Categoria: PECCATI

Senso della colpa e senso del peccato 0

Senso della colpa e senso del peccato

di Don Mario Cascone Nel nostro tempo si smarrisce sempre più il senso del peccato, che è per sua natura direttamente proporzionale al senso di Dio. Quanto più l’uomo si incontra “a tu per tu” con il Signore, tanto più scopre e conosce i suoi peccati, sentendosi indegno di stare al cospetto di Dio. Succede come quando vediamo i mobili di una stanza al buio: la polvere sopra di essi non si nota…Ma non appena accendiamo la luce o apriamo la finestra, immediatamente ci accorgiamo della polvere che si è accumulata…Dio è luce, che mette a nudo le nostre mancanze, ma lo fa con amore e misericordia, ossia facendoci avvertire il bisogno di togliere da noi la “polvere” che forse da tempo abbiamo accumulato nella nostra vita.Tutto questo però non va confuso con un semplice sentimento psicologico, con un’emozione, perché altrimenti non sarebbe autenticamente liberante. Un altro abbaglio del nostro tempo è quello di interpretare il peccato in termini puramente psicologici, legandolo al senso di colpa che la persona prova dopo aver compiuto una trasgressione. Una tale concezione è fuorviante, perché porta a pensare che sia peccato solo ciò che fa sentire in colpa, mentre tutto il resto, anche se oggettivamente non rispetta la legge di Dio, non viene ritenuto peccato grave…Senso della colpa e senso del peccato sono due cose molto diverse tra di loro. Proviamo a coglierne alcune differenze:Il senso della colpa è psicologico, mentre il senso del peccato è teologicoIl senso della colpa è monologico, ossia consiste nell’io che guarda dentro se stesso; il senso del peccato è dialogico, perché riguarda il rapporto tra l’uomo è Dio, si coglie nel sentirsi guardati e amati dal SignoreIl senso della colpa è frustrante, perché produce amarezza, insoddisfazione, rabbia verso se stessi, rassegnazione al male compiuto; il senso del peccato è liberante, perché fa vedere il male come qualcosa da cui la potenza di Dio può trarre il bene; di conseguenza convince il peccatore a “consegnare” il male da lui compiuto alla misericordia del Signore, che sa scrivere dritto anche sulle righe storte della nostra esistenza…Il senso della colpa è legato al timore, quello del peccato all’amore: la colpa, infatti, nasce dalla consapevolezza della trasgressione di una regola; il peccato dalla coscienza di avere offeso l’amore di Dio e di aver deluso le sue attese di Padre, la fiducia da lui riposta nei nostri confrontiIl senso del peccato è allora maturante, perché ci fa crescere nel desiderio di amare il Signore e, prima ancora, di lasciarci amare da Lui; il senso della colpa invece rischia di farci restare sempre fermi allo stesso punto, perché può portare a fissarci su alcune trasgressioni, impedendoci di verificare tutto l’ampio panorama del nostro rapporto con Dio, con i fratelli e con noi stessi. Il rischio è quello di confessare solo ciò che ci fa “sentire” in colpa, e non quello che realmente ferisce in noi l’amore di DioSolo l’autentico senso del peccato genera in noi il dolore perfetto, quello cioè che si lega all’amore e non alla paura del castigo di Dio. Lo diciamo già nell’atto di dolore: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso Te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa”.

Ricerca delle cause che portano al fenomeno droga 0

Ricerca delle cause che portano al fenomeno droga

del Dott. Bruto Maria Bruti Si possono riassumere varie cause che sono all’origine del problema. 1) Crisi della famiglia.Tutte le ricerche concordano sul fatto che la situazione familiare dei giovani tossicodipendenti è perturbata nella maggioranza dei casi.Il 65% dei giovani drogati presenta una deprivazione parentale: assenza di uno dei genitori per morte o per separazione.Per vari motivi, dovuti alle condizioni culturali e lavorative della vita moderna, i genitori sono scarsamente a contatto con i figli: si tratta di un’assenza fisica ed educativa che, di fatto, ha trasformato il focolare domestico in un luogo-dormitorio. Nelle grandi città la figura della madre è quasi completamente scomparsa. Le ricerche di neuro-psichiatria infantile (in particolare René Spitz) e quelle di fisiologia del comportamento ed etologia umana (in particolare Irenaus Eibl-Eibesfeldt) hanno dimostrato che il neonato ha bisogno di identificarsi con una figura materna stabile fino al 3° anno di età: si tratta di una predisposizione genetica che necessita, per lo sviluppo di una personalità normale, di un legame individualizzato che non può essere realizzato dalle assistenti degli asili nido o dei brefotrofi. Infatti le assistenti di questi istituti sono nell’impossibilità di poter instaurare un legame individuale con i singoli neonati e, inoltre, la loro figura non è stabile perché le assistenti ruotano in base ai turni.Poiché la madre di oggi non può dedicare tutto il suo tempo al piccolo, si manifestano quasi inevitabilmente, in misura più o meno accentuata, quei fenomeni che René Spitz raccoglie nella cosiddetta – sindrome di ospedalizzazione -. Il sintomo più grave è costituito da una marcata e talvolta irreversibile difficoltà a stabilire contatti umani. L’educazione familiare può essere sbagliata e può anche formare in modo deviato un individuo ma le ricerche scientifiche più recenti dimostrano che ogni istituto alternativo alla famiglia è di per sé nocivo alla formazione della personalità.Senza legami familiari e personalizzati l’individuo perde la capacità di nutrire amore per la società. Solo l’uomo che ha avuto una famiglia è capace di vedere se stesso come un valore e di vedere dei fratelli negli altri uomini.Una statistica sulla diffusione della droga rivela che la maggior parte dei giovani tossico-dipendenti appartiene alle categorie superiori (25,6%) mentre il minor numero dei giovani tossico-dipendenti si riscontra tra gli appartenenti alle famiglie contadine (1,5%).Konrad Lorenz (lo scienziato del comportamento animale) nota che, nel mondo moderno, fatta eccezione per gli ambienti dei contadini e degli artigiani, mancano tutti quegli elementi che caratterizzano l’esistenza stessa della famiglia e cioè una certa unione, un certo focolare, una divisione gerarchica dei compiti e dei ruoli fra marito e moglie. (11) 2) Problemi affettiviLa gran parte dei tossico dipendenti è costituita da individui che hanno molto bisogno di affetto ma non riescono a soddisfare questa necessità in modo normale. 3) Mancanza di autostimaMolti tossicodipendenti hanno un forte complesso di inferiorità, conducono una vita solitaria, non traggono soddisfazione né dalle relazioni sociali né dalle relazioni sentimentali e solo con la droga riescono ad aumentare la loro autovalutazione fino ad un livello tollerabile. 4) Erotismo e pornografiaQuando il sesso viene separato dall’amore e dalla tenerezza esso produce insoddisfazione ed ossessione: si ha un innalzamento della soglia del desiderio sessuale che richiede un continuo aumento dello stimolo per ottenere il medesimo effetto. Il consumismo sessuale, la cultura dell’erotismo e della pornografia favoriscono lo sviluppo di personalità dipendenti che non riescono a trovare un appagamento psico-fisico nella vita reale. 5) Il fenomeno delle emigrazioniLe migrazioni dalle campagne verso le città e le migrazioni di popoli, con tutte le loro implicazioni (disadattamento, perdita dell’identità, criminalità, disoccupazione), contribuiscono alla crescita del fenomeno della droga. 6) Divertimenti di massa di tipo passivo Sport in chiave di spettacolo, televisione, cinema, realtà virtuale distolgono l’individuo dall’esercizio sportivo, dalla lettura, dal godimento che il corpo e la mente traggono dal libero movimento all’aria aperta. La diminuzione della lettura (che comporta un continuo dialogo con se stessi), l’esposizione troppo prolungata ai programmi televisivi e alla realtà virtuale producono una modificazione della personalità consistente in : A) riduzione della capacità di attenzione B) riduzione della capacità di concentrazione C) riduzione della capacità di ragionare D) riduzione della capacità di collegare il presente con il passato e con il futuro con formazione di un interesse che si indirizza solo alle soluzioni immediate. Questa situazione porta alla ipertrofia degli istinti, alla anestesia della coscienza, alla riduzione della logica e della volontà e predispone alla fuga nella tossicodipendenza.7) Ritmi musicali ossessivi e luci stroboscopicheL’Università Tor Vergata di Roma in gemellaggio con quella di New York ha dimostrato che i ritmi musicali ossessivi e lo stimolo luminoso stroboscopico delle discoteche provocano modifiche fisiologiche nel cervello con un aumento delle reazioni emotive e istintuali, una diminuzione della coscienza e della capacità di controllo. Si tratta di un effetto analogo a quello delle droghe allucinogene (effetto psichedelico) a tal punto che tra questi effetti esiste una relazione di continuità. 8) Materialismo praticoNel medioevo- cristianità romano germanica – è stata assente la tentazione della droga mentre essa è tipica del mondo moderno. La droga sembra prendere il posto della ricerca religiosa che nasce dalla naturale tendenza dell’uomo verso l’assoluto. Lo scrittore Aldous Huxley, che aveva contribuito a diffondere la cultura della droga negli USA, aveva colto questo aspetto della droga come surrogato spirituale. Egli scriveva che quando gli uomini mancano di trascendere se stessi con la religione essi sono indotti a ricorrere alle droghe.Se per Marx, scrive Huxley, la religione è l’oppio del popolo, nel mondo nuovo, nel mondo dell’ateismo pratico sarà il contrario e cioè l’oppio sarà la necessaria religione del popolo.Come la religione, la droga avrà il potere di consolare, di ripagare, evocherà visioni di un mondo diverso, migliore, offrirà la speranza.     Possiamo provare a riassumere schematicamente quell’atteggiamento religioso tipico dell’essere umano di cui la droga sta diventando il surrogatoA) aspirazione all’infinitoB) ricerca dell’unione con Dio attraverso la preghieraC) speranza di un mondo miglioreD) umile e paziente rassegnazione di fronte al dolore quando non può essere evitato E) potere consolatorio che nasce dal dare un senso alla sofferenza. Ogni sofferenza, che deve essere combattuta per quanto è possibile, viene tuttavia vista dall’uomo religioso come una prova permessa da Dio e come una possibilità di realizzarsi ad un livello più alto. L’uomo religioso riconosce di essere radicalmente bisognoso di salvezza, si accetta come creatura povera e limitata, si affida totalmente a Dio, imita Cristo e lo sente personalmente vicino: abbracciando la croce sa di abbracciare il crocefisso, unito a Lui diventa segno della sua presenza e strumento di salvezza per gli altri. “Ogni uomo, nella sua sofferenza, può diventare partecipe della sofferenza redentiva di Cristo”-(Giovanni Paolo II).F) Amore preferenziale verso Dio, che viene coltivato e nutrito attraverso la pratica dei sacramenti, e che è l’unico amore in grado di riempire il cuore dell’uomo.G) Capacità di vivere nel mondo ma nello stesso tempo distacco dal mondo che rimane un luogo di esilio e una valle di lacrime.H) Capacità di agire per amore di Dio collaborando ai misteriosi disegni della Provvidenza. Questa azione è particolarmente libera perché evita di essere preoccupata per i risultati in quanto questi vengono affidati e lasciati alla volontà di Dio.I) Affidamento a Dio di ogni giustizia definitiva di fronte a tutte quelle ingiustizie umane che restano impunite e senza una soluzione definitiva.

