di autore cattolico. – E in ciò fare si valga del consiglio del suo parroco o di un dotto confessore. – Legga con ispirito di semplicità ed umiltà cristiana, e vedrà la Chiesa sua madre risplendere dei caratteri di cui N. S. Gesù Cristo ha insignita la sola vera Chiesa da lui fondata; che sono di essere Una, Santa, Cattolica ed Apostolica.
Una – L’unità della Chiesa vedrà risplendere nell’esercizio continuato della fede, della speranza e della carità. Vedrà in 20 secoli di vita sempre giovane e fiorente, che conta la Chiesa, tante generazioni, tanta moltitudine di uomini, diversi d’indole, di nazione, di linguaggio, riuniti in una società, governata sempre da una medesima e perpetua Gerarchia, professare le stesse credenze, confortarsi delle stesse speranze, partecipare alle comuni preghiere, agli stessi sacramenti, sotto la direzione dei legittimi Pastori. Vedrà la gerarchia ecclesiastica formata da tante migliaia di Vescovi e di Sacerdoti, tenersi stretta in vincolo di unità nella comunione e nell’ubbidienza del Romano Pontefice, che ne è il capo divinamente istituito, ed attingere da lui i divini insegnamènti, per comunicarli al popolo con perfetta unità di dottrina. Onde mai tanta meraviglia d’unione? Dalla presenza, dall’assistenza di Gesù Cristo che aveva detto agli Apostoli: ecco che io sono con voi sino alla consumazione dei secoli.
Santa – Il fedele che leggerà con cuor retto la storia ecclesiastica, vedrà risplendere la santità della Chiesa, non solo nella santità essenziale del suo Capo invisibile Gesù Cristo; nella santità dei sacramenti, della dottrina, delle corporazioni religiose, di moltissimi dei suoi membri; ma ancora nella abbondanza dei doni celesti, dei sacri carismi, delle profezie e dei miracoli, con cui il Signore (negandoli a tutte le altre società religiose), fa risplendere in faccia al mondo la dote della santità di cui va esclusivamente fregiata la sua unica Chiesa.
Chi legge con animo retto la storia ecclesiastica, è colpito di meraviglia nel contemplare la visibile azione della Provvidenza divina, la quale comunica alla Chiesa la santità e la vita; e veglia alla sua conservazione. È dessa che fin dai primi secoli suscitava quei grandi uomini, gloria immortale del cristianesimo, che, ripieni di sapienza e di virtù sovrumana, combatterono vittoriosamente le eresie e gli errori a misura che insorsero: Santi Padri e Dottori che brilleranno come stelle, giusta la frase scritturale, nella perpetua eternità; del cui unanime ed universale consenso si valse sempre la Chiesa, a riconoscere la Tradizione e il senso delle Sante Scritture.
E colpisce parimenti il sorgere provvidenziale, a tempo e luogo opportuno, di quegli Ordini Regolari, di quelle Religiose Famiglie, approvate e benedette dalla Chiesa, nelle quali, fin dal quarto secolo fioriva la vita cristiana ed aspiravasi alla perfezione evangelica, praticando i divini consigli nei santi voti di castità, povertà ed obbedienza.
Appare dalla storia che queste Religiose Famiglie, nel corso dei secoli, andarono sempre e vanno tuttora succedendosi e rinnovandosi con uno scopo sempre adatto alla diversità dei tempi e dei bisogni di essi: o la preghiera, o l’insegnamento, o l’esercizio del ministero apostolico, o il compimento svariato e molteplice delle opere di carità. Esse vanno soggette, come la santa madre Chiesa, a persecuzioni furiose, che sovente e per qualche tempo le opprimono. Ma siccome tali istituti appartengono all’essenza della Chiesa per l’attuazione dei consigli evangelici, perciò non possono del tutto perire. Ed è provato che la tribolazione li purifica e li ringiovanisce: e, rinascendo altrove, si moltiplicano e producono più abbondanti frutti, restando sempre una sorgente inesausta della santità della Chiesa.
Cattolica – Leggerà con rammarico il fedele che pur troppo, nel corso dei secoli, grandi moltitudini di cristiani, talora intiere nazioni, furono miseramente staccate dall’unità della Chiesa; ma vedrà pure che, successivamente, ad altre genti, ad altre nazioni mandava Iddio la luce del Vangelo per mezzo di uomini apostolici, incaricati appunto da Lui, come lo furono gli Apostoli, di guidare a salvezza le anime. – E si consolerà nel riconoscere che un tale apostolato degnasi il Signore di affidare nel nostro secolo a centinaia e migliaia di sacerdoti, di religiosi d’ogni ordine, di vergini consacrate a Lui, che sui battelli a vapore e sulle vie ferrate percorrono le terre e i mari dell’antico e del nuovo mondo, per dilatare il regno di Gesù Cristo. – Imperocché sarebbe un errore il prestar fede alle vanterie degli increduli: che il cattolicismo vada estinguendosi nel mondo, quasi che gli uomini più non si curino che del progresso delle scienze e delle arti. Invece dalle statistiche risulta chiaramente che il numero complessivo dei cattolici, nelle cinque parti del mondo, non ostante persecuzioni e difficoltà d’ogni sorta, si accresce ogni anno; ed è da sperare che, continuando a facilitarsi i mezzi di comunicazione, e prestando favore Iddio, ornai non saravvi più terra accessibile ove non siavi in una modesta chiesa, attorno ad un povero missionario, un gruppo di cristiani congiunti di mente e di cuore coi fratelli di tutto il mondo, e per mezzo di Vescovi o di Vicari apostolici legittimamente mandati dalla Sede Romana, legati alla medesima in unità di fede e di comunione. – È ciò che chiamasi cattolicità della Chiesa. Essa sola può dirsi cattolica ossia universale, cioè d’ogni tempo e d’ogni luogo.
Apostolica – Vedrà il fedele, nel percorrere la storia ecclesiastica, succedersi, fra incredibili difficoltà, tanti Romani Pontefici, tutti nella persona di Pietro rivestiti delle stesse prerogative date a lui da Gesù Cristo, diffondere la giurisdizione ai successori anche degli altri Apostoli, dei quali nessuno si era mai separato da Pietro siccome ora nessuno potrebbe separarsi dalla Sede Romana, senza cessare di appartenere alla Chiesa, che perciò è realmente e dicesi apostolica.
Nella storia ecclesiastica, il fedele imparerà a conoscere ed evitare i nemici della Chiesa e della sua fede. Nel corso dei secoli s’incontrerà in associazioni o società tenebrose e segrete, le quali sotto vario nome si andarono formando, non già per glorificare Iddio eterno, onnipotente e buono, ma per abbattere il suo culto e sostituirvi (cosa incredibile, ma vera) il culto del demonio. Né si meraviglierà che i legittimi successori di S. Pietro, sopra il quale Gesù Cristo fondò la sua Chiesa, siano stati, o siano al presente ancora, agli eretici ed agli increduli, oggetto d’odio, di scherno e di avversione, dovendo essi più da vicino rassomigliare al divino maestro, che disse: se perseguitarono me, perseguiteranno voi pure.
Ma la verità, che si vedrà risultare dalla storia, è questa: che i primi Papi per vari secoli furono giustamente innalzati agli onori degli altari, avendo molti versato il sangue per la fede; che quasi tutti gli altri splendettero per egregie doti di sapienza e di virtù, sempre intenti ad istruire, a difendere e santificare il popolo cristiano, sempre pronti, come i loro predecessori, a dare la vita per rendere testimonianza alla parola di Dio. – Che importa (dacché sgraziatamente vi fu tra i dodici un apostolo malvagio), che importa se pochissimi fra tanti fossero stati meno degni di salire su quella suprema Sede, dove ogni macchia appare gravissima? – Dio lo permise per far conoscere la sua potenza nel sostenere la Chiesa, mantenendo un uomo infallibile nel suo insegnamento, benché fallibile col suo personale operare.

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Riflessioni sulla nuova evangelizzazione

Card. Giacomo Biffi

Perché nuova?
1. L’aggettivo «nuova» assegnato a un dovere di sempre, qual è l’evangelizzazione, può forse suscitare qualche atteggiamento di meraviglia, se non di rifiuto. Perché «nuova»? Che cosa abbiamo fatto sinora, se non predicare il Vangelo? Che cosa deve essere cambiato nel patrimonio immutabile della Rivelazione?
Altri potrebbe pensare che stia per iniziare nella vita ecclesiale un tempo che privilegi la straordinarietà a scapito dell’azione pastorale ordinaria, che è la meno appariscente ma è probabilmente la più fruttuosa.
C’è chi non dimentica che programmi organici di evangelizzazione sono già stati studiati e proposti in un passato abbastanza recente anche nella nostra Chiesa, e non vede perché si debba sempre cominciare tutto da capo.
Mette conto perciò che su questo termine «nuova» si istituisca qualche semplice considerazione.

Intanto, un pastore d’anime non può sottovalutare il fascino che la categoria del «nuovo» esercita sulle menti e sui cuori di tutti. È una legge psicologica che anche i venditori di dentifrici e di detersivi conoscono bene, tanto è vero che ogni tanto ad essa ricorrono quando vogliono rilanciare i loro prodotti, che poi nella sostanza sono sempre gli stessi.
Non possiamo aspettarci di avere una ridestata attenzione della gente, se presentiamo i nostri traguardi sotto l’etichetta dello scontato e del risaputo. È difficile ottenere oggi una più vasta mobilitazione degli animi su un progetto che si confessa elaborato vent’anni prima. Di qui la necessità che ogni tanto si riparta con il piglio di chi comincia adesso.
È, analogamente, lo stesso fascino che esercita l’attesa e la preparazione di un mondo futuro, come ha bene intuito Giovanni Paolo II con la sua sempre ricorrente prospettiva del «terzo millennio».