La reincarnazione è impossibile 0

La reincarnazione è impossibile

Quasi tutti i cattolici che “credono” nella reincarnazione dicono di avere ricordi di esistenze passate e credono che la prossima vita sarà migliore. Frequentano regolarmente la Chiesa ma abbracciano il pensiero delle filosofie orientali e ne praticano le discipline.Questi cristiani però, non si rendono conto che la reincarnazione èassolutamente incompatibile con la fede cristiana, perché rinnega l’Incarnazione e la Resurrezione di Cristo. Rinnegano la Salvezza operata da Gesù sul Calvario: con la reincarnazione si salvano infatti da soli. Inoltre, Dio, quando si èfatto uomo, non ha preso in prestito un corpo, non si è rivestito di un corpo, ma lo ha assunto in se stesso. E quel corpo è passato attraverso la morte. Il suo corpo glorioso, non è un corpo diverso da quello della sua esistenza terrena. Se no, non sarebbe la stessa persona. Questo significa che anche il nostro corpo risusciterà, e che l’anima ed il corpo che noi siamo non potranno godere la felicità se non insieme per sempre. Il nostro corpo, quindi, non è un corpo intercambiabile, destinato a scomparire, mentre la nostra anima sopravvive in altri corpi presi in prestito. Il nostro corpo è unico e destinato a raggiungere la nostra anima dopo la separazione provvisoria che la morte comporta: «L’unità dell’anima e del corpo è cosi profonda che si deve considerare l’anima come la “forma”del corpo; ciò significa che grazie all’anima spirituale il corpo composto di materia è un corpo umano vivente; lo spirito e la materia, nell’uomo, non sono due nature congiunte, ma la loro unione forma un’ unica natura» (Catechismo della Chiesa Cattolica n.365).I cristiani che credono alla reincarnazione, non hanno chiaro il concetto della morte che credono semplicemente un passaggio ad un’altra forma di esistenza, senza che ci sia alcuna responsabilità nei confronti di Dio. Essi pensano che ciò che seminano in questa vita, lo raccoglieranno nel loro prossimo stato di reincarnati trascurando la Parola di Dio che ci dice : “E’ stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio ” (Eb 9,27).

La bestemmia 2 0

La bestemmia 2


Don Enzo Boninsegna

HANNO DETTO San GIROLAMO “Posso tollerare pazientemente che si rechi offesa a me, ma non posso sopportare che si offenda il mio Dio con le bestemmie”. – “I cani abbaiano in difesa del padrone; ed io dovrei essere muto quando si maltratta il Nome di Dio? Morire piuttosto, ma non tacere! ”.Sant’AGOSTINO “Quelli che bestemmiano Dio trionfante in cielo sono più colpevoli di quelli che lo crocifissero vivente in terra”.Sant’ANTONIO di Padova– ”Dinanzi a genitori che piangono desolati il loro bambino morto, io prego il Signore di risuscitarlo; dinanzi alla povertà di un padre che mi domanda un pezzo di pane per sfamare i suoi figli, io mi commuovo e prego Dio che gli sia provveduto; ma dinanzi a sposi che desiderano un figlio e sono bestemmiatori, io prego il Signore che nasca loro un figlio sordo e muto: sordo per non sentire le bestemmie dei genitori e muto perché non le ripeta! ”.San BERNARDINO da Siena – “La lingua del bestemmiatore è una spada che trafigge il cuore di Dio”.San LUIGI  IX re di Francia “Io stesso mi lascerei forare la lingua con il ferro arroventato se con ciò potessi bandire la bestemmia dal mio regno”.Sant’IGNAZIO di Loyola “Se dovessi essere precipitato all’inferno, il mio più grande tormento sarebbe quello di sentir bestemmiare Dio”.San FRANCESCO di Sales “Signore, se non devo vedervi in paradiso, se dovrò essere nel numero dei dannati, sia come a voi piace; ma almeno non permettete che, all’inferno, io vi maledica e vi bestemmi”.San GIOVANNI MARIA VIANNEY (S. Curato d’Ars) – “Nell’uomo ci sono due gridi: quello dell’angelo e quello della bestia, cioè della preghiera e della bestemmia! … E’ un miracolo straordi-nario che non sia sradicata dal fulmine e schiacciata da ogni sorta di mali la casa del bestemmiatore. State in guardia: se la bestemmia regna nelle vostre case… tutto andrà in rovina”.San GIOVANNI BOSCO – “Nel sentire una bestemmia provo tanta pena quanta non ne proverei nel ricevere un forte schiaffo; mi sento talmente oppresso che mi sembra di svenire”.Santa GEMMA GALGANI – “Nell’udire le bestemmie vedo Gesù che soffre tanto e io soffro con Lui: soffro al cuore e mi esce quel sangue”.Beato CLEMENTE MARCHISIO – “Gesù è l’anello che congiunge l’uomo con Dio, la terra col cielo. Egli, continuando nel suo ufficio di Redentore presso il Padre celeste, incessantemente intercede per la nostra causa; e ciò lo compie con preghiere, con sospiri che non ci è possibile descrivere, tanto sono infuocati ed espressivi. Se non fosse stato per i meriti delle piaghe di Cristo, chissà quanti di noi sarebbero stati puniti terribilmente, dopo aver commesso il peccato! Eppure pochi sono quelli che ringraziano il Signore … che si raccomandano a Lui. Sono, invece, molti quelli che bestemmiano. Che vergogna è la bestemmia! ”.GIOVANNI XXIII – “Figlioli carissimi, vi prego, vi raccomando: non bestemmiate più! ”.PAOLO VI – “La bestemmia, oltre ad essere offesa a Dio, è anche offesa alla dignità dell’uomo, che essendo intelligente, va contro la sua razionalità quando bestemmia, perché non c’è nessun motivo che possa scusare questo oltraggio al Signore, infinitamente buono e sapiente”.Card. ALBINO LUCIANI (Giovanni Paolo I) “Per il dilagare della bestemmia come vescovo piango, come cittadino mi vergogno”.EPISCOPATO della JUGOSLAVIA – “La bestemmia è la negazione di ogni cultura ed è una vergogna nazionale. Il bestemmiatore si priva della sua dignità personale, profana il dono della parola e diffonde intorno a sé uno scandalo distruttore”.Card. LUIGI STEPINAC – “La bestemmia è per lo meno una grossa stupidità. Un popolo di bestemmiatori è per lo meno un popolo di stupidi”.FRANJO KUHARIC (Vescovo)– “Peccato che ci siano famiglie nelle quali non c’è la preghiera, ma la bestemmia è presente come il pane quotidiano”.CATECHISMO della CHIESA CATTOLICA – “La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio – interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui, nei propositi, nell’ abusare del Nome di Dio. San Giacomo disapprova coloro “che bestemmiano il bel nome (di Gesù) che è stato invocato” sopra di loro (Gc 2, 7). La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sante. E’ blasfemo anche ricorrere al Nome di Dio per mascherare pratiche criminali …La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a Dio e al suo santo nome. Per sua natura è un peccato grave”.GIOVANNI PAPINI – “La bestemmia è il simbolo del peccato idiota, dell’ imbecillità puzzolente”.ENRICO MEDI – “Nel popolo ebraico non si poteva pronunciare il nome di Jahvè, il Nome di Dio, altro che in singolari circostanze, e chi pronunciava il Nome di Dio invano, cioè senza le prescrizioni della legge, veniva lapidato. Che succede nel mondo d’oggi? Altro che vituperato, il Nome di Dio! E’ bestemmiato, e calpestato, è insozzato, è maledetto e rinnegato. Se bastava nominare il Nome di Dio invano per essere flagellati, nella legge di Mosè, cosa avverrà di questo mondo che bestemmia Dio dalla mattina alla sera? Altro che cataclismi e tempeste, terremoti e rovine! Da un istante all’altro tutta la terra potrebbe scomparire: tutta la crosta terrestre, la litosfera, è uno spessore di appena 10-15 Km su 6370 Km; è meno di una carta velina sopra un pallone da calcio. E basta una piccolissima piega per saltare tutti in aria. L’umanità è dunque sospesa sulla misericordia di Dio. Signore, trattieni la tua ira, e fa che i nostri cuori cantino ‘Santo, santo, santo il Signore”.GIOVANNI URBANI (Vescovo di Verona) – “E’ giunto il momento di riprendere con rinnovata energia la benemerita crociata contro il grave e tanto diffuso vizio blasfemo. Questo sia un impegno di tutti per la gloria del Nome di Dio”.MARTIN BUBER (Ebreo) – “Dio è la più oppressa di tutte le parole umane. Nessuna parola è stata tanto insudiciata e lacerata”.AMEDEO BALZARO – “La bestemmia è la voce dell’ odio cieco e stupido, è il sintomo più grave di degradazione e di inversione morale nell’uomo” – “Il bestemmiatore o è un folle o un delinquente: o un folle che non sa quello che fa, o un delinquente che ha perduto ogni idea di bene, ogni ritegno, ogni freno al male, ogni timore di Dio. Delinquente o folle, esso accumula sopra di sé i castighi della divina vendetta e dissemina intorno a sé lo scandalo e la rovina”.GIOVANNI GENTILE – “La bestemmia è il più orrendo miscuglio di violenza e di impotenza, che mette l’uomo contro Dio, ma lo mette anche contro il mondo e contro se stesso; perciò il bestem-miatore desta in tutti un senso di ribrezzo e di pietà”.LUIGI EINAUDI – “Ritengo la bestemmia un grave sintomo di decadenza e di pervertimento morale. Come cura non e’ è che l’educazione e la fede”.Prof. BETTAZZI – “Chi ragiona non bestemmia, e chi bestemmia non ragiona”.Sen. SANTUCCI – “La bestemmia è per i credenti il sommo dell’ empietà, per i non-credenti un’atroce offesa al sentimento religioso degli altri, per tutti un’ espressione vergognosa di animo volgare e incivile”.Don ERNESTO SOLIGO – “Certamente nessun uomo della terra, vissuto lungo tutta la storia, neanche il più farabutto e delinquente, è mai stato trattato come il Dio dei cristiani. E dai cristiani, che pur lo chiamano Padre nostro! ”.Don SISTO MAGNANI – “A causa della bestemmia il mondo sembra un coro di indemoniati che lanciano la loro bava avvelenata contro il cielo”. – “Quando parla, l’uomo è superiore agli animali, quando urla è come gli animali, quando bestemmia è inferiore agli animali”.Padre LORENZO VESPIGNANI  – “La bestemmia è l’espressione impotente dello stato anormale di un individuo; è una stupida abitudine di chi non sa ragionare; è una delle piaghe più avvelenate della società umana”. – “Chi crede in Dio e bestemmia, è un vero mascalzone. Chi non crede in Dio e bestemmia è un pazzo; perché solo i pazzi parlano con chi non esiste”. – “Un popolo che bestemmia è un popolo volgare, vittima dell’ignoranza e degno di disprezzo”. – “La crociata antiblasfema è un ob-bligo per ogni buon cristiano. Si tratta della più grande opera missionaria, quella di impedire il massimo oltraggio a Dio”.Fra GIOVANNI MUSUMECI  – “Chi bestemmia è un disonesto, perché è disonestà anche il mancare verso Dio”.Un MISSIONARIO del P.I.M.E. – “Nei venticinque anni della mia permanenza in Oriente, mai ho sentito qualcuno del posto bestemmiare Allah o i propri dèi. Se uno bestemmiasse verrebbe preso a bastonate dai presenti”.