La «novità» cristiana
2. Ma a questo aggettivo possiamo e vogliamo dare un contenuto più serio e più consistente.
«Nuova evangelizzazione» significa in primo luogo la nostra volontà di cogliere e di far cogliere l’intrinseca caratterizzazione dell’azione salvifica di Dio, che è data appunto dalla «novità».
Il cristianesimo, quando è compreso nella sua autenticità, è sempre qualcosa di inedito, di diverso, di sorprendente rispetto a tutto lo scenario mondano in cui si inserisce. Ma non sempre è capito così, neppure da noi che ci professiamo discepoli del Signore Gesù. È importante allora che tutti prendiamo coscienza dell’assoluta giovinezza del Vangelo (il quale è inconfrontabile con tutte le mutevoli e senescenti ideologie in cui si imbatte) e della sua sempre viva capacità di ringiovanire i cuori, le culture, la storia.
La parola di Dio, che illumina l’avvenimento cristiano, ce lo presenta come una «alleanza nuova» con il Creatore (di una «novità» assoluta che la rende definitiva: cf Lc 22, 20); come una «dottrina con potenza» (cf Mc 1, 22); come una «creazione nuova» (cf. 2Cor 5, 17); come una «vita nuova» 8cf. RM 6, 4) che è governata da un «comando nuovo» (cf. Gv 13, 34).

Nella società stanca e logora del nostro tempo l’incidenza della proposta evangelizzatrice per la larga parte dipenderà dalla nostra capacità di far percepire come una scoperta la sua novità sostanziale.

Nuovo slancio per i nuovi interlocutori
3. «nuova evangelizzazione» indica poi la nostra determinazione a proclamare il messaggio di Cristo con slancio più generoso, con voce più fresca, con animo più risoluto, oltre gli schemi convenzionali e i moduli consueti. E a questo particolarmente mira la presente nota.

«Nuova evangelizzazione» manifesta infine la consapevolezza in noi di avere degli interlocutori che non sono più nelle condizioni concrete che contrassegnavano le epoche precedenti.
Un’analisi adeguata qui sarebbe troppo lunga: ma qualche rapida annotazione è doverosa.
Dopo oltre due secoli di predominio della cultura illuministica, il mondo occidentale ha quasi consumato il patrimonio residuo delle convinzioni cristiane che fino a pochi anni fa apparteneva ancora alla coscienza comune 8per esempio: la saldezza della famiglia, l’intangibilità della vita umana innocente, l’educazione al senso del dovere, ecc.): anche se venivano spesso violate, le norme cristiane dell’esistenza erano riconosciute praticamente da tutti. Ora non è più così: la società è profondamente mutata soprattutto perché sembra non aver più le stesse regole del gioco sociale.
In particolare a partire dal 1974 –l’anno infausto del più clamoroso sbandamento ecclesiale– la cristianità italiana è esposta senza tregua ad attacchi contro la concezione cattolica, che si fanno sempre più accaniti in tutti i campi della vita personale e della vita associata.
Con la fine del comunismo –dissolto il pericolo di cadere sotto la più brutale e irragionevole schiavitù che abbia conosciuto la storia– stanno emergendo i termini veri ed eterni della «questione umana»: la questione cioè della natura dell’uomo, del suo destino, del suo limite, del suo impegno morale. E su tali problemi si va sempre più delineando una vasta omologazione in senso antievangelico. Come si vede, la situazione si è in pochi anni radicalmente alterata.
D’altra parte è un dono proprio del nostro tempo –un dono «nuovo»- l’azione pastorale di Giovanni Paolo II, che col vigore del suo esempio di intrepido missionario del Regno di Dio e con la luce del suo limpido e valoroso magistero infonde una straordinaria energia a chi non vuol sottrarsi all’incanto del suo carisma e alla grazia specifica di questo momento della nostra storia.

Verità e comunione ecclesiale
4. A un’impresa come quella della «nuova evangelizzazione» ci si deve accingere con un grande amore per la verità e con un culto non puramente terminologico della comunione ecclesiale.
In questo amore e in questo culto la nostra Chiesa troverà, oltre la legittima varietà degli accenti, quell’unità che le consentirà di essere testimone plausibile e annunciatrice incisiva. L’annotazione è di rilievo perché innegabilmente c’è in questi anni molta confusione nella cristianità e troppo spesso si ascoltano da più parti insegnamenti discorsi. Sicché si rende necessario qualche principio per il discernimento.

Le guide autentiche
5. Da chi, nella confusione, ci lasceremo guidare?
È ovvio che attingeremo di che saziare la nostra sete di verità e di comunione soprattutto dalla Sacra Scrittura.
Essa va letta e compresa entro tutto l’avvenimento cristiano, così come la nostra contemplazione della vicenda salvifica va nutrita assiduamente con la meditazione della parola ispirata. Non dovrà essere dunque una lettura separata dalla piena e autentica esperienza del fatto salvifico; non dovrà essere una lettura intellettualistica, alla sola portata dei privilegiati del sapere né una lettura spiritualmente aristocratica, ma una lettura integralmente ecclesiale, compiuta con la semplicità e la mansuetudine dei «piccoli», ai quali i misteri del Regno riescono più congeniali (cf. Mt 11, 25).
Soprattutto è auspicabile che i detti del Signore siano da noi meditati senza arbitrarie e senza censure, così che si possa davvero entrare nel «clima» degli inizi cristiani, luminoso di verità e caldo di passione apostolica.

Ci lasceremo guidare poi dagli insegnamenti dei legittimi pastori, secondo la natura della loro intrinseca autorevolezza: prima di tutto il magistero della Sede Apostolica e dei Concili ecumenici; quindi gli insegnamenti del vescovo che la Provvidenza ci ha concretamente assegnato per questi giorni fuggevoli che stiamo vivendo; infine i documenti della Conferenza episcopale italiana, che il pastore della Chiesa particolare doverosamente accoglie e almeno implicitamente ripropone.

Il discernimento delle altre voci
6. Le opinioni che possiamo raccogliere dai singoli autori (quale che sia la loro qualifica ecclesiastica o accademica) e dalle varie riviste di teologia, di pastorale, di liturgia, di attualità (quale che sia la loro diffusione) chiedono di essere valutate con animo libero e sana attitudine critica alla luce di quanto ci viene esposto o proposto o suggerito da coloro che lo Spirito Santo ha posto a pascere la Chiesa di Dio (cf. At 20, 28). Rovesciare questo criterio, e misurare gli atti del magistero autentico sul metro dei pareri dei singoli sarebbe procedimento ecclesialmente scorretto e pastoralmente rovinoso.
Le voci che si sentono sono tante e non di rado discordi. Personalmente mi sono fatto l’idea –comprovata ormai dall’esperienza di questi decenni fervidi e inquieti– che a giudicare positivamente i diversi pronunciamenti (come del resto i vari fenomeni di aggressione ecclesiale) sia utile verificare l’esistenza simultanea di questi tre dati:
– la piena convinzione che Gesù sia l’unico e necessario Salvatore del mondo (cioè delle persone, dei valori e delle culture) e non abbia bisogno di niente e di nessuno che lo salvi dall’inattualità;
– la percezione della bellezza soprannaturale della Chiesa: bellezza che di solito è visibile soltanto agli occhi della fede, ma non per questo è meno reale, anche quando è nascosta dalle nostre bruttezze;
– la consapevolezza che è tuttora in atto nella storia il combattimento tra il bene e il male, e l’armistizio non è mai stato dichiarato.
Chi condivide queste persuasioni, si può presumere che sia un compagno affidabile nell’opera che ci siamo prefissati. Chi non le condivide, possiamo solo sperare che dalla nuova evangelizzazione sia presto o tardi condotto a condividerle con la grazia del Signore.

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Qual è la vera chiesa, la vera religione?