La bestemmia 0

La bestemmia

di Don Enzo Boninsegna A – DANNI A SE STESSI Perdita della grazia – Oggettivamente parlando, la bestemmia, per la sua smisurata gravità, allontana l’uomo da Dio, lo priva della vita divina e la perdita della vita divina è la più grande disgrazia che possa capitare all’uomo su questa terra. Se Dio è il più grande bene, perdere Dio è il più grande male.Per comprendere in tutta la sua gravità la perdita della grazia di Dio, bisogna conoscere (e si può conoscere solo alla luce della fede) che cosa sia questa realtà, così misteriosa, ma anche così preziosa e necessaria. La grazia di Dio è per l’uomo ciò che la luce è per gli occhi … e molto di più; ciò che il cibo è per lo stomaco … e molto, molto di più; ciò che la vita è per il corpo … e infinitamente di più. L’uomo senza la grazia è come un fiume separato dalla sorgente, è un morto che sembra vivo.Perdita dell’amore – Nei rapporti che intercorrono tra le persone, il rispetto è il primo gradino della scala e l’amore è l’ultimo, il più alto. La stessa cosa si può dire nei rapporti tra l’uomo e Dio. Chi, come il bestemmiatore, non ha ancora raggiunto il primo gradino, quello del rispetto verso Dio, tanto meno può installarsi saldamente sull’ultimo, quello dell’amore. Chi bestemmia non ama e chi ama non bestemmia. Se non si sradica definitivamente la bestemmia dalla propria vita… quei pochi tizzoni di amore per Dio che ancora resistono, in poco tempo saranno cenere. Perdita della fede – Quando l’amore muore … anche la fede entra in agonia. E’ quasi impossibile non amare Dio e continuar a credere alla sua parola! Chi non lo ama, nemmeno si fida di Lui, o peggio ancora non presta attenzione alla sua parola. Alla perdita della fede si può arrivare battendo due strade: pochissimi perdono la fede ragionando, moltissimi… non amando.Perdita delle altre virtù – Persa la grazia di Dio, perso il rispetto, perso l’amore, persa la fede, cosa resta a sostegno delle altre virtù? Più nulla! E’ il franamento totale della vita cristiana. Il bestemmiatore che non contrasta con tutto l’impegno possibile il suo pessimo vizio, sa da dove parte, ma non sa dove arriva: senza rendersene conto si colloca su una china pericolosa che porta alla morte di ogni virtù e può portare alla probabile nascita di ogni vizio. Certo, anche il bestemmiatore può saper compiere gesti di bontà, e restano gesti apprezzabili, ma non sono virtù e non gli procurano meriti. Come dice S. Paolo: “Se anche donassi tutte le mie sostanze in elemosina e dessi la vita per gli altri, ma non avessi la carità, sarei un nulla e non ne avrei alcun vantaggio” (cfr.: 1 Cor 13, 1-3).Altri danni – Per quanto gravi, i danni elencati sopra non sono i soli che si crea chi bestemmia. San Giovanni Crisostomo è molto esplicito: “Chiudiamo la bocca dei bestemmiatori, come chiuderemmo le fonti avvelenate e presto svaniranno tanti mali che ci colpisconofinché non chiuderete le bocche dei bestemmiatori, le vostre cose andranno sempre di male in peggio”.B – DANNI AGLI ALTRILo scandalo – Quando la bestemmia non è più un fatto personale, privato, segreto, ma esce allo scoperto, non è più solo un peccato, ma diventa scandalo e cioè un incitamento al peccato, una spinta che porta altri a cadere in questo vizio diabolico. Già si è visto che la bestemmia quasi sempre affiora in un uomo per uno scandalo subito, perché ha sentito bestemmiare. Nata da uno scandalo che si è ricevuto, la bestemmia, detta davanti a qualcuno, genera un altro scandalo. Figlia di uno scandalo e madre di altri scandali! Nasce così una catena che può allungarsi fino alla fine dei secoli.Tu che bestemmi, se leggi queste pagine, rifletti: sappi che renderai conto a Dio non solo delle tue bestemmie, ma anche di quelle che altri diranno per aver imparato da te, e di quelle che altri ancora diranno per aver imparato dai tuoi discepoli, e di tutte quelle che nei secoli e fino alla fine del tempo, saranno collegate alle tue, come figlie, nipoti, pronipoti delle tue bestemmie … e così via. Se non ti ravvedi per tempo, sarai giudicato e condannato da Dio come responsabile di un’epidemia, come “assassino di molte anime”, più colpevole di un pluriomicida, perché, come dice Gesù: “E’ più grave uccidere un’anima togliendole Dio, che uccidere un corpo togliendogli la vita” (cfr.: Mt 10, 28).L’offesa ai credenti – A te che bestemmi dico ancora: se chi impara questo vizio dal tuo cattivo esempio potrà accusarti per l’eternità, come responsabile della sua perdizione, gli altri, quelli che provano tristezza per le tue bestemmie, possono accusarti già da ora, perché offendendo Dio offendi il loro Padre. Che diresti se qualcuno desse della “vacca” a tua madre o del “porco” a tuo padre? Bestemmiando, compi anche una grave ingiustizia verso i credenti che, come uomini, hanno diritto ad essere rispettati nella loro fede religiosa. Bestemmiando, diventi socialmente pericoloso, perché pratichi e insegni il disprezzo dei diritti degli altri.  Bestemmiando, non solo offendi Dio, non solo offendi l’uomo, ma offendi anche ogni altra creatura che ha in Dio il suo Creatore. Scrive San Bernardo: “Se le creature non fossero trattenute dalla divina giustizia, si slancerebbero contro il bestemmiatore per una tremenda punizione”.C – CASTIGHI NEL TEMPODio non sempre paga il sabato, ma qualche volta sì. La giustizia divina, che è libera come è libero Dio, non è confinata nell’eternità, non entrerà in scena solo alla fine del mondo, nel giorno del giudizio, mapuò benissimo far irruzione anche nel tempo.Parola del profeta Isaia: “E’ perché avete abbandonato e disprezzato il Signore che il vostro paese è devastato” (cfr.: Is 1,4. 7). E San Giovanni Crisostomo rincara la dose: “Per la bestemmia vengono sulla terra le carestie, i terremoti, le pestilenze”.Spesso il Signore spara nel mucchio per provare i buoni, per punire i cattivi, per convenire tutti. Ma qualche volta Dio “mira giusto” e fa piovere dall’alto un castigo “personalizzato”. Non sono pochi gli esempi che si potrebbero portare. Ne cito soltanto qualcuno.Scrive G. Frangipani che il 12 luglio del ‘59, alcune ragazze in un comune dell’Emilia, andavano a distribuire dei fogli per invitare la gente alla festa della Madonna Pellegrina. Un operaio, dopo aver fatto le corna con le dita, disse a quelle ragazze: “Non hanno ancora finito di portare in giro quella zingara?”. Le ragazze rimasero profondamente rattristate per quell’offesa inaspettata contro la Madre di Dio. Rattristate e sconvolte nel vedere che quell’uomo, pur volendo parlare, non riusciva a dire nient’altro: era diventato muto e lo è tuttora, (da “Preghiere bibliche riparatrici” di Enrico Salmaso)In un bar nel Lodigiano – racconta G. Pasquali – in un pomeriggio domenicale, alcuni uomini stavano giocando a carte, quando si udì il suono della campana, segno della benedizione eucaristica impartita nella chiesa vicina. La barista invitò i presenti a fare un segno di croce, ma un giocatore, certo Planin, soprannominato “el Negher”, esclamò: “Che Cristo!? Che benedizione!?” e, prorompendo in una sfilza di bestemmie, concluse: “Se c’è Cristo, mi mandi un cancro fulminante!”. I presenti rimasero interdetti e qualcuno lo ammonì: “Sta’ attento! Con Cristo non si scherza!”. Qualche ora dopo il parroco veniva chiamato d’urgenza al letto di un moribondo che perdeva sangue dalla bocca. Il medico aveva sentenziato: “Più nulla da fare. Cancro fulminante”. Era lui, Planin, che riconoscendo la mano di Dio, invocava il perdono, e ai compagni di gioco che circondavano il letto diceva tra i singhiozzi: “Avevate ragionecon Gesù Cristo non si scherza!”, (da “Mons. A. Mantiero” di Enrico Salmaso)I giornali di Genova hanno riferito a suo tempo un altro episodio che induce a riflettere. Fervevano nel porto i preparativi per l’imminente passaggio della Madonna Pellegrina, ma un operaio metallurgico, di idee tutt’altro che religiose, in tono di sfida disse: “Se la Madonna passerà davanti a casa mia le sparerò una fucilata e le spaccherò la testa!”. Pochi minuti dopo, nello stabilimento in cui lavorava, una pesante gru, cadendo, fracassò la testa a quel bestemmiatore, (da “Bestemmia – Vergogna d’Italia” di Leone Dogo – Ed. Carroccio)In Francia, un certo Dirot, massone di Vallières (Alta Savoia), strappata dal collo della domestica una corona del rosario, la infilò per scherzo al collo del suo cane da caccia. Quel giorno, per combinazione, la caccia fu ottima e alla sera l’uomo disse soddisfatto: “Bisogna che faccia venire da Lourdes un quintale di questi aggeggi. Portano fortuna ai cani da caccia!” Poche ore dopo fu colto da un male misterioso che gli provocò un terribile ingrossamento della gola. Il medico, chiamato d’urgenza, non ne capì nulla e tentò invano varie cure. Alcuni giorni più tardi quel pover’uomo spirò dopo atroce agonia, (da “Bestemmia – Vergogna d’Italia” di Leone Dogo – Ed. Carroccio)Nell’autunno del 1951, la statua della Madonna Pellegrina giunse in visita in un paese del Polesine. I “rossi”, arrabbiatissimi, organizzarono una manifestazione blasfema per far da contrappeso all’entusiasmo religioso della popolazione. Una ragazza provocante, semisvestita e infiorata, venne collocata su una portantina e portata in giro per il paese, come se fosse la Madonna, fra lazzi e risate di scherno. A neanche 24 ore la ragazza fu colpita da una peritonite acuta che la portò in breve tempo alla morte. Il fatto suscitò in paese un’enorme impressione, ma non era finita. Alcuni giorni dopo si scatenò la famosa alluvione del Polesine e la casa in cui abitava la ragazza venne travolta e inghiottita dalle acque con cinque persone che facevano parte della sua famiglia, (da “Bestemmia – Vergogna d’Italia” di Leone Dogo – Ed. Carroccio)L’apostolo Paolo ci mette in guardia con tono severo: “Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio” (Gal 6,7) D – L’INFERNO … COME POSSIBILE SBOCCODunque … Dio è anche disposto a punire e quando colpisce … colpisce duro. Lo fa per amore, perché il peccatore si converta, o perché almeno altri si convertano davanti alla pena che colpisce il peccatore ostinato.Ma se nel corso della vita terrena la giustizia di Dio si affaccia sulla scena raramente, alla fine della vita nessuno sfuggirà alla sua sentenza. E’ ancora San Paolo che ci avverte: “Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato” (Gal 6, 7). Nella vita terrena hai seminato vento? Raccoglierai tempesta! Hai seminato stoltezza? Raccoglierai condanna! Hai seminato disprezzo verso Dio? Raccoglierai il rifiuto da parte di Dio! Hai seminato bestemmie e scandali? Raccoglierai ciò che meriti! Hai seminato peccato? Raccoglierai l’inferno!A meno che … ! A meno che non ti converta in tempo. Ma ne sarai capace? E se la morte ti coglierà improvvisamente? E se a forza di bestemmiare si attenueranno in te, fino a spegnersi del tutto, la fede, il senso del peccato, il desiderio del paradiso e il timore dell’inferno, cosicché pur avendo il tempo di pentirti e di confessarti te ne mancherà la voglia, anche davanti alla morte, perché non ne comprenderai più il significato? Sono interrogativi che potrebbero bastare a toglierci il sonno. Se l’inferno c’è, come si può sottovalutarlo?Ma c’è davvero l’inferno?Certo, contrariamente a quanto affermano certi teologi imbroglioni e traditori, l’inferno esiste. La parola del Signore Gesù e dei suoi apostoli è troppo chiara e insistente perché si possa dubitarne ‘.”Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno” (Mt 25, 41).La Chiesa, facendo eco al suo Signore, insegna l’esistenza dell’inferno come verità di fede, il che significa che chi non ci crede non è più cattolico, non fa più parte della comunità cristiana.L’inferno è tutto dolore, solo dolore, per sempre dolore. Questa è la fede della Chiesa e dei suoi figli. E’ disperazione senza fine.L’inferno è rabbia feroce contro Dio, contro tutto e contro tutti; soprattutto è rabbia contro di sé, perché i dannati comprendono che a loro stessi e a nessun altro devono la loro condanna. L’inferno è questo e infinitamente di più. Solo sperimentandolo si può capire. “E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente” (Eb 10, 31).L’inferno, dunque, esiste, è terribile e non è poi così difficile finirci dentro. H. U. Von Balthasar, considerato a torto uno dei più grandi teologi del secolo, è arrivato a dichiarare: “L’inferno c’è, ma è vuoto!”. Gesù, al contrario, sentenzia: “Larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Mt 7, 13-14); Dopo queste parole, io non so che farmene del “più grande teologo del secolo”: provo solo compassione per lui e resto col Signore. E tu, “fratello bestemmiatore”, da che parte stai? Preferisci credere a chi ti inganna e ti lascia vivere tranquillo nel tuo vizio, assicurandoti che comunque non finirai all’inferno perché il Signore è buono? Fai pure come ti pare … ma sappi che, sottovalutando le tue bestemmie e “svuotando l’inferno”, come fanno stupidamente e colpevolmente certi teologi, ti giochi l’eternità!“La lingua del bestemmiatore – dice San Giovanni Crisostomo – è la carrozza del diavolo”.La perdita della grazia di Dio è l’anticamera dell’inferno. E’ vero che la grazia ci può essere ridonata col perdono del Signore, nel Sacramento della Confessione, ma è anche vero che pochissimi bestemmiatori corrono ai ripari al più presto confessandosi e confessandosi bene. I più, non pensano mai al giudizio di Dio, ignorano tranquillamente le parole di Gesù: “State sempre pronti, perché io verrò come un ladro nella notte, senza preavviso, in un’ora che non immaginate” (cfr.: Mt 24, 42-44). Anche se è vero che fin che c’è vita c’è speranza di salvezza per ogni peccatore, non è esagerato dire che la perdita della grazia di Dio è una quasi prenotazione per l’inferno e i bestemmiatori, soprattutto i bestemmiatori incalliti, lo sappiano o no, sono in lista di attesa.“Guai, gente peccatrice, popolo carico di iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo d’Israele, si sono voltati indietro. Perché volete ancora essere colpiti, accumulando ribellioni?” (Is 1, 4-5). “Lavatevi, purificatevi, togliete via dalla mia vista il male delle vostre azioni.” (Is 1, 16). “Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada.” (Is 1, 20).”Tutti insieme finiranno in rovina ribelli e peccatori e periranno quanti hanno abbandonato il Signore” (Is 1, 28).Come può star tranquillo un bestemmiatore, e tanto più un popolo di bestemmiatori, se medita attentamente le dure parole del profeta Isaia? Parlando della vastità del fenomeno blasfemo, non si può ignorare che da qualche tempo la bestemmia ha invaso nuove aree prima quasi del tutto inesplorate. Non è esagerato paragonare oggi la bestemmia a un cancro in metastasi che ha esteso la sua presenza devastante a tutto l’organismo sociale.Un tempo la bestemmia era “monopolio” o “privilegio” quasi esclusivo di certe categorie: bestemmiavano le classi più povere, non le classi più elevate; bestemmiavano gli uomini, pochissimo le donne; bestemmiavano gli adulti, non i bambini (salvo, s’intende, poche eccezioni). Oggi, invece, anche le classi culturalmente e socialmente più elevate, anche le donne, anche i bambini si fanno sentire.Bestemmiano medici, ingegneri, avvocati… tutte persone che un tempo non l’avrebbero fatto, se non altro per non perdere quel tocco di signorilità e di buona educazione che li distingueva dalle classi meno colte e più povere.Si sta andando a grandi passi verso un avvicinamento delle classi sociali (cosa in sé positiva), ma in troppi casi è un livellamento in basso, non in alto. Si può quasi parlare di una comunione tra le classi, ma è una comunione nel male più che nel bene, un darsi una mano nel fango più che in un clima di accresciuta civiltà. I “nuovi tempi” più che lavare chi sguazzava nel pantano della bestemmia, hanno infettato e sporcato chi non ne era toccato.Un esempio tra tanti: con profonda amarezza un giovane medico mi ha confidato che il suo primario molto spesso, quando si trova in sala operatoria col paziente sotto i ferri, fa sbollire la tensione con una raffica di bestemmie. E guai se qualcuno si permette di richiamarlo!Anche la donna, che un tempo evitava la volgarità nel linguaggio, e a maggior ragione la bestemmia, se non altro per non perdere quel fascino che le viene da una finezza tipicamente femminile, ormai sta tallonando l’uomo nella volgarità e nel linguaggio blasfemo.Conosco uomini, collaudati bestemmiatori, che un tempo si sarebbero guardati bene dal lasciarsi sfuggire anche solo una bestemmia davanti alla fidanzata: poteva comportare la fine di un sogno e del loro amore. Oggi, al contrario, ci sono ragazze che, per guadagnare punti nella stima del loro ragazzo, sparlacciano e bestemmiano con estrema disinvoltura.Anche qui un livellamento in basso: non è l’uomo che si è elevato, è la donna che si è abbassata. Anche qui… una comunione nel fango!E infine… l’infanzia. Che pena sentire bambini che nella loro prima Confessione, e in quelle che seguono, dicono di avere bestemmiato! Non pregano quasi mai, ma già bestemmiano e bestemmiano abitualmente. In questa situazione sono del tutto esenti da responsabilità i loro genitori?Non mi preoccupa tanto il grado di colpa che quei bambini possono avere nel presente: a quell’età ci possono essere grosse attenuanti. Ciò che preoccupa maggiormente è la responsabilità criminale degli adulti o dei ragazzi più grandi che si fanno maestri di vizio, e del peggiore dei vizi, per dei bambini innocenti. Vengono in mente le parole di Gesù: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa una grossa pietra al collo, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”(cfr.: Mt 18, 6-7).E preoccupa inoltre l’avvenire di questi bambini: se già da piccoli bestemmiano (sia pure, forse, senza colpa grave), quale avvenire di peccato si prepara per loro, se al più presto non troveranno sul loro cammino delle persone buone, attente e sensibili, capaci di farli smettere di bestemmiare! E non è facile che ciò avvenga. Soprattutto è esposta a gravissimo rischio la loro salvezza eterna.Pare che questo rischio, concreto per ogni uomo, nemmeno sfiori tanti genitori cristiani, intenti a far crescere i loro figli come “polli da allevamento” più che come figli di Dio chiamati alla gioia eterna.ARROGANZA DEL FENOMENO BLASFEMOMeritano una particolare menzione, primi tra tutti, i bestemmiatori vigliacchi e occulti che lasciano traccia della loro imbecillità scrivendo bestemmie sui muri delle case, delle scuole, delle chiese (perfino all’interno sui banchi!).Quasi sempre la bestemmia esplode in un ambito ristretto: c’è chi, per una certa capacità di autocontrollo, non bestemmia mai in presenza di altre persone; c’è poi chi bestemmia solo in casa o con gli amici e c’è, infine, chi bestemmia disinvoltamente anche nei luoghi pubblici: al bar, sul posto di lavoro, in treno, ecc… Questi ultimi, in genere, sono piuttosto arroganti e aggressivi nei confronti di chi protesta e li richiama al rispetto di Dio e degli altri. Ma non è questa l’arroganza più grave: è comprensibile (anche se non scusabile) che un uomo ferito nell’orgoglio reagisca difendendosi.Normalmente nei luoghi dove si esige un maggior contegno neanche i peggiori bestemmiatori, bestemmiano se non altro per non perdere la faccia.Da qualche tempo, però, le cose sono peggiorate anche sotto questo aspetto: la bestemmia genera sempre meno disagio, esce sempre più allo scoperto e sta guadagnando terreno. L’arroganza di certi bestemmiatori ha fatto un salto di qualità. Si vanno allentando i freni inibitori in tutti i campi della vita morale, per cui ciò che ieri era motivo di vergogna (si pensi alla pornografia), oggi è motivo di vanto. Questo vale anche per la bestemmia.Sono sempre più numerose le canzoni “rockettare” che tra le tante altre idiozie infilano dentro qualche bestemmia contro Dio e l’esaltazione di Satana.Qualche anno fa l’Italia sportiva ha “goduto l’ebbrezza” della prima bestemmia televisiva: dal microfono del telecronista che commentava una partita giocata allo stadio di Verona è uscito il “grugnito” blasfemo dell’imbecille di turno che si trovava lì vicino.Nel pomeriggio di una domenica di gennaio 1984, altro salto di qualità: l’attore Leopoldo Ma stelloni ha regalato ai cinquemilioni di telespettatori la prima bestemmia televisiva “solenne” e “firmata”. Una sola bestemmia, ma… cinquemilioni di scandali; una sola bestemmia moltiplicata dall’immenso potere del mezzo televisivo.E c’è di più, ed è la pretesa di dare alla bestemmia dignità di cultura. Il cinema si è distinto in questa impresa infame e scandalosa con alcuni films che, al di là dei proclami, avevano uno scopo preciso: infangare la santità del Signore Gesù, della sua Santissima Madre Maria e di San Giuseppe.Cito soltanto: “Je vous salue, Marie” di Jean Luc Godard e “ L’ultina tentazione di Cristo”di Martin Scorzese, “Il ventre di Maria” diMemè Perlinie “Per amore, solo per amore” di Giovanni Veronesi. E potrei citarne anche altri.Ma c’è ancora di peggio, ed è il reclamare a gran voce, per la bestemmia, il diritto di cittadinanza nel vivere civile. L’agenzia di stampa “Corrispondenza Romana”, in data 17- 24/8/1988, riportava la seguente notizia: “il 20 – 21 e 22 agosto si è svolto a Rimini un Congresso Blasfemo organizzato dalla UNMILA, un’associazione con circa mille aderenti, diretta da un tale Guido Tassinari, che si propone l’obiettivo di ‘abiurare la propria fede’. Nel corso del convegno, al quale hanno partecipato anarchici, radicali, socialisti anticlericali, reduci del 68 e Cristiani di base, tra l’altro è stata lanciata la proposta di organizzare un torneo di bestemmie.Perché non organizzare untorneo di bestemmie – ha affermato Tassinari – e stendere un elenco dei maggiori bestemmiatori? Ci vuole una cattedra universitaria per lo studio della bestemmia’.”Dal 28 ottobre 1993 Radio radicale, invece di trasmettere programmi preparati dalla redazione, per un certo periodo ha lasciato libero spazio alle telefonate degli ascoltatori. Sembrava di sentire lo scatenarsi dell’inferno sulla terra: volgarità indescrivibili, odio feroce tra Nord e Sud e inoltre bestemmie, bestemmie e ancora bestemmie in tutte le salse, contro Dio e la sua SS.ma Madre. Radio radicale ha scoperto il trucco per propagare bestemmie senza doverne pagare le conseguenze sul piano legale.Tutto tace. Nessuno, né in campo civile né in campo religioso, è intervenuto con mezzi adeguati per porre fine a questa vergogna.Tutto tace,, anzi… qualcuno giustifica! Il garante per l’editoria Giuseppe Santaniello ha giustificato il suo mancato intervento sostenendo che le telefonate trasmesse da Radio radicale, anche se ricche di parolacce e di bestemmie, “rispecchiano la vita, i sentimenti, le modalità di comunicazione diffusi nelle società” (vedi Corrispondenza Romana n°383). E se qualcuno desse del “porco” a lui… il dottor Santaniello sarebbe ancora dello stesso parere?E se per mezzo di Rario radicale voci vigliaccamente anonime dessero continuamente del “porco” al Presidente della repubblica Scalfaro, o ai Presidenti del Senato e della Camera, Spadolini e Napoletano, si continuerebbe forse a fingere di ignorare questa vergogna? Sono certo di no! Questo dimostra che per uno Stato “laico” degli uomini (forse anche dei poveri uomini) rivestiti di autorità contano… Dio, molto di meno!