Rechiamoci col pensiero, per un istante, ad Assisi, patria di S. Francesco. Nella storia dell’umanità mai c’è stato un avvenimento simile. Per iniziativa di Giovanni Paolo II si sono riuniti, per la prima volta, i rappresentanti delle principali religioni del mondo (il 27 Ottobre 1986).
Si sono radunati per pregare insieme e digiunare allo scopo di chiedere a Dio “pace e bene” per tutta l’umanità che era in pericolo di una conflagrazione atomica.
Se questa riunione dei rappresentanti delle religioni fosse avvenuta ai tempi di S. Francesco, questi avrebbe fatto grandi salti per la gioia. Assisi, almeno per un giorno, è diventata la capitale spirituale del mondo, la capitale di tutte le religioni. Quante religioni ci sono sulla terra!
1. TUTTE LE RELIGIONI SONO UGUALI? No! Se fossero tutte uguali ci sarebbe una sola religione.
2. TUTTE LE RELIGIONI SONO VERE? No! Sarebbe lo stesso che voler sostenere che 2+2 fa e 4 e 5 e 6 e 80 e così all’infinito: sono tante le risposte possibili, ma una sola è la risposta vera: 2+2 fa 4. Così si dica delle religioni: sono tante, ma una sola è la religione vera (cioè che ha la pienezza della verità). In altre parole: ogni religione ha un certo numero di verità, ma una sola può avere tutte le verità, poiché – come dice S. Paolo – uno solo è il Signore, quindi una sola è la Fede ossia la vera religione: “Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati; un solo Signore, una sola Fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti”.
3. QUAL’È LA RELIGIONE VERA? QUELLA CRISTIANA! Soltanto Dio ha la possibilità di non insegnare alcun errore e di rivelarci solo delle verità. Quindi l’unica religione vera è quella istituita da Dio ossia la religione Cristiana, istituita da Cristo Dio. Perciò, con rispettosa ammirazione mettiamo da parte tutte le religioni istituite da uomini: il buddismo, l’induismo, il maomettanesimo e ogni altra religione non cristiana. Mettiamo pure da parte, con devota stima, l’ebraismo istituito da Dio, ma come preparazione alla venuta di Cristo, e perciò destinato a sfociare nel Cristianesimo.
4. TRA LE MOLTE CHIESE O RELIGIONI CRISTIANE QUAL’È QUELLA VERA? È LA CHIESA O RELIGIONE CATTOLICA.
Sono tante Chiese che si dicono cristiane; ecco le principali:
La Chiesa Cattolica, che conta 980 milioni di anime.
La Chiesa Ortodossa separata da quella Cattolica da circa mille anni; conta 250 milioni di anime; professa quasi tutte le verità sempre credute dalla Chiesa cattolica, con la quale è in ottimi e cordiali rapporti.
Dobbiamo pregare perché avvenga quanto prima la riunificazione delle due Chiese sorelle.
La Chiesa protestante, separata dalla Chiesa cattolica dal tempo di Lutero (1522). È suddivisa in 400 Chiese o religioni protestanti principali (oggi agglomerate nel Consiglio mondiale delle Chiese Evangeliche) e in migliaia di Chiese protestanti secondarie. Tutte queste Chiese protestanti, insieme, contano circa 550 milioni di anime. Con la Chiesa cattolica sono in buoni rapporti ecumenici.
Inoltre dal principio protestante del libero esame della Bibbia sono pullulate innumerevoli Sette che oggi costituiscono un enorme pericolo per tutto il cristianesimo sia cattolico che protestante: di queste parleremo nella prossima catechesi.
Povero Protestantesimo, frantumato in centinaia e migliaia di Chiese o religioni, una diversa dall’altra! S. Paolo grida: “Cristo è stato forse diviso? (2)” Non ci sono centinaia e migliaia di Cristo! Uno solo è Cristo, quindi una sola è la vera Chiesa di Cristo!
A – Non possono essere vere le Chiese Protestanti per questi motivi:
Praticamente sono fondate da uomini quali Lutero, Calvino, Enrico VIII, ecc.
Negano alcuni Sacramenti e diverse verità che i loro antenati hanno creduto per 1.400 anni.
Conservano alcuni principi non santi e che possono spingere all’indifferentismo e perfino al peccato, come esprimiamo qui sotto.
Ritengono che sia sufficiente la Fede per la salvezza eterna e non occorrono le opere.
Sostengono che ognuno è già predestinato da Dio o al paradiso o all’inferno. Quindi è inutile essere virtuosi.
Professano il libero esame della Bibbia quindi la supremazia del giudizio privato nella interpretazione della Sacra Scrittura. Principio contagioso e catastrofico come riconobbe lo stesso Lutero che andava ripetendo: nel Protestantesimo ci sono tante religioni quante sono le teste.
Negano l’autorità che Gesù ha dato al Papa, autorità che i Riformatori attribuiscono poi a se stessi.
Lutero si attribuì un’autorità tanto esagerata da scrivere: “Io non posso sentire né sopportare niente che sia contrario a ciò che insegno. Chiunque insegna diversamente da quello che io insegno, sarà figlio dell’inferno”.
Calvino attribuiva a sè un’autorità dispotica. Ha scritto: “Dio ha conferito a me l’autorità di dichiarare ciò che è bene e ciò che è male”. Conforme a queste sue idee dittatoriali, comandava si infliggesse la morte, o di spada o di fuoco, a tutti quelli che non la pensavano come lui. Fece imprigionare il suo avversario in teologia, Serveto, e lo fece morire a fuoco lento.
Lutero nega il libero arbitrio cioè la libertà umana e quindi la responsabilità dell’individuo; perciò esorta perfino a peccare, come per esempio quando scrive: “Sii peccatore, e pecca fortemente. Bisogna peccare per tutto il tempo che siamo in questo mondo; il peccato non può separarci da Dio, dovessimo anche ogni giorno commettere mille adulteri ed altrettanti omicidi”.
Enrico VIII, dopo aver difeso la chiesa Cattolica contro Lutero e Calvino, per il fatto che il Papa non gli concesse il divorzio dalla sua legittima moglie, abbandonò il Cattolicesimo e fondò la Chiesa Protestante anglicana di cui si dichiarò Capo al posto del Papa. Poi si risposò cinque volte, e due spose le uccise e altre tre le ripudiò. Condannò alla morte molti nobili (tra cui il suo Cancelliere S. Tommaso Moro), perché non lo vollero riconoscere capo supremo della Chiesa.
Tuttavia molti dei nostri fratelli Protestanti o Evangelici di oggi – lo diciamo con stima e con gioia – hanno abbandonato alcune posizioni estremiste dei loro fondatori, e lentamente, mediante fraterni e cordiali dialoghi con la Chiesa Cattolica, stanno avvicinandosi alle verità credute dai loro antenati prima di Lutero, per 1400 anni (quando erano Cattolici).
A loro noi Cattolici chiediamo perdono, come fece Paolo VI in Terra Santa e Giovanni Paolo II nel Giubileo, poiché noi, pur avendo conservate sempre tutte le verità del Vangelo, rompemmo l’amore, la carità verso di essi e verso i loro Fondatori: se li avessimo amati come Gesù comanda, forse non ci sarebbero state queste divisioni. Dobbiamo molto pregare per l’unità di tutti i cristiani.
Comunque possiamo esclamare con il celebre prof. Paul Claudel: “Che volete con tutte le vostre religioni? Ce ne sono tante di religioni? Per me non ce n’è che una: la religione cristiana, cattolica, apostolica e romana. Tutto il resto non è che opera dell’uomo”. E possiamo gridare con Leone Bloy: “Sei fuori della Chiesa Cattolica? Sei nell’errore!” Sei nella Chiesa Cattolica? Ti dirò con S. Paolo: Essa “è colonna e fondamento della verità”.
(continua)

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L’attacco alla chiesa

IL RUOLO DELL’ONU DOPO ARMAGHEDDON

In un’unica grande battaglia, un’armata vi combatte impugnando tutte le sue “specialità” o “corpi”, ciascuno al proprio posto e nel suo ruolo. La massoneria da “capo dell’armata di satana, deve avere un piano da realizzare, giustificativo e comprensivo dell’azione dei singoli “corpi”. Ma esiste questo piano? Quali le tattiche e le strategie adottate, nella battaglia? Conoscere tutto questo è fondamentale per chi intende passare alla controffensiva, combattendo le grandi battaglie di Dio.
Padre Kolbe, che ha dedicato quasi tutta la sua vita a lottare contro la massoneria, parla di avanguardie, di grosso dell’esercito, di piani di battaglia, messi in atto dal “capo”, dalla massoneria. Di chi si tratta in particolare? In un esercito destinato a doversi misurare, presto o tardi, col nemico ci sono truppe il cui compito è quello di sondare la consistenza o la vulnerabilità del nemico; di aprire brecce nello schieramento avversario, di attuare sortite di disturbo, prima che venga sferrato l’attacco dal grosso dell’esercito.
Nell’esercito di satana il ruolo o i compiti delle truppe d’avanguardia appartengono ai Protestanti. Per questo, il Papa, capo spirituale di circa un quinto della popolazione mondiale esercita un immenso potere. E da lui dipende o meno la salvezza della dottrina cristiana cattolica. Per questo egli può avviare una rivoluzione contro il mondo che sovrasta e che tutto travolge. Si tenga ben presente che quello che massimamente conta nella Chiesa, per cui senza la quale non avrebbe senso la Sua esistenza, è il soprannaturale. L’uomo può costruire ed inventare tutto, tranne il soprannaturale.
Napoleone a tal proposito, disse una volta “Posso tutto, tranne che resuscitare”. Per questo la massoneria combatte in primo luogo Dio, il soprannaturale, con l’obiettivo della liquidazione totale: non la diminuzione, una modificazione qualsiasi di dottrina o di morale o di atteggiamento, ma la distruzione totale, la liquidazione completa del sovrannaturale e delle strutture in terra che ci rivelano Dio.
Il che significa che, per la massoneria, non esistono, non devono esistere nè la Rivelazione, nè la Fede, nè la Grazia, nè i Sacramenti, nè, in una parola, la Redenzione. A queste categorie sovrannaturali, vuole imporne altre: il naturalismo, la scienza, il razionalismo La liquidazione del soprannaturale è veramente la battaglia decisiva. Come difendersi dunque? E nel caso, in quale maniera affrontare la battaglia? Ecco il dilemma.
Per decenni la Chiesa, coscientemente o meno, ha ceduto tutti i mezzi con cui avrebbe potuto materialmente competere. Se battaglia deve essere va effettuata tutta sul campo dell’informazione evangelica, ma soprattutto con la devozione e la preghiera. Effettivamente, di “rivoluzione” comunque si tratta, perchè comunque non sarà un uniformarsi alle nuove categorie che tra poco verranno imposte come surrogato di una nuova religione umanitaristica.
Tuttora il nome rivoluzione desta perplessità anche fra i cattolici, i quali sostengono che Gesù ha insegnato a porgere l’altra guancia. Questo è vero, però ha avvertito che nessuno poteva passare sul suo corpo senza avvertire una “reazione”, ed è Lui stesso che nel tempio dove si mercanteggiava, invece di pregare, porta la rivoluzione. Eppure, una delle idee più diffuse, oggi, è proprio quella di “rivoluzione”, intesa come distruzione o devastazione dell’ordine esistente per l’instaurazione di un “ordine nuovo” come il passaggio dal regno della necessità e del dominio dell’uomo a quello della libertà. Ma quando al momento negativo, la distruzione, non segue quello positivo, l’ordine nuovo, la rivoluzione si ribalta nel suo “suicidio”: nel nichilismo, che è la “devoluzione” e “distrutturazione”dei valori finora considerati supremi, e nel totalitarismo che è il nichilismo al potere, l’aggressività massima, l’assorbimento del consenso nella coercizione.
L’attuale processo storico conduce la realizzazione della speranza rivoluzionaria nella coercizione. L’attuale processo storico conduce la realizzazione della speranza rivoluzionaria verso il suicidio. Del resto l’evento rivoluzionario è così complesso nelle cause e negli elementi che lo compongono, che torna assai arduo determinare le costanti da includere in un concetto univoco.
La somiglianza con altri termini vicini complicano alquanto l’indagine scientifica, soprattutto quando al termine rivoluzione si accosta, faziosamente, il sangue o l’idea di stravolgere, anzi sostituire in toto, un ordine costituito. Noi qui ci limiteremo a dare alla rivoluzione un obiettivo preciso: ‘impedire tutto ciò che rientra nel piano per destabilizzare la Chiesa, il quale, presentandosi come movimento, non può esercitare una rivoluzione, bensì una sovversione preorganizzata, finalizzata a sostituire un ordinamento.
Nondimeno, nel lessico recente esiste una certa concordanza nell’intendere la rivoluzione, non nel senso di un qualsiasi rivolgimento politico, ma, appunto, in quello specifico di un movimento. Sono santi come san Tommaso prima e san Massimiliano Kolbe poi che avvertono il popolo dei cristiani cattolici che deve sempre esistere una resistenza attiva contro la tirannia ed il dispotismo che si impongono con il principale scopo di annullare il sovrannaturale.
L’avanguardia di satana, le sette protestanti svolgono, spesso, a tal proposito, un lavoro di approccio, molto apprezzato dai nemici della Chiesa, perchè sono gli unici che nella posizione di avvicinarla senza sospetto, il che non è affatto comprensibile, riscono a tutt’oggi, ancora a minare quel poco che gli resta da bruciare delle radici. Ed il comunismo massonico oggi è il frutto maturo di quel lavorio durato quattrocento anni e più. In proposito, così si è espresso Carlo Marx: “Lutero ha spezzato la fede dell’autorità. Non fu la vera soluzione, pur tuttavia fu la vera impostazione del problema”.
Mauritain considerò Lutero, Cartesio e Rousseau gli iniziatori del mondo moderno, coloro che hanno sconvolto tutto, storicamente e culturalmente, preparando i tempi nuovi della sovversione e della contestazione totale alla Chiesa e a Dio. Hanno abbattuto il Papa per mettere sul trono il “Pubblico”, la Democrazia. Hanno alterato il concetto di “martirio” insegnando agli uomini a vincere con la forza del numero. Ma soprattutto hanno capovolto una situazione di fatto: non più l’Apostolo come espressione del Cristianesimo nell’interesse di Dio, ma apostolato come espressione nell’interesse degli uomini.
Implicitamente il protestantesimo contiene la negazione di qualsiasi fede, proprio perchè non ammette una verità unica. Vediamo ora quale è il grosso di questo esercito “invisibile” che si chiama massoneria. In parte è costituito precisamente dagli stessi fenomeni del laicismo, del socialismo, del marxismo, del capitalismo, i quali sono originati e manovrati dalla massoneria.
Nel complesso il grosso dell’armata è composto anche da quegli agenti volontari che assieme a loro sono amalgamate in una quantità innumerevole di persone anche cattoliche, che si scagliano tutte contro lo stesso unico e fondamentale bersaglio: la Chiesa. È, contemporaneamente compito singolare ed esclusivo della Chiesa Cattolica, possedere nella sua pienezza e conservare nelle sue integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, che ci concedono il dono della fede, e l’autorità del magistero ed i mezzi soprannaturali per la salvezza.
Perciò stesso la rabbia contro di Essa è somma ed accanita. Ma lo sforzo più energico degli avversari si esercita principalmente contro la Sede Apostolica ed il Romano Pontefice. Per i fautori di queste sette massoniche “si deve eliminare la sacra autorità del Pontefice e si deve distruggere dalle fondamenta lo stesso Pontificato istituito per diritto divino. Il vero obiettivo dei massoni è quello di perseguitare con odio implacabile il cattolicesimo e non si daranno pace prima di aver visto stroncate tutte le istituzioni religiose fondate dai sommi Pontefici.
La Chiesa Cattolica ed il Papa sono i pilastri che reggono tutto, il cemento di unione di tutte le forze del bene. E si capisce perchè la massoneria è disposta a concedere tutte le libertà ad ogni cittadino o nazione, meno che alla Chiesa Cattolica. Una battaglia comunque di eccezionale importanza, dal momento che dall’esito di essa dipendono la salvezza dell’uomo e l’avvenire stesso della Chiesa e dell’umanità. Quali le tattiche, dunque, quali le strategie della massoneria? Indubbiamente, nella terminologia militare, sono le tattiche che concretizzano e attuano le strategie e cioè la condotta di guerra messa in atto per arrivare alla vittoria.
Ebbene, come si comporta la massoneria nella lotta contro la Chiesa? Innanzitutto la sua strategia è imporre la corruzione nel tessuto sociale. Ecco dunque la strategia della corruzione, attuata e portata avanti con le tattiche più svariate e subdole (amore per il denaro, consumismo sfrenato, informazione deformata, speculazione, relativismo etico, ecc.); la strategia della corruzione è rivolta contro la società che si vuol cambiare, e contro la Chiesa. I massoni infatti dicono: “Noi potremo vincere la religione Cattolica non con il ragionamento, ma unicamente pevertendone i costumi”.
Corrompendo, cioè, tutto e tutti: i giovani, le donne, i bambini; i preti ed i semplici fedeli. Si pensi che in America, nel 1953 si cominciarono a perfezionare, con metodo sistematico, tutti i mezzi che portassero ad un avvinamento alla corruzione: dal cinema alla televisione, dalla pornografia a buon prezzo alla violenza nei film. I risultati furono tali che i “capi” decisero di non osare andare troppo lontano con la televisione, per il momento. “Essa ci riserva un uditorio immenso, e sarà il mezzo migliore per accostare i bambini. Graduando progressivamente la malvagità si avrà il possesso di tutta la gioventù. Sarà tenuta occupata tutto il giorno, senza lasciare spazio per la religione.
Così i giovani al loro risveglio ed al loro coricarsi a sera avranno la testa piena di cow boys, di omicidi, di terrori, di cartoni animati inoffensivi. Così i bambini saranno disorientati per anni”. Ma il programma si allarga a tutte le tecniche di demolizione della moralità: “I cristiani si sciupino prima del matrimonio; non giungano al matrimonio; se vi giungono, lo frantumino (il divorzio facile); non facciano figli (contraccezione); se i figli sono in arrivo, siano uccisi (aborto); si creino difficoltà a chi desideri mettere su famiglia (nessun favore alle famiglie numerose, intralci all’adozione, difficoltà per la casa); se sono allevati non siano educati cristianamente; se qualcuno scampa, sia emarginato dalla vita sociale”.
E così, ancora, le connessioni tra la droga, la delinquenza, la controcultura, la rivoluzione sessuale, la pornografia, gli affari bancari. Ecco le tattiche con cui viene adottata questa strategia: Si favorisce con tutti i mezzi la pornografia ed il libero amore; Si cerca di creare, accortamente, l’ambiente favorevole alle proprie idee; Si favoriscono in tutti i modi le persone che possono fare tutto questo; Si và, nello stesso tempo, a demolire l’avversario, in tutti i modi; La corruzione dei costumi attraverso la corruzione di danari. Ma esistono poi anche altre strategie, quella del monopolio della stampa, e quella del segreto.
Fra i mass media di cui la stampa è il massimo informatore, ci si avvale anche della televisione, dei sistemi di comunicazione e del cinema. La massoneria su questo non ha dubbi “Impadroniamoci della stampa ed in breve tempo governeremo e dirigeremo le sorti dell’Europa intera”.
Il segreto, invece, serve ottimamente alla conservazione ed all’azione indisturbata della massoneria stessa. Nei Protocolli dei savi di Sion, ovvero nel libro fondamentale della massoneria, così scrivono di sé: “Chi e cosa è in grado di far crollare una forza invisibile?
La nostra forza è appunto di questo genere. Il piano di questa forza e per il luogo in cui essa si trova, saranno sempre sconosciuti alla gente”. Dunque, quale comportamento assumere di fronte a questi eventi, di fronte a questi pericoli per la cristianità. Su di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico. Per questo il cristiano reso “adulto” e “soldato” dal sacramento della Cresima, ha ricevuto delle forze particolari ed armi convenienti e atte alla lotta ed alla difesa della fede e della vita soprannaturale.
Quando e come si assolverebbe la professione di soldati, se non si imbracciano le armi neanche quando è in pericolo o insidiata la stessa fede e verità fondamentale di vita eterna? Questo si impone anche per il precetto dell’amore. Gesù ripete: “Chi non con me, è contro di me”. L’opporsi al male ed ai “nemici” comporta una serie di atti e di comportamenti, che vanno dalla “negazione” e rifiuto di certa realtà, all’ affermazione rigorosa e molteplice di altri atteggiamenti e realtà di vita. In pratica l’opporsi al male è: far conoscere la verità in tutte le sue estensioni e nobiltà; opporsi al male ed ai nemici importa smascherarli e condannarli; vigilare e provvedere.
Nel combattere le battaglie di Dio e per ogni azione singola di battaglia occorre una preparazione meticolosa: un’accurata preparazione intellettuale e morale, psicologica e spirituale. Il capo delle svariatissime membra del “drago” infernale è la massoneria. Ma, quale massoneria capo? Esiste una massoneria nella massoneria. Gli stessi massoni che si illudono di dirigere tutto e di comandare a tutti, in realtà sono comandati da altri. “I massoni, in realtà”, dice padre Kolbe, “appartengono davvero alla massoneria e nuocciono molto, ma non ne sono i veri capi”.
I capi sono i cosiddetti “massoni azzurri”, mentre la massoneria cosiddetta “rossa” si restringe ad uno scarso numero di persone, in maggioranza ebrea, i quali, pienamente consci dei loro scopi, dirigono l’intera numerosa massa nell’organizzazione massonica. Questi capi sono sconosciuti e agiscono di nascosto. Sono essi che predispongono i piani di lavoro. Si può quindi dire che lo spirito della massoneria è certamente giudaico.
I Protocolli dei savi di Sion (pubblicati per la prima volta nel 1903) lo si ritiene opera di un solo ebreo o di un gruppo politico ebreo. I cospiratori internazionali costituiti da ebrei, framassoni, comunisti ed altri avrebbero complottato per minare l’ordine stabilito del mondo occidentale, e cioè l’ordine nel quale la cristianità si trova tuttora, e la promozione di una sovversione mondiale, che in ultima analisi sfocerebbe in un mondo dominato dagli Ebrei.
Dunque si può tranquillamente parlare di una massoneria ebraica.
La massoneria è mafia criminale e finanziaria. La mano che manovra tutto verso uno scopo chiaro e determinato, il proprio scopo egoistico e superbo, è il sionismo internazionale.