L’emancipazione 0

L’emancipazione

La parola “emancipazione” indica la “liberazione da un vincolo”. Insomma, da qualcosa che impedisce di essere (o di vivere) pienamente felici. Tale è l’autentico significato del termine in questione; ciò non di meno, la propaganda lo utilizza a profusione per indicare “emancipazioni” …STERILIZZANTI…La donna deve essere “emancipata”, fondamentalmente, da quatto cose: la casa, i figli, i genitori, ed il …marito…Innanzitutto, nei piani della lobby, la donna deve essere allontanata dalla casa per quanto più tempo sia possibile, in modo da non aver tempo per l’allevamento della prole. Già accennammo a questa faccenda, ma conviene analizzare nuovamente la cosa sotto questo profilo.Si sono inventati la storia secondo la quale uomini e donne sono uguali, e l’ hanno usata per imporre alle donne gli stessi lavori degli uomini, ovviamente con i medesimi orari…Conosco personalmente un’operaia metalmeccanica che lavora a mezza giornata, e che, alla fine delle sue quattro ore lavorative, …deve starne un altro paio sul letto per rimettere in sesto la schiena… Quando poi fa sei ore… ci vuole la barella!Il mito della “donna manager” impazza ovunque: film, telefilm, pubblicità etc.Vi ricordate la pubblicità dell’”Amaro Averna”? La donna manager, in questo caso deve andare a lavorare in America, e solo per fax potrà assaporare «Il gusto pieno della vita»…Ma se una donna, per lavorare, deve viaggiare moltissimo, o, più frequentemente, deve subire turni di lavoro massacranti, in virtù del fatto che… «la donna è “UGUALE” all’uomo»… certo non potrà avere gran desiderio di allevar bambini…È per questo che la donna deve essere EMANCIPATA dai fornelli… alla casa penserà la cameriera e …se si sogna di fare un figlio… se lo godrà la bambinaia…Che bella emancipazione, non trovate?! Eppure, di norma, una donna ha passione per entrambe le cose, sia per accudire alla casa che ai figli, e, ad imitare gli uomini, non ha proprio nessuna convenienza… dato che …NON LO E’…Ovviamente, per la propaganda, fare molti figli è un qualcosa che rende “schiava” la donna…Le donne dei paesi in via di sviluppo generano di norma molti bambini, e questo non viene ricondotto all’assenza della propaganda sterilizzatrice, bensì all’”arretratezza” mentale, all’”ignoranza” dei metodi contraccettivi e, soprattutto, alla sudditanza delle femmine di quei posti nei confronti dei loro maschi, che chissà perché (i pretesti addotti sono molteplici) …pensano continuamente ad ingravidarle…Circa duemila anni prima di Cristo, un tale chiamato onan venne ucciso da Dio per aver disperso il seme ogni volta che si univa alla propria sposa. Insomma, la Bibbia narra di un uomo che, migliaia di anni fa, già conosceva e praticava metodi contraccettivi efficacissimi; in particolare si trattava di quello che oggi è chiamato “coito interrotto”…Come è possibile pensare che gli indiani, i cinesi, gli egiziani etc. non conoscano, “ignorino”, da perfetti “ignoranti”, i metodi contraccettivi?! La verità è che essi VOGLIONO avere una prole numerosa. E questo perché essi sanno che OGNI NUOVO FIGLIO E’ UNA PERSONA IN PIU’ CHE SI AMERA’ FINO AL PUNTO DI ESSERE PRONTI A MORIRE PER LUI. Non solo, ma anche UNA PERSONA CHE TI AMERA’ DI UN AMORE PURO ED ASSOLUTO.Pertanto, la donna deve “emanciparsi” dalla prole, perché la figliolanza la rende “schiava”. Chissà perché, però, se, per sua fortuna, una donna occidentale riesce a fare un figlio, finisce col VIVERE per cotanta “schiavitù”…Ma che strana schiavitù…E la “donna manager”, quella che non fa figli… quella che è “emancipata” da una simile schiavitù… non è PER CASO infatuata dai figli degli …ALTRI?!Non succede, PER CASO, che la zia più affettuosa sia proprio quella zitella, o, comunque, quella senza bambini suoi?!È possibile, dunque, credere che l’emancipazione dalla prole porti ad un avanzamento della qualità della vita femminile?!L’emancipazione femminile deve passare anche dallo svincolarsi dalla propria famiglia. I genitori potrebbero essere depositari di valori morali e di gelosie quanto mai inopportune per la corruzione sessuale che deve essere inoculata nella giovane.Insomma, un padre geloso, un fratello maggiore geloso, una madre che fa troppe domande e non da “briglia sciolta” alla propria figliola, sono vincoli dai quali si ci deve “emancipare”, dato che, come già detto, aumentando la corruzione sessuale della donna, ne diminuisce l’appetibilità matrimoniale e, quindi, la prolificità: BISOGNA ANDARE A VIVERE DA SOLI ANCHE SE NON SI E’ SPOSATI! Questo viene insegnato a tutti non solo alle donne, ma in particolare a queste.Quelli che non vanno a vivere da soli vengono accusati dalla propaganda di essere “vitelloni” o, più spesso “mammoni”…In particolare si afferma che “noi italiani” siamo “mammoni”… è un ritornello che si ripete ad ogni analisi statistica dell’ISTAT.L”emancipazione” della donna deve essere anche uno svincolarsi da qualsiasi dipendenza economica dal marito. Questo orrido figuro non deve poter ricattare economicamente la poverina…La questione è stata risolta attribuendo solo a lui i doveri e solo a lei i diritti.Per spiegare meglio come stanno le cose, sarà conveniente passare subito ad un esempio concreto, nel quale solo i nomi dei protagonisti sono stati cambiati..Tizio sposa Caia.Tizio è un operaio della FIAT, da buon metalmeccanico guadagna € 1.200 al mese; lei non lavora.Vanno a vivere nella casa di proprietà di Tizio, mentre Caia non ne possiede.Caia tradisce Tizio e, per semplicità esemplificativa, fingeremo che Caia ha tradito Tizio con un nero.Si va in tribunale, lei ammette la relazione adulterina e si ci separa.All’atto della separazione lei ha il diritto di ricevere l’esatta metà del reddito di Tizio… ovvero 600 euro.Dalla relazione adulterina, nasce un bambino che, essendo di colore, non può essere ritenuto figlio di Tizio (che supponiamo, ovviamente, bianco). Bene, alla nascita del bambino, il povero operaio FIAT si trova senza la casa di proprietà, che va a Caia ed al figlio adulterino di lei. In base alla legge italiana, infine, oltre a perdere la casa, Tizio dovrà vedere ulteriormente decurtato il proprio reddito che ora verrà attribuito per due terzi alla sua ex consorte, dato che il figlio, pur illegittimo, è stato concepito mentre il matrimonio perdurava. Pertanto lei ha diritto a vivere DA SOLA nella casa di lui col bambino, fino a quando questi non compia la maggiore età.Se lo sventurato decidesse di licenziarsi pur di non pagare gli assegni familiari alla ex moglie… TOSTO VERREBBE INCARCERATO!Tale è l’infame legge che la lobby ebraica ci ha imposto per disciplinare i divorzi.Per chi non lo sapesse vorrei ricordare che la mafia giudaica ha come punta di diamante nel nostro paese quel partito radicale che tanto si battè per imporci la sua legge sul divorzio.Inutile dire che, se a tradire fosse lui… il risultato sarebbe il medesimo: solo diritti a lei a solo doveri per il fedifrago……E nell’ipotesi che lui sia povero e lei ricca?! Non temete… non cambia niente, ancora una volta, è solo lui a dover “dare”.Così il nostro sistema giuridico appronta l’ennesima “emancipazione” della donna, questa volta dalla dipendenza economica dal proprio marito…Quanto da me ora detto non è corredato da articoli di codice, né da sentenze passate in giudicato, tuttavia ha il pregio della …PRECISIONE. E, se errore d’approssimazione vi è, trattasi di un errare per …difetto!Per chi volesse ulteriormente documentarsi, è consigliabile andare da un avvocato esperto in separazioni e divorzi… si otterranno tutte le conferme professionali del caso.Per rendersi conto di che aria tira nel nostro sistema giuridico, basti sapere che, se una donna denuncia molestie sessuali sul luogo di lavoro, l’onere della prova non verte in capo ad essa, è, bensì, l’accusato che deve dimostrare la propria innocenza…La cosa è particolarmente infame dato che, ovviamente, nessuno può dimostrare di non aver dato un’occhiata lasciva sulla scollatura della propria dattilografa… nessuno può dimostrare di non aver fatto un apprezzamento pesante sulla minigonna della propria segretaria… nessuno può dimostrare di non aver proposto nulla di osceno alla propria telefonista…Contro ogni principio di giustizia, oltre che contro la logica più elementare, questi ed altri soprusi vengono continuamente perpetrati, al di la di ogni pretesto, SOLO per annientare il nostro popolo.

I sette vizi capitali 0

I sette vizi capitali

I SETTE VIZI CAPITALI : COLPA E PENA

ACCIDIA
L’accidia è il più intellettuale dei peccati. È il rifiuto della vita, dei suoi pericoli e dei suoi dolori. E poiché non è naturale dire di no alla vita, solo l’intelligenza può portare a una simile distorsione e mantenerla in essere. Ma ciò significa, dire di no alla bellezza e alla gioia della vita, e condannarsi a un polveroso, gialliccio e stantio destino di romitaggio, tanto più odiato e insopportabile, quanto più necessario e irrinunciabile.

AVARIZIA
L’avarizia è il più devastante dei peccati. Il possedere non ammette di dividere con altro l’anima degli uomini, il possedere è tiranno potente. Il volto vero dell’avarizia è il potere: chi ha può. E chi più ha, più può. E non è naturale che la vita tenda ad sempre al di più? e dunque dov’è la colpa nel possedere in misura sempre maggiore? La colpa del possedere è l’essere posseduti. Chi brama di possedere, viene posseduto senza speranza. Alla fine, l’essere posseduti trionfa e il nostro possedere si sgretola. La colpa non è il possedere, ma l’abietto mercimonio che si fa di sè stessi, in cambio del potere. E la pena del possedere è il perdere. Se stessi prima di tutto.

GOLA
È il più ignobile dei peccati, e accompagna quelle anime che si ritengono sazie di ciò che sono, tanto da sacrificare alla propria sazietà ciò di cui avrebbero così profondamente bisogno. La gola non coincide con il peso: non sempre chi mangia più del dovuto è colpevole e non sempre chi mangia meno del dovuto è innocente. Colpevoli di questo peccato sono invece quei sazi che si stupiscono di aver ancora fame. La loro colpa è aver rifiutato il cibo più indispensabile quando fu loro offerto; la loro pena è implorare quel cibo quando non c’è più nessuno che gliene può dare.

IRA
L’ira è il più riconoscibile dei peccati. È un’esplosione incontenibile che viene scatenata quando per troppe volte o su cose troppo vitali ci viene detto di no. L’ira è una tempesta che si scatena alla superficie del nostro essere, accesa però da sommovimenti profondi di cui raramente siamo consapevoli. Quale sia esattamente la colpa dell’ira è difficile dire: a volte è fragilità, debolezza, troppa sensibilità o un sentore oscuro di una impotenza radicale, che ci divora dall’interno. A volte è disperazione, desolazione, frustrazione a cui lasciamo l’anima in pasto. E la pena dell’ira è il compimento di ciò che essa oscuramente brama.

LUSSURIA
La lussuria è il più enigmatico dei peccati. Il più enigmatico proprio perchè sembra così palese, chiaro e senza ombre. Questo peccato cela allo sguardo abissi sconvolgenti, sull’orlo dei quali poco volentieri un uomo desidera soffermarsi. Ed ecco, questo vizio, così implacabilmente attraente, offre nel suo calore avvolgente un’occasione per perdersi e rimandare di un poco ancora, il momento in cui i nostri occhi si poseranno su ciò che così potentemente ci terrorizza.
La colpa non è cedere al calore avvolgente, ma illudersi che sia scudo a ciò che ci attende. E la pena è l’ingigantire di questa illusione.