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“La Chiesa deve parlare del demonio”

Intervento del già teologo emerito della Casa Pontificia Cardinale Cottier

La Chiesa deve parlare del demonio. Peccando, l’angelo decaduto non ha perso ogni potere che aveva, secondo il piano di Dio, nel governo del mondo. Ormai usa questo potere per il male. Il Vangelo di Giovanni lo chiama “il principe di questo mondo” (Gv 12,31) e nella prima Epistola dello stesso Giovanni si legge: “Tutto il mondo giace nel potere del Maligno” (Gv 5,19). Paolo parla della nostra battaglia contro le potenze spirituali (cfr. Ef. 6,10-17). Possiamo anche rimandare all’ Apocalisse.
Abbiamo da combattere contro forze del male non soltanto umane ma sopraumane nella loro origine ed ispirazione: basta pensare a Auschwitz, ai massacri di popoli interi, a tutti i crimini orrendi che si commettono, agli scandali dei quali sono vittime i piccoli e gli innocenti, al successo delle ideologie di morte, ecc..
È opportuno ricordare alcuni principi. Il male del peccato è fatto da una volontà libera. Dio solo può penetrare nel cuore profondo della persona, il demonio non ha il potere di entrare in questo sacrario. Agisce soltanto all’esterno, sull’immaginazione e sugli affetti di radice sensibile. Inoltre, la sua azione è limitata dal permesso di Dio onnipotente.
Il diavolo opera generalmente attraverso la tentazione e l’inganno, è mentitore (cfr. Gv 8,44). Può ingannare, indurre all’errore, illudere e, probabilmente più che suscitare, può assecondare i vizi e i germi di vizi che sono in noi.
Nei Vangeli sinottici, la prima apparizione del demonio è la tentazione nel deserto, quando sottopone a varie incursioni Gesù (cfr. Mt 4, 11 e Lc 4,1-13). Questo fatto è di grande importanza.
Gesù guariva malattie e patologie. Si riferiscono nell’insieme al demonio, perché tutti i disordini che affliggono l’umanità sono riducibili al peccato, del quale il demonio è istigatore. Fra i miracoli di Gesù ci sono liberazioni da possessioni diaboliche, nel senso preciso.
Vediamo in particolare in san Luca che Gesù comanda ai demoni che lo riconoscono come il Messia.
Il demonio è molto più pericoloso come tentatore che attraverso segni straordinari o straordinarie manifestazioni esteriori, perché il male più grave è il peccato. Non a caso nella preghiera del Signore, domandiamo: Non ci indurre in tentazione. Contro il peccato, il cristiano può lottare vittoriosamente con la preghiera, la prudenza, nell’umiltà conoscendo la fragilità della libertà umana, il ricorso ai sacramenti, prima di tutto della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Deve anche chiedere allo Spirito Santo il dono di discernimento, sapendo che i doni dello Spirito Santo sono ricevuti con la grazia del Battesimo.
San Tommaso e San Giovanni della Croce affermano che abbiamo tre tentatori: il demonio, il mondo (lo ravvisiamo certamente nella nostra società), noi stessi, ossia l’amor proprio. San Giovanni della Croce sostiene che il tentatore più pericoloso siamo noi stessi perché ci inganniamo da soli.
A fronte dell’inganno, è da auspicare nei fedeli cattolici una sempre più profonda conoscenza della dottrina cristiana. Si deve promuovere l’apostolato per il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, di straordinaria utilità per combattere l’ignoranza. Il demonio forse è fautore di questa ignoranza: distrarre l’uomo da Dio è una grande perdita che si può arginare promuovendo un congruo apostolato nei mezzi di comunicazione sociale, in particolare televisivi, considerando la quantità di tempo che molte persone spendono nel seguire i programmi della televisione, sovente dai contenuti culturalmente inconsistenti o immorali.
Anche contro gli uomini di Chiesa si scatena l’azione del diavolo: nel 1972, il Sommo Pontefice Paolo VI parlò del “fumo di Satana entrato nel tempio di Dio”, alludendo ai peccati dei cristiani, allo svilimento della moralità dei costumi e alle decadenze (consideriamo la storia degli Ordini e delle Congregazioni religiose, nei quali si è sempre sentita l’esigenza di riforme per reagire alla decadenza), al cedimento nelle tentazioni nella ricerca della carriera, del denaro e della ricchezza nei quali possono incorrere gli stessi membri del Clero, commettendo peccati che danno scandalo.
L’esorcista può essere un Buon Samaritano – ma non è il Buon Samaritano – poiché il peccato è una realtà più grave. Un peccatore che rimane fissato nel suo peccato è più misero di un possesso. La conversione del cuore è la più bella vittoria sull’influenza di Satana, contro la quale il Sacramento della Riconciliazione ha una importanza assolutamente centrale perché nel mistero della Redenzione Dio ci ha liberato dal peccato, e ci dona, quando siamo caduti, di ritrovare la Sua amicizia.
I Sacramenti hanno invero una priorità sui sacramentali, categoria nella quale sono annoverati gli esorcismi, che sono richiesti dalla Chiesa ma in ordine non prioritario. Se non si considera questa impostazione, sussiste il rischio di turbare i fedeli. Non si può considerare l’esorcismo come l’unica difesa contro l’azione del demonio, ma un mezzo spirituale necessario, dove si è constatato l’esistenza di specifici casi di possessione diabolica.
Sembra che i possessi siano più numerosi nei Paesi pagani, dove il Vangelo non è stato diffuso e dove sono più diffuse le pratiche magiche. Altrove un elemento culturale permane là dove i cristiani conservano una tendenza ad indulgere a vecchie forme di superstizione. Inoltre occorre considerare che presunti casi di possessione possono essere spiegati dalla medicina attuale e dalla psichiatria e che la soluzione a determinati fenomeni può consistere in una buona cura psichiatrica.
Allorché si manifesti nella pratica un caso difficile, bisogna prendere contatto con uno psicologo e un esorcista; è consigliabile awalersi di psichiatri di formazione cattolica [l].
Al Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” è stato istituito recentemente un corso su queste tematiche. Su di esse appare opportuna una formazione adeguata nei Seminari, in una dimensione di equilibrio e di saggezza, evitando eccessi e forzature.