INVIDIA
L’invidia è il più velenoso dei peccati. Si insinua nella legittima pretesa – e anche bisogno vitale – che ciascuno ha di valere qualcosa ai propri occhi. Come un parassita, si nutre di questa necessità vitale contaminandola con l’ idea che il valere qualcosa significhi essere il primo. Con la conseguenza che chi non è primo non vale nulla; e con un’ulteriore conseguenza per cui chi primeggia ci fa male perché ci condanna a non esistere ai nostri occhi. Ecco la colpa: permettere al parassita di fiorire ai danni della pianta. Ed ecco la pena: l’inesorabilità del parassita che consuma lentamente ciò che lo sostiene, fino alla rovina di entrambi.

SUPERBIA
La superbia è il più radicale e universale dei peccati. Può fiorire ovunque, in qualsiasi momento, in qualsiasi azione o passione. La colpa si innesta sul desiderio che ogni vivente ha di essere se stesso e di giungere al compimento di ciò che è senza esserlo ancora. E di giungervi con ciò che è e ciò che ha. Deviare da questo percorso anche minimamente diviene superbia: autonomia non significa bastare a se stessi e realizzare se stessi non significa essere soli nell’universo. La solitudine che basta a se stessa è quella solo di Dio, e peccare di superbia significa peccare di divinità. E la colpa è dover sostenere la parte di Dio senza essere Dio.

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I peccati che regalano più clienti all’inferno 1

I peccati che regalano più clienti all’inferno

INSIDIE IN AGGUATO È particolarmente importante tener presente la prima insidia diabolica, che trattiene tante anime nella schiavitù di Satana: è la mancanza di riflessione, che fa perdere di vista il fine della vita.II demonio grida alle sue prede: “La vita è un piacere; dovete cogliere tutte le gioie che la vita vi regala”.Gesù invece sussurra al tuo cuore: ‘Beati quelli che piangono.” (cfr. Mt 5, 4)… “Per entrare in cielo bisogna farsi violenza.” (cfr. Mt 11, 12)… “Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.” (Lc 9, 23).Il nemico infernale ci suggerisce: “Pensate al presente, perché con la morte tutto finisce!”.II Signore invece ti esorta: “Ricordati dei novissimi (la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso) e non peccherai”.L’uomo impiega buona parte del suo tempo in tanti affari e dimostra intelligenza e scaltrezza nell’acquistare e conservare i beni terreni, ma poi non impiega neppure le briciole del suo tempo per riflettere sulle necessità molto più importanti della sua anima, per cui vive in un’assurda, incomprensibile e pericolosissima superficialità, che può avere conseguenze spaventose.II demonio porta a pensare: “Meditare non serve a niente: tempo perso!”. Se oggi tanti vivono in peccato è perché non riflettono seriamente e non meditano mai sulle verità rivelate da Dio.II pesce che è già finito nella rete del pescatore, finché è ancora nell’acqua non sospetta di essere stato catturato, quando però la rete esce dal mare, si dibatte perché sente vicina la sua fine; ma ormai è troppo tardi. Così i peccatori…! Finché sono in questo mondo se la spassano allegramente e non sospettano nemmeno di essere nella rete diabolica; se ne accorgeranno quando ormai non potranno più rimediarvi… appena entrati nell’eternità!Se potessero ritornare in questo mondo tanti trapassati che vissero senza pensare all’eternità, come cambierebbe la loro vita! SPRECO DI BENIDa quanto esposto finora e specialmente dal racconto di certi fatti, appare chiaro quali siano i principali peccati che portano alla dannazione eterna, ma si tenga presente che non sono solo questi peccati a spedire gente all’inferno: ce ne sono molti altri.Per quale peccato il ricco epulone è finito all’inferno? Aveva tanti beni e li sprecava in banchetti (sperpero e peccato di gola); e inoltre si manteneva ostinatamente insensibile ai bisogni dei poveri (mancanza di amore e avarizia). Tremino dunque certi ricchi che non vogliono esercitare la carità: anche a loro, se non cambiano vita, è riservata la sorte del ricco epulone. L’IMPURITÀIl peccato che più facilmente porta all’inferno è l’impurità. Dice Sant’Alfonso: “Si va all’inferno anche solo per questo peccato, o comunque non senza di esso”.Ricordo le parole del demonio riportate nel primo capitolo: ‘Tutti quelli che sono là dentro, nessuno escluso, ci sono con questo peccato o anche solo per questo peccato”. Qualche volta, se costretto, anche il diavolo dice la verità!Gesù ci ha detto: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). Ciò significa che gli impuri non solo non vedranno Dio nell’altra vita, ma neanche in questa vita riescono a sentirne il fascino, per cui perdono il gusto della preghiera, pian piano perdono la fede anche senza accorgersene e… senza fede e senza preghiera non percepiscono più per quale motivo dovrebbero fare il bene e fuggire il male. Così ridotti, sono attratti da ogni peccato.Questo vizio indurisce il cuore e, senza una grazia speciale, trascina all’impenitenza finale e… all’inferno. MATRIMONI IRREGOLARIDio perdona qualunque colpa, purché ci sia il vero pentimento e cioè la volontà di mettere fine ai propri peccati e di cambiare vita.Fra mille matrimoni irregolari (divorziati risposati, conviventi) forse solo qualcuno sfuggirà all’inferno, perché normalmente non si pentono neanche in punto di morte; infatti, se campassero ancora continuerebbero a vivere nella stessa situazione irregolare.C’è da tremare al pensiero che quasi tutti oggi, anche quelli che divorziati non sono, considerano il divorzio come una cosa normale! Purtroppo, molti ormai ragionano come vuole il mondo e non più come vuole Dio. IL SACRILEGIOUn peccato che può condurre alla dannazione eterna è il sacrilegio. Disgraziato colui che si mette su questa strada! Commette sacrilegio chi volontariamente nasconde in Confessione qualche peccato mortale, oppure si confessa senza la volontà di lasciare il peccato o di fuggirne le occasioni prossime. Quasi sempre chi si confessa in modo sacrilego compie anche il sacrilegio eucaristico, perché poi riceve la Comunione in peccato mortale.Racconta San Giovanni Bosco…”Mi trovai con la mia guida (l’Angelo custode) in fondo a un precipizio che finiva in una valle oscura. Ed ecco comparire un edificio immenso con una porta altissima che era chiusa. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo soffocante mi opprimeva; un fumo grasso, quasi verde e guizzi di fiamme sanguigne si innalzavano sui muraglioni dell’edificio.Domandai: ‘Dove ci troviamo?’. ‘Leggi l’iscrizione che c’è sulla porta’. mi rispose la guida. Guardai e vidi scritto: ‘Ubi non est redemptio! , cioè: `Dove non c’è redenzione!’, Intanto vidi precipitare dentro quel baratro… prima un giovane, poi un altro e poi altri ancora; tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato.Mi disse la guida: ‘Ecco la causa prevalente di queste dannazioni: i compagni cattivi, i libri cattivi e le perverse abitudini’.Quei poveri ragazzi erano giovani che io conoscevo. Domandai alla mia guida: “Ma dunque è inutile lavorare tra i giovani se poi tanti fanno questa fine! Come impedire tutta questa rovina?” – “Quelli che hai visto sono ancora in vita; questo però è lo stato attuale delle loro anime, se morissero in questo momento verrebbero senz’altro qui!” disse l’Angelo.Dopo entrammo nell’edificio; si correva con la velocità di un baleno. Sboccammo in un vasto e tetro cortile. Lessi questa iscrizione: ‘Ibunt impii in ignem aetemum! ; cioè: `Gli empi andranno nel fuoco eterno!’.Vieni con me – soggiunse la guida. Mi prese per una mano e mi condusse davanti a uno sportello che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie di caverna, immensa e piena di un fuoco terrificante, che sorpassava di molto il fuoco della terra. Questa spelonca non ve la posso descrivere, con parole umane, in tutta la sua spaventosa realtà.All’improvviso cominciai a vedere dei giovani che cadevano nella caverna ardente. La guida mi disse: ‘L’impurità è la causa della rovina eterna di tanti giovani!’.- Ma se hanno peccato si sono poi anche confessati.- Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confessate male o del tutto taciute. Ad esempio, uno aveva commesso quattro o cinque di questi peccati, ma ne ha detto solo due o tre. Ve ne sono alcuni che ne hanno commesso uno nella fanciullezza e per vergogna non l’hanno mai confessato o l’hanno confessato male. Altri non hanno avuto il dolore e il proposito di cambiare. Qualcuno invece di fare l’esame di coscienza cercava le parole adatte per ingannare il confessore. E chi muore in questo stato, decide di collocarsi tra i colpevoli non pentiti e tale resterà per tutta l’eternità. Ed ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio ti ha portato qui? – La guida sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo oratorio che conoscevo bene: tutti condannati per questa colpa. Fra questi ce n’erano alcuni che in apparenza avevano una buona condotta.La guida mi disse ancora: ‘Predica sempre e ovunque contro l’impurità! :. Poi parlammo per circa mezz’ora sulle condizioni necessarie per fare una buona confessione e si concluse: ‘Bisogna cambiar vita… Bisogna cambiar vita’.- Ora che hai visto i tormenti dei dannati, bisogna che anche tu provi un poco l’inferno!Usciti da quell’orribile edificio, la guida afferrò la mia mano e toccò l’ultimo muro esterno. Io emisi un grido di dolore. Cessata la visione, notai che la mia mano era realmente gonfia e per una settimana portai la fasciatura.”Padre Giovan Battista Ubanni, gesuita, racconta che una donna per anni, confessandosi, aveva taciuto un peccato di impurità. Arrivati in quel luogo due sacerdoti domenicani, lei che da tempo aspettava un confessore forestiero, pregò uno di questi di ascoltare la sua confessione.Usciti di chiesa, il compagno narrò al confessore di aver osservato che, mentre quella donna si confessava, uscivano dalla sua bocca molti serpenti, però un serpente più grosso era uscito solo col capo, ma poi era rientrato di nuovo. Allora anche tutti i serpenti che erano usciti rientrarono.Ovviamente il confessore non parlò di ciò che aveva udito in Confessione, ma sospettando quel che poteva essere successo fece di tutto per ritrovare quella donna. Quando arrivò presso la sua abitazione, venne a sapere che era morta appena rientrata in casa. Saputa la cosa, quel buon sacerdote si rattristò e pregò per la defunta. Questa gli apparve in mezzo alle fiamme e gli disse: “lo sono quella donna che si è confessata questa mattina; ma ho fatto un sacrilegio. Avevo un peccato che non mi sentivo di confessare al sacerdote del mio paese; Dio mi mandò te, ma anche con te mi lasciai vincere dalla vergogna e subito la Divina Giustizia mi ha colpito con la morte mentre entravo in casa. Giustamente sono condannata all’inferno!”. Dopo queste parole si aprì la terra e fu vista precipitare e sparire.Scrive il Padre Francesco Rivignez (l’episodio è riportato anche da Sant’Alfonso) che in Inghilterra, quando c’era la religione cattolica, il re Anguberto aveva una figlia di rara bellezza che era stata chiesta in sposa da diversi principi.Interrogata dal padre se accettasse di sposarsi, rispose che non poteva perché aveva fatto il voto di perpetua verginità.II padre ottenne dal Papa la dispensa, ma lei rimase ferma nel suo proposito di non servirsene e di vivere ritirata in casa. II padre l’accontentò.Cominciò a fare una vita santa: preghiere, digiuni e varie altre penitenze; riceveva i Sacramenti e andava spesso a servire gli infermi in un ospedale. In tale stato di vita si ammalò e morì.Una donna che era stata sua educatrice, trovandosi una notte in preghiera, sentì nella stanza un gran fracasso e subito dopo vide un’anima con l’aspetto di donna in mezzo a un gran fuoco e incatenata tra molti demoni…- lo sono l’infelice figlia del re Anguberto.- Ma come, tu dannata con una vita così santa?- Giustamente sono dannata… per colpa mia. Da bambina io caddi in un peccato contro la purezza. Andai a confessarmi, ma la vergogna mi chiuse la bocca: invece di accusare umilmente il mio peccato, lo coprii in modo che il confessore non capisse nulla. Il sacrilegio si è ripetuto molte volte. Sul letto di morte io dissi al confessore, vagamente, che ero stata una grande peccatrice, ma il confessore, ignorando il vero stato della mia anima, mi impose di scacciare questo pensiero come una tentazione. Poco dopo spirai e fui condannata per tutta l’eternità alle fiamme dell’inferno.Detto questo disparve, ma con così tanto strepito che sembrava trascinasse il mondo e lasciando in quella camera un odore ributtante che durò parecchi giorni. L’inferno è la testimonianza del rispetto che Dio ha per la nostra libertà. L’inferno grida il pericolo continuo in cui si trova la nostra vita; e grida in modo tale da escludere ogni leggerezza, grida in modo costante da escludere ogni frettolosità, ogni superficialità, perché siamo sempre in pericolo. Quando mi annunciarono l’episcopato, la prima parola che dissi fu questa: “Ma io ho paura di andare all’inferno”. (Card. Giuseppe Siri)