La chiesa cattolica: istituzione divina 0

La chiesa cattolica: istituzione divina

di Fra Crispino Lanzi

A fianco di Maria Vergine un’altra madre ci protende le braccia, la Chiesa. Alessandro Manzoni la canta con queste parole: “Madre dei santi, / immagine della città superna, / del Sangue incorruttibile / conservatrice eterna”.
La Bibbia e il Vaticano II ce la presentano talmente grande e piena di luce e ricca di tanti tesori spirituali da non poterla definire con un sol termine e perciò la descrivono con tante figure; ne riportiamo qualcuna: è l’ “ovile” la cui porta è Cristo; è il “campo di Dio”; è l’ “edificio” di Dio; è la “sposa” di Cristo; è il suo “Corpo Mistico”; è il “popolo di Dio”.
1. LA CHIESA È IL CORPO MISTICO DI CRISTO. Davanti a tanto splendore, quale brutta figura fanno tanti poveri laicisti e anticlericali che (o con cattiveria o con spaventosa ignoranza) vanno blaterando: “Cristo sì, Chiesa no!” Voi, figli della luce non ripetete mai questa tenebrosa menzogna. Ma ascoltate lo Spirito, il Quale, per mezzo di S. Paolo, ripetutamente grida “Cristo è il Capo, la Chiesa è il suo Corpo”.
Avete mai visto passeggiare per le strade o per le piazze un corpo senza capo o un capo senza corpo? Come non può esistere un capo senza corpo e viceversa, così non esiste Cristo senza Chiesa e Chiesa senza Cristo. Chi rifiuta la Chiesa Corpo di Cristo, rifiuta Cristo Capo della Chiesa.
Il Card. Pellegrino ripeteva: “Per essere cristiani bisogna fare una scelta: o restare con Cristo nella Chiesa o mettersi fuori della Chiesa e non essere più con Cristo”.
Pio XII affermava: “La Chiesa è il prolungamento di Gesù nel tempo e nello spazio”. Infatti continua nei secoli la missione di salvezza di Gesù, rimanendo sempre fedele al comando di Cristo Dio, il Quale disse agli Apostoli e ai loro successori (Papa, Vescovi, Sacerdoti): “Come il Padre ha mandato me, così Io mando voi”. “Chi ascolta voi ascolta Me; e chi disprezza voi disprezza Me”.
“A me è stato dato ogni potere in Cielo e in terra. Andate dunque, ammaestrate tutte le genti…insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”.
“Io sono con voi fino alla fine del mondo”.
2. LA CHIESA È ISTITUITA DA GESÙ: È voluta dal Padre, è fondata dal Figlio, è animata dallo Spirito Santo. Il Vangelo c’è ne dà l’assoluta certezza.
Il celebre scrittore Papini grida: “Una sola luce: il Vangelo; al di fuori del Vangelo tutto è buio, buio, popolato di larve e di mostri”. Il Vangelo è il libro il più storico dell’antichità, è l’unico sicuramente veritiero. Da giovane studente rimasi impressionato nell’udire in Piazza Maggiore di Bologna questa bella frase del prof. Giovanni Albanese: “Se i Vangeli non sono storici, nessun altro documento è storico, perché nessun altro fu mai così fondato, così comprovato, così testimoniato, così analizzato, anatomizzato e studiato, come i Vangeli”.
I Vangeli sono stati scritti da due Apostoli (testimoni oculari e auricolari di tante cose che scrivono) e da due discepoli degli Apostoli i quali non fanno altro che scrivere la predicazione che hanno udita dagli Apostoli. Da una attenta lettura si conosce che la loro unica preoccupazione è quella di dire la verità. E sono morti martiri per testimoniare che era vero quanto avevano scritto. La stessa cosa è avvenuta per gli scrittori degli Atti e delle Lettere apostoliche.
Ora, Pascal afferma: “Io credo ai testimoni e agli storici che si lasciano uccidere per affermare che è vero quanto hanno detto e quanto hanno scritto”.
Prendendo in mano il Vangelo, gli Atti e le Lettere apostoliche conosciamo con chiarezza solare che Gesù ha istituito la Chiesa. Infatti, dopo una notte passata in preghiera, Egli, tra i discepoli sceglie 12 uomini, li chiama Apostoli, li abitua all’apostolato. E mentre ha chiesto a tutti i suoi seguaci, uomini e donne, di seguirlo, di essere suoi testimoni, di diventare santi, soltanto a quei 12 uomini (ossia agli Apostoli e ai loro successori) concede i seguenti poteri: Celebrare l’Eucaristia. Predicare e battezzare. Rimettere i peccati. Ungere gli infermi con olio santo. Dirigere e governare la Chiesa. Fare leggi e toglierle. S. Paolo parla pure del Sacramento del Matrimonio. Gli Apostoli amministrano la Cresima, conferiscono l’Ordine Sacro, consacrando altri Vescovi e Sacerdoti, rimproverano e puniscono ( come nel caso di Anamia e Saffica).
Gesù sulla croce ha affidato la Madonna come madre spirituale a ogni cristiano rappresentato da S. Giovanni.
Gesù ha pure scelto il fondamento, il Capo, il Pastore supremo della Chiesa: è Pietro,di cui parleremo nella seguente catechesi.
Gesù chiaramente fa capire che gli Apostoli dovevano avere dei successori, infatti afferma: “Predicate e battezzate tutte le genti”, “sarò con voi fino alla fine del mondo”. Ora, come risulta dai documenti storici, Pietro è morto quando era Vescovo a Roma e successori di Pietro sono stati i Papi; successori dei 12 Apostoli sono i Vescovi.
Io conosco un solo Gesù vero, e una sola Chiesa vera: il Gesù e la Chiesa del Vangelo. Ebbene la Chiesa vera è soltanto quella che ha sempre mantenuto e continua a mantenere i punti fermi che sono stati stabiliti da Cristo Dio e che abbiamo ora esposti: punti essenziali e irrinunciabili: S. Messa, i sette Sacramenti, Predicazione Apostolica, Devozione a Maria Vergine,Sacra Gerarchia come è voluta da Gesù cioè comprende Papa e Vescovi, Sacerdoti e Diaconi…Chi rifiuta anche uno solo di questi elementi essenziali, non appartiene più alla vera Chiesa di Cristo. La Chiesa vera non può abdicare a ciò che di essenziale ha stabilito Cristo Dio e non può negare neppure una delle verità che Gesù ha chiaramente insegnato e gli Apostoli hanno predicato.
Tutti questi punti fermi, tutte queste verità, soltanto nella Chiesa Cattolica sono stati creduti sempre, da tutti, concordemente (sempre, ab omnibus, unanimiter!).
3. GESÙ CI SALVA SOLO PER MEZZO DELLA CHIESA.
Quindi il demonio farà tutto il possibile per allontanare le anime dai Sacerdoti, dalla Chiesa.
Una obiezione che fa strage… (una fra tante): molti Sacerdoti e perfino Vescovi e Papi sono cattivi, affaristi, scandalosi, quindi non credo alla Chiesa, non andrò mai più ai Sacramenti e alla Messa. Rispondo: di fronte alla Chiesa o si è stercorari che vanno all’affannosa ricerca soltanto di rifiuti e di marciume oppure si è api che non si posano mai sulla sporcizia, ma vanno a posarsi sui fiori preoccupate solo di inebriarsi del nettare e del miele. Tu impegnati a essere un’ape. I Sacerdoti pur essendo distributori dei tesori santissimi di salvezza, sono uomini e quindi hanno i loro difetti, tuttavia moltissimi Sacerdoti e Vescovi sono ottimi. E su 264 Papi che sono esistiti, ben 82 sono Santi tra cui 33 Martiri, 8 sono Beati e diversi sono Servi di Dio. Se ci sono dei Sacerdoti cattivi, se la vedranno loro stessi davanti al tribunale di Cristo; al vero credente in Gesù interessa soltanto che egli gli abbiano trasmessi intatti, nel corso di 2.000 anni questi tre grandi tesori spirituali: l’Eucaristia, la Parola di Dio (ossia tutte le verità rivelate), il Perdono dei peccati nella Confessione.
Napoleone dall’alto della roccia di S. Elena contemplò a lungo il mare, il cielo e pensando al suo Impero andato in frantumi, esclamò: “I popoli passano! I troni crollano! La Chiesa resta!” Sì, la Chiesa resterà per sempre perché non è opera d’uomini,ma è opera di Cristo Dio.
Perfino Eistein ha detto: “La Chiesa cattolica è la sola eminente e storicamente durevole organizzazione”.
La Chiesa è morta? No! Sono morti alla Grazia di Dio coloro che l’abbandonano. La Chiesa non morirà mai!
Dice S. Paolo: “È la Chiesa del Dio vivente colonna e sostegno della verità”.
Ripeteremo, perciò, con S. Giovanni Crisostomo: “ La nostra speranza è la Chiesa, la nostra salvezza è la Chiesa, il nostro rifugio è la Chiesa”.
Rifletteremo alle parole di S. Cipriano: “Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per Madre!
Ascoltiamo il monito di S. Agostino: “Che ti giova se lodi il Signore, onora il Padre, testimoni in Figlio (Gesù), se bestemmi la Chiesa? Chi vive fuori della Chiesa non sarà mai annoverato tra i figli di Dio. Tu avrai tanto di Spirito Santo quanto di amore avrai alla Chiesa… Carissimi, considerate dunque tutti, all’umanità, Dio Padre e la Chiesa Madre affinché la benedizione del Signore resti in eterno”.
1° ESEMPIO: I Martiri di una cittadina della Frigia:
Lo storico Lattanzio racconta che gli abitanti cristiani furono tutti rinchiusi nella cattedrale. Poi fu loro imposto di uscire come segno che intendevano abbandonare la religione cristiana cattolica. Se non fossero usciti significava che volevano rimanere cattolici e perciò sarebbero stati bruciati vivi. Nessuno uscì. Tutti preferirono morire tra le fiamme piuttosto che rinnegare la Chiesa.
2° ESEMPIO: P. Lazzaro Graziani, Cappuccino veneto Missionario martirizzato con oltre 100 coltellate.
In uno dei suoi viaggi missionari arriva (il 14 Marzo 1961) nel villaggio africano di Pargala (Angola). Ha un vasto programma di lavoro: catechesi, confessioni, ecc. A sera entra nella capanna che gli hanno preparato per un po’ di riposo. Ma nella notte, prima dell’alba, numerosi soldati sbandati e protestanti, venuti da lontano, abbattono la fragile porta, gli strappano i vestiti, lo trascinano e lo legano a un palo in mezzo alla piazza del villaggio, e per due giorni e per due notti lo privano di cibo e di acqua e lo bastonano e lo torturano. Se fosse diventato protestante chissà quanti onori avrebbe ricevuto! Il missionario continua a stringere nella sua mano destra il piccolo Crocifisso che gli aveva consegnato Papa Giovanni 23° e che i carnefici non sono riusciti a strappargli, e prega, prega, e invoca la Madonna di cui è molto devoto. All’improvviso arriva uno dei capi dei soldati in rivolta, di nome Alfredo; anche lui è protestante. Chiede: “Chi è questo bianco?” Gli rispondono: “È un missionario cattolico”. Grida a squarciagola: “Allora, se è cattolico, uccidetelo!” Quegli uomini subito si mettono all’opera, ma lo fanno morire a poco a poco. Con lunghi coltellacci (detti catana e che servono per farsi strada nella foresta) gli si avventano contro, eccitati dall’alcool, al ritmo del tamburo, tra urli selvaggi, in una danza sfrenata. I colpi si succedono ai colpi. Lui continua a stringere il Crocifisso e prega ad alta voce, e ripete parole di perdono ai suoi carnefici. Lo fanno letteralmente a pezzi. Poi fuggono. I Cattolici si avvicinano, vedono il loro amato missionario ridotto a brandelli sparsi per la piazza; e, con meraviglia di tutti, viene trovata la mano destra intatta e che ancora stringe il Crocifisso.
Noi tutti, sull’esempio di questi gloriosi martiri dovremmo amare tanto la Chiesa da tenerci pronti, se è necessario, a essere bruciati vivi o a essere fatti a pezzi pur di conservare la fedeltà alla sua Chiesa: Chiesa che “è necessaria alla salvezza”; Chiesa che è “ il Regno di Cristo già presente”, che è “ dimora dello Spirito Santo”; Chiesa che “prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”; Chiesa “che brilla ora quale segno di sicura speranza”, fino a quando, questa Chiesa pellegrinante sarà trasformata in Chiesa trionfante attorno alla Madre del Signore nella luce e nella gioia senza fine del Cristo risorto.
PROPOSITO: preghiamo ogni giorno la Madonna per la Chiesa: chi più di Lei l’avrà a cuore, Lei che Paolo VI ha proclamato “Madre della Chiesa”?