Gravità della bestemmia 0

Gravità della bestemmia

di Don Enzo Boninsegna  A – VOCI AUTOREVOLI Mi è sembrato opportuno aprire questo articolo dando la parola a uomini estremamente autorevoli per la santità della vita e per l’alto insegnamento che ci hanno lasciato in eredità e che la Chiesa approva in pieno. San GIROLAMO (340 – 420) – “Qualunque altro peccato diventa leggero se paragonato alla bestemmia.”Sant’AGOSTINO (354 – 430) – “La bestemmia è più grave ancora dell’uccisione di Gesù Cristo fatta dai giudei … perché i crocifissori di Gesù non sapevano quello che facevano e non conoscevano Gesù come vero Dio, mentre i bestemmiatori di solito sanno quello che dicono e conoscono chi è Dio.”San BERNARDO di Chiaravalle (1090 – 1153) – “Tutti gli altri peccati nascono più o meno da fragilità o da ignoranza, ma la bestemmia procede da scelleratezza.”San TOMMASO d’Aquino (1225 – 1274) – “La bestemmia è il più enorme di tutti i peccati.”San BERNARDINO da Siena (1380 – 1444) – “La bestemmia è il peccato maggiore che ci sia… maggiore della superbia, dell’omicidio, dell’ira, della lussuria e della gola… La lingua del bestemmiatore è una spada che trafigge il Nome di Dio. ”Sentir dire che la bestemmia è il peccato più grave (anche se a dirlo sono grandi santi e maestri di fede) a molte persone può sembrare quanto meno azzardato.Anche la maggior parte dei cristiani (o forse è meglio dire: di quanti si ritengono cristiani) pensa che ci siano peccati molto più gravi della bestemmia: l’omicidio, ad esempio, il furto, lo spaccio di droga e altri … e questo perché il metro con cui molti giudicano la gravità di un peccato non è più il metro di Dio, ma è un criterio emotivo, o la mentalità più diffusa nel loro ambiente. È chiaro allora che se quasi tutta l’attenzione del nostro tempo è concentrata sull’uomo e, di fatto, quasi inesistente verso Dio, ciò che colpisce l’uomo è considerato grave e ciò che offende Dio è considerato insignificante.Ma qual’è il giusto metro per misurare la gravità di un peccato?Sono tre gli elementi da valutare:a) – l’oggetto che viene colpito,b) – la posizione della persona che pecca,c) – le conseguenze che ne derivano. B – DIO COME BERSAGLIOPrimo elemento– Da qualche tempo si sta accentuando (e giustamente!) una sensibilità che educa a un maggior rispetto verso la natura. Sia chiaro che questa non è una “trovata” dei Verdi; è invece esplicita volontà di Dio manifestata più volte nella Sacra Scrittura. Basti ricordare quanto dice la Bibbia dopo che il Signore ha chiamato alla vita ogni creatura: “E Dio vide che era cosa buona.” Ogni creatura perciò, proprio perché buona, va rispettata!E se va rispettata ogni creatura, anche la più piccola, non va forse rispettato il Creatore di ogni cosa? Si tutelano le piante e gli animali, si difendono i diritti dell’uomo, e i diritti di Dio non vanno forse proclamati e difesi al di sopra di tutto? Se uccidere un animale senza motivo e magari dopo averlo torturato impietosamente è un peccato mortale, ancora più grave e mostruoso è colpire il Creatore di ogni cosa, che vale infinitamente di più di ogni sua creatura.Gli altri peccati colpiscono la legge di Dio, ma la bestemmia colpisce Dio. Anche gli altri peccati offendono il Signore, ma lo offendono indirettamente, mentre la bestemmia lo colpisce direttamente al cuore. Che poi la bestemmia non riesca di fatto a colpire Dio, non diminuisce la gravità della colpa. Se infatti un uomo tentasse di spararti, ma il colpo di pistola andasse fortunatamente a vuoto, non per questo considereresti meno grave ciò che ha tentato di fare contro di te. C – LA POSIZIONE DEL BESTEMMIATORESecondo elemento– L’uomo che offende il Signore con la bestemmia non è un estraneo nei suoi confronti, ma è una sua creatura; da Lui ha ricevuto il bene supremo della vita e … nella vita ogni altro bene.Se è già un gravissimo peccato di orgoglio che una piccola creatura, il quasi-niente, cioè l’uomo, offenda l’Altissimo, il Perfettissimo, Colui che è il “Tutto”, cioè il Signore, ancora più grave è che a offendere Dio sia una creatura nata da Lui e che ha ricevuto e riceve tutto ciò che ha e tutto ciò che è.All’orgoglio si aggiunge l’ingratitudine. È per tutti una colpa grave uccidere un uomo, ma quanto è più grave se a ucciderlo è suo figlio! Con la bestemmia l’uomo offende suo Padre e il suo più grande Benefattore. “Il bestemmiatore – scrive Pasquale Casillo – supera la malignità dei diavoli: questi bestemmiano Dio perché sono castigati da Lui e si sentono disperati, egli invece bestemmia Dio mentre ne viene conservato in vita e beneficato.”E se è grave che un uomo qualsiasi bestemmi, ancora più grave è se a farlo è un cristiano convinto e praticante, perché questi ha ricevuto molto più di un non credente: ha ricevuto la luce della fede, il dono della grazia e la chiara promessa del paradiso. E non è solo creatura, ma è anche figlio di Dio. È estremamente significativo e accorato il lamento di Dio: “Ho allevato e fatto crescere dei figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma i miei figli non mi riconoscono e non mi amano come loro padre.”Ma c’è dell’altro.Bestemmiando l’uomo offende il suo più grande Benefattore, ma lo offende servendosi degli stessi doni che da Lui ha ricevuto. S. Paolo apostolo ci ricorda: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?” E ricevuto da Dio, ovviamente! Nella bestemmia…all’orgoglio e all’ingratitudine si unisce la beffa!  Che cosa pensare di un povero che ricevuta una generosa offerta, invece di ringraziare il suo benefattore, non solo lo investe con una tempesta di offese, ma usa parte del denaro ricevuto per comprarsi una pistola con cui attentare alla vita di chi l’ha soccorso? Chi bestemmia fa la stessa cosa: usa il dono dell’intelligenza e il dono della parola per scagliarsi contro chi gli ha offeso quei doni e tutto il resto. D – LE CONSEGUENZETerzo elemento– Per valutare la gravità oggettiva di un’azione vanno prese in considerazione anche le conseguenze che ne derivano. E le conseguenze della bestemmia sono catastrofiche: per la gloria di Dio, che viene infangata nel peggiore dei modi; per la società, che perdendo Dio perde il suo fondamento e crolla; e più ancora per la singola persona che, con la bestemmia, attira su di sé il castigo di Dio nella vita terrena e si espone al rischio della rovina eterna.La bestemmia devasta un’anima, le toglie il gusto delle cose di Dio e favorisce così l’agonia e la morte di ogni altra virtù. Dove la grazia del battesimo aveva fatto fiorire un giardino per Dio, la bestemmia crea pian piano la desolazione del deserto.Questa perdita del gusto delle cose di Dio, lentamente, forse inavvertitamente, ma anche inevitabilmente si diffonde come un’epidemia a tutta la società. “Ogni rifiuto di Dio si trasforma prima o poi in un disastro per l’uomo” (Vittorio Messori). Senza Dio l’umanità decade e si imbestialisce brutalmente; dilaga inarrestabile ogni forma di vizio e di violenza, fino a fare del mondo una fogna e della comunità umana non più una famiglia di fratelli, ma un branco di lupi feroci. La cronaca di tutti i giorni ce ne dà ampia conferma. “I diritti dell’uomo non hanno vigore che là dove sono rispettati i diritti di Dio. L’impegno per i primi è illusorio, inefficace, poco durevole se si realizza al margine o nella dimenticanza dei secondi” (Giovanni Paolo II). La bestemmia non solo intacca la gloria esterna di Dio, ma rende inutile la passione e morte di Cristo. Per Gesù non è stato assurdo soffrire per noi: lo ha fatto con tutto l’amore possibile, vorrei quasi dire: lo ha fatto con gioia, sapendo che la sua passione e morte avrebbero fruttato a noi la vita eterna in paradiso. Ma per chi a causa della bestemmia finisce all’inferno… Gesù è morto inutilmente!Devo aggiungere che la bestemmia oltre ad essere un peccato grave, gravissimo, è anche un peccato stupido.Non lo giustifico, però capisco il ladro che rischia di perdere il paradiso (se non si converte), ma almeno ci guadagna un po’ di ricchezza in questa vita. Non lo giustifico, però capisco che rischia la vita eterna pur di godersi il brivido del piacere dei sensi. Capisco tutto anche se non giustifico niente. Ma il bestemmiatore oltre a non giustificarlo non si può nemmeno capirlo: infatti si gioca il tutto, il paradiso, per il niente, perché la gioia che deriva dalla bestemmia è zero e meno di zero! Sfido chiunque a dimostrare il contrario.Quando dico “grave”, anzi “gravissima” la bestemmia, mi riferisco alla materia.Preciso questo per le persone scrupolose che credono di aver commesso un peccato mortale se, dopo aver sentito delle bestemmie da qualcuno, se le sentono rimbombare come un pensiero ossessivo e non riescono ad allontanarle.In questo caso, pur essendoci la materia grave, non c’è peccato (né mortale, né veniale) perché manca la volontà. Come ci insegna il catechismo, perché ci sia un peccato mortale ci devono essere: 1°) – materia grave; 2°) – piena avvertenza; 3°) – deliberato consenso.(Continua nel prossimo numero)

Da dove nasce la bestemmia 0

Da dove nasce la bestemmia

di Don Enzo Boninsegna Tutto nell’uomo è concatenato: ogni virtù puntella le altre virtù ogni vizio favorisce gli altri vizi. Questo vale anche per la bestemmia, che non viene dal nulla, ma è generata o favorita da alcune situazioni (interne ed esterne all’uomo), che la precedono e la facilitano.In altre parole, la bestemmia non è orfana, ha padre e madre, anzi, ha molti padri e molte madri. Un uomo retto su tutto il resto … non bestemmia e se bestemmia questa è la prova che in lui non tutto è retto, che nella sua vita ci sono altre crepe. Non può germogliare una spiga se non da un seme. Così non può esplodere una bestemmia se non da un altro male che la precede e le spiana la strada. A – IL DIAVOLO: IL PRIMO ISTIGATOREPer circa trecento volte il Nuovo Testamento ci parla di spiriti angelici corrotti e corruttori, ribelli a Dio e nemici dell’uomo. Sono i demóni, che, per certi presunti teologi non esisterebbero neppure, ma che la parola di Dio ci mostra all’opera con impegno instancabile, dall’inizio dei secoli e fino alla fine del mondo. Non perdono colpi, non sono mai stanchi, sanno ciò che vogliono e come ottenerlo. Oggi, poi, hanno ben pochi ostacoli sul loro cammino e purtroppo hanno molti alleati, fuori e anche dentro la Chiesa, in basso e anche in alto.Il diavolo – dice la Bibbia – ha istigato Adamo ed Eva alla ribellione contro Dio. Per quella prima colpa, che ha infettato tutta l’umanità, causando tra l’altro in ogni uomo una debolezza congenita che lo incli-na al peccato, il diavolo può essere considerato, almeno indirettamente, il primo ispiratore di ogni peccato. Gesù lo definisce “padre della menzogna e omicida fin da principio” (Gv 8, 44). Dunque, se è padre della menzogna e padre della morte, perché non anche padre dell’ingiustizia, padre della violenza, padre della lussuria, padre dell’odio, padre di ogni altro vizio e padre anche della bestemmia?Scrive un vescovo jugoslavo: “La bestemmia trova la sua ispirazione nell’odio di Satana. I bestemmiatori portano in sé qualcosa di quella belva dell’Apocalisse: ‘Aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo’ (Ap 13, 6). Mentre la preghiera fa risuonare nel cuore umano, nella famiglia, nell’umanità, nella Chiesa, la parola del Cielo, la bestemmiata tuonare il gorgogliare dell’inferno” (+ Franjo Kuharic).Durante un esorcismo, il diavolo, per bocca dell’indemoniato, ha cantato vittoria con queste parole: “Io ho distrutto la fede: il Papa stesso l’ha detto parlando della crisi della fede. Ho distrutto la morale: i miei demoni impuri trionfano dappertutto. Ho distrutto la religione: le chiese si svuotano e le bestemmie sostituiscono le preghiere. Ho distrutto la famiglia: la prostituzione è generale e gli innocenti vengono massacrati con l’aborto”, (da “La Catechesi di Satana” di Pellegrino Ernetti)Non ogni bestemmia è ispirata dal diavolo, ma sicuramente ogni bestemmia è a lui gradita e fa il suo gioco. Se con la lode a Dio diventiamo imitatori di Gesù, con la bestemmia si diventa imitatori di SatanaB – SPINTE PROVENIENTI DAL DI FUORIIl cattivo esempio  Non c’è bestemmiatore che non abbia avuto uno o più maestri nell’”arte” della bestemmia. C’è chi ha imparato a bestemmiare dai compagni di gioco, c’è chi ha imparato a scuola, c’è chi ha imparato sul lavoro, c’è chi ha imparato durante il servizio militare, c’è chi ha imparato nelle ore di svago passate con gli amici, e c’è chi ha imparato in famiglia dai genitori. “Quante anime, in tenera età, rimangono scandalizzate già nella propria casa dai discorsi osceni e dalle bestemmie!” (Episcopato della Jugoslavia). Una cosa è certa: tutti hanno imparato perché qualcuno ha insegnato.E quasi tutti i bestemmiatori hanno imparato da giovani, nell’età in cui si è più malleabili, cioè più inclini a copiare dall’ambiente in cui si vive, a lasciarsi plasmare dalla mentalità, dal linguaggio, dagli esempi di chi ci sta intorno. Come da piccoli si copia per imitazione, quasi inavvertitamente, la cadenza dialettale della terra in cui si vive, così quasi senza accorgersene si corre il rischio di assorbire e di ripetere le espressioni che più spesso si sentono sulla bocca della gente. Non è raro che anche dei bimbi della scuola materna, qualche volta, bestemmino; ovviamente senza loro colpa, ma con gravissima colpa da parte degli adulti che li addestrano a questo pessimo linguaggio col loro cattivo esempio. È tremenda la responsabilità che questi “loschi figuri” si assumono davanti a Dio!La diffusa immoralità – Quanto più Dio perde importanza nella considerazione degli uomini, tanto più cresce il peccato e quanto più cresce il peccato tanto più cala il senso del peccato e quanto più cala il senso del peccato tanto più il peccato dilaga: si pecca sempre di più e con sempre meno rimorsi; il peccato diventa sistema di vita. In questo clima di straripante immoralità viene a mancare la bussola: si confonde il male col bene, si va a ruota libera e non funziona più alcun freno. Se questa non è l’esatta fotografia del nostro tempo, è comunque la meta verso la quale stiamo andando. La perdita del senso del peccato e l’immoralità che ne deriva sono il terreno più adatto a far germinare la bestemmia. Come i toponi di fogna tanto più crescono e prolificano quanto più sporco trovano intorno, così la bestemmia tanto più cresce e dilaga quanto più il mondo, per aver rinnegato Dio, la sua legge, le sue promesse e le sue minacce, si trasforma in una fogna.Dove regna il peccato … non può mancare la bestemmia!La mancata correzione fraterna – Se alle tante spinte che orientano verso la bestemmia si contrapponesse una spinta in direzione opposta, forse qualche cosa cambierebbe. Purtroppo invece manca in molti il coraggio di intervenire, di richiamare e di correggere fraternamente e questo contribuisce a lasciar i bestemmiatori nel loro stato di incoscienza. Io sono convinto che almeno metà dei bestemmiatori non riceva mai, in tutta la vita, il dono della correzione fraterna. Un dono che spesso è difficile fare, ma che non possiamo non fare, per il loro bene e perché non gravi sulla nostra coscienza un peccato di omissione.La paura non deve prevalere in noi, perché, come afferma l’apostolo San Paolo: “Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza” (2Tm 1,7). E valgono anche per noi le parole di incoraggiamento che il Signore disse al profeta Geremia: “Non temerli, perché io sono con te per proteggerti” (Ger 1, 8). C – SPINTE PROVENIENTI DAL DI DENTROLa superbia – Ne siano consapevoli o no, molti bestemmiatori arrivano alla bestemmia perché spinti dalla superbia: mal sopportano chi sta al di sopra di loro. Questa superbia si manifesta spesso, se si tratta di giovani, in un conflitto sistematico con i genitori, di cui non accettano l’autorità; si manifesta, nei confronti del prossimo, abbassando chi sta più in alto con la calunnia; soprattutto si manifesta e si fa concreta, contro Dio, con la bestemmia. La superbia… il non accettare la superiorità di Dio … la stessa motivazione che ha portato Satana a ribellarsi al Signore.La superficialità – È l’atteggiamento di chi bestemmia senza rabbia e senza rimorsi. Lo fa così, disinvoltamente, senza perché. Se richiamato, si difende sorridendo e minimizzando, come se la bestemmia fosse la cosa più normale di questo mondo, come se non fosse un’offesa a Dio per il solo fatto che non ha l’intenzione di offenderlo. In quasi tutte le scelte che fa, l’uomo superficiale e “leggero” si rifiuta di riflettere sulla gravita delle sue azioni e sulle conseguenze che possono derivarne, per sé e per gli altri.L’odio contro Dio – È raro che uno bestemmi per odio, ma tra i molti esemplari di cui è composta la fauna umana c’è anche questo. Ce ne ha dato conferma lo scrittore Cesare Pavese, morto suicida; nel suo diario ha scritto: “Provo invidia per chi crede … egli almeno può bestemmiare!” Per Pavese il non credere era motivo di tristezza non tanto perché, mancandogli la fede, gli mancava anche la speranza nella vita eterna, e oltre la morte non vedeva che il buio o il nulla, ma perché non credendo in Dio non poteva avere la gioia perversa di odiarlo e di bestemmiarlo. L’odio contro Dio porta non solo a bestemmiare il Signore, ma a provare gioia nel farlo bestemmiare. È illuminante a questo proposito un episodio riportato dallo scrittore Giovanni Papini negli anni del suo ateismo giovanile: “Andavo con un amico …in un viale deserto di novembre. Ad un albero, un vecchio illividito dal freddo allungò verso di noi una mano sudicia; chiedeva la carità, povero vecchio. L’amico trasse una lira d’argento: ‘Questa è per te se dici  due o tre bestemmie’. Il viale era deserto … il vecchio ci guardò un istante con occhi velati e sanguigni, che non scorderò mai, gli ricadde giù la mano e, senza dir nulla, a spalle curve si allontanò”. Qualche anno fa un amico mi ha confidato: “Un giorno ho visto mio figlio (un bambino di sette anni) rientrare in casa con delle monete in mano. Gli ho chiesto chi gli avesse dato quei soldi. La risposta è stata agghiacciante: ‘Me li ha dati Paolo (un ragazzo del vicinato, di diciotto anni) perché dicessi delle bestemmie’ ”.Il fatto si commenta da sé.L’ira – È la principale responsabile delle bestemmie. C’è chi, non solo in condizioni normali non bestemmia mai, ma prova un senso di fastidio e un forte disagio quando sente bestemmiare. Basta però che perda le staffe e … giù una bestemmia. Se nella pazienza l’uomo possiede se stesso, nell’ira è posseduto dalla violenza dell’istinto, è come accecato, non ha più in mano le redini della sua vita, perde per colpa propria la libertà di scelta. C’è chi vede nell’ira un’attenuante, quasi che la bestemmia che si dice sotto la spinta dell’ira non sia un peccato,ma un mezzo peccato! È vero invece che l’ira già di per sé è un peccato, per cui chi bestemmia sotto la spinta dell’ira pecca due volte.L’abitudine di dire il Nome di Dio invano – Quasi nessuno diventa bestemmiatore perché vuole diventarlo, ma quasi tutti si ritrovano su questa spiaggia con loro amara sorpresa. Per i più, la prima bestemmia è un fatto inaspettato e non voluto, non sanno spiegarsi come sia potuto succedere. Ma la cosa diventa spiegabilissima se si pensa all’abitudine che avevano (e che di solito mantengono), di nominare il Nome di Dio senza motivo.Nominare il Nome di Dio invano, come insegna il secondo comandamento, è già un peccato, anche se non mortale, ma è anche qual cos’altro: è il miglior trampolino di lancio per approdare al linguaggio blasfemo; il passaggio da questa pericolosa abitudine alla bestemmia è facilissimo.So di un papa che vive intensamente la sua fede di cristiano: partecipa alla catechesi, prega, pratica generosamente la carità, vive nel rispetto della legge di Dio e tutto questo alla luce del sole. Con questospirito ha cercato di modellare la vita dei suoi figli, ma un cattivo esempio lo ha sempre dato sia in casa che fuori, forse l’unico e forse a sua insaputa: quel papa pronuncia il Nome di Dio invano abitualmente. Sono quasi certo che non ha mai detto una bestemmia in tutta la sua vita, perché ne prova orrore, ma i suoi figli, che hanno imparato da lui a nominare il Nome di Dio invano, sono andati ben oltre e spesso bestemmiano. Ovviamente il padre non lo sa e ne resterebbe profondamente ferito se lo sapesse. Un giorno, a chi il Signore chiederà conto di quelle bestemmie? Solo ai suoi figli, o non anche a lui?Il Nome di Dio e della Madonna, pronunciati senza alcun motivo, sono oggi sulla bocca di troppa gente. E sono ben pochi quelli che cercano di correggere questa brutta abitudine; c’è addirittura chi si dà da fare per incentivarla! Le Edizioni Paoline hanno pubblicato un romanzo, intitolato “Tutta colpa di Dio”, in cui il vizietto di nominare il Nome di Dio e della Madonna senza motivo e banalmente trova larga ospitalità. Non va trascurato un “particolare”: l’autrice, una certa Laura De Luca, è una giornalista de “L’Osservatore Romano”, il giornale del Papa. Un segno dei tempi anche questo? Purtroppo sì!La rassegnazione – Tanto è facile entrare nella bestemmia, altrettanto è difficile uscirne. Difficile, ma non impossibile, come pensano invece molti bestemmiatori che vorrebbero liberarsi da questo difetto. C’è in quasi tutti un senso di fatalismo, una rassegnazione sbagliata, un senso di impotenza, quasi che una volta caduti in questo difetto sia impossibile venirne fuori.La rassegnazione, che in altre situazioni difficili della vita può essere una virtù, qui è invece una colpa, un nuovo peccato che si aggiunge alla bestemmia. La rassegnazione davanti al male è il peggiore dei mali. Non c’è alcun peccato che sia inevitabile; è solo questione di volontà: basta volere sinceramente e fermamente e cercare l’aiuto del Signore! Come dice San Paolo: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4, 13).