La chiesa durerà fino alla fine dei tempi 0

La chiesa durerà fino alla fine dei tempi

di Francisco Fernàndez-Carvajal

Immediatamente dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando la moltitudine si fu saziata, Gesù la congedò e ordinò ai suoi discepoli che si imbarcassero. Era ormai sera avanzata.
Il Vangelo narra che gli apostoli si diressero verso l’altra riva, in direzione di Cafar­nao. Era già notte e Gesù non c’era. Dal Vangelo di Matteo sappiamo che si era accomiatato anche da loro e che era salito su un monte a pregare. Il mare era agitato perché soffiava un forte vento, e la barca veniva sbattuta con violenza dalle onde, poi­ché quel vento era contrario.
La Tradizione ha visto in questa barca l’immagi­ne della Chiesa nel mondo, scossa lungo i secoli dalla tempesta delle persecuzioni, delle eresie, delle infedeltà. «Quel vento», scrive San Tommaso, «è fi­gura delle tentazioni e delle persecuzioni, che la Chiesa subirà a causa delle mancanze d’amore. Per­ché, come dice Sant’Agostino, quando l’amore si raffredda aumentano le onde… Tuttavia il vento, la tempesta, le onde e le tenebre non riusciranno ad allontanare la nave dalla rotta e ad affondarla.
Fin dai primi tempi dovette affrontare persecuzioni di dentro e di fuori. Anche ai nostri giorni nostra Ma­dre la Chiesa, e con Lei i suoi figli, è squassata da tempeste. «Non è una novità. Da quando nostro Signore Gesù Cristo ha fondato la Santa Chiesa, questa nostra Madre ha patito una persecuzione costante. Forse in altre epoche le aggressioni erano organizzate apertamente; adesso in molti casi si tratta di una persecuzione silenziosa. Oggi, come ieri, si continua a combattere la Chiesa. Quando ascoltiamo parole di eresia, quando osserviamo che si attacca impunemente la santità del matrimo­nio e quella del sacerdozio; la Concezione Immaco­lata di nostra Madre, la Madonna, e la sua Verginità perpetua, con tutti gli altri privilegi e doni di cui Dio volle adornarla; il perenne miracolo della presenza reale di Cristo nella Santa Eucaristia; il Primato di Pietro, e perfino la Risurrezione di nostro Signore, come non sentire l’anima colma di tristezza? Ma abbiate fiducia: la Santa Chiesa è incorruttibile», diceva il Beato Escrivà in un’omelia sul fine soprannaturale della Chiesa.
Gli attacchi alla Chiesa ci addolorano, ma ci dà una grande pace e sicurezza sapere che Cristo stes­so è dentro la barca; vive per sempre nella Chiesa, e per questo le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa; durerà fino alla fine dei tempi. Tutto il resto, tutto ciò che è umano, passa, ma la Chiesa rimane sempre così come Cristo l’ha voluta. Il Si­gnore è presente, e la barca non affonderà, quan­tunque talvolta la si veda sbattuta di qua e di là. Questa protezione divina è fondamento della nostra Fede incrollabile: la Chiesa, di fronte alle situazioni contingenti, rimarrà fedele a Cristo sempre, in mez­zo a tutte le tempeste, e sarà il Sacramento universa­le di salvezza. La sua storia è un miracolo morale che continua e nel quale possiamo ravvivare sem­pre la nostra speranza.
Già all’epoca di Sant’Agostino i nemici della Chiesa dichiaravano: “La Chiesa sta per morire, i cristiani hanno fatto il loro tempo”. Al che il Vescovo di Ippona replicava: “Vedo ogni giorno morire qualcuno di voi, mentre la Chiesa sta sempre in piedi per manifestare la potenza di Dio a tutte le generazioni che si succedono”.
Che Fede fiacca la nostra se il dubbio si insinua proprio quando la tempesta si scatena maggiormente contro di essa, contro le sue istituzioni o contro il Romano Pontefice e i Vescovi! Non lasciamoci impressionare dalle circostanze avverse, perché perderemmo la serenità, la pace, la visione soprannaturale. Cristo è sempre vicino a noi e vuole che abbiamo fiducia. È accanto a ciascuno, e non dobbiamo temere nulla. Possiamo pregare di più per la sua Chiesa, essere più fedeli alla nostra vocazione, fare più apostolato tra i nostri amici, riparare.
L’indefettibilità della Chiesa significa che essa non sarà vinta, che ha carattere imperituro, cioè che durerà fino alla fine del mondo, e altresì che non subirà alcun cam­biamento sostanziale nella dottrina, nella costitu­zione o nel culto.
Il Concilio Vaticano I dice della Chiesa che essa “deve per volontà dello stesso Cristo durare per sempre”, e che, “fondata sulla Pietra, resterà incrol­labile fino alla fine dei secoli”.
La ragione della perennità della Chiesa sta nel suo essere intimamente unita a Cristo, che ne è Capo e Signore. Dopo essere salito al cielo inviò ai suoi lo Spirito Santo, lo Spirito di verità, perché dimorasse presso di loro e, quando li incaricò di predicare il Vangelo a tutte le genti, li rassicurò con la promessa che Egli sarebbe stato con loro tutti i giorni fino alla fine del mondo.
La Chiesa dimostra la sua fortezza resistendo, serena e fiduciosa, a tutti gli attacchi delle persecu­zioni e delle eresie. Il Signore stesso veglia su Lei: «Sia quando illumina i suoi governanti e li corrobo­ra per sostenere fedelmente e fruttuosamente le mansioni proprie di ciascuno; sia quando (special­mente nelle circostanze più difficili) suscita dal grembo della Madre Chiesa uomini e donne che, spiccando col fulgore della santità, siano di esempio agli altri cristiani e di sviluppo del suo Corpo misti­co. Inoltre dal cielo Cristo guarda sempre con amo­re peculiare alla sua Sposa intemerata, che s’affati­ca in questa terra d’esilio; e quando la vede in peri­colo, la salva dai flutti della tempesta o per sé diret­tamente, o per mezzo dei suoi Angeli, o per opera di Colei che invochiamo Aiuto dei Cristiani ed anche degli altri celesti protettori; e, una volta calmatosi il mare, la consola con quella pace “che supera ogni senso” (Fil 4, 7)», diceva Pio XII. La Fede ci assicura che la stabili­tà della sua costituzione e della sua dottrina durerà sempre, finché Egli venga, afferma San Paolo.
«In certi ambienti, soprattutto della sfera intel­lettuale, si avverte e si tocca con mano una specie di consegna settaria, a volte eseguita persino da catto­lici che, ‑con cinica perseveranza‑ alimenta e propaga la calunnia, per gettare ombre sulla Chiesa o su persone e organismi, contro ogni verità e ogni logica. Prega, ogni giorno, con fede: “Ut inimicos Sanctae Ecclesiae ‑nemici perché tali essi si procla­mano‑ humiliare digneris, te rogamus audi nos!”. Confondi, o Signore, coloro che ti perseguitano, con la chiarezza della tua luce, che siamo decisi a pro­pagare» (Beato Escrivà).

La parrocchia è possibile salvarla? 4^ 0

La parrocchia è possibile salvarla? 4^

di Padre Giuseppe Abate

GESÙ, nel suo infinito amore, per purificare la parrocchia dai vizi e cambiarne il volto, ha istituito (la sera di Pasqua), (Cfr. Giov. 20, 19) il Sacramento della CONFESSIONE (della Penitenza o della Riconciliazione). Questa, non solo cancella i peccati, ma arricchisce le anime di maggiore Grazia, le santifica (Conc. di Trento), dà loro la forza contro le innumerevoli tentazioni di Satana, del mondo e della carne, le rinnova nell’impegno della vita cristiana, le avvia alla perfezione e rifà l’innocenza battesimale perduta, l’esercita nell’umiltà e nella penitenza, ripara il tempo perduto per la santità e ridà la gloria alla SS. Trinità. Oh! La necessità, la bellezza e la grandezza S. Confessione! Si prova una pace inesprimibile; Gesù e l’anima si danno il bacio della pace (Cfr. Im. C. 3, 52).
La Confessione frequente è IMPORTANTISSIMA E NECESSARIISSIMA. Ricordiamo lo Slogan: «Almeno una Santa Confessione al mese!». S. Francesco d’Assisi dice: «Chi si accusa Dio lo scusa; chi si scusa Dio l’accusa». S. Vincenzo dei Paoli afferma: «La Confessione è la base della conversione e della perfezione». E S. Giovanni Bosco raccomanda: «Rompete le corna al demonio con i due martelli della Confessione e della comunione».
Al Sacramento della Confessione si aggrapparono il Santo Curato d’Ars, Padre Pio, S. Leopoldo Mandic e tanti altri, per il bene delle anime, delle parrocchie e della società. Furono i martiri della confessione ben celebrata, con amore e senza fretta. Loro compresero e fecero capire alle innumerevoli anime che, per un verso, la confessione non deve essere un Sacramento facile, ma difficile, perché dev’essere il Sacramento del vero pentimento e della CONVERSIONE, del CAMBIAMENTO DELLA VITA.
Non è solo un lavacro, una specie di toilette dell’anima, un sentire una buona parola, ma è CAMBIARE mente, cuore, costumi… Non è solo esame di coscienza, («ricordare cosa dire»), ma soprattutto è una ROTTURA VERA E PROPRIA COL PASSATO. È un cambiamento di mentalità. Bisogna pentirsi dei peccati non solo per aver meritato i castighi di Dio (l’inferno o il purgatorio…), ma soprattutto per avere ucciso l’amore del Padre. E impariamo che, dopo l’atto sacramentale, bisogna continuare a far penitenza dei propri peccati. Non possiamo contentarci di quel piccolo sacrificio o di quella preghiera impostaci dal confessore (Cfr. V. Morero). La piccola parrocchia di Ars! Degna di essere invidiata!
Per tante anime, la via di Ars fu la via di Damasco, della conversione. La santità del curato d’Ars, le sue preghiere, le sue penitenze, la sua predicazione ardente, il suo lavoro apostolico portavano i peccatori al confessionale e là gli bastavano poche parole per abbattere il peccato ed elevare le anime. Quante coscienze, trapassate dalla spada della sua parola, hanno lasciato sfuggire il veleno nascosto che le guastava. Spesso, per scuotere i grandi peccatori, diceva ad essi questa parola semplice, ma terribile quando esce dalle labbra di un Santo: «Amico, voi siete dannato!». Questa frase molto breve valeva più che un lungo discorso e li convertiva. Il grande miracolo del curato d’Ars per convertire la sua parrocchia e le anime fu, in definitiva il suo confessionale assediato giorno e notte. La confessione frequente e ben fatta fu il miracolo e la conversione della parrocchia. E diede tanta gloria a Dio (perché i Sacramenti sono azioni di Cristo, Sommo Sacerdote, e sono atti liturgici) e riempì di gioia la SS. Trinità, il Sacerdote e le anime.
Molti non capiscono il perché della confessione (magari annuale). Non si tratta di fare un atto di pietà o un obbligo, ma di convertirci e di riunirci al Corpo mistico di Cristo. Tanti capiscono la confessione solo come un pulire la casa, lasciar cadere la polvere e di nuovo pulire. Invece, la confessione deve essere anche una risurrezione della persona, una spinta nuova per la vita spirituale, una continua crescita della persona, delle virtù e della santità. Quindi non soltanto dobbiamo confessare i peccati, ma anche allontanare ogni ostacolo che ci impedisce di raggiungere la Grazia divina e la perfezione.
«Lodiamo e ringraziamo il Padre per la Grazia del perdono. All’uomo naufrago a causa del peccato, con il Sacramento della Riconciliazione ha aperto in Cristo crocifisso e risorto il porto della misericordia e della pace. Nella potenza dello Spirito Santo ha stabilito per la Chiesa una 2° tavola di salvezza dopo il Battesimo e incessantemente la rinnova per radunarla al banchetto gioioso del suo amore» (Prefazio della Penitenza).

La parrocchia è possibile salvarla? 2^ 0

La parrocchia è possibile salvarla? 2^

di Padre Giuseppe Abate

II PARTE
a) Non possiamo giungere alla santità e non possiamo salvare i nostri parrocchiani «sen­za laPREGHIERA, senza molta Preghiera» (Ro­jo Marin), fatta bene, che proceda dal cuore. «Senza di me non potete fare nulla» disse Gesù (Gv 15,5). Cosa può fare il filo senza la corren­te elettrica? «Dobbiamo portare l’assemblea dei fedeli nel Sacro, in una grande spiritualità, nel Divino» (Giovanni Paolo II).
Ma come lo potremo senza la preghiera? «Chi prega si salva e salva; chi non prega si danna e danna» (S. Alfonso e Don Silvestrelli). Non sco­raggiamoci! «Sopra un fazzoletto di terra, non si costruisce forse un grattacielo?». Se noi pregassi­mo più dei santi saremmo più santi di loro e faremmo cose più grandi di loro (Cfr. P. Corti). «Non stiamo a discutere troppo se ce la faremo o no; se siamo capaci di fare i parroci, gli apostoli o no; se abbiamo il carattere, il temperamento, la cultura… o no. Sappiamo che la preghiera ottiene TUTTO, assolutamente TUTTO. Dun­que, CONVERTIAMOCI ALLA PREGHIE­RA!». Viviamo di preghiera! Diventiamo pre­ghiera! «Se ricorressimo più presto alla preghiera, anziché roderci l’anima, romperci la testa per indagare CHI e COME, noi renderemmo vive le nostre parrocchie».
Urge una decisione da prendere per il bene della comunità parrocchiale? Perché non parteci­piamo alla Messa, anche ogni giorno? Perché non gridiamo allo Spirito Santo che ci doni la sua luce? Vogliamo che un peccatore ritorni all’ovile? Perché non preghiamo con la Liturgia delle Ore? Perché non impugniamo il Rosario? È la preghie­ra più potente dopo la Liturgia Eucaristica e la Liturgia delle Ore. È meditazione del Vangelo e preghiera dettata da Dio all’Angelo Gabriele: «Ave (Maria), piena di Grazia! … ». Ecco perché la Madonna l’ha richiesto più volte nelle apparizio­ni. Ecco perché Satana ha paura del Rosario. «Io potrei convertire il mondo intero se avessi un esercito che recita il Rosario» (Pio IX). Perché non diciamo molte Giaculatorie personali? Per­ché non ci rivolgiamo con molta fiducia a S. GIUSEPPE? «Vorrei fare, vorrei predicare, vorrei organizzare, vorrei, vorrei … ; ma perché non mi butto nell’orazione? L’orazione è immensamente più grande della vita. In questo oceano sconfinato si pesca sempre… per noi e per le anime» (Cfr. Don Silvestrelli).
«II segreto delle conversioni è il lavoro di preghiera. La strategia si gioca tutta nella pre­ghiera». «Perché tanta crisi di Fede, sia in migliaia di Sacerdoti (nel 1970) che nel popolo? Perché si è parlato molto e si è pregato poco» (Mons. De Giorgi).
I nostri parrocchiani non ci ascoltano?… Una cosa sappiamo: «Ciò che è impossibile agli uomi­ni, è possibile a Dio» (Lc. 18,27). E che: «Tutto è possibile per chi crede» (Mc. 9,23). «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Mt. 7,7).
Non è piena la Scrittura degli interventi pro­digiosi di Dio a favore di chi in Lui si rifugia? (Mosè, Gedeone, Anna sposa di Elkana, David, Giuditta, Ester, Giuda Maccabeo, Daniele, il buon ladrone … ). E tutta la vita di Cristo non fu preghiera? (Mc. 1,35; Lc. 6,12; Mt. 11,25; Mt. 14,23; Mt. 26.39; Lc. 23,34 … ). La preghiera di Gesù è codice di vita per tutti coloro che voglio­no essere «pescatori di uomini» (Mt. 4,19).
Che razza di demoni e di vizi ci sono in giro! Chi li potrà allontanare? Risponde Gesù: «Questa razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno» (Mt. 17,2 1). Noi lottiamo, cerchiamo di fare molto per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Ma siamo dei combattenti inebetiti: confidiamo nel nostro «cavallo», mentre è con noi il Signore degli eser­citi. «II cavallo non giova per la vittoria» (Sal. 32). Purtroppo «noi siamo dei sognatori di santità e di conversione della nostra parrocchia: faccia­mo troppo conto dei nostri programmi e delle nostre esperienze» (Don Silvestrelli).
Ritorniamo alla preghiera! Finché non ci si metta a pregare di più, molto di più, la situazione morale peggiorerà… «Bisogna ritornare alla pre­ghiera; facciamo troppe cose inutili» (Giovanni Paolo II). Il Santo curato d’Ars, Padre Pio… quante conversioni hanno ottenuto con le loro preghiere! «Solo la preghiera vince Dio» (Tertulliano). «La prima cosa che deve fare colui che sente la pro­pria responsabilità ecclesiale è di formare indivi­dui, ma soprattutto GRUPPI DI PREGHIERA». «Bisogna pregare! Tutto il resto è inutile e stupi­do. Non vi è disperazione, nè tristezza amara per l’uomo che prega molto» (L. Bloy).
Riportiamo alcuni brani di una lettera scritta il 13/4/1971 da Suor Lucia dos Santos al nipote P. Valinho: «Vedo dalla tua lettera che sei turba­to per lo scompiglio e il disorientamento del nostro tempo. È davvero triste che così tanti si lascino dominare dall’onda diabolica che avvolge il mondo e che siano tanto ciechi da non vedere il loro errore. Ma l’errore principale è che essi hanno abbandonato la preghiera. Così si allonta­nano da Dio, e senza Dio manca ad essi tutto.
Con la preghiera fervorosa riceverai la luce, la forza e la Grazia di cui hai bisogno per sostenerti e da partecipare agli altri. 1 superiori hanno bisogno di pregare sempre di più, di mantenersi vicino a Dio e di parlare a Lui di tutti i loro affari e problemi prima di discuterli con i loro simili. Segui questa strada e vedrai che troverai nella preghiera più scienza, più luce, più Grazia e virtù che tu possa mai acquistare con leggere molti libri e con grandi studi. Non considerare mai perduto il tempo che spendi nella preghiera. Lá­sciati mancare il tempo per qualsiasi altra cosa, mai però per la preghiera e realizzerai un muc­chio di cose in breve tempo… Ciascuno di noi (ma specialmente il superiore), senza preghiera, o che abitualmente sacrifica la preghiera per cose materiali, è come una canna vuota ed incrinata… Sono convinta che la causa principale del male del mondo e del fallimento di tante anime consa­crate, è la mancanza di unione con Dio nella preghiera… I nostri tempi sono molto insidiosi e noi siamo deboli. Solo la forza di Dio può soste­nerci».
(continua)

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La parrocchia è possibile salvarla?

di Padre Giuseppe Abate

Introduzione
1) «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap. 3,20). Così disse il Signore Gesù al Vescovo di Lao­dicea. Così dice oggi a ciascuno di noi. E noi vogliamo ascoltare la voce di Gesù, aprire la porta dell’anima nostra alla Grazia. Vogliamo corrispondere all’azione di Dio, per la nostra conversione e la salvezza della parrocchia affida­ta alle cure dei Gruppi ecclesiali e dei fedeli impegnati, ma sopratutto del Parroco.
2) La PARROCCHIAche, con l’aiuto di Dio e di Maria, vogliamo salvare, è una realtà di prima­ria importanza. «La parrocchia è come una cellula della Dio­cesi» (A.A., 10). Cellula, cioè parte viva che riceve e assicura la vita dell’intero organismo. La parrocchia non è la Chiesa, ma una Co­munità in cui si esprime la Chiesa. É questo il modello uscito dal Vaticano II.
Un noto esponente cristiano francese, M. Boegner, commentando una frase del grande teo­logo Congar, ha scritto: «La parrocchia (popolo di Dio che si trova accampato sotto le tende in un dato luogo), è la presenza della Chiesa univer­sale di Gesù Cristo. La parrocchia è insostituibile nella vita della Chiesa, perché essa sola offre l’occasione agli umili come ai grandi, ai poveri come ai ricchi, ai giovani come agli anziani, di ogni razza e di ogni cultura, di partecipare al mistero della Chiesa universale».
3) Vogliamo essere REALISTI. Quindi, senza pessimismo, pur constatando che tanto bene c’è nella nostra parrocchia (e nel mondo intero), molte volte nascosto e silenzioso, dobbiamo rico­noscere che molti vanno verso la perdizione: vivono senza fede, speranza e carità. Bestemmia­no Dio, sono lontani da Lui (sordi ai richiami del Vangelo di Cristo), immersi nell’odio e nell’egoi­smo, dediti solo al divertimento assordante, pro­strati al dio‑quattrino (con l’attaccamento ai beni di questa terra, con l’ingiustizia … ), infangati nella disonestà… La bellezza femminile in molti casi è falsificata. Eleganza, lusso, gioielli, pietre preziose, acces­sori firmati, vengono considerati, purtroppo, co­me IDEALI DI VITA.
Diversi vivono nell’ipocrisia, recitano… la loro parte con la maschera di cristiani. Fingono bontà, umiltà, giustizia, vita cristiana… nascon­dendo i loro peccati. Chiudono il loro cuore indurito all’azione della Grazia in un detestabile formalismo. Cambiano l’accessorio, l’accidentale, il secondario con l’essenziale, con la sostanza delle cose, con il primario. «Dicono e non fanno»; «fanno le loro opere per essere ammirati dagli uomini». In pratica sono oppositori di Cri­sto. Gesù, sempre dolcissimo, «mite ed umile di cuore» (Mt. 11,29), è tremendo dinanzi all’ipocri­sia. Per ben 7 volte dice: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti … » (Mt. 23,13).
In parrocchia altri si consegnano al MATE­RIALISMO. C’è una coalizione di diverse cor­renti contro il Vangelo. C’è un VUOTO nelle partecipazioni agli atti di culto (Messa, Sacra­menti … ) da parte di giovani e di uomini. C’è in molti tanta SUPERBIA, unita ad una grande IGNORANZA religiosa. L’appartenenza alla Chiesa di tanti credenti è solo un fatto marginale, tradizionale, folkloristico e non un impegno mis­sionario e di santità. La LINGUA non si tiene a freno. La SCRISTIANIZZAZIONE in molti è in atto. Tutti, in parrocchia, lo vediamo e ne parlia­mo con grande sofferenza, anche perché la colpa, in parte, è del Sacerdote e delle anime impegnate. Quello che oggi ci preoccupa di più è l’INDIFFE­RENZA RELIGIOSA. La riflessione moderna è sganciata dall’altra vita (la VITA ETERNA). Dio appare estraneo alla vita quotidiana. Vorremmo che la parrocchia «proiettasse i cristiani oltre l’indifferenza» (G. Bonicelli). Domenico Giuliotti direbbe che è «l’ora di Barabba», «l’ora di Satana».
4) E noi cosa facciamo? Non possiamo assolutamente rimanere pigri, passare le giornate prote­stando e mormorando. Lo hanno detto chiara­mente i Vescovi e i laici al Sinodo dell’ottobre 1987. Non possiamo e non dobbiamo lasciarci prendere dalla MALINCONIA e vivere, sfiducia­ti e tristi, come tanti salici piangenti. Ma dobbia­mo essere «quali pini al vento», sempre innamo­rati della Chiesa, ed avere FIDUCIA senza dubi­tare della possibilità di salvare la nostra parroc­chia (e il mondo intero). Sacerdoti e laici dobbia­mo instancabilmente agire per distruggere il re­gno di Satana ed edificare il regno di Cristo.
Dobbiamo lavorare affinché la parrocchia passi «da selvatica ad umana e da umana in divina» (Pio XII).